10 Aprile 2024
Tradizione

Il problema della conoscenza: utilità di una via iniziatica alla conoscenza – Umberto Bianchi

Dibattiti, conferenze ed una miriade di testi che invadono gli scaffali di quasi tutte le librerie; sembra che quella particolare forma di conoscenza che noi potremmo per maggior comodità e facilità di comprensione, definire “magica” o “iniziatica”, stia vivendo un momento di particolare fortuna. A parte i soliti e gettonatissimi testi sull’astrologia o sui tarocchi, ad andar per la maggiore, ora sono anche quei testi di orientamento più decisamente specialistico riguardanti, cioè, particolari forme o vicende di questo ambito. Il tramonto delle grandi narrazioni ideologiche novecentesche, accompagnato ad un progressivo e globale appiattimento delle coscienze al modello tecno-economico, ha sicuramente incrementato e favorito la ricerca di nuove forme di coscienza che né la piatta e conforme narrazione liberal democratica, né la atea religiosità a buon mercato occidentali, riescono a dare. Il problema di questa forma di conoscenza, sta nell’infinità degli aspetti della realtà, che essa va a toccare e diviene quindi soggetta a quanto mai facili interpolazioni o ad interpretazioni tali, da finire con il porre ad un qualsivoglia attento osservatore la classica domanda, su quale possa essere la reale utilità a fini pratici o lo scopo di tali conoscenze. Ed in una civiltà come la nostra, unicamente incentrata sull’aspetto pratico, su quella “praxis”, che è conoscenza settoriale ed al contempo manipolativa della realtà, la “vexata quaestio” sull’utilità di qualunque tipo di conoscenza che non sia solo ed unicamente legata a questo aspetto, è quanto mai urgente e merita una adeguata risposta. Cominciamo con il dire che, in base alla premessa a cui abbiamo poc’anzi accennato, riguardante la natura della nostra civiltà, la domanda non può riguardare solo ed unicamente la conoscenza di tipo iniziatico o esoterico, ma anche tutti quegli aspetti del conoscere slegati dal freddo empirismo materialista che oggidì costituisce la base dell’attuale visione del mondo tecno economica. E pertanto, la nostra domanda andrà giocoforza andare ad interessare implicitamente anche ambiti diversi da quello iniziatico, quali quelli rappresentati dalla filosofia, dall’arte o dalla stessa riflessione religiosa, solo per citarne alcuni…

Iniziamo con il dire che la conoscenza della realtà nei suoi molteplici aspetti,trova il suo fondamento nell’atavica necessità di fermare, o quanto meno, di dare un indirizzo, all’irrefrenabile flusso del divenire, che tutto travolge e muta, lasciando l’individuo privo di certezze stabili. Se la religione (dal latino “religare/dare un ordine”) ci offre una narrazione del mondo completa ed esaustiva, perché parte dalla premessa dell’assioma di una soverchiante presenza del divino, la filosofia, invece, ci offre una visione del mondo, in grado di travalicare la stessa dimensione del divino, dando di quest’ultima una definizione che, in quanto tale, ne limita i contorni in un più ampio contesto ontologico. La filosofia, pertanto, rispetto alle altre forme di sapere, acquisisce la valenza di quello che, senza ombra di dubbio alcuno, può essere definito il più micidiale strumento di dominio della realtà, proprio a causa del fatto che, tramite la conoscenza della sua più intima struttura, si dovrebbe essere in grado di dominarne o quanto meno, prevederne gli esiti manifestantisi in quel tanto temuto divenire.

Ma vi è un’ulteriore conseguenza connessa al sapere filosofico. Nel suo radicale anelito di conoscenza, l’uomo arriva a comprendere e, pertanto, a circoscrivere la dimensione del sovrannaturale e dell’infinito, sino a poterne controllare od orientare le energie, limitatamente al proprio stato di essere finito. E questo atteggiamento è alla base di ogni forma di sapere iniziatico o magico che dir si voglia. Esso nasce inizialmente quale correlato di un determinato orientamento religioso, di cui costituisce l’aspetto più prettamente manipolativo, sino ad assurgere, con il tempo, a forma di sapere autonoma, da questo distaccata, nel ruolo di vera e propria “mathesis” filosofica.

L’Occidente in questo, costituisce lo specchio perfetto di questo percorso. In una iniziale fase di pensiero “mitopoietico”, nella quale narrazioni come quelle, in ambito ellenico, rappresentate dai poemi omerici o dalle opere esiodee, sono accompagnate da pratiche iniziatiche, come quelle rappresentate dai Misteri Eleusini o da quelli di Dioniso e dall’Orfismo. Con l’arrivo della filosofia e la conseguente definizione e limitazione dell’ambito divino a quello umano, la pratica iniziatica andrà sempre più distaccandosi dall’originale alveo fideistico. A far da battistrada sarà il Pitagorismo, che conferirà al proprio sapere matematico-filosofico, una valenza di mistica iniziatica, successivamente seguito da Empedocle.

