8 Maggio 2024
Cultura Politica

HPL poeta politico: una guida tascabile – 10^ parte – Francesco G. Manetti

10^ parte – Largo al fantastico: 1926 – 1929

Con la decima puntata della nostra “guida tascabile” al Lovecraft “poeta politico” ci avviciniamo alla fine del percorso: in questo scorcio di anni il Sognatore di Providence si indirizza sempre più verso le tematiche fantastiche, horror, fantascientifiche e weird (anche se non mancano, come vedremo, momenti di riflessione politico-sociale). Sono del 1929 piccoli capolavori del brivido come The Wood, The Outpost e The Ancient Track (componimento che presta il titolo alla raccolta completa delle poesie di HPL curata da S. T. Joshi). Dello stesso anno è il celeberrimo Fungi from Yuggoth, un ciclo di 36 sonetti per un totale di 504 versi, dove i canoni di quella che sarà la narrativa lovecraftiana in prosa degli anni ‘30 sono già tutti presenti (antichi esseri alieni simili a dei, libri maledetti, lingue ignote, sepolcri inesplorati, razze ibride, mostri demoniaci, popoli degenerati, pianeti sconosciuti, sogni che diventano realtà, città perdute, geometrie impossibili, terre esotiche, luoghi di un New England immaginario, etc.); è qui che infatti debutta la spaventosa Innsmouth, The ancient leprous town where mongrel throngs / Chant to strange gods… (“L’antica città dei lebbrosi dove le moltitudini di mezzosangue / Invocano strani dei…); Lovecraft plasma queste genti de-evolute come metafora del melting pot razziale americano, cosa che lui vedeva come un abominio assoluto. Fungi from Yuggoth è sicuramente il componimento poetico più celebre e celebrato di HPL ed è quello di cui più materiale originale (lettere, manoscritti, bozze, cartoline con citazioni, etc., il tutto conservato presso la biblioteca della Brown University di Providence) è giunto fino ai nostri tempi.

Manoscritto originale di “Fungi from Yuggoth”

61. In Memoriam: Oscar Incoul Verelst of Manhattan (In memoria di Oscar Incoul Verelst di Manhattan), 1926

Lo spunto per questa brevissima poesia è veramente minimo: Oscar era un gatto appartenuto a un vicino di George Kirk (scrittore e librario, amico e collega di Lovecraft nel Kalem Club di New York, circolo che riuniva letterati della stampa amatoriale) che venne investito da un’automobile a Manhattan. HPL “usa” questa morte (di un ben preciso animale, il gatto, che adorava particolarmente) come pretesto per un’invettiva contro il mondo moderno (che, a differenza dei gatti, Lovecraft odiava):

Damn’d be this harsh mechanick Age

That whirls us fast and faster,

And swallows with Sabazian Rage

Nine Lives in one Disaster.

(Sia dannata questa arida epoca meccanica

Che ci fa vorticare sempre più velocemente,

E inghiotte con rabbia sabazianica

Nove vite con un solo incidente.)

62. On Cheating the Post Office (Beffarsi dell’ufficio postale), 1927

Poemetto lampo che rivela lo spirito anarchico di Lovecraft contro il potere costituito. Lo scrittore – che non navigava nell’oro – riuscì in qualche modo a “riciclare” una busta affrancata, aprendola col vapore, e a rimandarla indietro al mittente senza spendere nulla in francobolli, inserendo nel plico una cartolina sulla quale era vergata la poesia qui in oggetto:

The law, despite its show of awe, a soft thing to infract is,

And crime, mere theory in its time, too soon is put in practice!

(La legge, pur facendo da spauracchio, è facile da infrangere,

E il crimine, a suo tempo mera teoria, ben presto è messo in pratica!)

Da notare come il titolo sia stato “creato” da S. T. Joshi per il volume The ancient track.

Manoscritto originale di “To a Sophisticated Young Gentleman”

63. To a Sophisticated Young Gentleman (A un giovane e sofisticato gentiluomo), 1928

Poema satirico antimodernista che accompagnava Dalla parte di Swan, primo tomo della saga di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto, libro che HPL aveva regalato per Natale al suo amico Frank Belknap Long. Si tratta dell’unica poesia lovecraftiana nota del 1928. S. T. Joshi la considera “un’opera deliziosa” e così commenta (nella biografia I am Providence): Lovecraft rivela una considerevole familiarità con i fenomeni letterari contemporanei, sia di livello popolare che elevato; eppure queste citazioni sono racchiuse in un delizioso pastiche – o parodia – dell’idioma del diciottesimo secolo. “Familiarità” non significa certo “apprezzamento”. Come in altre poesie di questo tenore (ricordiamo Plaster-all e Waste paper del 1922) Lovecraft si scaglia contro gli scrittori più arditi del ‘900, contro gli esegeti delle metropoli (evocando la confusione motoristica e luminosa di New York, cattedrale di cemento), contro le perversioni del linguaggio e ogni genere di avanguardia – modernista, cubista o futurista che fosse; viene per esempio citato lo scrittore americano Edward Estlin Cummings, che si rifiutava di usare correttamente la punteggiatura e di inserire le lettere maiuscole nei suoi testi, tanto che questo autore è più noto come e. e. cummings – con il nome tutto in minuscolo (si trattava invece di colui che Ezra Pound considerava uno dei massimi autori del XX secolo, con il suo Eimi, insieme all’irlandese Joyce e Ulisse e al britannico Lewis con Le scimmie di Dio); viene nuovamente sbertucciato T. S. Eliot con l’imprecazione Gods of the Waste Land!, ma è il Dublinese a essere preso di mira nella maniera più violenta:

Here Joyce appears with Odysseys demure,

His prose a junk-pile, and his mind a sewer.

