Scusate se rido, l’argomento è drammatico, anzi tragico. Tuttavia, quando ho sentito la proposta di cambiare “ReArm Europe” – progetto di militarizzazione sfrenata – in “Defend Europe”, non ho saputo trattenermi dal ridere. Dovrei essere ormai assuefatto a questo meta-linguaggio fatto di etichette, che gioca con la forma lasciando intatta la sostanza. Come una vecchia barzelletta che non fa più ridere. Eppure… Perché questa smania di difendersi da pericoli immaginari, col suo involuto apparato retorico, è ridicola, ammettiamolo. Poi, se penso alla ferocia, all’avidità e alle menzogne che queste etichette nascondono, se penso alle immani sofferenze e ai disastri che provocano, torno serio, anzi mesto. Ma evidentemente ai nostri governanti non manca il senso dell’umorismo, neanche quando è foriero di sciagure.
Perciò mi stupisco che qualcuno, lassù nelle altissime sfere, non abbia pensato a “Security Europe” o all’ancor più dolce e rassicurante “Serenity Europe”, definizione questa che troverebbe sicuramente il consenso dei cittadini più anziani, con problemi di incontinenza. E poiché gli slogan sembrano essere l’unica categoria filosofica rimasta al pensiero occidentale, lasciate che anch’io faccia la mia proposta. Questo imponente piano di riarmo io lo chiamerei “Love Europe”, motto che trovo più appropriato, ovvero più funzionale alla stimolazione dei precordi popolari. Richiamo a un’unità di intenti e di azioni intorno a un progetto il cui fine è la difesa di quell’Amore comune che l’Unione Europea vuol proteggere dall’odio del Nemico. Muro di cuori opposto all’orda selvaggia che da Oriente preme alle nostre porte, alla forza barbarica che mira a invadere i nostri territori, distruggendo tutto quello che di buono, in termini di civiltà e pace, amore e prosperità, l’Unione Europea ha costruito negli ultimi decenni.
“Ciò che ci spinge è solo l’amore”, dovrebbero dire i supremi funzionari europei, “le armi sono solo uno strumento per affermare il primato dell’amore”. Avrebbero il plauso della Chiesa e di tutta la società civile. Inutile ricorrere alle solite parole: ‘democrazia’, ‘libertà’. Termini logori che non vanno più al fondo delle coscienze. Sanno di roba vecchia, muffita. ‘Amore’ è invece vocabolo ricco di inesauribili attrattive, passepartout per poesie, canzoni popolari, religioni. Perché dunque nei dibattiti politici non viene usato più spesso? Forse per la paura d’esser considerati dei sentimentali, mentre in politica occorre esser pragmatici e concreti? Ma cosa c’è di più concreto dell’amore? Nessuno verrebbe al mondo se non sperasse di trovarvi un po’ d’amore. Per questo, per convincere le masse riottose e diffidenti, consiglio a politici, commissari, sotto-segretari, uomini di Stato, di affidarsi a “Love Europe”. Chi è mai sceso in piazza per manifestare contro l’amore?
Purtroppo la gente comincia a pensare che la corruzione sia la vera anima della politica, che la sedicente Unione Europea non poggi affatto sui valori della democrazia e della libertà, ma sia una dittatura, una inesorabile forma di sorveglianza e di censura, un coacervo di norme utili solo a riempire le tasche di pochi, impoverendo i popoli e privandoli gradualmente di ogni reale diritto. Qualcuno alla fine potrebbe pensare di chiamarla “democratura”, nome che si addice a una dittatura travestita da democrazia. Alcuni, dotati di immaginazione più cupa, potrebbero definirla “demonocrazia”. Certo, basse insinuazioni, critiche senza fondamento. Effetto di quella demagogia populista, o paranoia del complotto, che alcuni soggetti sovversivi alimentano per loschi motivi. Ma, nonostante i media svolgano un’opera quotidiana di educazione alla verità, la gente semplice potrebbe finire col credere a storie assurde, a farneticanti dietrologie. Occorre dunque prendere contro-misure adeguate.
Per questo propongo di appellarsi ai valori dell’amore. Infatti l’amore non solo “tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”, ma è anche l’antitesi di ogni dittatura. Il dittatore è un essere spietato, brutale e senza scrupoli, incapace di provare affetti umani (come quel satrapo orientale che incombe su di noi). Ai nostri politici, così ampiamente screditati, basterebbe quindi evocare la dimensione dell’amore per rendersi di nuovo credibili come difensori dei “valori occidentali” e allontanare da sé ogni sospetto. “Love Europe” è solo l’inizio. Da qui ci incammineremo, con sapiente e implacabile gradualità, verso il “Love War”. Perché la gente sana di mente non vuole la guerra. Bisogna allora farle comprendere come non possa esserci libero amore in un clima di insicurezza. Perciò, indipendentemente dal fatto che siamo uomini, donne o altro, è fondamentale garantire la difesa dei nostri spazi romantici.
Questo è possibile solo se siamo forti, se cioè disponiamo degli strumenti necessari per proteggere un ideale focolare europeo, nido dei nostri comuni affetti. E cosa v’è di meglio di missili, carri armati, caccia bombardieri, ordigni nucleari ecc. per scoraggiare il Nemico e continuare così ad amarci senza paura? Immersi nel liquido amniotico dei nostri eufemismi, il passaggio dall’amore alla morte, da Eros a Tanatos, sarebbe atto semplice e inavvertito. Come il passaggio di centinaia di miliardi dalle nostre tasche a quelle dei potenti della Terra e dei loro faccendieri. Quelli che lassù ci amano e vogliono proteggerci a tutti i costi. Il che potrebbe ricordare storie di mafia e di pizzo.
La differenza è che i nostri solerti governanti si danno effettivamente un gran daffare per difenderci, mettono in atto misure eccezionalmente energiche e dispendiose per salvarci da fantomatiche minacce. Prima con amorosi vaccini e amorosi greenpass, ora con amorose sanzioni e amorosi armamenti. In sostanza, dobbiamo pagare un sacco di soldi per ammalarci o farci ammazzare. Cose che potremmo fare senza spendere nulla. Ma questo è meglio che la gente non lo sappia.
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