Con L’Ellenismo si assisterà all’affermarsi di vere e proprie religioni “misteriosofiche” quali il Mitraismo, il culto di Iside, quello di Men/Sabazio ed altre ancora, tutte maggiormente propense a dar sempre più rilievo all’aspetto iniziatico, piuttosto che a quello prettamente fideistico. Ma sarà con l’Evo Medio che avremo quel vero e proprio “salto di qualità” che continua, ad oggi, a caratterizzare l’intero impianto di pensiero occidentale. Difatti, dai Concili di Efeso e di Nicea in poi, la “Ecclesia” cristiana andrà arroccandosi sulle proprie posizioni, all’insegna di un rigido formalismo letteralista, sino ad arrivare ad abbracciare “ad integrum”, l’aristotelismo della Scolastica, emarginando ed estromettendo dallo scenario, qualunque forma di riflessione religiosa di tipo iniziatico o esoterico, che dir si voglia. A farne le spese, in primis, tutti quei gruppi di ispirazione gnostica come i Catari che, specie in Provenza e Linguadoca, avevano mantenuto una presenza ufficiale.

In Occidente, pertanto, le correnti del pensiero esoterico seguiranno un percorso proprio, autonomo, totalmente distaccato da quello delle varie forme di religiosità ufficiali,(considerazione questa, che vale anche per il mondo Protestante, Calvinista e, con le dovute eccezioni, anche per quello Cristiano-Ortodosso) contrariamente, invece, a quello che si verificherà e continua, tuttora, a verificarsi in ambiti come quello Ebraico, con la Cabalistica o in quello Islamico, con il Sufismo, con le Scuole Indù di Yoga Tantrico e le varie appendici esoteriche del Buddhismo tibetano o quello Zen, tanto per citare gli esempi più famosi.

Il sapere iniziatico, va assumendo pertanto, la valenza di una vera e propria forma di sapere autonomo, partendo inizialmente dalla valenza di correlato di una narrazione religiosa alla quale può o meno, rimanere attaccato, a seconda degli sviluppi storici, così come abbiamo avuto modo di esaminare in brevi linee. Come abbiamo già detto, in quanto correlato della religione o della filosofia, il sapere esoterico si pone l’obiettivo di pervenire ad una definizione dell’essenza intima della realtà, arrivandone a manipolare le energie, al fine di promuovere la crescita interiore del miste. Una crescita che , è bene ricordarlo, si differenzia dall’afflato mistico e fideistico, in quanto frutto di un percorso di attiva ricerca e sperimentazione sull’ “io”. Che poi, questa ricerca porti il miste ad identificarsi sic et simpliciter con la divina “energheia” o esso stesso ad assurgere a Nume, questo non può che dipendere dal tipo di dottrina preso in esame e dall’individuo che ne segue la pratica. Resta il fatto che, questa forma di sapere, al pari di quello filosofico, andando a disceverare l’essenza intima, “occulta” della realtà, costituisce un potente stimolo delle facoltà intellettuali di un individuo, una vera e propria modalità di potenziamento di queste ultime. Il sapere filosofico, nella sua valenza di “mathesis universalis”, costituito da una doppia valenza razionale-descrittiva e pratico-manipolatoria, arriva a toccare le corde più intime della sostanza dell’Essere potenziando le facoltà intellettuali e rendendo più completo chi, allo studio di tali discipline si avvicini. Ben lontana, quindi, da tutto il ciarpame spiritista e superstizioso da quattro soldi, la sapienza ermetica, ad oggi, potrebbe andare a costituire un valido supporto a quella scienza ad oggi messa in evidente difficoltà, davanti ai propri limiti  teoretici e pratici. Una forma di sapere meccanicistico, priva di anima, non è in grado di risolvere i gravi problemi, che il mondo globale ci va presentando perché ne è essa stessa la causa, avendo indissolubilmente legato i propri destini a quelli dell’economia.

Non resta che auspicarsi l’interazione e la compenetrazione di queste due forme di sapere, quello scientifico e quello filosofico-iniziatico. Una via d’uscita questa, già tentata dall’ermetista inglese Robert Fludd, i cui tentativi di contatto con Keplero, nel 17° secolo, naufragarono contro l’ottuso spirito di supponenza di quest’ultimo, sancendo la definitiva messa in minorità di una forma di sapere, a detrimento di una civiltà che poi, ne avrebbe finito per pagare il salato prezzo. Un percorso che partendo dalle intuizioni del pensiero Vitalista, attraverso le voci dei vari Schopenauer, Nietzsche e Stirner, arriva alla fine del 19° secolo, a confluire nel filone di una originale sintesi tra Avanguardia Vitalista e Pensiero Esoterico, passando anche attraverso gli studi e le esperienze di menti proiettate nel Futuro come quelle di un Bergson, di un Marinetti, di un Balla, di un Depero o di quelle di maestri ed iniziati come quelle di uno Steiner, di un Kremmerz, di un Reghini, di un Evola, di uno Scaligero  e di tanti altri ancora, sino ad arrivare alle intuizioni di un pensiero “aurorale” e parmenideo, così come negli scritti di un Heidegger. Un percorso lungo ed irto di difficoltà, quello rappresentato dal tentativo di sintesi tra Archè e Futuro, ma che rappresenta l’unica via d’uscita per i problemi, sia individuali che collettivi del genere umano e di un’intera civiltà e che, stiamone pur certi, non tarderà a riservarci altre sorprese.

    UMBERTO BIANCHI

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