9 Aprile 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centoottesima parte – Fabio Calabrese

Non abbiamo ancora finito di fare i conti con il 2022, un anno che appare davvero interminabile. Io mi accingo a stendere queste note negli ultimi giorni di dicembre, ma il mio ruolino di marcia, scadenzario, chiamatelo come volete, mi dice implacabile che esse non potranno comparire sulle pagine di “Ereticamente” prima dell’aprile 2023.

Cominciamo da MSN.com che lunedì 26 dicembre ha dedicato un articolo alle più strane scoperte di tutti i tempi. Ora, lasciamo perdere la storia di chi, ad esempio, ha trovato in soffitta un vecchio fumetto che ora vale a peso d’oro, e simili, e concentriamoci invece sulle scoperte che rientrano nell’ambito archeologico. MSN.com ne menziona diverse, ad esempio i bronzi di Riace e i bronzetti ultimamente rinvenuti nel fango sul fondo della piscina votiva di San Casciano dei Bagni, ma poiché nel primo caso si tratta di una scoperta ormai notissima, e dell’altra vi ho recentemente parlato in lungo e in largo, parliamo invece di un paio di cose che finora non ho avuto occasione di menzionare: la coppa di Licurgo e la grande sfera di pietra rinvenuta presso le piramidi bosniache di Visoko.

La coppa di Licurgo, di epoca romana (IV secolo dopo Cristo) e oggi conservata al British Museum di Londra è considerata la più spettacolare fra le opere simili che l’antichità romana ci abbia tramandato.

Il Licurgo a cui si fa riferimento, e il cui mito è illustrato dalle figure incise sulla coppa, non è il noto legislatore spartano, bensì un mitico re di Tracia che avrebbe ucciso una seguace di Dioniso, Ambrosia. A sua volta il dio avrebbe trasformato Ambrosia in un vitigno che si sarebbe avvolto attorno al corpo dell’uomo soffocandolo.

Ciò che però rende questa coppa assolutamente eccezionale, è il materiale in cui è stata realizzata, si tratta di vetro dicroico, che cioè cambie colore a seconda di come viene illuminato: essa appare rossa quando è illuminata da dietro, e verde quando è illuminata frontalmente.

Questo effetto è stato ottenuto disperdendo nel vetro in forma colloidale minuscole particelle di oro e di argento, una tecnologia poi perduta in possesso degli artigiani della tarda antichità di cui la coppa di Licurgo è l’esempio migliore noto, e l’unico giunto fino a noi integro. MSN.com vi vede al riguardo addirittura un primissimo esempio di nanotecnologia.

In ogni caso, noi possiamo considerare la coppa di Licurgo un’eccezionale testimonianza dell’abilità raggiunta dagli artigiani romani, un’abilità che noi oggi, pur disponendo di tecnologie avanzatissime, non siamo in grado di replicare.

L’altra “strana” scoperta è qualcosa di completamente diverso. Probabilmente conoscerete già la storia delle piramidi bosniache di Visoko e della controversia che hanno suscitato. Queste piramidi, scoperte dall’archeologo dilettante Semir Osmanagic, non sono costituite da blocchi di pietra come quelle egizie o mesoamericane, ma sono dei grandi cumuli di terra di forma approssimativamente piramidale, ragion per cui la maggior parte dei ricercatori ritiene che si tratti di nient’altro che di colline naturali casualmente a forma di piramidi. Il principale argomento contro la scoperta di Osmanagic è sempre stato l’assenza di manufatti che testimonino un intervento umano di qualsiasi tipo.

Bene, recentemente Osmanagic ha potuto esibire una grossa sfera di pietra, una grande pietra perfettamente sferica, al punto da poter escludere che si tratti di un oggetto naturale. Nella foto che lo ritrae accanto al ritrovamento, si vede che essa è poco meno alta di lui, quindi dovrebbe avere un diametro non inferiore al metro e cinquanta.

