PREMESSA
Dato per scontato che non è la pace il prodotto del benessere ma la guerra nella forma dell’eccesso cioè della crescita e della sovrabbondanza né più né meno di come un cancro è il proliferare di talune cellule per rispetto ad altre con la rottura di un equilibrio di forme, difformi sì ma composte in un organismo diversificato, il quale per ragioni ignote tende a disintegrarsi col predominio di una qualche forma ingorda di crescita.
L’umanità tende ora a diventare se già non lo più da un pezzo la stessa ovunque reclamando per sé le stesse identiche cose che sono quelle che sono per ora in possesso delle nazioni più ricche e potenti e che si riassumono nella velocità, nella gestione cioè della dromosfera.
Il potere sta oggi nelle comunicazioni e nella produzione di merci siano esse in qualsiasi forma assunta di armi o strumenti per conservare e produrre quella che si ritiene ricchezza ed accumulo specie se nella forma incorrotta del danaro.
L’umanità è oramai la stessa ovunque per i desiderata.
La signoria dello spazio è l’Impero che conta, la sua percorrenza veloce.
La forma vincente è quella dell’ aereo/dromo.
Sia la guerra che la pace si combattono e si confrontano con gli stessi identici mezzi.
Chiunque aspira ad incapsularsi in un mobile che si muova da sé per trasportarlo ovunque in paradisi immaginari od artefatti forniti dalla chimica della droga o da quella dei carburanti o da quella contratta e tesaurizzata nelle terre rare in forma di elettricità dormiente.
Tutto sta diventando eguale.
Vi è una sola differenza che ancora pare contare! E’ la differenza tra coloro che credono in Dio e coloro che non ci credono.
Coloro che non credono in Dio si dividono in atei e in coloro che credono non già in un solo Dio ma in più Dei e giova ricordare che sono politeisti coloro che credono anche in due Dei soltanto.
La forma del politeismo sia esso dualista o politeista come lo fu il paganesimo si oppone ora come si oppose allora a quella concezione del mondo che rese il creatore estraneo a quel mondo di cui siamo parte per cui ci sarebbe stata una creazione dal nulla di tutto quel di cui siamo parte ora.
Quest’idea nasce da un principio che potremmo chiamare di convergenza per cui due rette che non procedano parallele l’una accanto all’altra sono destinate ad incontrarsi convergendo e fuoriuscendo da quel punto di convergenza per continuare in progresso fino a divaricarsi l’una dall’altra dopo la congiunzione.
La divinità sola e unica starebbe in quel punto di convergenza divergenza da cui si è partita questa diffusione moltiplicazione di mondo che ci attornia e di cui siamo parte.
L’umanità mai è stata come ora la stessa per quanto concerne l’orizzonte delle aspirazioni.
Tutti sembrano volere le stesse cose ma non tutti sembrano credere nelle stesse cose.
La geografia dei desideri comprende l’universo di coloro che credono nell’unità e nell’unicità del solo Dio che fu causa di tutto ciò e che si differenzia nei tre monoteismi imperanti che sono l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. Questi tre monoteismi si derivano dal primo che definiamo come ebraismo. Ognuno di questi tre monoteismi si divide a sua volta in correnti e sette ma queste suddivisioni sono indifferenti al tema principale che è quello della convergenza a ritroso verso l’atto creativo del Dio che per non essere Egli stesso creato è trascendente cioè separato e distaccato dal risultato del suo stesso atto creativo.
L’opera di creazione si prosegue e persegue come crescita inesausta. Il verbo crescere si dà come incoativo e frequentativo del verbo creare.
E’ questo infine il dominio e l’impero del Dio KRA della crescita.
Ad Maiorem Dei Gloriam

RP: A chi appartiene il motto la divisa AD MAIOREM GLORIAM DEI e con questa formula che cosa s’intende dire?
Deep Seek: Il motto “Ad Maiorem Dei Gloriam” (abbreviato in **A.M.D.G.**) appartiene alla **Compagnia di Gesù**, un ordine religioso cattolico fondato da **Sant’Ignazio di Loyola** nel 1540. Questo motto, tradotto dal latino, significa “Per la maggiore gloria di Dio” ed esprime l’intenzione di dedicare ogni azione, pensiero e sforzo alla glorificazione di Dio.
Significato del motto:
– “Ad Maiorem”: indica un impegno verso qualcosa di “più grande” o “superiore”.
-“Dei Gloriam”: si riferisce alla gloria di Dio, ovvero alla manifestazione della sua grandezza e del suo
amore.
