9 Aprile 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centoquarantaseiesima parte – Fabio Calabrese

Cominciamo finalmente a occuparci del 2024. La mia tabella di marcia mi avverte che questo articolo non potrà comparire sulle pagine di “Ereticamente” prima di febbraio. Tuttavia, se ci pensate, una discrepanza di poco più di un mese non è gran cosa rispetto alla situazione degli anni scorsi in cui essa aveva raggiunto i quattro-cinque mesi. Per ottenere questo risultato, non ancora del tutto soddisfacente, ho dedicato a L’eredità degli antenati quasi l’intero 2023, ma non potevo continuare così, sacrificando del tutto lo spazio ad articoli di altra natura.

Come d’abitudine, anche stavolta cominciamo da “Ancient Origins”, sito che è forse la più ricca fonte di informazioni disponibili sulle nostre origini. Vi devo dire però, che vista l’esperienza fatta gli anni scorsi, mi sembra inutilmente faticoso cercare di riportarvi tutto. Oltre a escludere come al solito tutto ciò che non riguarda la nostra eredità europea, vedrò di concentrarmi sugli articoli che riguardano le questioni più importanti oppure nuove scoperte.

Cominciamo da un articolo di Nathan Falde del 4 gennaio, che ci racconta che proprio vicino a Roma i lavori per costruzione di un impianto eolico hanno portato alla scoperta di 57 tombe risalenti a fra il II e il IV secolo, contenenti 67 scheletri abbigliati con quel che rimaneva di ricche vesti e calzature, e numerosi gioielli. Si trattava certamente di un cimitero riservato a romani di classe alta.

Sempre il 4, Sahir ci informa che a Langham, nel Norfolk, un metal detectorist ha portato alla luce un manufatto d’argento d’età anglosassone straordinariamente decorato.

Il giorno 6 Nathan Falde ci riporta in Italia, precisamente al largo delle coste siciliane nell’isola di Ustica, nel sito noto come Villaggio dei Faraglioni dove con il georadar è stato individuato un complesso di fortificazioni sotterranee risalenti alla media Età del Bronzo.

L’8 un articolo di Sahir ci parla del tempio pagano i cui resti sono stati rinvenuti a Spello (Perugia) di cui vi avevo già parlato tempo addietro, ma ora una datazione più precisa ha permesso di stabilire che esso risale proprio all’epoca di Costantino. Questo ci dice una cosa importante riguardo alla cristianizzazione. Secondo la narrazione più diffusa, il cristianesimo, una volta reso lecito con l’editto di Milano, si sarebbe espanso spontaneamente in tutto l’impero per la sua presunta superiorità intellettuale e morale. Beh, le cose non andarono affatto così, e il tempio di Spello ce lo dimostra. Esso continuò a essere il culto di una minoranza fino a quando con l’editto di Tessalonica emanato da Teodosio nel 380, esso non fu imposto manu militari con indicibile brutalità.

Il 10 gennaio Sahir ci parla di un altro tempio, un santuario di Artemide i cui resti sono stati ritrovati nell’isola greca di Eubea e risalgono al VII secolo avanti Cristo. Fatto notevole, questo edificio era dotato di un’abside semicircolare nella parte posteriore, cosa assai rara nei templi di quest’epoca.

Rimaniamo in Grecia con un articolo abbastanza sorprendente di Ashley Cowie del 12. Non può non destare sorpresa il fatto che ancora oggi scoperte archeologiche importanti vengono fatte a partire da un attento esame dei testi classici come ai tempi di Schliemann, pensiamo a torto che il loro contenuto sia da tempo verificato. Ebbene, a quanto pare, l’archeologa greca Elena Korkas, seguendo un’indicazione di Strabone che la colloca nell’istmo di Corinto poco sud di Corinto stessa, avrebbe identificato la città perduta di Tenea nell’odierna località di Chiliomodi. Dagli scavi sono emersi numerosi reperti che vanno dall’Età del Bronzo all’epoca classica.

Aggiungerei il fatto che questa notizia mi ha riportato alla mente un ricordo dei tempi del liceo. I Romani dell’epoca classica conoscevano perfettamente l’ubicazione di Troia. Cesare la visitò è qui pronunciò lo sconsolato “Etiam perierunt ruinae”, “Anche le rovine sono andate distrutte”. Virgilio, che ne ha raccontato la caduta nell’Eneide (e manca invece nell’Iliade omerica), ci da un’indicazione precisa: dopo aver lasciato davanti a Troia il famoso cavallo di legno, i Greci, simulando la partenza, si nascosero con le loro navi dietro all’isola di Tenedo. Mi sono sempre meravigliato che gli archeologi abbiano ignorato per tanto tempo un’indicazione così chiara, fino a quando un dilettante, Schliemann, non si mise a scavare proprio sul promontorio davanti a Tenedo.

