11 Aprile 2024
Massoneria

PERCORSI INIZIATICI ALTERNATIVI. Parte seconda: 6 settembre 1666 – Gianluca Padovan

«Per intendere l’opera che la massoneria ha avuto nella Rivoluzione francese, bisogna estendere l’immagine dei “microbi” sociali, nel senso di precisare che, per produrre la disgregazione di un organismo, o per accelerarla, tre fattori sono necessari: occorre una condizione generale favorevole, per così dire una predisposizione in certe parti dell’organismo; occorre poi che le forze, che potrebbero reagire, siano intaccate; infine occorre la azione attiva del microbo, per dare agli elementi in via di dissolversi la direzione desiderata. Tutte e tre queste condizioni si sono sistematicamente realizzate nella Rivoluzione francese, sotto la direzione generale della massoneria e dei suoi emissari»

Julius Evola, Scritti sulla massoneria

 

 

Parlando dello «statuto Massonico» Gaspare de Luise scrive: «nel primo articolo fondamentale si dichiara che l’ordine de’ Liberi Muratori appartiene alla classe degli ordini cavallereschi, e che ha per fine il perfezionamento degli uomini. Furono chiamati i Massoni Liberi Muratori da Roberto Brus incoronato re di Scozia, che li riunì legalmente e se ne dichiarò Gran-Mastro circa gli anni 1313 o 1314. Essi si chiamano cavalieri per indicare la stretta unione che avevano con i templari. Nel 1155 (come si legge nel loro Acta Latomorum tomo V, pag. 5) un Gran Maestro de’ templari li governava. Quando poi si unirono in una sola e indivisibile famiglia tutti si chiamarono Cavalieri, innalzandosi i Massoni all’eguaglianza coi templari, e dando a questi reciprocamente il loro nome. Ma riflettete, i Massoni nel primo articolo del loro statuto si protestano di essere così, del rango di coloro che sono distinti nella società, sieno pure assolutisti o papisti, basta che sieno cavalieri; i Liberi Muratori li affiancano per emulare la nobiltà. Perché vi si legge degli ordini, non già dell’ordine cavalleresco. Ha per fine la framassoneria perfezionare gli uomini, deve supporsi che si credono essi di essere perfetti».24

 

 

Alla ricerca delle presunte origini.

Nicholas Hagger, docente di Letteratura inglese nelle università di Baghdad, Tripoli e Tokyo, riporta che la Massoneria «risalga, alternativamente, all’Egitto di Thutmose III del XV secolo a.C., all’Israele del saggio sovrano Salomone del X secolo a.C. e, più di recente, ai tagliatori di pietra medievali e ai costruttori di cattedrali di York e di Colonia, rispettivamente nel 926 e nel XII secolo. Sia come sia, si è spesso pensato che la massoneria inglese sia fondata da Francis Bacon il quale, nel 1579, all’età di diciotto anni, sentì il bisogno di studi che fossero tenuti segreti sotto un “giuramento da fratelli di sangue”».25

Sostanziando alcuni passi dello scritto di Hall (M. P. Hall, America’s Assignment with Destiny, The Philosophical Research Society, USA, 1951, pp. 59-60) Nicholas Hagger scrive: «Ma è probabile che, data l’età particolarmente influenzabile, Bacon entrò in contatto con un gruppo il cui simbolismo si era riflesso nella massoneria inglese nascente del 1579. Si trattava probabilmente di un gruppo di esuli catari dei Pirenei, che erano fuggiti da Montségur, sud-ovest francese, quando il movimento fu soppresso nel 1244; più facilmente, si trattava di un gruppo di rifugiati templari fuggiti dalla Francia nel 1312, che reagirono al rogo del loro Gran Maestro Jacques de Molay avvenuto nel 1314 dando vita a una società segreta al di là del confine. Ebrei cabalisti esiliati avevano portato in Linguadoca i misteri ebraici dal Medio Oriente e dalla Gerusalemme mussulmana, fra cui quello del tempio di Salomone, ed è possibile che proprio da alcuni di loro Bacon venne a conoscenza del tempio di Salomone».26