L’idea centrale è che ogni azione, anche la più piccola o apparentemente insignificante, possa essere compiuta con l’obiettivo di onorare Dio e contribuire al bene comune. Questo principio guida i gesuiti nel loro lavoro educativo, missionario e spirituale, spingendoli a cercare l’eccellenza in tutto ciò che fanno, sempre orientati al servizio di Dio e degli altri.
Uso pratico:
Il motto è spesso utilizzato come sigla nei documenti, nelle lettere o nelle opere prodotte dai gesuiti, ricordando loro e agli altri che ogni attività è finalizzata a un fine superiore. È un invito a vivere con dedizione e consapevolezza, orientando la propria vita verso un significato trascendente.
Il Corto circuito.
Deep Seek: Il corto circuito si definisce tecnicamente come una connessione anomala tra due punti di un circuito elettrico che hanno una differenza di potenziale, con una resistenza molto bassa o nulla. Questo causa un flusso di corrente molto elevato, che può superare la capacità del circuito, portando a surriscaldamento, danni ai componenti o addirittura incendi.
Il problema che qui si pone donde la metafora del corto circuito è se la potenza sacrale di un Papa Gesuita possa trasmettersi alla moltitudine dei suoi fedeli credenti ed adepti in una prossima futura catastrofe umana.
L’elezione a Papa del gesuita Bergoglio e l’assunzione da parte dello stesso del nome mai prima usato di Francesco ha determinato un corto circuito nella struttura stessa del Cristianesimo Cattolico residuale cui non è stata posta che si sappia sufficiente attenzione.
Giova qui ricordare per adattarla ed intenderla nel paragone che qui si opera la metafora del corto circuito come un sovrappiù di potenza nella struttura che regge e che mantiene nei credenti la tensione che li anima in vista della fine del mondo e della resurrezione della carne come si evince dal Credo.
In che cosa è consistito questo soprappiù di potenza iniettato da Bergoglio nel circuito di fede che ha provocato questo corto circuito ci si chiede ora.
Per comprendere mi varrò inizialmente di un paragone più sciatto prima di addentarmi nel tema teologico che è quello determinante alla vigilia di una se non prossima perlomeno vicina fine del mondo come è stato fatto più volte in forma di vaticinio sommesso dal Papa stesso o comunque alla fine imminente di questo Papato.
Dilettanti e professionisti.
Se risalgo al mio passato di uomo di teatro professionista non posso non rifarmi a quell’opposizione che distingue affrontandoli i professionisti dai dilettanti.
E’ esperienza quasi comune e comunque non rara di assistere a dei professionisti dello spettacolo più dilettanti di un dilettante se non altro perché non riescono nemmeno a godere a dilettarsi cioè come sempre riesce a farlo il dilettante delle loro mediocri incapacità ma ad incassare soltanto una modesta retribuzione!
E d’altronde non vi è nulla di più miserabile che lo scorgere in taluni dilettanti la pretesa di essere considerati come dei professionisti piuttosto che degli amatori a tempo perso!
Questi giri di parole servono ad ammettere nella pratica spettacolare oltre i dilettanti e i professionisti delle sottospecie di professionisti dilettanti e dilettanti professionisti sia nel male che nel bene dell’esito.
Per il Cristianesimo non è diverso.
Nel cristianesimo si distinguono a priori i professionisti dai dilettanti.
Nell’ebraismo non esiste propriamente un clero, dei sacerdoti resi sacri, dacché sono guide non già dei consacrati, un clero cioè, ma dei maggiorenti maschi padri di famiglia saputi, sapienti e informati della e dalla dottrina, e così per le molteplici sette che si derivarono dalla Riforma del Protestantesimo. E da costoro possono ancora attendersi dei figli generati da loro. Non è diverso al riguardo l’Islam che è in definiva per il suo Credo null’altro che un rapporto diretto del credente col Dio che a lui direttamente si affida nel delirio, nel dolore e nell’estasi suicidaria.
Nei due monoteismi che non sono quelli cristiano cattolico non esiste proprio un clero consacrato professionale.
I voti canonici: castità e povertà
RP: Mi pare che i cosiddetti voti canonici siano tre 3: quello di povertà, di castità ed obbedienza. puoi tu darmi una più precisa definizione e descrizione?
Deep Seek: I cosiddetti “voti canonici” sono promesse solenni fatte da membri di ordini religiosi nella Chiesa Cattolica. Questi voti sono considerati fondamentali per la vita religiosa e sono tre: il voto di povertà, il voto di castità e il voto di obbedienza. Ecco una descrizione più precisa di ciascuno:
- **Voto di Povertà**: Questo voto implica il rinunciare alla proprietà personale e ai beni materiali. Chi lo pronuncia si impegna a vivere in semplicità, condividendo i beni comuni con la comunità religiosa.
