14 Maggio 2024
Società

La versione di Larry – Roberto Pecchioli

Non c’è dubbio che uno degli uomini più potenti del globo sia Larry Fink, presidente e direttore esecutivo di Black Rock, il più grande fondo d’investimento del mondo, le cui partecipazioni nelle maggiori entità finanziarie e industriali del pianeta sfiorano i diecimila miliardi di dollari, cinque volte il PIL italiano. La sua ruvida franchezza permette di comprendere i veri moventi del livello più elevato del potere. La lettera annuale che Fink rivolge agli investitori di Black Rock è attesa come un oracolo, influenza i mercati finanziari e orienta – o mette in crisi – gli investimenti, l’industria, le borse. È indubbiamente più autorevole di gran parte dei leader politici mondiali. Sostanzialmente, è il padrone della sfortunata Ucraina, di cui ha rilevato a prezzi di saldo gran parte dell’economia. Sarà l’attore protagonista, a guerra finita, della ricostruzione del paese e la sua volontà ha un forte impatto sulle scelte americane nello scenario ucraino. Ogni sua parola, ogni singolo intervento pubblico ha un rilievo che oltrepassa l’ambito economico e finanziario.

La versione di Larry – per parafrasare il titolo del fortunato romanzo di Mordecai Richler La versione di Barney – va dunque ascoltata e meditata. Idee, idiosincrasie, previsioni del settantaduenne ebreo californiano influiscono direttamente sulla nostra vita. Gran finanziatore del partito democratico Usa, è uno dei sostenitori delle nuove idee woke della cultura dominante americana, il radicalismo “risvegliato”, concretizzato nell’agenda ESG (Environmental, Social, Governance), diventata fattore decisivo, obbligo extra economico delle imprese occidentali. Per i sostenitori, la certificazione relativa – in assenza della quale è assai difficile ottenere crediti, accedere al sistema di comunicazione, entrare nei salotti buoni finanziari, competere sui mercati – è la prova di meccanismi virtuosi legati alla tutela ambientale, alla biodiversità, alla riduzione delle emissioni di CO2 (E); di criteri “sociali” relativi al benessere dei lavoratori (S); delle scelte “etiche” e politiche aziendali (G). Nei fatti, si tratta di ancorare – costringere – le aziende ad assumere i pregiudizi ideologici della nuova cultura “risvegliata” in ogni ambito: quote razziali e di genere per dipendenti, dirigenti, per le minoranze sessuali LGBT, adesione a tutte le manie del neo-progressismo americano.

Larry si vanta apertamente di obbligare le aziende in cui investe Black Rock (quasi tutte le principali entità economiche, finanziarie e industriali d’Occidente) a seguire quelle indicazioni ideologiche. Viene meno la sorpresa per certi contenuti pubblicitari, per politiche aziendali incomprensibili in termini economici: nelle stanze dei bottoni, i grandi CEO, le fondazioni dei miliardari, i vertici fintech così vogliono. Capitalismo woke. È sempre più chiaro che l’agenda globalista, nelle sue declinazioni ideologiche e “societali”, viene imposta non dall’egemonia culturale progressista (gli esecutori), ma dal piano alto dell’oligarchia dei padroni di tutto (i mandanti). Lo scopo non è l’arricchimento: possiedono tutto, il denaro è creato dal nulla dal sistema bancario, che afferma di prestarlo agli Stati spogliati della sovranità monetaria al tasso d’ interesse da esso stesso deciso. Il grande inganno del debito più l’imposizione di un’agenda metapolitica e culturale ideologicamente orientata hanno per scopo il dominio su un’umanità ridotta a esercito di marionette i cui fili sono tirati dall’alto.

