Io vi ho più volte parlato di Omero nel Baltico, il libro scritto dall’ingegner Felice Vinci, di cui sono uscite sei edizioni man mano aggiornate e ampliate, compresa quella che in realtà è una settima, con il titolo modificato in ragione del cambio di editore, I segreti di Omero nel Baltico, e della teoria che esso espone, cioè l’origine nordica delle narrazioni omeriche.
A questo riguardo, ho sempre sostenuto che non è necessario credere in essa come un atto di fede, ma, a mio parere è una teoria sostenuta con argomenti più che validi, che storici, archeologi e studiosi farebbero bene a tenere in attenta considerazione.
Come era umanamente prevedibile, non poteva mancare qualcuno di tutt’altro avviso. Attorno al 20 febbraio 2025, è comparso su Youtube un filmato della serie “Strane storie” di Massimo Polidoro con il quale questo signore vorrebbe demolire l’ipotesi baltica di Felice Vinci, ossia l’idea che le gesta narrate nei poemi omerici si siano in realtà svolte nel Baltico e nell’Europa del nord, prima che gli Achei migrassero nella Penisola ellenica e lì le ri-ambientassero.
Bisogna dire preliminarmente che Massimo Polidoro è affiliato al CICAP, di cui è un esponente di spicco, e vale per lui lo stesso discorso che vi avevo fatto a suo tempo per il CICAP come organizzazione – vi rimando all’articolo che scrissi, sempre per “Ereticamente”, Libero pensiero o pensiero libero – cioè, premesso che il lavoro svolto da quest’ultimo nello smascheramento di presunti maghi e veggenti e fenomeni paranormali, cosa che Polidoro fa anche in “Strane storie”, è degno del massimo elogio, però per tutto il resto non si possono se non nutrire ampie, amplissime riserve.
Personalmente, ritengo lo scetticismo nei confronti del paranormale e dell’ufologia del tutto giustificati. Il paranormale contrasta con le leggi della fisica come le conosciamo, e non potrebbe essere preso in considerazioni nemmeno come ipotesi senza fortissime evidenze sperimentali che ovviamente mancano, e le dimostrazioni dei presunti medium si rivelano a un esame attento, volgari trucchi da palcoscenico.
Per l’ufologia vale un discorso analogo. Certamente non si può escludere, anzi è probabile che nel vasto universo che ci circonda, esista vita extraterrestre, ma bisogna tenere conto dell’enormità delle distanze interstellari che rendono del tutto inverosimile che possiamo essere visitati regolarmente da ingenti flotte di veicoli alieni, anche qui occorrerebbero fortissime evidenze che invece mancano, ma abbiamo solo un pugno di avvistamenti ambigui che possono essere interpretati come fraintendimenti di oggetti molto più banali, da pianeti a fenomeni meteorologici, palloni sonda, aerei, eccetera, quando non a semplici trucchi.
Aggiungo che, essendo io, cosa che non è affatto un mistero, anche uno scrittore di fantascienza, mi sento tutt’altro che ben disposto verso gli ufologi, infatti, chi non è addentro alle cose, confonde fin troppo spesso tra fantascienza e ufologia. Riguardo a paranormale e ufologia, lo scetticismo del CICAP e di Massimo Polidoro mi sembra pienamente giustificato.
Ma pur riconoscendo le benemerenze di questa associazione in questi due campi, altre cose di essa mi sembrano estremamente discutibili, a cominciare dal fatto che essa presenta un preciso taglio politico di sinistra, in particolare la vicinanza a quello che un tempo fu il Partito Radicale, e che oggi conosciamo come +Europa, e già questo dovrebbe indurci a riflettere parecchio, infatti per essere europeisti oggi, non nel senso di mirare a una rinascita dei popoli europei, ma di essere sostenitori di quell’organizzazione pseudo-europea che conosciamo come UE, che da almeno vent’anni a questa parte non ci ha procurato altro che delusioni, disastri e albatri al collo, è necessario quanto meno un dogmatismo cieco del tutto in contrasto con quello spirito critico che il CICAP dimostra o pretende di dimostrare quando si tratta di paranormale e ufologia.
Per quanto riguarda le ipotesi di civiltà che possono aver preceduto la nostra di migliaia o magari di decine di migliaia di anni la nostra, il discorso cambia completamente. Non sono idee che contrastino con alcuna legge fisica, anzi. L’uomo, e non parliamo di bruti scimmieschi, ma della nostra specie, esseri umani come noi, esiste da qualcosa come 100.000 anni, di cui la storia documentata copre gli ultimi cinque millenni. Non c’è alcun motivo per escludere che in quel 95 per cento della storia umana che non conosciamo e chiamiamo preistoria, interi cicli di civiltà possano essere sorti, sviluppati, decaduti e svaniti nel nulla.