Proseguendo e citando un proprio lavoro (N. Hagger, The Secret History of the West, O Books, UK, 2005, appendice 6) Hagger afferma: «Si deve inoltre ricordare che Settimania, l’ultima regione della Gallia a essere posseduta dai visigoti di Spagna, la cui capitale era Narbonne, fu sotto il dominio islamico dal 720 al 759 e governata dagli ebrei dal 768 al 812. Essa fece da calamita per gli ebrei della diaspora che si stabilivano in Linguadoca e fu la culla dell’Età dell’Oro ebraica in Francia e in Spagna dal IX al XIII secolo (vale la pena di ricordare che la leggenda del Graal emerse nei pressi di Toledo, in Spagna, nel XII secolo). Questa zona vedeva la presenza di molte scuole cabalistico-manichee dalle quali, secondo gli autori del libro Il Santo Graal, provenivano i catari (piuttosto che i bogomili bulgari). In poche parole, è possibile che Bacon fosse entrato in contatto con il sapere segreto ebraico, al confine tra Spagna e Francia, mentre era ancora adolescente».27

Tornando ai Massoni: «Essi credevano che l’America sarebbe diventata una Nuova Atlantide, creando un mondo migliore non cattolico, non spagnolo e il ripristino della scomparsa Età dell’Oro di Atlantide, citata da Platone (…). Entro il 1586 l’Ordine [Order of the Knights of the Helmet. N.d.A.] diede vita ai Fratelli rosacroce, che divenne un grado dei Knights of the Helmet».28

Ancora Hagger dice che il puritanesimo soprattutto olandese era collegato ai Rosacroce e «Il templarismo formò l’America in cui nacquero i Padri fondatori tanto quanto la massoneria rosacrociana inglese. Tutti i Padri fondatori e i rivoluzionari americani appartenevano a logge templari, società segrete socialmente desiderabili nelle quali la rivoluzione poteva essere fomentata, ma anche tutte le forze coloniali inglesi appartenevano a logge inglesi rosacrociane, associazioni segrete ugualmente desiderabili a livello sociale dove si poteva discutere la soppressione della rivoluzione in tutta sicurezza».29

 

 

6 settembre 1666.

Gianfranco Pecoraro (Cosenza 1958), il cui pseudonimo è Giovanni Francesco Carpeoro, iscritto dal 1981 alla Massoneria di Rito Scozzese, già Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro della Legittima e Storica Piazza del Gesù, asserisce che «la vera data in cui nacque l’anarchia della massoneria moderna è quella del 6 settembre 1666», lasciando intendere che la massoneria primigenia, ovvero quella operativa, affondi le radici in un momento storico precedente.30

Difatti, sempre secondo Pecoraro, l’architetto Inigo Jones (1576 – 1652) è stato Gran Maestro della Massoneria inglese e successivamente lo è stato anche sir Christopher Wren (1632 – 1723). Architetto, astronomo e matematico, Wren è l’ultimo Gran Maestro della Massoneria operativa. Ora veniamo all’anno: 1666. Nella storia di Londra è rimasto infausto perché il 2 settembre, nel panificio reale di Pudding Lane, nell’area della City che noi oggi conosciamo, è divampato un incendio. Un forte vento lo ha propagato rapidamente e per quattro giorni è imperversato distruggendo circa 13.000 abitazioni e poco più di un centinaio di monumenti e chiese. Il progetto di ricostruzione viene quindi affidato a Wren affiancato da Robert Hooke (1635 – 1703), fisico, naturalista, matematico e massone. Ancora Pecoraro afferma che Wren non volle ricostruire «il Tempio della Libera Muratoria».31

Maurice Caillet, medico francese ed ex massone, ci dice che la Massoneria speculativa risale ai primi del XVIII secolo: «Mentre tutti conoscono san Pietro, primo Vescovo di Roma a cui Gesù ha affidato la sua Chiesa, le origini della massoneria speculativa sono contese; tuttavia, molti storici riconoscono che è nata dalla trasformazione e dalla fusione di quattro logge della massoneria operativa (costruttori di cattedrali) a Londra, nel 1717, sotto l’impulso di due pastori: Anderson, presbiteriano, e Désaguliers, anglicano, influenzati segretamente da Isaac Newton, celebre fisico, notorio eretico, dedito alla pratica della magìa ed ammiratore del divino Nostradamus e dei filosofi detti dei Lumi».32