Perciò è tanto importante la versione di Larry, seduto sul trono della montagna di asset amministrati. Sconvolgenti, per le enormi conseguenze che ne derivano, sono le dichiarazioni rese da Fink nell’ intervento pronunciato durante la recente riunione speciale del Forum Economico Mondiale dedicata a Collaborazione Globale, Crescita e Sviluppo Energetico. Superfluo rammentare che Black Rock è tra i finanziatori del Forum di Davos, creazione elitaria della Fondazione Rockefeller e di Henry Kissinger: la privatizzazione del potere che sovrasta Stati nazionali e volontà dei popoli. La versione di Larry – l’ordine di servizio impartito ai governi, alle imprese fintech, all’industria culturale e di riflesso ai popoli – è che la diminuzione della popolazione “è la condizione migliore per la sostituzione degli esseri umani con le macchine.” I paesi che soffrono la denatalità, osserva, sono quelli a cui è più facile imporre la volontà di lorsignori. Ovvio: sono stati resi esausti. “I paesi sviluppati con popolazione che diminuisce ogni giorno saranno i meglio preparati per i problemi sociali derivati dalla sostituzione dell’uomo con la macchina.” Sopravvento programmato dell’artificiale sul naturale, degli apparati sulle persone.

Bontà sua, la versione di Larry ammette la possibilità di problemi sociali. Si determinerà una divisione “tra i paesi sviluppati che hanno una base e un’istruzione” e quelli “con popolazione in crescita ma poca istruzione. “Secondo il dirigente globalista i paesi in declino demografico saranno i “grandi vincitori” in termini di qualità della vita, poiché disporranno di tutte le tecnologie per aumentare la produttività e elevare il livello di vita”. Falso: vincenti sono i membri delle oligarchie, l’uno per cento padrone di tutto, più i ceti (tecnologici, accademici, militari, culturali, politici) di supporto, non certo la maggioranza della popolazione. “Eravamo soliti pensare che la diminuzione della popolazione è una causa di crescita negativa. Tuttavia, dopo le mie conversazioni con i leader dei grandi paesi sviluppati con politiche di immigrazione xenofobe, vedo che questi paesi svilupperanno rapidamente la robotica, l’Intelligenza Artificiale e la tecnologia”, ha aggiunto Larry, omettendo di dire che quelli sono gli ordini da egli stesso impartiti.

Falsa è l’affermazione iniziale: il numero non è sempre potenza, ma calo demografico significa impoverimento economico, oltreché perdita di specifiche civiltà, esaurimento di energie vitali, saperi e memoria. Sino a un certo punto, il sistema riesce a drogare l’economia pompando i consumi per evitare il crollo, con tutte le conseguenze ambientali, civili, sociali e comportamentali che conosciamo. Se non è possibile sostituire le vecchie generazioni con nuovi nati, non resta che ricorrere alla massiccia immigrazione per evitare il rapido degrado della società. E’ quello che stiamo sperimentando in Europa e nell’ Estremo Oriente occidentalizzato (Giappone, Corea del Sud), ma a lorsignori non basta. L’obiettivo è un altro e Fink lo comunica senza giri di parole. Non la semplice sostituzione etnica – sempre di fastidiose masse umane si tratta – ma il rimpiazzo degli umani con le macchine.

Il messaggio di Larry è lampante e ha varie sfaccettature. Innanzitutto, comunica che il progetto di sostituzione degli uomini con le macchine esiste, è organizzato e proviene dall’alto. Basta nascite. L’agenda malthusiana è in atto ed è voluta dalla “razza padrona” di cui Fink è un esponente di punta. Ecco chi dirige la nuova cultura sterile dei popoli “sviluppati”, travolti da egoismo, consumo compulsivo, rifiuto delle responsabilità, ansia di autorealizzazione e ricchezza, desiderio trasformato in diritto e poi dipendenza. Sempre gli stessi sono i promotori – ed ufficiali pagatori – delle teorie gender e dell’universo LGBTQI+: sterilità programmata con propaganda ossessiva di “orientamenti sessuali” che non determinano nuove vite. Altrettanto evidente è il collegamento con l’abortismo declinato come diritto universale, in alcune aree (ad esempio in Argentina) accompagnato da campagne di sterilizzazione massiva. La vita non fa parte dell’agenda di Davos. La versione di Larry ha il merito di dirlo con chiarezza, peggio per noi se non sappiamo ascoltare.

