18 Luglio 2024
Libreria Tradizione

Il Soggetto Radicale: una recensione nietzscheana – Giacomo Petrella

Dopo aver letto l’ultima opera di Alexsandr Dugin va, innanzi tutto, precisata una cosa: i curatori della sua anteprima, o meglio del suo compendio, Il Sole di Mezzanotte, hanno avuto il grande merito ed il grande tatto, francamente tutto italiano, di sintetizzare e rendere assai chiara un’intuizione affatto russa e decisamente complessa. Complessa quali sono i tempi a noi destinati. Al Sole di Mezzanotte, dunque, il rimando diviene obbligatorio. Il Soggetto Radicale, infatti, risulta un saggio piuttosto ricco e denso. Lo definirei spengleriano nella sua totale asistemicità e ricerca della forma irrazionale quale basilare risposta di Verità. 

Come Spengler, Dugin poggia l’intera opera su di una corretta ( a giudizio del recensore) fisiognomica della Storia: se il tedesco analizzava infatti il Tramonto dell’Occidente inteso come tramonto della Tradizione, il russo analizza il tramonto successivo, quello della Modernità. lo schema filosofico e sociologico che pone in un climax decadente tradizione – modernità – e postmodernità, risulta così piuttosto credibile, dando al lettore intuizioni degne di nota ed originali rispetto all’ormai esaustiva letteratura sulla questione della “società liquida”.

E’ ad esempio mirabile il paragrafo dedicato al demone inteso come actor del post-moderno. Nella società morta e serena nella morte (matrix), il demone, che qui ha tutte le caratteristiche del samsara capitalistico, agisce come fonte di piacere e dolore, restituendo al post-uomo scintille di intensità e conferendo al suo sistema (ormai virtuale) una parvenza di dinamismo e vitalità; tuttavia la fugacità del demone, la sua repentina fuga dallo scenario di senso, determina l’assenza di forme: nel post-moderno nulla è stabile, tutto crolla scivolando con razionalità ironica nell’entropia. In questa era oscura dove tutto corre verso il nulla e la morte, dove tutto appare post, dove i segnali di crisi non lasciano presagire ad un ritorno della Tradizione ma semplicemente indicano il deperire dei simulacri modernisti a favore del post, Dugin pone una domanda a cui il saggio stesso non intende dare risposta sul piano razionale: se il principio è affermazione, la modernità è negazione, il post-moderno, che cosa è?

Dugin introduce così una risposta potenziale, ossia il Soggetto Radicale: non un tradizionalista, poiché Dio è morto, e nemmeno un Anarca, essendo finiti gli spazi di non mescolanza fra massa e singolo. Non un individuo ontologicamente differenziato rispetto al post-uomo che lo circonda, ma un soggetto cosciente di una scintilla potenziale.  E’ un angelo caduto che ha perso la sua arroganza? Suggerisco questo tipo di metafora perché il Soggetto Radicale di Dugin ricorda un Lucifero antimoderno, un angelo decaduto che non pretende di dominare positivamente all’Inferno ma che anzi pare desideroso nel volerlo attraversare. Dugin stesso ricorda più volte come nella tradizione russa il Leone possa rappresentare al contempo Cristo e l’Anticristo. Ma qui entriamo in quel campo mistico, sul quale l’autore gioca costantemente, che rende il saggio incapace di mantenere uniti i due piani dell’opera: quello nietzscheano e quello esoterico. Se noi volessimo semplificare, potremmo tranquillamente dire che il Soggetto radicale di Dugin è un’analisi postmoderna del Superuomo di Nietzsche. Nel momento in cui i Valori non sono, essi possono essere posti. La scintilla radicale è una volontà di volontà, tanto quanto la volontà di potenza del filosofo tedesco. In quest’ottica la diagnosi sociologica di Dugin potrebbe essere persino più potente: il demone samsarico del capitalismo altro non sarebbe che un vampiro di volontà, un distrattore di volontà, anzi, data la sua essenza di investitore-stimolatore, un usuraio-usurpatore di volontà. L’entropia, il caos, la sua finalità. Il paludamento matriarcale del divenire dionisiaco, del polemos, il mezzo.

Come conciliare i costanti richiami all’esoterismo biblico e ortodosso che Dugin sparpaglia per tutto il testo? La letteratura apocalittica gli viene incontro, obbligandolo tuttavia ad un linguaggio assai più duro e meno chiaro rispetto al filo condottore dell’intero discorso. E’ il Soggetto Radicale un combattente o un agente scatenante l’ultima grande guerra? Personalmente ritengo che il Soggetto Radicale possa e debba somigliare ad un Arjuna senza guida, senza dialogo col divino e per questo senza dubbi ed esitazioni: una figura amorale cosciente del significato primo della scintilla divina che lo accompagna nella lunga caduta. Esso non può che essere un significato di nuova affermazione, di creazione, di dinamismo e lotta. Perché se come ben suggerisce Dugin, l’entropia comanda nella quiete, il Cosmo comanda nella guerra. Qualsiasi sia l’esito della battaglia, è la battaglia stessa ad imporsi come fatto sacro. E probabilmente il meridiano zero che Nietzsche invitava ad oltrepassare assomiglia al punto di non ritorno dell’uomo postmoderno.

Giacomo Petrella

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