Io non giurerei sulle piramidi di Visoko, e nemmeno sul fatto che la sfera sia effettivamente riferibile a esse, tuttavia la sbrigatività con cui la maggior parte degli archeologi ha deciso di chiudere la faccenda, fa pensare che lo “strabismo orientale”, il dogma secondo il quale non ci possono essere civiltà europee coeve o più antiche di quelle dell’Egitto e della Mesopotamia, abbia colpito ancora.

Un comunicato ANSA del 28 dicembre ci informa che secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della California di Santa Cruz condotto attraverso l’analisi degli isotopi di azoto presenti nei sedimenti, il ponte di terra della Beringia che avrebbe collegato l’Alaska con la Siberia e permesso agli antenati degli Amerindi di insediarsi nel continente americano, emerso grazie all’abbassamento del livello dei mari causato dalle glaciazioni, non sarebbe comparso, come si credeva, attorno a 47.000 anni fa, ma “solo” attorno a 35.700 anni fa, anche se è confermato che la Beringia era “Una vasta pianura con un clima quasi mite, che collegava l’attuale Siberia con l’Alaska. Una regione che sarebbe stata abitata anche dall’uomo”.

Rimane un problema: se gli antenati degli Amerindi non hanno potuto giungere nelle Americhe prima di quella data, come si spiegano le tracce di insediamento umano sparse nel doppio continente, risalenti a 50.000 anni fa e anche oltre? Riprende forza l’ipotesi di Royce e Bradley, che la prima colonizzazione delle Americhe non sarebbe avvenuta dall’Asia, ma dall’Europa, da parte di cacciatori che le avrebbero raggiunte costeggiando la banchisa artica, allora estesa fino all’altezza dell’Islanda, e questo riapre il discorso sull’elemento “bianco” alla base del popolamento delle Americhe e delle civiltà precolombiane.

Come sapete, lo scopo di questi articoli non è di essere un centone di tutte le scoperte archeologiche, ma di mettere in luce quella che è la nostra eredità ancestrale, così ad esempio, quando sui media si parla con grande ampiezza dell’antico Egitto, mi limito a darne una notizia più scarna possibile, giusto per non mostrarmi disinformato, infatti, lungi da me voler dare esca all’egittomania imperante, allo “strabismo orientale” a tutto discapito della comprensione delle nostre radici europee.

Da un paio di anni, ho adottato la stessa politica per tutto ciò che concerne le Isole Britanniche, in conseguenza del fatto che in occasione degli ultimi Europei di calcio, i figli di Albione non hanno minimamente manifestato di aver attenuato il loro atavico disprezzo nei nostri confronti. L’odio si può tollerare, il disprezzo no.

Quindi, adesso, è solo per non mostrarmi disinformato che vi riporto brevemente la notizia dell’ultimo ritrovamento avvenuto nei pressi di Stonehenge, dal momento che essa è stata data da ADNKronos, e riportata da MSN.com il 30 dicembre: nel sito di Upton Lovell nei pressi del celebre cerchio megalitico, ricercatori dell’Università di Leicester hanno rinvenuto un kit di strumenti per la lavorazione dell’oro probabilmente appartenuto a un artigiano specializzato.

Non è la prima volta che questi europei (non solo delle Isole Britanniche) preistorici, a un esame attento, ci appaiono inaspettatamente “moderni”, e ribadiamolo pure, con ciò, gli antenati degli odierni inglesi, angli e sassoni, un tempo vaganti per le lande dell’Europa centrale, non c’entrano verosimilmente nulla.

Sempre per lo stesso motivo, cioè che si tratta di informazioni passate su siti generalisti, e quindi probabilmente destinate ad avere una diffusione maggiore del consueto, vi cito un’altra notizia riportata sempre il 30 dicembre da ADNKronos: Ricercatori statunitensi dell’Università dell’Idaho avrebbero individuato nella giungla del Guatemala una rete di città precolombiane finora sconosciute che coprirebbe un’ampiezza di 1683 chilometri quadrati e comprenderebbe oltre mille siti. La scoperta è avvenuta grazie all’impiego della tecnologia LIDAR, una nuova rivoluzionaria tecnologia radar che consente di “bucare” il manto arboreo della giungla.