Non basta: le modifiche antropologiche, i capovolgimenti dei modelli esistenziali richiedono tempo. Ma i Signori hanno fretta. Sanno di dover morire anche loro, i progetti transumani che vagheggiano non sono ancora pienamente realizzabili. Pensiamo alla “singolarità” sognata da Ray Kurzweil, guru di Google, l’incontro tra genetica, nanotecnologie e Intelligenza Artificiale, che nei piani dovrebbe condurre all’ immortalità faustiana a cui aspirano con angoscia mal dissimulata. Non è per domani, neppure per il fatidico 2030 della sinistra agenda globalista. Devono smaltire le eccedenze umane. Via libera quindi all’eutanasia, la morte a richiesta per malati, disabili, depressi, poveri, l’imperio sulla vita di un grumo di sociopatici. Ben poco casualmente, hanno ridato voce ai tamburi di guerra, un metodo antico, assai efficace per ridurre la popolazione e risolvere crisi economiche e sociali. Il pericolo, tuttavia, è grande. Gli armamenti atomici potrebbero distruggere tutto, anche loro. Meglio, per sfoltire l’umanità, virus, pandemie, droga, rifiuto dell’accoglienza della vita, sessualità sterile.

Contemporaneamente, diffondono il culto per la scienza (in realtà per la tecnica) soluzione di ogni problema. Affascinati dalla macchina, conquistati dall’artificiale, i trans-uomini accoglieranno di buon grado le macchine padrone, persuasi di dominarle, o almeno di servirsene. Non capiscono – questa parte della narrazione è mantenuta confusa – che l’obiettivo è l’egemonia degli apparati artificiali (posseduti e controllati dall’Iperclasse) volto alla sostituzione, ovvero al superamento, dell’ex homo sapiens. L’uomo non è più antiquato (G. Anders) ma obsoleto, inservibile. Va smaltito oppure – per gli Illuminati e i ceti di servizio – “aumentato” nell’interazione con la macchina, destinata a prevalere sino a prendere il posto degli umani. Questa è la versione di Larry e la volontà della cupola. Popoli invecchiati, deprivati del pensiero critico, infiacchiti dalle dipendenze, ansiosi di “diritti” e piaceri effimeri, accoglieranno con gioia l’ibridazione con la macchina, i chip, i robot.

L’altra informazione contenuta nelle dichiarazioni di Fink è che le macchine – computer quantici, robot, apparecchi elettronici inseriti nel corpo comandati a distanza – non richiedono una grande quantità di umani. A parte l’iperclasse – per la quale il ventriloquo globalista Yuval Harari prevede la costruzione di un’arca, il salvataggio in un mondo a parte, – l’apartheid oligarchico – il resto di noi avrà due destini complementari: lo smaltimento, la diminuzione controllata della popolazione con i metodi descritti, oppure la condizione di appendici dipendenti dalla macchina, controllate, dirette, sorvegliate da remoto. L’identità digitale – riduzione dell’uomo a codice – serve egregiamente allo scopo. I superstiti, privati nel frattempo del diritto di usare il proprio denaro dalla moneta elettronica, difficilmente impiegabili nelle attività assegnate ai robot multifunzione, resi docili dal ricatto permanente, vivranno di un modesto reddito universale, distribuito in forma elettronica, utilizzabile nei modi, nei tempi e per i consumi preordinati, pena il blocco dei pagamenti. Non avrai nulla e sarai felice, hanno detto a Davos in singolare coincidenza con l’inizio della pandemia. Felici come l’animale sfamato. Intanto l’Intelligenza Artificiale è già qui. Strano non rendersi conto, in attesa di nuovi miracoli dell’automazione cibernetica, che gli algoritmi che la regolano, la sapienza che possiedono e dispensano, sono introdotti nella memoria da chi comanda la tecnologia.

La sostituzione è incompatibile con un’elevata popolazione umana: bastano loro, i Superiori. L’oligarchia ha estratto quasi tutto dai sudditi: ci ha usato, adesso ci getta. L’annuncio dell’uomo transuma sostituito dalla macchina – fungibile, quindi inutile – non è percepito nella sua tremenda estensione. Al contrario, molti applaudono la liberazione da alcune incombenze. L’inutile, oggetto o essere umano, diventa inevitabilmente un rifiuto da eliminare. Nella realtà, suicidio assistito della “vecchia” umanità, gaia morte. Opportunità, progresso, produttività, grande passo avanti della civiltà postumana nella versione di Larry. Affrettiamoci a scegliere la narrazione che preferiamo, o la macchina teleguidata deciderà al nostro posto.

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