tesse seguirlo, fu rispedita in Italia , “espulsa”, poiché non cittadina sovietica e per un periodo rimase a Torino dal cognato, poi emigrò in Francia, dove si rifece una vita, ma non dimenticò mai il suo primo amore. Dopo parecchie insistenze riuscì a convincere il fratello di Emilio a consegnarle tutte le lettere che aveva ricevuto dall’esilio, non fu impresa facile, perché lui come tutti i “comunisti” era consapevole che se quelle lettere fossero state pubblicate, avrebbero certamente offuscato l’immagine specchiata del suo amato partito. Con preghiere e minacce Nella riuscì a ottenerle e le presentò alla casa editrice Feltrinelli per farle pubblicare, determinata a far conoscere a tutti la tragica vicenda del suo Emilio. Passò del tempo, ma non ebbe risposta alcuna, abituata a subire ingiustizie attese per alcuni anni, ma alla fine si decise a farsi restituire l’epistolario e lo presentò, nel 1979, a una casa editrice francese che pubblicò subito il libro intitolandolo “Une petite pierre”, libro che divenne un grande successo editoriale. Solo nell’82 “Una piccola pietra” fu pubblicato anche in Italia da Garzanti. Una testimonianza ancora oggi conosciuta da pochi, negata da molti, una goccia nel mare di menzogne che hanno soffocato chi ha provato a raccontare la verità”.
Qui mi basterebbe piegarmi per avere gli onori. Merde! Vi ripeto la frase che aiutò a farmi condannare “non mi piego davanti a nessun dio rosso! (frase scritta a te Mario in una lettera che mi fu sequestrata) Così stanno le cose, cari compagni. Vi devo dire l’atroce verità: ci siamo sbagliati!” . Queste parole sono il testamento di Emilio Guarnaschelli.
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