10 Aprile 2024
Fumetto d'Autore

FUMETTO & FASCISMO – MAL D’AFRICA (Le avventure di Romano, 7a parte – Verso: A.O.I.)

di Francesco G. Manetti

Se nell’episodio precedente, Mare nostro, protagoniste erano state le acque del Mediterraneo, con la settima avventura di Romano, Verso: A.O.I., l’azione si sposta sulla terraferma, saldamente all’interno delle zone sabbiose del continente africano – anche se non mancheranno di tornare sullo scoppiettante finale, come vedremo, le spettacolari scene di guerra aerea alle quali Caesar aveva abituato i suoi lettori di tutte le età fin dall’esordio del personaggio nel 1938.

Nella seconda puntata appare un carrarmato trasportato da un motocarro Lancia

Altrettanto protagonista è l’azione, nel senso più puro del termine: l’Italia è ormai in guerra da circa un anno e poco spazio viene lasciato ai discorsi, all’esplorazione, agli intermezzi documentaristici o scientifici (e tanto meno fantastici). La storia si dipana sul settimanale “Il Vittorioso”, occupando la prima pagina a colori, dal n. 8 (a. V) del 22 febbraio al n. 23 (a. V) del 7 giugno 1941-XIX, per un totale di sedici puntate. Il titolo ha come sfondo grafico il tricolore nazionale e a partire dalla seconda puntata appare il consueto “riassuntino” per rinfrescare a dovere la memoria dell’appassionato; ci sono ancora i balloon, ovvero i “fumetti” propriamente detti, ma (inutilmente) numerati e con il lettering purtroppo battuto a macchina, freddo e impersonale – sarebbe ipocrita non dirlo. Verso: A.O.I. segna la fine di quella che potremmo chiamare la seconda, lunghissima “sequenza editoriale” di Romano. La prima è infatti costituita unicamente da Romano il legionario, l’indimenticabile avventura di esordio del personaggio, che andò avanti dal 23 aprile al 12 novembre 1938; dopo una pausa di quattro mesi Romano riprese il 25 marzo 1939 con Il deserto bianco e non avrebbe più lasciato la copertina del “Vittorioso” fino al 7 giugno 1941, dopo due anni e tre mesi ininterrotti di presenza; le vicissitudini belliche posero uno stop con la fine di Verso: A.O.I., tanto che i lettori avrebbero rivisto l’indomito pilota, per la terza e penultima “sequenza”, solo a partire dal 28 marzo 1942, inizio dell’avventura (l’ottava, divisa però in due parti) intitolata Il siluro umano. Ne riparleremo, com’è ovvio, in un prossimo futuro. Adesso concentriamoci su questo emozionante viaggio nel “continente nero”.

Beduini in Libia negli anni ’20

Gli indigeni e il loro ambiente

Verso: A.O.I. è l’avventura del Legionario più “densa” di situazioni e di passaggi riguardanti le popolazioni autoctone dell’Africa Orientale e del Nord: durante la missione segreta attraverso il Sudan anglo-egiziano (che separa la Libia dall’Africa Orientale Italiana) i protagonisti ne vivranno parecchie. Già nella prima puntata la colonna di camion capitanata da Romano (accompagnato dalla sua moglie Isa e dagli inseparabili amici Lea, Bino e Nino – tutti riconoscibili per l’iniziale del loro nome stampata a caratteri “di scatola” sul maglione) incappa in una banda di beduini cammellati; portati alla “cabila” (al villaggio indigeno) i Nostri risolveranno la situazione offrendo doni alla tribù, in un’atmosfera che ricorda gli incontri-scontri fra Pionieri e Indiani nella narrativa western. Fra questi beduini una spia al soldo degli Inglesi fa passare agli italiani più d’un brutto quarto d’ora. Sorvolando l’Etiopia in aereo Romano scatena la reazione superstiziosa degli Etiopi: lo stregone Teclé invoca gli spiriti perché proteggano il suo villaggio dal “demone volante”.

La quinta puntata dell’avventura, con la fantomatica Roccia Violetta

In cima a una “conga”, chiamata Roccia Violetta o Roccia Gulungwe (ma Caesar in realtà la disegna rifacendo quasi esattamente la topografia e il profilo del monastero ortodosso di Aghia Triada, in Grecia, uno dei siti più caratteristici delle Meteore), Romano e Isa devono sottostare alla legge del capo Nseffu Munene e rimanere per un bel po’ prigionieri del pinnacolo roccioso. Questi nomi di fantasia furono tratti da un libro dell’etnologo tedesco Leo Frobenius (1873 – 1938), Dichtkunst der Kassaiden (1928), una raccolta di fiabe, poesie e tradizioni orali africane; Frobenius era un sostenitore della Kulturmorphologie, al pari di Oswald Spengler (1880 – 1936) suo contemporaneo e concittadino. Spengler cita Frobenius nel suo fondamentale saggio Il tramonto dell’occidente (Der Untergang des Abendlandes, 1918 – 1923), parlando delle epoche dell’esistenza dell’uomo: Se chiamiamo la prima epoca quella della civiltà primitiva, l’unica aerea in cui essa, anche se non di forme molto tarde, si è conservata viva e pressoché pura attraverso tutta la seconda epoca e fino ad oggi, è l’Africa nord-occidentale. È un grande merito di Leo Frobenius l’averlo riconosciuto. La sua idea è che qui non un certo numero di tribù primitive, ma tutto un mondo è restato immune dalle influenze delle civiltà superiori.