Il 30 dicembre MSN.com ha postato un video sulla scoperta dei bronzetti di San Casciano dei Bagni, che sono definiti “Una meraviglia toscana”. Certo, oltre a rappresentare forse la scoperta archeologica più importante del 2022, questi reperti vanno ad arricchire il patrimonio già enorme di una delle più importanti regioni italiane da questo punto di vista, che dalla civiltà etrusca al rinascimento, presenta un patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale già enorme.

E’ poi piuttosto singolare il fatto che in questo periodo, nel quale tutto sommato i siti specializzati sulle tematiche archeologiche non sembrano offrire un gran che per quanto riguarda la nostra eredità italiana ed europea, essa trovi invece uno spazio inedito sui siti di informazione generalisti. Siamo forse all’alba di una rinascita di interesse per il nostro passato? Difficile dirlo, comunque è un sintomo che fa ben sperare.

Vediamo cosa ci offre in questo periodo “Ancient Origins”. Possiamo vedere che la rassegna sulla mitologia greca continua, e stavolta abbiamo un articolo del 26 dicembre di Martini Fisher sulle Amazzoni. Dove si passano in rassegna alcune di queste leggendarie donne guerriere, fra cui Pentesilea che sarebbe stata coinvolta nella guerra di Troia e Ippolita che avrebbe avuto a che fare con Ercole. En passant, si può anche ricordare che recentemente sono state ritrovate alcune tombe scitiche che contenevano i resti di alcune donne sepolte con armi e un corredo funebre da guerrieri e ferite che fanno pensare a morti in battaglia: non sussiste dubbio che fra gli Sciti vi erano donne che combattevano a fianco degli uomini. Potrebbe essere questa la base storica del mito delle Amazzoni.

Venendo alle notizie più propriamente archeologiche, un articolo di Ashley Cowie del 27 dicembre ci parla del ritrovamento nel sito di Harwen-Hemeling nel comune di Zevenaar in Gheldria (Paesi Bassi), dei ruderi di un tempio romano “relativamente intatto” dove sono state portate alla luce “diverse pietre sacre dedicate a una miriade di dei e dee”.

Un altro articolo del 27 dicembre, sempre di Ashley Cowie, ci parla del ritrovamento nello Jutland settentrionale, in Danimarca, del ritrovamento delle fondamenta di un’enorme sala di epoche vichinga, la più grande scoperta nel decennio, che sarebbe appartenuta al re Harald Bluetoot (Denteazzurro, si proprio quello che ha dato il nome alla famosa app.).

Facciamo ora un salto nella remota preistoria, quella profonda delle decine e centinaia di migliaia di anni fa. Che gli uomini paleolitici usassero pellicce di animali per proteggersi dal freddo, soprattutto dal rigido clima dell’età glaciale, l’abbiamo sempre pensato, anzi dato per scontato tutti noi, tuttavia è una cosa difficile da provare, perché certi materiali come le pelli, a differenza della pietra e dell’osso, non si conservano per migliaia di anni.

Bene, adesso una prova c’è. Ce lo racconta Sahir in un articolo del 29 dicembre: nel sito di Schoeningen in Bassa Sassonia (Germania) sono state rinvenute ossa di orso risalenti a 300.000 anni fa, che presentano segni di scuoiamento.

Anche “The Archaeology Magazine” ci fornisce in conclusione dell’anno una serie di novità in campo archeologico. Alcune di esse sono ovviamente le stesse che abbiamo visto riguardo ad “Ancient Origins”, come quella delle antiche ossa d’orso che rivelano che l’animale deve essere stato scuoiato, ma c’è anche qualcosa d’altro.

