10 Aprile 2024
Fumetto d'Autore

FUMETTO & FASCISMO – ULTIMI FUOCHI (Le avventure di Romano, 8a e ultima parte – Il siluro umano, Caposaldo “P” e Romano nel Tibet)

di Francesco G. Manetti

Come vi avevamo anticipato alla fine della scorsa parte, nella quale avevamo trattato l’avventura intitolata Verso: A.O.I., questo intervento è l’ultimo che “EreticaMente” dedica alla saga di “Romano il Legionario”: ci sono voluti quasi tre anni per completare l’opera, visto che avevamo iniziato questo appassionante excursus in una delle più grandi realizzazioni del fumetto nell’Era Fascista il 7

La copertina della prima edizione del libro “Marsch und Kampf des D.A.K. 1941” illustrato da Kurt Caesar

luglio del 2017. Rimangono da esaminare, tutti insieme, gli ultimi tre episodi: vi diciamo subito che la versione di questo articolo che qui leggerete è volutamente diversa e più approfondita – per così dire “esclusiva” per voi lettori di “EreticaMente” – da quella apparsa sul libro Fumetto a ferro e fuoco.

 

Iniziamo, come di consueto, dai dati “tecnici”.

Il siluro umano è diviso in due parti, la prima delle quali apparve in prima pagina sul “Vittorioso” dal n. 13 (a. VI) del 28 marzo 1942-XX al n. 17 (a. VI) del 25 aprile 1942-XX: erano passati ben nove mesi e mezzo dalla fine di Verso: A.O.I. (7 giugno 1941-XIX) e, nonostante il lungo “digiuno”, si tratta di sole cinque puntate, con “riassuntino” dalla seconda in poi e titolo impostato graficamente sullo sfondo del “siluro umano” protagonista dell’avventura. La seconda parte dell’episodio porta il sottotitolo di Ain El Gazala, e si dipanò per tutto il mese di maggio del 1942, dal n. 18 al n. 22 (a. VI); altre cinque puntate, tutte con “riassuntino”, che portano a dieci il totale della storia.

Il lungo stacco era dovuto al fatto che Kurt Caesar nel 1941 era in Nord Africa, inquadrato sotto Rommel nell’Afrikakorps germanica con il grado di capitano; in quel periodo, come corrispondente di guerra, realizzò numerose tavole raffiguranti mezzi e uomini in combattimento, con uno stile puntualmente realistico, quasi fotografico; una novantina di queste planche furono pubblicate in Germania, con testo bilingue italiano e tedesco, nel volume Marsch und Kampf des D.A.K. (ovvero “Deutschen Afrikakorps”) 1941, ristampato nel 1994; alcune immagini scelte furono pubblicate proprio sul “Vittorioso”. Presto approfondiremo l’argomento su queste colonne.

Caposaldo “P” inizia sul n. 23 (a. VI) del 6 giugno 1942-XX e finisce sul n. 29 (a. VI) del 18 luglio 1942-XX: sette puntate consecutive, con “riassu

Il Piaggio P108

ntino” a partire dalla seconda e la silhouette del fortino dove i Nostri resistono a far da sfondo al titolo.

Romano nel Tibet è l’ultima avventura in assoluto dell’indomito pilota italiano creato da Caesar. La prima puntata apparve sul “Vittorioso” sei mesi dopo la fine di Caposaldo “P”, sul n. 4 (a. VII) del 23 gennaio 1943-XXI e terminò con la 17esima, pubblicata sul n. 20 (a. VII) del 26 giugno 1943-XXI; regolare “riassuntino” fin dalla seconda puntata. Da notare alcuni errori di numerazione: tutto bene fino alla puntata 11; le puntate 12, 13 e 14 sono rispettivamente indicate come 11, 12 e 13; la puntata 15 viene etichettata con il numero 18; corretta invece la

numerazione delle puntate finali 16 e 17; questi sbagli sono indice di un certo “caos” in redazione e in tipografia dovuto agli eventi bellici.

