12 Maggio 2024
Fantascienza

L’immaginario gotico di Mary E. Wilkins – Francesco La Manno

Sappiamo che il fantastico è un modo di rappresentare il mondo che attraversa lo spazio e il tempo, che mescola molteplici generi letterari come il poema epico, la fiaba e il romanzo cavalleresco e nel quale vengono fatti comparire esseri mostruosi, o inquietanti, avvenimenti soprannaturali, o stati di delirio (1). Tra i vari generi dell’immaginario, il romanzo gotico è quello specifico filone in cui : «Una certa enfasi nel descrivere il terrificante, una frequente insistenza sulle ambientazioni arcaiche, un uso cospicuo del soprannaturale, la presenza di personaggi estremamente stereotipati e il tentativo di dispiegare e perfezionare le tecniche di suspense letteraria sono le più significati (2).» e dove «corruschi e suggestivi bagliori vennero sostituendosi alla claritas del classicismo; in un radicale mutamento dei valori culturali (difficile da definire, ma certo di enorme portata), il primitivo, il caotico, il selvaggio finirono per assumere un valore positivo in sé e per sé (3) .»

Massimo Scotti ha evidenziato che sebbene i precursori di questa branca di speculative fiction siano di origine anglosassone le suggestioni a cui si sono ispirati sono di natura latina, e ha avanzato pertanto l’ipotesi dell’esistenza di un gotico mediterraneo, affermando che: «Il Mediterraneo è gotico perché costruito attraverso lo sguardo, i desideri, le paure dei popoli a cui si deve il gotico; e il gotico è mediterraneo perché trova la sua espressione inquietante proprio tramite gli squisiti oggetti che ivi illustrano il passato e muovono le peregrinazioni del presente (4).»

Tra coloro che hanno contribuito a far conoscere maggiormente questo genere vi è stata Mary E. Wilkins (Randolph, 31 ottobre 1852 – Metuchen, 13 marzo 1930), sagace autrice americana nata da Warren Edward Wilkins ed Eleanor Lothorp, dotata di una non convenzionale motivazione personale per la scrittura e di una determinazione invidiabile. Insieme alla famiglia si trasferisce a Brattleboro dove si diploma al GlenwoodSeminary. A causa della prematura scomparsa dei genitori, per provvedere al proprio sostentamento Mary E. Wilkins è poi costretta a trovare un’occupazione come segretaria, che riesce a ottenere grazie ad alcune amicizie. Sebbene abbia subito un così grave lutto, la giovane non si perde d’animo, si tira su le maniche e oltre ad adempiere alla mansione lavorativa trova anche la lucidità mentale e il tempo per cimentarsi nella scrittura con egregi risultati. Dopo alcuni viaggi in Europa e negli Stati Uniti d’America, conosce Charles Manning Freeman, lo sposa esi trasferisce a Metuchen, anche se successivamente è costretta a chiedere la separazione perché il marito ha seri problemi di alcolismo.

Ebbene, la Black Dog, brillante e giovane casa editrice, ha pensato di riportare alla luce questa scrittrice e ha recentemente pubblicato Il vento nel cespuglio di rose, un’antologia di racconti dedicati al genere gotico che ha come leitmotiv l’alacre lavoro svolto dalle donne americane allo scopo di mantenere un’indipendenza economica comepuredi salvaguardare la propria identità e pertanto di emanciparsi, in un’epoca e in un territorio assai aspro come quello della frontiera.
Veniamo all’opera.

Ne Il vento nel cespuglio di rose (The Wind in the Rose-Bush, 1902) ci viene presentata la vicenda di Rebecca Flint che si reca aFord Village per incontrare la nipote orfana (figlia della sorella ormai deceduta), scoprendo che Agnes, l’attuale matrigna, impartisce alla giovaneun’educazione eccessivamente permissiva, del tutto fuori luogo per il costume sociale dell’epoca. Come se non bastasse, la protagonista resta sgomenta anche per il fatto di doversi rapportare con alcuni spettri.

La tradizione celtica conosce queste creature soprannaturali, che possono manifestarsi sia con buone che con cattive intenzioni anche se generalmente si ritiene che non sia consigliabile conferire con loro (5). Tra i fantasmi che ritornano su questo piano dell’esistenza vi sono anche le donne decedute per il parto. Questa credenza è presente anche in Siberia, dove gli spettri afferrano il collo dei neonati lasciando un segno indelebile, ma procurano anche orribili malattie a coloro che ingeriscono cibi toccati da loro (6) . Sotto un profilo meramente psicanalitico, questi esseri hanno la funzione di simboleggiare la paura verso gli esseri dell’Aldilà e di rispingere una realtà temuta (7).