L’obiettivo è imitare la vita di Gesù, che visse in povertà e dipendenza da Dio.
- **Voto di Castità**: Questo voto richiede l’astensione da relazioni sessuali e la dedizione a una vita di purezza e integrità. La castità è vista come un modo per dedicarsi completamente a Dio e al servizio degli altri, liberi dai legami e dalle distrazioni che possono derivare da relazioni intime.
- **Voto di Obbedienza**: Questo voto implica la sottomissione alla volontà di Dio attraverso l’obbedienza ai superiori religiosi. Chi lo pronuncia si impegna a seguire le direttive della comunità e dei suoi leader, rinunciando alla propria volontà personale in favore di una vita di servizio e umiltà.
Questi voti sono considerati un mezzo per raggiungere una maggiore unione con Dio e per vivere una vita dedicata al servizio degli altri, seguendo l’esempio di Cristo. Sono tipicamente pronunciati durante la professione religiosa solenne, che segna l’ingresso definitivo nella vita consacrata.
I professionisti del Cristianesimo invece sono il Clero cioè coloro che si contraddistinguono dagli altri per l’assunzione dei voti canonici.
Quelli che non compiono i voti canonici si definiscono come laici, termine ad hoc in uso.
La distinzione è nettissima nel Cristianesimo Cattolico.
E’ cosa nota che i preti non si sposano e non hanno figli.
E’ questa una distinzione fondamentale tra chi ha figli propri per averli generati intenzionalmente e li cerca e magari li ottiene con una qualche surrogazione e chi invece si attiene a un principio di castità.
Sembra persino ovvio ma è il caso di ribadirlo in tanta confusione che per generare occorre essere in due.
Chi è casto e solo non si riproduce unendo e confondendo la sua forma con un forma altra dalla sua propria e con essa peritura.
Una volta che si sia casti e che non si decida di procreare si dovrà affrontare un tema altrettanto importante di prevaricazione, perché anche questo è bene ribadirlo con i tempi correnti che il generare è quasi sempre un atto di prevaricazione da parte di un lui o di una lei.
E’ piuttosto raro tra di noi ora che vi sia da parte dei due un meditato consenso a generare che peraltro toglierebbe l’empito di quella passione che conduce l’uno verso l’altro e che prende il nome di amore!
Di quale prevaricazione non sessuale si sta parlando?
Prevaricazione è il desiderare la potenza e con essa quel che ne è lo strumento e cioè la ricchezza per cui colui che sceglie la castità dovrà con essa scegliere la povertà come secondo voto per essere un cristiano perfetto cioè un professionista e non un dilettante.
I professionista della fede cristiana è casto ed è povero nel senso che rinuncia alla crescita di sé in quelli che Baudelaire chiamò i sepolcri ambulanti dei padri cioè i figli viventi.
Il voto di obbedienza
Con i miei studenti mi piaceva scherzare sull’argomento dicendo che i due voti di castità e povertà non sono male in fondo perché ci consentono una vita più tranquilla e sicura mentre il voto di obbedienza è arduo a perseguirsi. Obbedire a qualcuno specie se l’ordine imposto non è quello desiderato è difficile. Eppure l’obbedienza va ammesso è il principio di ogni ogni organizzazione efficiente gerarchicamente costituita e costruita.
Obbedire non sembra essere nella natura di chiunque di noi.
Le resistenze che si manifestano sono implacabili e costanti specie nel caso dei divieti.
Ma è anche peggio perché chiunque si sia posto seriamente il problema dell’obbedienza nel caso debba costituirsi una gerarchia d’ordini e con essa la subordinazione ai comandi quanto più un comando sia insensato o imposto da un mediocre tanto più va rispettato proprio per il vantaggio della struttura gerarchica.
Tutti sono più o meno capaci di obbedire ad un ordine che ci sembra intelligente e sensato!
E’ l’ammutinamento infatti il reato più grave per colui e coloro che per essere partecipi parte di un equipaggio si rivoltino ai comandi del comandante un vascello.
Quanta letteratura filmica non si è prodotta al riguardo sia contro che a favore delle ragioni e dell’atto dell’insubordinazione al comandante di un veliero o di una nave da guerra.
Eppure è proprio nella norma e nel canone dell’assetto monastico che si raccomandano addirittura dei comandi insensati proprio per testare lo spirito d’obbedienza che è come dire che siamo tutti capaci di obbedire ad un ordine che ci sembra sensato e intelligente ma del tutto refrattari al comando di un caporale idiota anche se poi si rivelerà più saggio di quanto non sembrasse.