Guardatevi intorno, di tutto quello che vedete, gli edifici, le strutture, le macchine che riempiono il nostro mondo, fra diecimila anni non sarà rimasto nulla, se non poche, labilissime tracce.
Prima del video su Vinci e l’ipotesi baltica, ho visto uno “Strane storie” dedicato all’ipotesi dell’antica apocalisse di Graham Hancock e vi ho trovato uno scetticismo preconcetto altrettanto ingiustificato.
In altre parole, quello che il CICAP e Polidoro sostengono, sono sempre le idee e i pregiudizi dell’establishment scientifico, ma ci si dimentica un fatto fondamentale: tutti i progressi della conoscenza li dobbiamo a persone che hanno osato sfidare questo establishment.
Senza risalire ora a Copernico e Galileo, per secoli gli astronomi hanno negato l’esistenza dei meteoriti, dicendo “Non possono cadere pietre dal cielo, perché in cielo non ci sono pietre”. Analogamente, sono stati irrisi i tentativi di creare un veicolo aereo, dato che, per definizione il più pesante dell’aria non può sollevarsi in aria. Poi nel 1903, ci hanno pensato i fratelli Wright che probabilmente non lo sapevano, a sbugiardarli.
Non molto diverso nemmeno il caso di Louis Pasteur, fino alla sua scoperta dei microorganismi e del loro ruolo patogeno, la medicina era pura stregoneria, tranne l’effetto placebo non aveva alcuno strumento efficace per combattere le malattie; tuttavia, le sue scoperte furono rifiutate a lungo dalla classe medica perché era un chimico e non un medico, ma gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito.
Polidoro fa partire il suo attacco da un particolare davvero irrilevante. Omero parla di una pianta che chiama moli, usata da Ulisse per sventare la magia di Circe. Secondo Vinci, essa corrisponderebbe all’assenzio, Polidoro invece ci trova maggiori somiglianze con il bucaneve.
Subito dopo, Polidoro rimprovera a Vinci un errore inesistente, invece è lui a sbagliarsi o a fraintendere volutamente. Si tratta proprio del punto che ha fornito l’avvio per le ricerche di Vinci, la localizzazione di Ogigia, la mitica isola della ninfa Calipso, dove Ulisse si sarebbe trattenuto per cinque anni. Secondo Plutarco, essa si troverebbe “A cinque giorni di navigazione dalla Britannia nella direzione del tramonto”, e Vinci la identifica con una delle isole Faeroer.
Polidoro ritiene di aver buon gioco nel dimostrare che a occidente della Britannia, cioè delle Isole Britanniche non c’è nulla, se non le acque dell’oceano Atlantico fino alle coste dell’America, ma dimentica, o finge di dimenticare che Plutarco non può aver ragionato fissando i punti cardinali come un geografo moderno. Alle latitudini nordiche in estate, rispetto all’estremità settentrionale della Gran Bretagna, “la direzione del tramonto” non risulta essere ovest, ma nord-nord-ovest, ragion per cui la localizzazione proposta da Vinci con le isole Faeroer risulta del tutto corretta.
Un altro punto riguardo al quale Polidoro dimostra una singolare cecità, è questo: rimprovera Felice Vinci di aver collocato temporalmente le vicende raccontate nei poemi omerici tra il duemila e il milleottocento avanti Cristo, ossia mille anni prima della datazione perlopiù ammessa, almeno finora, dagli studiosi, ma dimentica, o finge di dimenticare un particolare importante. Nel 1963 è stato scoperto in Anatolia – attuale Turchia – il sito di Gobeckli Tepe, che però è stato oggetto di studi sistematici solo a partire dal 1995, si tratta di un sito monumentale risalente, come questi ultimi hanno permesso di stabilire, al 10.000 avanti Cristo. E’ chiaro che un’opera del genere non può essere stata realizzata da tribù di cacciatori-raccoglitori nomadi, ma solo da una società già agricola, sedentaria e stabile. Questo costringe oggi gli archeologi a rivedere al rialzo tutte le loro cronologie, ad ammettere che la nostra specie ha imboccato la via della civiltà molto prima di quanto essi pensassero.
La datazione ipotizzata da Felice Vinci per le vicende raccontate nei poemi omerici, alla luce di ciò, appare semmai precorritrice.
Ma le argomentazioni principali di Polidoro sono altre due, una il fatto che Vinci sia un ingegnere e non un archeologo – e qui viene subito in mente il paragone con Pasteur – e poi, e questo è per lui l’argomento principale, che le migrazioni umane non sarebbero avvenute da nord a sud, ma da sud a nord, perché saremmo tutti originari dall’Africa.