Ora non ci spostiamo molto. Sempre Ashley Cowie in un articolo del 15 gennaio ci racconta che nel 2021 gli archeologi dell’Università di Istanbul hanno individuato nell’acropoli dell’antica città tracia di Heraion Teikhos nella Tracia orientale, attuale Turchia europea, i resti di un tempio risalente al VII-VIII secolo avanti Cristo, dove sono state rinvenute statue di Cibele, Eros e Afrodite. Ora, annesso al tempio è stato individuato quello che è stato definito come un centro farmaceutico. In età antica, infatti, medicina e religione erano strettamente associate, e luoghi di cura erano spesso annessi ai templi.

Sempre il 15 gennaio, un articolo di Sahir ci informa che gli archeologi dell’Università di Newcastle stanno per compiere un’analisi approfondita sul cosiddetto tesoro di Knaresborough, custodito presso lo Yorkshire Museum. Si tratta della più vasta collezione di oggetti metallici di età antica presenti in Gran Bretagna, e si spera possano fornire nuove informazioni sulla metallurgia in età romana. La cosa singolare, però, è che il tesoro, donato al museo nel 1864, è rimasto senza essere studiato per 160 anni.

Ancora il 15 gennaio un articolo di Sharon Bennett ci focalizza su di un periodo poco noto della storia inglese, l’anarchia dal 1135 al 1154. Per un quindicennio di guerra civile praticamente continua, vari pretendenti e usurpatori si contesero il trono britannico. Noi pensiamo che la storia romana del periodo imperiale sia stata particolarmente turbolenta, in mancanza di una chiara legge di successione che metteva il trono imperiale alla portata delle ambizioni di qualsiasi comandante militare, ma la storia dell’Inghilterra medioevale non è stata da meno. Più avanti, avremo quella lunga lotta dinastica che fu la guerra delle Due Rose.

Passiamo a vedere cosa ci offre in questo periodo “Ancient Pages”. Molte notizie sono le stesse di “Ancient Origins”, e non le ripeterò, salvo che per segnalarvi che un articolo del 3 gennaio riporta la notizia della mappa stellare scolpita in un disco di pietra, che è stata ritrovata nel castelliere di Rupinpiccolo nel Carso triestino. Evidentemente, questa scoperta avvenuta alle porte di casa mia, ha avuto un’eco internazionale.

In una delle scorse Eredità degli antenati vi ho raccontato dei resti di un cane rinvenuti a Predmost in Moravia risalenti a 12.000 anni fa, dicendovi che l’addomesticamento di quello che era destinato a diventare il nostro migliore amico, risale almeno a tale epoca. A quanto pare, però, ci dobbiamo rifare a un’antichità ancora maggiore. Un articolo di Conny Waters del 9 gennaio riferisce che nella grotta spagnola di Erralla nei Paesi Baschi sono stati ritrovati resti di cane domestico risalenti a 17.000 anni fa.

Come probabilmente già sapete, accanto alle sfingi egizie si ritrovano quelle greche, e certamente avrete presente la sfinge che compare nel mito di Edipo, e gli propone il famoso indovinello. Le sfingi greche sono perlopiù del tipo detto naxiano da una statua ritrovata a Nasso, esse presentano un volto femminile, non sono accovacciate ma hanno gli arti anteriori ritti, e sono munite di ali. Un articolo del 15 gennaio ci riferisce che gli archeologi sono finalmente riusciti a tradurre l’iscrizione sul basamento di una sfinge naxiana risalente al III secolo avanti Cristo rinvenuta a Poitassa, in Dacia. I caratteri sono una forma arcaica di alfabeto greco, ma il testo non è in greco, bensì in dacico, lingua ancora oggi poco conosciuta.

Un altro articolo del 15 gennaio ci riporta in Italia, precisamente nella grotta di Pietra Sant’Angelo che si trova nel Parco Nazionale del Pollino. Qui è stata rinvenuta la sepoltura di un uomo di età neolitica. Si tratta di una sepoltura decisamente anomala, infatti la grotta si trova a 650 metri sul livello del mare ed è lontana da qualsiasi centro abitato, inoltre si nota l’assenza di qualsiasi traccia di corredo funebre. Il ritrovamento ha suscitato inquietanti interrogativi negli archeologi. Siamo forse sulla scena di un antico delitto.

Vediamo adesso cosa ci offrono in questo periodo i siti generalisti e i periodici.