 

Per queste tre finali imprese del Legionario si decise di rinunciare completamente all’uso della “nuvoletta” (o del balloon che dir si voglia) optando per le didascalie, che, in Romano nel Tibet, sono addirittura numerate. Il lettering meccanografico e i colori “smorti” e infine la bicromia contribuiscono a dare una certa “pesantezza” grafica all’insieme.

Il siluro umano – prima parte

I lettori del “Vittorioso” non

Flottiglia M.A.S. nel porto di Trapani (1941)

vedevano il loro beniamino da molti mesi, da quando il Nostro aveva incontrato il Duca d’Aosta. L’autore non spiega niente di questa lunga assenza dalle scene (dovuta, come abbiamo visto, al suo impegno bellico). Nella prima didascalia si parla addirittura di breve periodo di riposo per Romano… Il celebre pilota sta solcando i cieli del Mediterraneo con un bombardiere quadrimotore Piaggio P.108B, l’unico modello di quella serie che superò le fasi di progettazione e collaudo, entrando in opera nel giugno del 1942 (con un’azione sopra le Baleari); si tratta dunque dell’ennesima anticipazione di Caesar, grande appassionato di novità, progetti e prototipi dell’aeronautica militare. Sottolineiamo che il 7 agosto del 1941 Bru

no Mussolini, terzogenito del Duce, ad appena 23 anni, aveva perso la vita in un incidente aereo proprio su un prototipo segreto del Piaggio P.108, in fase di atterraggio dalle parti di Pisa.

 

Sulle acque marine una flottiglia M.A.S. sta dirigendosi verso un convoglio di piroscafi nemici in rotta verso Tobruk, che era cadut

Il curioso Gurumman

a il 21 gennaio 1941. Il “motoscafo armato silurante” era stato celebrato da D’Annunzio con il motto Memento audere semper (“ricordati di osare sempre”) che ricalcava l’acronimo della sigla del natante. Romano appare però solo nella seconda puntata, quando il suo aereo si scontra con un “bimotore Grumann”; la grafia non è corretta, perché si tratta di un Grumman XF5F Skyrocket di produzione americana, un caccia leggero imbarcato dalla curiosa linea (la fusoliera era arretrata rispetto al bordo d’attacco dell’ala); non andò mai oltre il prototipo, che fu fatto volare nel 1940.

Le ultime due puntate della prima parte sono dedicate al “siluro umano” del titolo. Romano compie un’azione di alto eroismo: guidando un siluro modificato in modo da poter accogliere a bordo un pilota si dirige verso il porto maltese di La Valletta, in mano inglese, e punta contro un’unità navale nemica; poco prima dello schianto Romano si eietta automaticamente fuori dall’ordigno insieme a un canotto gonfiabile.

Il “siluro umano” di Romano

Non si tratta, questo tratteggiato da Caesar, di un “siluro a lenta corsa” (S.L.C., detto anche “maiale”), il celebre mezzo inventato negli anni Trenta da Teseo Tesei, che veniva pilotato da due sommozzatori sistemati a cavalcioni dell’ordigno; e non è nemmeno un “barchino esplosivo”, o M.T.M. (“motoscafo turismo modificato”), che navigava sopra la superficie dell’acqua e veniva impiegato in simili operazioni di assalto e incursione, con il pilota che si lanciava arditamente fuori bordo poco prima dell’impatto contro il bersaglio.

Il “siluro San Bartolomeo”

Potrebbe essere, invece, questo di Romano, che lo manovra rimanendo per intero all’interno di esso, protetto da un cupolino trasparente a tenuta ermetica, di un “sommergibile tascabile” sul genere del “siluro San Bartolomeo” (S.S.B.), che venne impiegato in pochissimi esemplari alla fine del secondo conflitto mondiale.