Ora, certamente sapete che ho dedicato un libro, appunto Ma davvero veniamo dall’Africa?, – Edizioni Aurora Boreale 2022 – a esaminare e demolire la tesi dell’origine africana, che non è una teoria scientifica, ma un costrutto ideologico inteso a favorire l’accoglienza verso l’immigrazione-invasione che oggi ci arriva dall’altra parte del Mediterraneo, e ad abolire il concetto stesso dell’esistenza delle razze umane.
Ma anche – ammesso e non concesso – per pura ipotesi il discorso dell’origine africana, questo non escluderebbe movimenti “locali” e successivi dall’Europa nordica a quella mediterranea, quindi si vede bene che, altro che spirito critico, quella di Polidoro è un’argomentazione di un dogmatismo da fare invidia al don Ferrante dei Promessi sposi.
Infine – ciliegina sulla torta – arriva l’affermazione che un’origine nordica delle civiltà classiche sviluppatesi nel bacino mediterraneo, sarebbe un’ipotesi “nazistoide”. Questa è un’arma tipica della peggiore demagogia, demonizzare un punto di vista che non si vuole prendere in considerazione.
A parte tutto ciò, ho poi il piacere di ricordare che abbiamo poi un link al sito Youtube “Dialoghi sparsi” che ci segnala per il 4 marzo una presentazione di Felice Vinci del suo libro I segreti di Omero nel Baltico, sotto forma di una conversazione con Elena Maggi. Bisogna dire che Omero nel Baltico ha presentato sempre nuovi ampliamenti a ogni nuova edizione, perché le ricerche di Felice Vinci hanno fatto emergere man mano sempre nuovi elementi archeologici ed etimologici-topografici a sostegno della sua tesi dell’origine nordica delle narrazioni omeriche. I segreti di Omero nel Baltico è l’ultima edizione aggiornata, e la modifica del titolo è stata resa necessaria dal cambio dell’editore.
Il lavoro incessante che il nostro autore ha fatto per ampliare e rinforzare sempre di più le basi della sua teoria, è davvero ammirevole.
Vinci, con cui ho l’onore di essere personalmente amico, mi ha poi fatto pervenire a commento di tutta la faccenda, la seguente considerazione.
“A mio avviso l’avversione del CICAP e dei suoi mandanti – ossia l’establishment che imperversa e spadroneggia sulla cultura attuale, dalla storia alla climatologia (su cui pure, come sai, ho le idee ben precise) – riguardo all’ipotesi di un’antica civiltà ha una motivazione ben precisa. A fondamento dell’attuale impalcatura ideologica dell’attuale “sinistra” (che un uomo acuto e intellettualmente onesto come Gramsci avrebbe definito “destraccia reazionaria” legata agli interessi dell’alta finanza ed ai signori della Federal Reserve!) sta il “mito dell’eterno Progresso” – cioè le “magnifiche sorti e progressive” su cui celiava Giacomo Leopardi)”.
In poche parole, costoro, anche di fronte a imponenti evidenze contrarie, non possono accettare l’idea dell’esistenza di civiltà anteriori ai “canonici” cinque millenni attribuiti alla civiltà egizia, perché ciò metterebbe in crisi non solo il mito dell’origine africana, ma anche quello delle “magnifiche sorti e progressive”, cioè il mito del progresso, vera e propria religione laica della nostra epoca, cioè in ultima analisi tutto l’armamentario ideologico su cui l’establishment fonda il suo potere.
Tuttavia, come dice il proverbio, “Chi la dura, la vince”. Poco per volta, l’opposizione dell’establishment alle tesi di Felice Vinci si sta facendo meno monolitica e cominciano a insinuarsi crepe. Proprio nel contesto di una risposta su facebook al video di Polidoro, Vinci informa che l’autorevole “Journal of Anthropological and Archaeological Sciences” ha recentemente pubblicato il suo articolo New Evidence for the Nordic Origin of the Homeric Poems (Nuove prove a favore dell’origine nordica dei poemi omerici). Per chi è interessato il link alla versione on line dell’articolo, è questo: https://lupinepublishers.com/…/pdf/JAAS.MS.ID.000335.pdf
In definitiva, non posso che riconfermare la mia stima per Felice Vinci, ricercatore geniale e anticonformista, e aggiungerei, per chi ha la fortuna di conoscerlo personalmente, autentico gentiluomo.
NOTA: Nell’illustrazione, i tre libri più importanti di Felice Vinci, Omero nel Baltico, I misteri della civiltà megalitica e I segreti di Omero nel Baltico.
2 Comments