Il voto di obbedienza al Papa.
RP: Mi pare che oltre ai tre voti canonici i gesuiti ne abbiano un quarto o sbaglio?
Deep Seek: Non sbagli! Oltre ai tre voti canonici (povertà, castità e obbedienza), Gesuiti** (membri della Compagnia di Gesù, fondata da Sant’Ignazio di Loyola nel 1540) pronunciano un **quarto voto speciale**: il **voto di obbedienza al Papa** riguardo alle missioni.
Descrizione del quarto voto dei Gesuiti:
– Voto di obbedienza al Papa. Questo voto specifico impegna i Gesuiti a essere disponibili per qualsiasi missione il Papa possa assegnare loro, specialmente per il bene della Chiesa e della diffusione della fede. Questo voto riflette la missione globale e apostolica della Compagnia di Gesù, che si dedica
particolarmente all’evangelizzazione, all’educazione e al servizio dove c’è maggiore necessità.
Differenze rispetto ai voti canonici:
Mentre i tre voti canonici sono comuni a molti ordini religiosi, il quarto voto dei Gesuiti è un elemento distintivo della loro spiritualità e del loro carisma. Esso sottolinea il loro impegno totale al servizio della Chiesa universale, in particolare attraverso l’obbedienza al Papa come guida spirituale.
In sintesi, i Gesuiti pronunciano:
- Povertà
- Castità
- Obbedienza
- Obbedienza al Papa riguardo alle missioni
Questo quarto voto è una delle caratteristiche che rendono la Compagnia di Gesù unica nel panorama degli ordini religiosi cattolici.
Il valore non è la persona ma l’assetto verticistico e gerarchico del gruppo.
Riassumendo dunque un cattolico professionista come Bergoglio prima di assurgere al trono pontificio si era attenuto ai tre voti di castità, povertà ed obbedienza. Ma ciò non basta per essere egli un gesuita. I gesuiti compiono infatti un quarto voto oltre i canonici di obbedienza, castità e povertà che è quello di obbedienza al Papa.
La vicenda del gesuitismo della fondazione dell’ordine è complessa e drammatica specie per quello che si consumò proprio nell’ America del Sud in quelle che si chiamarono las Reducciones del Guayrà, Itatin, Tapé. L’ordine dei Gesuiti fu dapprima soppresso e poi ristabilito. Il gesuitismo è materia scottante tutt’oggi ovviamente tra coloro che vi si dedicano mentre la più parte dei fedeli dilettanti giustamente se ne astiene.
Un gesuita come il gesuita Bergoglio ascende al trono e giura fedeltà al Papa cioè a sé stesso.
Ecco il corto circuito!
Può sopportare la chiesa cattolica così come è ora una tale carica di santità sacrificale sia nel clero che nella platea dei fedeli?
Possiamo tutti renderci combattenti mortali come i gesuiti ed i martiri? Possiamo tutti portare avanti e ritentare la missione del fondatore dell’ordine Sant’Ignazio di Loyola che depose la sua spada di nobile Hidalgo reso claudicante da un colpo di cannone all’assedio di una fortezza sull’altare della Madonna Vergine e votarci cristiani al tentativo di convertire in una nuova crociata i seguaci di Maometto al Cristo che è Dio incarnato uomo e non soltanto profeta storico come si evince dal Corano?
Può il fedele nostrano così confuso com’è ora essere per il Cristo totalmente e non per l’ Ideologia quale che sia ora, sia stata per il passato o voglia diventare adesso facendosi di volta in volta sembiante di diplomazia, scienza, tecnologia e politica?
Perinde ac cadaver?
Deep Seek: La frase che hai menzionato, “perinde ac cadaver“, è un’espressione latina che significa “come un cadavere”. Questa frase è stata storicamente associata alla Compagnia di Gesù (i Gesuiti) e al loro voto di obbedienza assoluta al Papa e ai superiori religiosi. L’idea è che un membro dell’ordine dovrebbe
essere completamente sottomesso alla volontà dei superiori, proprio come un cadavere non oppone resistenza. L’espressione è spesso citata per illustrare il grado di obbedienza e disciplina richiesto all’interno di alcuni ordini religiosi, in particolare i Gesuiti, fondati da Sant’Ignazio di Loyola nel XVI secolo. Sant’Ignazio stesso usò questa metafora per descrivere l’obbedienza che i suoi seguaci dovevano praticare.