Il siluro umano – seconda parte: Ain El Gazala

Il “Macchi” di Romano

Rapidissima l’azione di questa seconda parte del Siluro umano. Sperduto in mare sul piccolissimo canotto con il quale si era lanciato dal missile subacqueo Romano viene soccorso dal leale indigeno Ben Abdulah, che lo aiuta a riaggregarsi ai suoi camerati. Reintegrato nella sua vecchia squadriglia, quella della Spagna, il Nostro pilota un “nuovissimo Macchi 202”;

Il “Macchi MC202 Folgore”

Caesar raffigura un Macchi M.C. 202 Folgore entrato in servizio esattamente un anno prima della pubblicazione della storia, nel maggio del 1941; nel 1942 questi velivoli furono importanti sullo scacchiere del Mediterraneo. La macchina volante di Romano viene però colpita in uno scontro a fuoco con gli Spitfire britannici e il pilota si lancia con un paracadute oltre le linee nemiche, combattendo a terra a suon di pistolettate contro gli Inglesi e gli Australiani; arriva infine l’amico Nino, a bordo di un “bimotore” a trarlo d’impiccio; si tratta di un nuovissimo

Il “Caproni Ca.313”

Caproni Ca.313, che fu utilizzato in Africa Settentrionale (anche dalla Luftwaffe) come aereo d’osservazione e scorta convogli. Quanto al titolo è estremamente profetico, visto che di lì a poco (26 maggio 1942) sarebbe iniziata la storica Battaglia di Ain El Gazala, la prima delle varie mosse strategiche che avrebbe portato Rommel e l’Asse alla riconquista di Tobruk (21 giugno 1942).

Caposaldo “P”

Se Il siluro umano era stata un’avventura ambientata essenzialmente in mare e nei cieli, i combattimenti di Caposaldo “P” sono in buona parte terrestri (5 tavole su 7). In Africa settentrionale una colonna di carri armati del Regno

Un “Mark II” britannico catturato dai tedeschi in Nord Africa nel 1942

Unito “Mark II” sta per attaccare un avamposto fortificato italiano: l’Infantry Tank Mark II, meglio noto come Matilda II, fu

 

impiegato in numerosi esemplari dagli Inglesi in Nord Africa durante tutta la Seconda Guerra Mondiale. Romano lotta coraggiosamente contro i carri nemici, ma viene catturato e interrogato; sta per essere deportato in Egitto ma viene salvato da una squadriglia di Junkers Ju 87, i celeberrimi Stuka, che sfoggiano però insegne italiane e Fasci sulle ali; si tratta infatti dei cosiddetti Picchiatelli (nomignolo derivato dalla tipologia di “bombardiere in picchiata” del velivolo), adottati dalla Regia Aeronautica nel 1940. In aria gli Stuka sconfiggono un bombardiere pesante inglese Short S.29 Stirling: in servizio solo dal febbraio 1941 questi aerei furono però utilizzati soprattutto nei cieli d’Europa, per martellare le postazioni germaniche e il territorio italiano.

Gli “Stuka” italiani contro il bombardiere “Stirling” britannico

Romano nel Tibet

Il distintivo dei “Picchiatelli” (bombardieri in picchiata Junkers con insegne italiane)

Un altro lungo stacco temporale e Romano lascia i teatri di guerra europei e nordafricani per una enigmatica missione in Asia. Come mai? È la stessa Isa, bionda moglie del Nostro, a spiegarlo all’amica Lina (che accompagna il marito, il fedele Nino): Non è solo sul fronte di guerra che si serve la Patria! Resta però il sospetto, nel lettore odierno, che il precipitare negativo degli eventi bellici avesse spinto Caesar e la redazione del “Vittorioso” a distogliere l’attenzione dai fatti più dolorosi… L’inizio dell’avventura è piuttosto confuso da un punto di vista della sceneggiatura. Si parla di “un poderoso trimotore giapponese in partenza dall’Italia”, che però non ci è dato vedere; nella seconda vignetta si osserva invece un monomotore nipponico dalla foggia piuttosto strana, impossibile da identificare (così come sono misteriosi o quasi molti degli aerei che appaiono nel resto dell’episodio); dalla quinta alla settima vignetta (che chiude la prima tavola) si vede invece un bimotore

I “Mitsubishi Ki.21”

