9 Aprile 2024
Giornalismo

In ricordo di Piero Buscaroli – Riccardo Borrini

 

Il 21 agosto del 1930 a Imola nasceva Piero Buscaroli, figlio del professor Corso, insigne latinista.

Buscaroli nella vita farà il critico musicale e il giornalista e si distinguerà per la sua eretica indipendenza nel panorama di pennivendoli di regime della stampa italiana.

Confesso che lo conoscevo poco, nonostante da giovane sia stato un assiduo lettore del Borghese, rivista con la quale Buscaroli collaborò sin dai tempi della direzione di Longanesi.

L’interesse per questa figura insolita di intellettuale è maturato dopo che ho letto i due libri che Buscaroli scrisse agli inizi del secondo decennio dello scorso secolo: “Una nazione in coma” e “Dalla parte dei vinti”, entrambi editi dalla Minerva edizioni di Bologna.

Nei due testi, oltre ad una componente legata alle vicende personali, si trovano appunti e riflessioni fatte da Buscaroli attraverso un arco temporale molto ampio: dai fatti della controrivoluzione vandeana del 1793 sino alla disastrosa ritirata statunitense di Saigon del 1975, che pose fine alla guerra del Vietnam.

Buscaroli fu corrispondente per alcuni quotidiani italiani e visitò personalmente luoghi e personaggi legati a vicende storiche tra le più importanti dello scorso secolo.

Tutte queste esperienze portano Buscaroli, nella rielaborazione dei suoi ricordi, ad offrine al lettore dei suoi libri un giudizio tanto drastico quanto oggettivo sui destini dell’Italia e non solo…

Per lo scrittore la presa di coscienza di vivere in mezzo ad un popolo caratterialmente fragile avverrà nel 1943 quando appena tredicenne visse le drammatiche giornate della caduta del Regime fascista, l’arresto del Duce, l’ignominioso 8 settembre e poi la nascita della RSI.

Pur giovanissimo fu coinvolto in prima persona in quanto il padre, Corso, uomo dalla schiena diritta e dai forti principi etici, decise di riaprire la sede fascista di Imola e diventarne il reggente…Ovviamente nel dopoguerra questa scelta di coraggio e coerenza gli costò l’epurazione con il licenziamento dall’insegnamento ed il carcere…Tanto ne soffrì l’onest’uomo che nel 1949 morì.

Il giovane figlio, Piero, consapevole della profonda ingiustizia patita dal padre, fu spinto a laurearsi in giurisprudenza per perseguire la riabilitazione legale del padre, che infatti ottenne nel 1960.

La vita di Piero Buscaroli si snoda nei suoi ricordi, mescolata a eventi maggiori, che hanno fatto la storia; nei due libri rievoca i tristi giorni della guerra civile, ma soprattutto quelli, ancor più tristi, del secondo dopoguerra, quando migliaia di italiani cominciarono a sentirsi stranieri in patria…

Il suo stile è graffiante, potente nel denunciare le falsità raccontate, le ingiustizie patite, le violenze perpetrate, la meschina ipocrisia e l’ignavia egoistica della maggioranza degli italiani…

Così egli racconta il 25 luglio, le stragi partigiane e le tragiche conseguenze delle loro scellerate azioni, come l’attentato di via Rasella, la querelle con Dino Grandi, le rivelazioni fattegli dall’ambasciatore giapponese Hidaka, la denuncia dei crimini dei vincitori, in particolar modo quelli commessi dal Bomber Command inglese nei confronti delle città tedesche, ma anche quelli favoriti dagli alleati, come la consegna ai sovietici di decine di migliaia di militari e civili russi e croati che avevano combattuto la seconda guerra mondiale dalla parte sconfitta.

“Chi ha ucciso l’Italia?” è il titolo di un capitolo del libro “Una nazione in coma”, dove alla descrizione della caduta morale e civile di un popolo – il nostro – si aggiunge anche un’appassionata difesa delle italianissime terre dell’Istria e della Dalmazia, perdute irrimediabilmente dopo il vergognoso Trattato di Osimo del 1974.

Buscaroli nella sua esposizione di ricordi non manca di citare gli incontri importanti che nel corso della sua vita ebbe a fare, così apprendiamo che conobbe e fu amico di Ezra Pound, Ardengo Soffici, Leo Longanesi, Giuseppe Prezzolini, Benoist-Mechin…

Uomo coerente, onesto, coraggioso, Piero Buscaroli, ovviamente, fu considerato nell’Italietta repubblicana uno scrittore scomodo, imbarazzante, un eretico da emarginare perché raccontava la verità e si sa la verità fa male, procura mal di pancia e rimorsi di coscienza.

Per questo, Piero Buscaroli va ricordato e fatto conoscere, perché è grazie a uomini come lui se non siamo ancora completamente precipitati nel baratro dell’abiezione morale e nell’ottundimento della coscienza.

Buscaroli è morto a Bologna nel 2016.

 

 

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