In Luella Miller (Luella Miller, 1902), apprendiamo la tragica storia della protagonista omonima che, sebbene deceduta ormai da anni, continua a suscitare sgomento nella popolazione locale. Nella fattispecie: «I giovani rimanevano impietriti dal terrore quando passavano davanti alla vecchia casa, e i bambini non giocavano mai nei dintorni come facevano di solito vicino alle case sfitte (8) .» La fama di Luella è da attribuire a una circostanza assai strana: durante la sua vita tutti coloro che hanno diviso con lei la stessa dimora, siano che si trattasse di mariti o di semplici amiche, sono morti nell’arco di pochi mesi. È evidente pertanto che la donna era un vampiro che suggeva biecamente il sangue delle proprie vittime sino a condurle all’oblio. Tale mostro è conosciuto fin dall’antica Grecia dove infestava molte città, prediligendo le isole del Mare Egeo e in particolare Santorino, considerata la dimora di tali esseri (9). Più recentemente se ne è avuta memoria nel folklore dell’Europa orientale, e in particolare nei Balcani, dove si è registrata un’epidemia di “sedicenti casi” tra il 1730 e il 1735 (10) .

In ogni modo, l’acme del terrore si raggiunge ne Il terreno abbandonato (The VacantLot, 1902) dove facciamo la conoscenza della famiglia Townsend, i cui antenati avevano fondato una locanda che aveva loro consentito di accumulare enormi ricchezze. A seguito della dipartita di un parente e della conseguente lauta eredità, i Townsend decidono di vendere l’attività commerciale e di acquistare a buon mercato un appartamento a Boston. Una volta giunti nella loro nuova dimora si trovano tuttavia a convivere con una serie di fatti difficilmente spiegabili in maniera razionale eche creano orrore, come quando: «I quadri nella stanza della signora Townsend caddero dalle pareti. Ma non finiva qui; ogni specchio della casa si ruppe simultaneamente (11).» e poi: «lentamente entrò quell’orribile gruppo nero di sagome che avevano visto nel pomeriggio […] Il gruppo di persone attraversò la stanza, i loro volti scintillavano con biancore cadaverico, i loro indumenti neri ondeggiavano e si ripiegavano. Avevano appena varcato la soglia della morte, o almeno così sembrava agli occhi terrorizzati di chi li guardava (12).»

Se la paura è il sentimento più forte che impregna l’animo umano e la descrizione di essa, senza cadere nel banale, è appannaggio esclusivo dei grandi autori, allora Il vento nel cespuglio di rose conquista le guglie più elevate dell’orrore e Mary E. Wilkins rientra nel gotha dei grandi autori dell’immaginario.

 

Note:

1 – Cfr. Lucilla Sergiacomo, L’assoluta libertà del fantastico. Un viaggio nella fantasia da Omero a Calvino, Odoya, Bologna, 2018, p. 9.
2 – Riccardo Reim, Introduzione, in AA VV, I grandi romanzi gotici, Newton Compton, Roma, 2011, edizione digitale, cit.
3 – Ibidem.
4 – Massimo Scotti, Gotico Mediterraneo, Diabasis, Reggio Emilia, 2007, cit. p. 11.
5 – Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 979.
6 – Ibidem.
7 – Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 980.
8 – Mary Eleanor Wilkins Freeman, Luella Miller, in Mary Eleanor Wilkins Freeman, Il vento nel cespuglio di rose, Black Dog, 2019, cit. p. 75
9 – Cfr. Giorgio Ieranò, Demoni, mostri e prodigi. L’irrazionale e il fantastico nel mondo antico, Sonzogno, Venezia, 2017, edizione digitale.
10 – AA VV, Arcana, Sugar Editore, Milano, 1969, p. 666.
11 – Mary Eleanor Wilkins Freeman, Il terreno abbandonato, in Mary Eleanor Wilkins Freeman, Il vento nel cespuglio di rose, Black Dog, 2019, cit. p. 149.
12 – Mary Eleanor Wilkins Freeman, Il terreno abbandonato, in Mary Eleanor Wilkins Freeman, Il vento nel cespuglio di rose, Black Dog, 2019, cit. p. 156.

Francesco La Manno

 

4 Comments

  • Primula Nera 9 Agosto 2019

    Grazie per questa ottima segnalazione ; di questa giovanissima casa editrice avevo letto in questi giorni anche la sua splendida recensione a “The House of the Wolfings” di William Morris. Il decennio che sta volgendo al termine è stato veramente molto fruttuoso per la diffusione della letteratura fantastica in Italia,con la nascita di una serie di eccellenti case editrici : Hypnos,Dagon press,Providence press,etc,ed ora anche la Black dog.

  • Stefano 9 Agosto 2019

    William Morris è incredibilmente uno degli autori più sottovalutati del secolo XIX, interessante questa edizione italiana di “The House of the Wolfings”, l’acquisterò sicuramente… Un saluto Primula Nera..

  • Primula Nera 9 Agosto 2019

    Ciao Stefano,d’accordissimo con te su William Mortis,”the house of the wolfings” l’ho ordinato giusto oggi,ma anche il libro della Wilkins lo comperò a breve.

    • Primula Nera 9 Agosto 2019

      William Morris…

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