Il pinnacolo disegnato da Caesar e posizionato in Africa è in realtà una delle più celebri “meteore” greche!

C’è da aggiungere che Frobenius era molto noto in Italia: vi soggiornò a lungo e vi morì, a Biganzolo, una frazione di Verbania.

Le fiere: un ricordo di Craveri

Nell’Africa continentale Romano affronta più volte animali selvaggi e belve feroci, che non sono certo quelle quelle evocate da Nino nella terza vignetta della prima puntata, quando dice: Tutto lo zoo del Vitt e il brontolosauro di Craveri. Il riferimento della battuta è al grande artista Sebastiano Craveri, altra colonna del “Vittorioso” (il “Vitt”), sul versante umoristico. A partire dal primo numero del periodico (con la storia Zoo film del 1937), dopo aver assorbito la lezione del cartooning disneyano, Craveri porta avanti un suo particolare discorso grafico-narrativo sull’animale senziente antropomorfo, con la serie “Zoolandia”, sulla quale tornerà fino agli anni Sessanta, differenziandosi notevolmente dal modello di partenza americano. Si tratta di mitopoiesi. “Zoolandia” è un vero e proprio universo narrativo, come potrebbe essere quello di Paperopoli, di Topolinia, di Metropolis, di Gotham, etc., dove al suo interno troviamo tutti i generi: il comico, l’avventuroso, il romantico, il fantascientifico, il giallo, etc. Gli Zoolandini sono gli abitanti di Zoolandia; fra di loro spiccano

Lo Zoo di Craveri (che vediamo anche nella grafica di testata) citato nella prima puntata di “Verso: A.O.I.”

Bull (che legge “Il Corriere di Zoolandia”) e Giraffone. Alcuni di questi personaggi appaiono sulla testata del “Vittorioso”. Dicevamo dello spirito del safari… Ecco dunque gli oryx, sorta di antilopi, e i possenti rinoceronti. E poi gli immancabili elefanti, alla caccia dei quali Romano partecipa. Infine un minaccioso leone che sta per scannare una famigliola dalla pelle scura: non amando le mezze misure Romano gli fa saltare la testa a colpi di mitragliatrice!

I mezzi di terra

In una storia ambientata in gran parte nei deserti e nelle savane non potevano mancare camion e carrarmati.

Carrarmato italiano in Nord Africa (archivi di Stato tedeschi).

Gran protagonista il versatile Lancia 3RO, autocarro all’epoca appena entrato in produzione, sfruttato in tutte le latitudini. Lo vediamo in versione cingolata (adibito a trasporto di carro armato veloce leggero FIAT / Ansaldo, presumibilmente un CV33 o L3): sono riuscito persino a rintracciare una vecchia foto di mio nonno, tenente degli Autieri in Libia negli anni ’30, dove si vedono chiaramente i Lancia con a bordo i soldati! Il nemico inglese impiega invece un autoblindo.

I Lancia 3RO in Libia negli anni ’30

Gli immancabili aerei

In ogni storia di Romano che si rispetti gli aerei non possono mancare. Qui sono i protagonisti del finale, ma anche nel resto dell’avventura si fanno sentire, soprattutto grazie al “Magni Vittorino” con le ali “a gabbiano” che viene assemblato sul posto e che atterra sulla “meteora mascherata” da Roccia Violetta. Viene poi sabotato dagli indigeni che ne gettano addirittura il motore nel lago sottostante! Di puro impatto visivo il duello aereo finale, tra il Breda 88 bideriva di Romano (più volte visto nella saga fumettistica di Caesar) e gli Spitfire inglesi.

Duello aereo finale e apparizione di Amedeo Duca D’Aosta (quando nella realtà era già pruigioniero degli Inglesi)

Finale in salsa ucronica

Nell’ultima tavola della storia appare Amedeo di Savoia-Aosta, III Duca d’Aosta, in un ritratto che si ispira alle foto ufficiali: incita Romano e i suoi amici a resistere fino alla vittoria. Abbiamo fin dall’inizio parlato dell’irreale nella narrativa di Caesar, che emerge in particolar modo riguardo a certi modelli di aerei, in parte inventati oppure fatti volare quand’erano ancora in fase di progetto o di prototipo. Qui sembra d’essere quasi in una realtà alternativa perché quando uscì la sedicesima e ultima puntata di Verso: A.O.I., il 7 giugno 1941, Amedeo si era già arreso da quasi venti giorni (il 17 maggio) al nemico sull’Amba Alagi ed era ormai prigioniero degli Inglesi. Ovviamente la tavola era stata disegnata prima del fatale evento, ma ciò non toglie al fatto un retrogusto non solo amaro ma, quasi, fantastico.

Se includiamo anche Il Legionario, Romano chiude così il suo primo ciclo di avventure, quello più esaltante, quello “vittorioso”, quello anche più interessante da un punto di vista grafico e narrativo. Vi parleremo delle ultime tre avventure, quelle del 1942/43 – accomunate da un’atmosfera di “tristezza”, fin dall’impostazione del disegno e dei colori – in un unico intervento, che andrà a chiudere il lungo ciclo dedicato al capolavoro di Caesar. (F.G.M.)

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