Ad esempio si parla del rinvenimento in Romania della tomba di un antico guerriero inumato assieme al proprio cavallo, i cui resti sono stati riportati alla luce nel corso dei lavori di costruzione di un’autostrada. L’area tra i Balcani, i Carpazi e il Danubio, l’abbiamo visto varie volte, non cessa di essere fonte di sorprese che potrebbero mutare radicalmente la visione che abbiamo dell’Europa antica.

Un’altra notizia piuttosto singolare ci viene dall’Irlanda. In passato, abbiamo sempre pensato che la produzione di vasi e contenitori di ceramica fosse iniziata con gli agricoltori neolitici, che i cacciatori-raccoglitori del paleolitico non nel facessero uso. Bene, a quanto pare, è un’idea da rivedere: l’archeologo Rowan McLaughlin della National University of Ireland di Maynooth (Irlanda) ha condotto una ricerca sui frammenti di ceramica preistorica provenienti da oltre 150 siti prevalentemente del Baltico e dell’Europa orientale. Alcuni di essi possono essere datati perché essendo resti di contenitori usati per la conservazione o il trasporto di alimenti, contengono residui organici che possono essere sottoposti all’analisi del carbonio 14. Ha verificato che i più antichi risalgono attorno a 20.000 anni fa, in piena età paleolitica. Una volta di più, questi nostri lontani antenati li abbiamo sottovalutati di brutto.

Abbiamo poi una notizia ripresa dal periodico norvegese “Life in Norway”. Vicino a Oslo, nel corso delle prospezioni preliminari per la costruzione di un complesso residenziale, è stata individuata una “nuova” tomba vichinga. A quanto riferisce l’archeologa Marianne Bugge Kræmer dell’Ufficio di gestione del patrimonio culturale del comune di Oslo, la tomba conteneva frammenti di un vaso di pietra ollare e uno stile di spilla indossato dagli uomini, oltre a una falce, due coltelli, l’umbone metallico di uno scudo di legno, equipaggiamento per cavalli e resti umani.

È stata datata attorno all’850 dopo Cristo.

Con questo siamo giunti alla conclusione di questo “interminabile” 2022? E sarebbe ora, dato che il mio scadenzario mi dice che questo articolo potrà comparire sulle pagine di “Ereticamente” soltanto ad aprile, e questo nonostante io abbia dedicato a L’eredità degli antenati tutto il mio spazio settimanale fra novembre e dicembre. Forse no.

Come sapete, è mia consuetudine, a fine anno presentarvi un riepilogo dell’annata trascorsa, per quanto riguarda il 2022, esso è consistito nella centesima e nella centounesima parte pubblicate rispettivamente il 2 e il 16 gennaio (di mezzo c’è un articolo della serie Narrativa fantastica, una rilettura politica, ed era ora che tornassi a occuparmene, L’eredità degli antenati non è il solo filone di discorso che cerco di tenere in piedi su “Ereticamente”), tuttavia questa sintesi arriva fino al mese di ottobre, e si conclude con la notizia – importantissima – del premio Nobel per la medicina assegnato nel 2022 a Svante Paabo, le cui ricerche di paleogenetica hanno, come abbiamo visto, gettato non poca luce sui nostri più remoti antenati.

Tuttavia, come vedete, resta fuori una “coda” rappresentata dai mesi di novembre e dicembre. Per dirvela tutta, il fatto di riprendere in mano l’argomento oppure no, dipende da cosa ci presenterà l’anno che va a iniziare, se l’intensità con cui si presenteranno nuove informazioni sulla nostra eredità ancestrale lo consentirà o meno.

Per ora, non posso che confermarvi il mio impegno a gettare più luce possibile sull’eredità dei nostri antenati.

NOTA: Nell’illustrazione, una pittura vascolare greca che raffigura il duello di un guerriero greco e un’amazzone (dovrebbe essere l’episodio di Achille contro Pentesilea) nella guerra di Troia (da “Ancient Origins”).

 

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