Il pastore presbiteriano scozzese James Anderson (1679 – 1739) nel 1723 pubblica un testo fondamentale per lo sviluppo della Massoneria, il Libro delle Costituzioni: «revisione radicale delle antiche Costituzioni gotiche del 1390, per esaminare la storia della Massoneria, nobilitandone e stabilendone l’indipendenza dal credo politico o confessionale».33

Nei decenni successivi si rileva l’espandersi della Massoneria anche e non solo in Europa «assumendo nuovi connotati: accanto agli ideali filantropici e umanitari di Anderson, prese sempre più consistenza a partire dal 1760 l’interesse per l’esoterismo, dalla magia alla geometria sacra, alla kabbalah, con una caratterizzazione aristocratica di ispirazione vagamente cristiana. Le logge di Parigi, fin dal 1735 chiesero alla Gran Loggia d’Inghilterra il permesso di costituire una Gran Loggia Provinciale, che obbedisse a Londra. Il primo Gran Maestro della Gran Loggia di Francia fu il Conte di Clermont, il quale facilitò lo Scozzesismo. C’è chi ha visto in tutto ciò la longa manus dei Gesuiti, che si sarebbero infiltrati nelle logge, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, e avrebbero tentato di riconquistare vasti settori della cultura e della società, tentando di indebolire così la Massoneria Azzurra laica. Si posero quindi le premesse per la nascita delle due anime della Massoneria moderna: quella misticizzante degli Illuminati e quella politicamente impegnata».34

 

 

Una prima loggia francese.

La prima loggia francese pare sia stata istituita nella prima metà del XVIII secolo: «La prima loggia fu impiantata in Francia intorno al 1726 ad opera di alcuni cattolici inglesi in esilio (“Giacobiti”) ed assunse il nome di “Saint-Thomas”. Dobbiamo perciò supporre che all’inizio non avesse alcun carattere sovversivo. Tuttavia, a poco a poco, vi si infiltrarono degli elementi protestanti che finirono col prendere le redini e disperdere i membri cattolici».35

Inoltre: «Un esempio dell’origine massonica del club dei Giacobini ci viene da Tolosa. Il 6 maggio 1790 è fondato il Club littéraire et patriotique, che si trasforma nel club dei Giacobini. “Qui – scrive Taillefer – l’impronta della massoneria è irrecusabile”».36

Tra le tante “operazioni” attribuite o effettivamente compiute dalla Massoneria figura la Rivoluzione Francese e sull’argomento vi è una nutrita letteratura chiaramente spartita tra più correnti tanto a favore quanto contro.

Henry Joseph Delassus (Estaires 1836 – Sarnéon 1921) è ordinato sacerdote nel 1862 e ai primi del XX secolo diviene membro del Solidatium Pianum, organizzazione di cattolici integrali contro il modernismo, fondata da monsignor Umberto Benigni. A proposito della Massoneria e dell’organizzazione della rivoluzione in Francia scrive: «Tuttavia vi erano degli adepti fin dal 1782, i deputati delle logge che erano stati ammessi al segreto, al tempo dell’assemblea di Wilhelmsbad. I due più conosciuti, e che dovevano avere la parte più funesta erano Dietrich, sindaco di Strasburgo, e Mirabeau. Questi, incaricato d’una missione in Prussia dai Ministri di Luigi XVI, si legò intimamente con Weishaupt e si fece iniziare a Brunswick alla setta degli Illuminati, quantunque appartenesse da lungo tempo ad altre società segrete. Ritornato in Francia, egli illuminò Talleyrand ed altri colleghi della loggia Les Amis réunis. Egli introdusse eziandio i nuovi misteri nella loggia chiamata dei Philalèthes. I capi della congiura si occupavano allora principalmente della Germania. Mirabeau affermò loro che in Francia il terreno era mirabilmente preparato da Voltaire e dagli Enciclopedisti e che potevano mettersi all’opera con tutta sicurezza».37