(Ecco che appare Joyce con la sua modesta Odissea,

La sua prosa è un mucchio di spazzatura e la sua mente è una fogna.)

64. The Wood (Il bosco), 1929

Poesia che, seppur appartenente al filone fantastico secondo la saggistica più accreditata, rivela l’insofferenza provata da Lovecraft per le metropoli, acuita dal sofferto periodo newyorkese. Un antico bosco viene tagliato per costruire una città di vizio e lussuria, torreggiante di freddo marmo, irta di cupole e pinnacoli, rilucente di cristallo. Nessuno ricordava più il bosco che era stato ricoperto dall’opera dell’uomo, finché non cadde su quel paese una maledizione:

Forests may fall, but not the dusk they shield;

So on the spot where that proud city stood,

The shuddering dawn no single stone revealed,

But fled the blackness of a primal wood.

(Le foreste possono anche cadere, ma non il crepuscolo che preservano;

Così sul luogo dove sorgeva quell’orgogliosa città,

La flebile alba seguente non illuminò alcuna pietra,

Ma fuggì dall’oscurità di un bosco primordiale.)

65. An Epistle to Rt. Hon.ble Maurice Winter Moe, Esq. Of Zythopolis, in the Northwest Territory of HIS MAJESTY’S American Dominion (Epistola all’Es. On. Cav, Maurice Winter Moe di Zythopolis, nei Territori del Nord Ovest dei Domini Americani di SUA MAESTA’), 1929

Lungo poema dedicato agli studenti della classe del 1904 dell’Università del Wisconsin; il componimento doveva essere pubblicato su un libretto celebrante la venticinquesima rimpatriata annuale della classe ed è ricchissimo di riferimenti alla cultura, alla scienza, alla politica e alla geopolitica dei primi del secolo. Vengono per esempio citati il presidente Theodore Roosevelt per la sua battaglia, a suon di leggi, contro i monopoli che portò alla fine della Standard Oil (Lovecraft oddiava i trust e le concentrazioni economiche); Albert Einstein, nell’anno che precedette l’esposizione della Teoria della Relatività; le strisce di Buster Brown e soprattutto di Yellow Kid, considerato il primo fumetto moderno della storia; l’inizio della guerra russo-giapponese; etc. Nel titolo del poema Milwaukee (la città del Wisconsin dove abitava l’amico Maurice Moe) veniva definita Zythopolis, una sorta di neologismo greco per “Città della Birra” (e infatti ancora oggi Milwaukee è soprannominata Brew o Beer City, per i suoi numerosi e anche antichi birrifici), sita nei Territori del Nordovest dei Domini Americani di Sua Maestà Britannica – l’unica autorità politico/morale che Lovecraft riconosceva.

66. Lines upon the Magnates of the Pulp (Versi dedicati ai magnati della stampa popolare), 1929

Colorita invettiva contro gli scrittori e gli editori della stampa popolare, che lavorano unicamente su commissione e per andare incontro ai vili gusti del popolino, avendo come unico obbiettivo il profitto. La situazione presente viene contrapposta da Lovecraft a una più cristallina, onesta e morale situazione passata:

In former times our letter’d brethren sought

To starve their bodies while they fed their thought;

Unaw’d by wealth, unbought by luxury,

They own’d their brains, and scorn’d the slaver’s fee.

(Nei tempi andati i nostri fratelli letterati preferivano

Morir di fame per nutrire la loro mente;

Incuranti della salute, incorruttibili dal lusso,

Erano padroni del loro cervello e disprezzavano la mercede dello schiavo.)

Adesso, dice HPL, “si riempiono la pancia e vendono l’anima” e a loro non interessa più cosa dovranno scrivere a comando del loro padrone; l’importante per loro è avere il borsellino pieno anche se i loro veri desideri di uomini liberi sprofondano “in una vischiosa palude di servili escrementi”.

Prima edizione di “The East India Brick Row”

67. The East India Brick Row (La “fila di mattoni” della East India), 1929

Poesia assimilabile a The Wood: si tratta di uno struggente appello in versi, dal piglio anti-moderno, contro la distruzione di certi magazzini presenti a Providence fin dai primi decenni del diciannovesimo secolo, costruiti dalla Compagnia delle Indie; qui arrivavano merci da tutto il mondo e, secondo Lovecraft, erano simboli del modo di pensare e di vivere del vecchio New England. Non a caso l’intestazione del componimento specifica: Vecchi magazzini in South-Water Street, Providence, che rischiano di essere demoliti nel nome del “progresso” estetico.

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Riferimenti al mondo passato nostalgicamente rimpianto, all’Europa antica, alla mitologia greco-latina, e così via, si trovano in altri componimenti del periodo: Hedone, nel quale, come scrive S.T. Joshi, HPL mette in contrapposizione la vita di Catullo e quella di Virgilio, enfatizzando la superiorità della tranquillità mentale sul piacere sessuale; Ave atque vale, in memoria di Jonathan E. Hoag, poeta e conoscente di HPL (che aveva scritto la prefazione a una raccolta di poesie pubblicata privatamente da Hoag nel 1923), deceduto nel 1927 alla veneranda età di 96 anni; etc.

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