12 Aprile 2024
Elezioni Milano

Elezioni climatiche – Gianluca Padovan

Siamo in clima d’elezioni.

Ma solo quelle “amministrative”.

Guardo il termometro e vedo che l’antico “giorno della merla” (o “giorni della merla”), che tradizionalmente è tra i più freddi dell’anno, segna una temperatura pienamente primaverile.

Ciò che invece pare rimanere saldo è il clima pre elettorale, il quale registra temperature decisamente freddine. Eppure, in questo mondo donatosi anima e corpo al virtuale, l’elezione, o meglio “Le Elezioni”, rimangono un fatto tangibile.

E potrebbero essere rese ancor più tangibili se quello che apparentemente è lo “Stato Italiano” si decidesse a fare scendere in campo i carri armati per costringere tutti i cittadini italiani ad andare a votare.

E questo perché l’altro fatto tangibile è la diserzione dall’obbligo civile e morale di andare a votare. La gente ha perso fiducia, ma nel contempo ha preso coscienza del fatto che le elezioni non servono a migliorare la situazione politico-amministrativa di questo presupposto “stato italiano” (stavolta scritto in minuscolo).

Il carro armato, con il suo peso fisico, premerebbe sulla indisponibilità dell’animo italiano a visitare il seggio elettorale in favore di una scampagnata, di una visita al museo, ai parenti, agli amici, alla stanza da letto.

Scampagnata, musei, amici, parenti e quant’altro sono momenti tangibili e godibili. Essi fanno parte del nostro vivere quotidiano, si ricordano e si commentano, si assaporano e servono alla nostra progressione su questa Madre Terra.

L’andare al seggio elettorale pare che invece non serva, se non al medico specialista che ad elezioni avvenute si ritrova la clientela incrementata accusante dolori intestinali, gastriti, problemi identitari, disturbi psicosomatici e via dicendo.

Il carro armato, con la sua mole, costituisce un dato di fatto incontrovertibile. Sarebbe finalmente e, perché sottacerlo, auspicabilmente, il cartello che pubblicizza il reale stato di fatto in cui versano penisola e isole.

Sicuramente anche gli allocchi, intesi come pennuti, si chiederebbero che cos’è oggi l’Italia e chi realmente la comanda.

Sia come sia, da queste elezioni mi aspetto una sola cosa: che i cosiddetti “canali d’informazione” dichiarino esattamente quanta gente è andata a votare e quanti, invece, non sono andati. Inoltre, sarebbe carino sapere con esattezza quante siano le schede bianche e quante quelle annullate.

Per cortesia, basta con le percentuali: si desiderano le cifre esatte. Di torte fatte a fette e colorate, di arrampicamenti sugli specchi con proporzioni e sottrazioni se ne sono visti a sufficienza.

Ovvero: a me personalmente piacerebbe conoscere l’entità del malcontento, in cifre.

Ad esternazioni personali esaurite ecco cogliermi un quesito: ma da quanto tempo, ovvero quanti anni sono oramai passati dal “colpo di stato in bianco”? Quanti anni sono che il Popolo Italiano non vota il proprio governo?

Almeno “sulla carta”, dal novembre 2011!

Difatti le cento e passa basi militari americane operative sul nostro suolo e l’esistenza dello Stato Vaticano, sempre sul nostro suolo, dovrebbero indurre alla semplice e lapalissiana domanda: «Ma, in Italia, chi comanda?».

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