Cominciamo da un articolo de “Il Messaggero” del 4 gennaio che ci informa che nella zona di Pescara, nelle gole del fiume Orta sta per riaprire il sito archeologico della Grotta dei Piccioni, chiuso 10 anni fa per motivi di sicurezza. All’interno della grotta sono stati rinvenuti oggetti di culto, frammenti ceramici e utensili in pietra riferibili al Neolitico e all’età del Bronzo, che quindi coprono un arco temporale che va dall’8.000 al 3.500 avanti Cristo.

Il 5 gennaio l’agenzia com.unica riporta un articolo già apparso in lingua inglese sulla rivista scientifica americana “Journal of Anthropological and Archaeological Sciences”, e che vi riporto con particolare soddisfazione, sia perché è opera di due nostri vecchi amici, sia per l’argomento particolarmente allettante.

Si tratta di uno studio di Felice Vinci e Arduino Maiuri sul mito di re Artù e di Excalibur, la mitica spada nella roccia. In particolare, i due autori stabiliscono un parallelo fra la spada arturiana e quella di san Galgano che si trova realmente conficcata nella roccia nell’eremo di Montesiepi (Siena).

Le analogie sono sorprendenti, ad esempio il fiume Merse che scorre nei pressi dell’antica abbazia trova un parallelo nel Mersey dell’Inghilterra sud-occidentale.

Il 6 gennaio ritroviamo, riportata da Adnkronos la stessa notizia sulla fortificazione dell’Età del Bronzo scoperta a Ustica che vi ho citato riguardo ad “Ancient Origins”, ma poiché ve ne ho già parlato, andiamo oltre.

Il giorno 7 un articolo di Alessia Bartiromo su “Voloscontato” ci racconta della grande mostra “L’altra Pompei, vite comuni all’ombra del Vesuvio” che attraverso i numerosi reperti emersi dalle ceneri della città, vuole dare una rappresentazione della vita della gente comune, artigiani, schiavi e liberti dell’antica Pompei. La mostra che si è aperta il 15 dicembre 2023, rimarrà in essere fino al 15 dicembre 2024.

In questo periodo, non è possibile dimenticare un appuntamento “nostro”. Il nostro Luca Valentini, collaboratore di “Ereticamente” e curatore del sito “Pagine filosofali” ed esperto di filosofia antica e di pensiero tradizionale, giovedì 11 gennaio ha tenuto su Geopoli TV una conversazione sul tema Latium vetus, le origini mitiche di Roma.

Il 13 e il 14 gennaio, sia un articolo di Nunzio Ingiusto su “First on line”, sia “Leggo.it” riportano la stessa notizia, a Paestum sono state scoperte le rovine di due templi dorici finora sconosciuti.

Ma non è tutto, perché l’articolo di “Leggo.it” ci racconta anche un’altra vicenda piuttosto singolare: Un turista ha restituito in forma anonima alcuni piccoli manufatti che aveva sottratto durante una sua visita a Pompei, dopo di che si era ammalato. Pare che non sia stato l’unico caso del genere, ma che esista una vera e propria “maledizione di Pompei” che colpisce chi osa sottrarre qualcosa da questo sito. Esistesse un maggior numero di maledizioni di questo tipo, il nostro patrimonio archeologico sarebbe più al sicuro.

Un articolo di Lucia Petrone su “Scienze notizie” del 15 gennaio ci parla del tempio di 2.600 anni fa, i cui resti sono stati ritrovati nell’isola greca di Eubea, ma anche qui, dato che ve ne ho parlato riguardo ad “Ancient Origins”, ora non mi ripeto.

Anche stavolta non mi congedo senza un breve riepilogo per mettere in luce le cose più rilevanti dal nostro punto di vista. Questa volta, perché dipende tutto dal materiale che la fortuna ci offre, ho parlato poco del mondo romano, e di più della grecità, soprattutto di templi. Noi spesso abbiamo un’idea dell’antica Grecia incentrata soprattutto sulla razionalità filosofica che ne è stata la più grande conquista, ma non dovremmo dimenticare, come ci ricorda Nietzsche, che accanto all’elemento apollineo c’è anche quello dionisiaco, e soprattutto che l’uomo antico, l’uomo tradizionale, era un uomo profondamente religioso.

Grecità e romanità, a ogni modo concorrono insieme a formare quel mondo classico in cui ritroviamo gran parte delle nostre radici.

Sempre in tema di religione, la scoperta del tempio di Spello di età costantiniana ci dimostra che la diffusione del cristianesimo nell’impero romano non fu affatto così rapida e spontanea come vorrebbero farci credere, che la gente continuò, finché le fu possibile a praticare la religione dei Padri, e possiamo pensare che se esso non fosse stato imposto a tutto l’impero da Teodosio con una violenza inaudita sulla quale gli storici il più delle volte sorvolano, i cristiani sarebbero rimasti la minoranza che erano fin allora, ed è superfluo sottolineare che la brutalità teodosiana nell’imporre la nuova religione e la crisi spirituale che essa determinò, ebbe un peso determinante nel provocare la caduta dell’impero.