Parlando del Grande Oriente in Francia Henry Joseph Delassus dice: «Il quadro della sua corrispondenza ci mostra, nell’anno 1787, non meno di 282 città che avevano, ciascuna, delle logge regolari sotto gli ordini di questo Grande Maestro [Weishaupt. N.d.A.]. Soltanto in Parigi, se ne contavano fin d’allora 81: ve ne erano 16 a Lione, 7 a Bordeaux, 5 a Nantes, 6 a Marsiglia, 10 a Montpellier, 10 a Tolosa, e quasi in ogni città un numero proporzionato alla popolazione. Le logge della Savoia, della Svizzera, del Belgio, della Prussia, della Russia, della Spagna, ricevevano dal medesimo centro le istruzioni necessarie alla loro cooperazione. In questo medesimo anno 1787, si contavano, dice Deschamps, secondo fonti storiche molto sicure, 703 logge in Francia, 623 in Germania, 525 in Inghilterra, 284 in Scozia, 227 in Irlanda, 192 in Danimarca, 79 in Olanda, 72 in Svizzera, 69 in Svezia, 145 in Russia, 9 in Turchia, 85 nell’America del Nord, 120 nei possedimenti d’oltre mare degli Stati europei. La parola di Luigi Blanc non è che troppo vera: “Alla vigilia della Rivoluzione francese, la framassoneria aveva preso uno sviluppo immenso: sparsa in tutta l’Europa, essa presentava dappertutto l’immagine d’una società fondata su princìpi contrari ai princìpi della società civile”».38

Si ricorda che la ricorrenza della presa della Bastiglia, avvenuta il 14 luglio 1789, è ancora oggi la principale festa nazionale francese.

 

 

 

Note

 

24 Gaspare de Luise, La Framassoneria e la Giovine Italia. Esame critico, Seconda Edizione, Tipografia e Libreria Poliglotta de propaganda fide, Roma 1866, pp. 195-196.

Cosa curiosa da ricordare: nel film di Mel Gibson del 1995, Braveheart (Cuore impavido), compare il conte Robert I Bruce, il quale tradisce il libero cittadino e patriota scozzese William Wallace, ma comunque successivamente conduce gli Scozzesi alla conquista della libertà. Dal punto di vista storico i Clan scozzesi sconfissero le truppe inglesi nella battaglia di Bannockburn (23 e 23 giugno 1314).

 

25 Nicholas Hagger, Il segreto dei Padri fondatori. La nascita degli Stati Uniti fra puritani, massoni e la creazione del Nuovo Ordine Mondiale, Arethusa Editore, Torino 2011, p. 130.

 

26 Ibidem, p. 131.

 

27 Ibidem, pp. 131-132.

 

28 Ibidem, pp. 132-133.

 

29 Ibidem, p. 155.

 

30 Giovanni Francesco Carpeoro, Dalla massoneria al terrorismo. Come alcune logge massoniche sono divenute deviate e come con i servizi segreti vogliono controllare il mondo, Revoluzione Edizioni, Orbassano 2016, p. 10.

 

31 Ivi.

 

32 Maurice Caillet, Ero massone, Edizioni Effedieffe, Proceno (Viterbo) 2013, p. 12.

 

33 Roberto Quarta, Roma massonica, Edizioni Mediterranee, Roma 2014, p. 11.

 

34 Ibidem, pp. 13-14.

 

35 Gian Pio Mattogno, La massoneria e la rivoluzione francese, Quaderni del Veltro XXVIII, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1990, p. 9.

 

36 Ibidem, pp. 82-83.

 

37 Henri Delassus, Il problema dell’ora presente. Antagonismo fra due civiltà, Volume I “Guerra alla civiltà cristiana”, Edizioni Effedieffe, Proceno 2014, p. 150.

 

38 Ibidem, pp. 151-152.

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