Mitsubishi Ki.21, un bombardiere pesante impiegato in combattimento in Asia fin dal 1938. Nella tavola successiva appare un bel quadrimotore idrovolante da ricognizione Kawanishi H8K. Dopo l’introduzione l’avventura “perde per strada” (volutamente, com’è ovvio) la consueta cifra stilistica iper-realistica di Caesar per sposare toni esotici. Dopo aver compiuto la loro missione (la consegna di documenti segreti agli alleati giapponesi, consegna che, avvenendo nell’ellissi temporale narrativa fra la prima e la seconda tavola, non ci è concesso vedere), sulla via del ritorno i Nostri sorvolano il Lop Nor nel nord-ovest della Cina, un lago salato dello Xinjiang che esisteva fino al 1970, quando fu prosciugato con la costruzione a monte di dighe e opere per l’irrigazione; questa attenzione tutta cinese per l’ambiente è continuata anche successivamente, quando il bacino ormai es

Il “Kawanishi H8K”

siccato fu eletto come sito per test nucleari militari. Ma nel 1943 il lago esisteva ancora anche se Romano e i suoi amici e camerati, come recita una didascalia, ignorano che in quella zona divampa la guerra tra i generali Shi Tsai, cristiano; Jolbars Chan, mongolo e Nias Hadsì, maomettano. All’epoca, in quella regione, il “signore della guerra” più potente (dal 1933 al 1944) era Sheng Shicai, all’inizio comunista filo-sovietico, appoggiato dall’URSS, e poi feroce anticomunista filo-occidentale. I riflessi di queste storiche divisioni razziali, politiche e religiose si ritrovano anche oggi, con la minoranze islamiche degli Uiguri turcofoni e degli Hui represse dal potere centrale Han di Pechino. Il Kawanishi di Romano viene abbattuto dai mongoli che fanno prigionieri gli Italiani: promettono loro la libertà se riusciranno a distruggere un pallone frenato che comanda l’artiglieria dei maomettani. Il Legionario riesce nell’impr

L’ultima vignetta della saga di “Romano il Legionario”, 26 giugno 1943-XXI. Il pilota è ritratto con la moglie Isa, quasi in intimità familiare

esa di neutralizzare la moderna mongolfiera e il gruppetto tricolore si dirige a Korla, nel Turkestan, dove viene aggredito dai musulmani Tungani (Dungani Hui). Un’altra precipitosa fuga con duelli aerei e Romano torna dai mongoli. Da questo momento in poi i fronti si chiariscono: gli Italiani stanno dalla parte di Jolbars Chan, diventano suoi alleati, combattono a fianco dei suoi soldati, e i nemici sono i maomettani di Nias Hadsì, feroce dittatore. Nelle ultime tavole appare anche il terzo esercito in lizza in quel territorio, quello del generale cristiano Shi Tsai: sarà proprio quest’ultimo, alla fine della storia, ad abbattere l’aereo di Hadsì, il perfido bombardiere di città inermi e nemico dei cristiani.

 

Siamo giunti al termine della lunga vicenda fumettistica di Romano: è il 26 giugno 1943, anno XXI dell’Era Fascista. Romano, nell’ultima vignetta delle sue avventure, viene ritratto con la moglie Isa, in un ambiente tranquillo, quasi familiare: è il giusto riposo dell’eroe. Ormai i giochi erano fatti e il 24 luglio era a sole quattro settimane di distanza… Il capolavoro di Kurt Caesar rimane per quello che è sempre stato: un capolavoro. E non solo un capolavoro a fumetti. Un capolavoro di rappresentazione grafica di storia militare e di evoluzione della tecnica dei mezzi di trasporto. Protagonista indiscusso – seppur con tanti comprimari in terra e per mare – l’aereo, nei cieli di Europa (con l’ultima comparsata in Asia). In oltre cinque anni di avventure, dal 1938 al 1943, Caesar passa dagli ultimi esemplari di biplano a mezzi modernissimi, che quasi anticipano nella foggia gli aerei a reazione, già dietro l’angolo degli eventi. Il tutto tratteggiato con realismo estremo, quasi maniacale.

Addio, Legionario!

Francesco G. Manetti

(8a parte – FINE)

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