12 Aprile 2024
Ārya Tradizione

La Bhagavadgītā sull’uomo moderno – a cura di Riccardo Tennenini

La Bhagavadgītā sull’uomo moderno

Gli uomini demoniaci (1) non conoscono né l’azione e né l’inazione (2); in loro non si trova né la purezza (3) né la buona condotta né la sincerità.

Essi dicono: “ L’universo è illusorio, senza fondamento, senza un Signore(4); esso nasce dall’amplesso ed è determinato soltanto dalla libine”.

Mantenendo tale concezione, queste creature traviate, la cui mente è limitata, capaci di azioni crudeli, si ergono come nemici del mondo per la sua distruzione.

Colmi di desideri insaziabili, pieni di ipocrisia, orgoglio e arroganza, concependo a causa dell’illusione, pensieri insani, essi agiscono con propositi profani; Dedicandosi ad atti smisurati che hanno termine soltanto con la morte, avendo come massima aspirazione il godimento dei sensi, convinti che ciò sia tutto; Legati da mille vincoli di attesa, succubi della libidine e dell’ira, per soddisfare i loro sensi cercano di procurarsi ingenti ricchezze con mezzi illeciti.

“Oggi ho ottenuto questo; quest’altro lo soddisferò; questa ricchezza è mia, e quest’altra sarà mia in futuro”.

“Ho ucciso quel nemico, e ne ucciderò ancora altri. Io sono un signore, io godo, io ho successo, io sono forte e sano”.

“Sono ricco e nobile. Chi mi è pari? Sacrificherò, donerò, festeggerò”. Illusi dall’ignoranza,

Confusi da molte fantasticherie, caduti nella trappola dell’illusione, dediti alla gratificazione della libidine, essi cadono in un inferno impuro.

Pieni di sé, presuntuosi, superbi e intossicati dalle loro ricchezze, compiono con ipocrisia sacrifici soltanto di nome, senza rispetto delle regole.

Schiavi del senso dell’”Io”(5) della prepotenza, della superbia, della libidine e dell’ira, questi individui malvagi odiano Me (Krishna) nei loro corpi  e in quelli altrui.

Questi esseri crudeli e pieni di odio, i peggiori fra gli uomini, questi individui malvagi, Io li scaravento sempre, da un mondo all’altro, solamente nei grembi dei demoni.

Entrando in grembi demoniaci (6), questi individui vittime dell’illusione, nascita dopo nascita, senza mai arrivare a Me, o figlio di Kunti, raggiungono lo stadio inferiore.

Sono tre le porte dell’inferno, che distruggono il sé(7): libidine, ira e cupidigia. Perciò bisogna abbandonarle tutte e tre.

Chi è libero da esse, dalle tre porte della tenebra, o figlio di Kunti rende un beneficio al sé e raggiunge così la Meta Suprema (8).

Chi, trascurando i precetti scritturali, agisce sotto impulso del desiderio, non raggiunge né la perfezione né la felicità né la Meta Suprema.

Perciò, le scritture siano la tua autorità nel decidere cosa va fatto e cosa non va fatto. Ora devi conoscere e portare a compimento il tuo dovere contenuto nelle norme scritturali.

 

Note:

 

1)     Per demoniaco si intende l’uomo profano del Kali Yuga iniziato con la morte fisica di Krishna avvenuta, secondo il Surya Siddhanta, il 18 febbraio 3102 a.C. Durerà 432.000 anni, concludendosi nel 428.899 d.C.: Kalki, decimo e ultimo avatara di Viṣṇu, apparirà in quell’anno, a cavallo di un destriero bianco e con una spada fiammeggiante con cui dissiperà la malvagità;

2)     Precetto fondamentale su cui si basa tutta la filosofia della  Bhagavadgītā;

3)     Leggere: caste e la tripartizione indoeuropea pubblicato su Ereticamente;

4)     Può essere riferita tutti quei fisici, astrofisici, astrofisici che tramite equazioni algebriche volevano mostrare l’inesistenza di Dio;

5)     Il complesso degli elementi fisici che caratterizzano il singolo;

6)     Nel senso che la loro anima trasmigra in corpi  di animali senza mai raggiungere Brahmā;

7)     L’insieme di caratteristiche proprie, non fisiche che costituiscono l’integrità dell’individuo:

8)     Mokṣa.

 

 

Bhagavadgītā sedicesimo discorso a cura di Riccardo Tennenini

2 Comments

  • Daniele Bettini 3 Gennaio 2023

    https://www.centrostudilaruna.it/considerazioni-sulla-datazione-del-kali-yuga.html

    Gli astronomi e gli astrologi che compilano gli almanacchi, essendo stati fuorviati dalle annotazioni errate di alcuni studiosi di sanscrito (ad esempio Kulluka Bhatta) vissuti nell’oscura età del Kali Yuga (8), sostengono che la durata di tale yuga sia di 432.000 anni, che fino ad oggi (1894 d.C.) siano trascorsi soltanto 4.994 anni dal suo inizio e che ne debbano passare ancora 427.006. Una cupa prospettiva, fortunatamente inesatta! L’errore si insinuò per la prima volta negli almanacchi sotto il regno del Rāja Parikshit, proprio al termine della fase discendente dell’ultimo Dvāpara Yuga. In quegli anni il Mahārāj Yudhiṣṭhira, rilevando che era iniziato l’oscuro Kali Yuga (9), abdicò in favore del nipote, il Rāja Parikshit; poi, insieme a tutti i saggi che vivevano alla sua corte, si ritirò sulle montagne dell’Himalaya, il paradiso del mondo. Così alla corte del Rāja Parikshit non rimase più nessuno che fosse in grado di comprendere esattamente il principio secondo il quale si doveva calcolare la durata dei vari Yuga. Quindi, al termine dei 2.400 anni del Dvāpara Yuga allora in corso, nessuno ebbe il coraggio di dichiararne ufficialmente il termine e di affermare che si era entrati nel primo anno dell’oscuro Kali Yuga» (10).

  • Daniele Bettini 3 Gennaio 2023

    https://www.centrostudilaruna.it/considerazioni-sulla-datazione-del-kali-yuga.html

    Gli astronomi e gli astrologi che compilano gli almanacchi, essendo stati fuorviati dalle annotazioni errate di alcuni studiosi di sanscrito (ad esempio Kulluka Bhatta) vissuti nell’oscura età del Kali Yuga (8), sostengono che la durata di tale yuga sia di 432.000 anni, che fino ad oggi (1894 d.C.) siano trascorsi soltanto 4.994 anni dal suo inizio e che ne debbano passare ancora 427.006. Una cupa prospettiva, fortunatamente inesatta! L’errore si insinuò per la prima volta negli almanacchi sotto il regno del Rāja Parikshit, proprio al termine della fase discendente dell’ultimo Dvāpara Yuga. In quegli anni il Mahārāj Yudhiṣṭhira, rilevando che era iniziato l’oscuro Kali Yuga (9), abdicò in favore del nipote, il Rāja Parikshit; poi, insieme a tutti i saggi che vivevano alla sua corte, si ritirò sulle montagne dell’Himalaya, il paradiso del mondo. Così alla corte del Rāja Parikshit non rimase più nessuno che fosse in grado di comprendere esattamente il principio secondo il quale si doveva calcolare la durata dei vari Yuga. Quindi, al termine dei 2.400 anni del Dvāpara Yuga allora in corso, nessuno ebbe il coraggio di dichiararne ufficialmente il termine e di affermare che si era entrati nel primo anno dell’oscuro Kali Yuga» (10).

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