Radici cristiane dell’Europa? Le nostre radici sono elleniche, romane, celtiche e germaniche, e con ciò una religione venuta dal Medio Oriente non c’entra nulla.

 

NOTA: Nell’illustrazione, a sinistra, sfinge naxiana, al centro, locandina della conversazione Latium vetus di Luca Valentini su Geopoli TV, a destra la spada nella roccia di san Galgano a Montesiepi.

 

 

 

1 Comment

  • Michele Simola 6 Marzo 2024

    Il cristianesimo culto semitico e malvagio, antitradizionale, inizialmente rstò confinato alle provincie orientali dell’impero e si diffuse molto più lentamente nelle provincie occidentali dove il culto pagano era molto radicato. L’Italia non sempre e soprattutto negli ultimi due secoli, ha mostrato grande orgoglio per il lascito di quella Roma immortale che aveva creato la repubblica e successivamente l’impero. Roma con i suoi 1200anni di storia ci ha lasciato un patrimonio artistico, giuridico e di opere pubbliche ancor oggi in uso. La politica di grandezza e potenza è stata sminuita da politici voraci e parassiti, quali sono gli odierni governanti.
    Tacito negli annali affermava che Ottaviano, primo grande imperatore, fu restio a concedere la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero ed impedì con ogni mezzo la mescolanza di sangue romano con altri popoli.
    Con il nascere del culto cristiano, al contrario di quanto avveniva nell’antica Roma, dove le guerre nascevano dalla necessità di espandersi e soprattutto di non essere fagocitati da altri popoli, i cristiani che volevano fare proselitismo ad ogni costo e convertire gli altri popoli, realizzarono che per portare a terminne i loro piani, avevano bisogno di radicarsi ai vertici dell’impero, militari e civili se non addirittura sostituirsi all’impero.Laguerra è sempre una follia, per le morti e la devastazione che comporta, ma la guerra fomentata da motivi religiosi lo è ancora di più: è un abominio.
    La guerra può essere necessaria per motivi politici, per difendersi da un nemico, per riconquisatare la libertà perduta, può essere dettata da necessità demografiche, ma non ci può essere una guerra in nome di dio.
    Non è pergrino pensare che l’incendio di Roma , sotto Nerone, fosse una vendetta dei cristiani, dato che nel 52 e.v. Claudio ne ordinò l’espulsione per le continue risse con gli ebrei, secondo alcuni autori i cristiani inneggiavano al fuoco purificatore del loro dio e questo potrebbe essere visto come una forma di terrorismo ante litteram che sfociò in alcuni periodi in persecuzioni per riaffermare la centralità dell’imperatore.
    La decadenza cominciò con il diffondersi del cristianesimo e con la decadenza dei costumi della classe dirigente.
    Anche sotto Adriano e Marco Aurelio nonostante il periodo di relativa pace, vi furono degli errori di valutazione, in particolare per buonismo, successivamente l’imperatore rinnegato Costantino, aprì loro la strada legalizzando il culto cristiano.
    In seguito l’importanza delle regole che avevano reso forti e grandi i romani, i Mos Maiorum e il Pater Familias persero pian piano importanza e ciò permise il dilagare del culto semitico cristiano.
    I Romani popolo pragmatico e industrioso, si prodigarono per apparire gli eredi della Grecia classica, questo non solo per le sue grandi opere letterarie, filosofiche, ma soprattutto per la grande diffusione della lingua e dell’arte per leggittimare la propria immagine di conquistatori non feroci e barbari, ma popolo colto e pragmatico.
    La chiesa nel prosieguo si appropriò di tutti i simboli laici che pur non avendo valore religioso, rivestivano tuttavia un potente valore simbolico: per i cristiani tali simboli laici erano da liquidare perché non vi fosse qualcosa che potesse contrapporsi al potere religioso. Con la sottomissione di Teodosio al vescovo di Roma nasceva il dominio religioso-clericale.
    La morte di Ipazia matematica, filosofa esperta di astronomia, decretò la caduta della cultura pagana che aveva contrassegnato il mondo antico. Cirillo, considerato un sant’uomo e vescovo di Alessandria, fomentò una folla di monaci e cristiani contro la studiosa verso cui nutriva grande avversione: il crisitanesimo soffocava ciò che rimaneva della sapienza pagana. L’intolleranza e il fanatismo religioso scatenarono la folla che con i monaci in testa trcidarono Ipazia, smembrandola e bruciandone i resti. Tale barbarie compiuta in nome di dio ci mostra effettivamente il volto della religione cristiana.

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