A cura di Maurizio Rossi & EreticaMente
“La strategia mondialista emerge prepotentemente e con tutta la sua forza con l’allarmante fenomeno dell’esodo “biblico” delle genti extraeuropee verso il nostro Continente.
Un’impressionante ondata migratoria terzo-mondista la cui definizione ormai semplicistica di ‘”immigrazione” ci suona patetica e ipocrita alla luce della constatabile dimensione degli spostamenti continui di popolazione proveniente dal Nord Africa, dall’Africa nera e dal Medio ed Estremo Oriente: è una autentica alluvione migratoria.
Inoltre, soffermandoci esclusivamente sulla valutazione quantitativa e strettamente numerica che caratterizzerebbe l’ampiezza e la portata del fenomeno, risulterebbe puntuale, logico e maggiormente calzante esprimersi con il termine crudo di INVASIONE.
Una gigantesca invasione multietnica!
D’altronde, lo stesso concetto di «invasione», come era già stato fatto notare in precedenza da numerosi studiosi e analisti del fenomeno, non vuole significare altro che l’ingresso di uno o più popoli nel territorio di un’altra nazione, senza che quest’ultima possa minimamente opporsi ad un tale spostamento.
Pertanto questa immigrazione cospicua, inarrestabile e incontrollata, che l’intera Europa sta subendo, cosa altro può essere se non una autentica invasione delle nostre terre, visto che si presenta in maniera così vasta, metodica e capillare?
Una «invasione» ben particolare visto che ha potuto, purtroppo, vantare numerosi sponsors tra coloro che, all’insegna di una non ben chiara, ma certamente deleteria, “cultura della solidarietà e dell’accoglienza” richiedono a gran voce esclusivamente maggiori garanzie e tutele a beneficio degli extracomunitari, per non parlare poi di chi apertamente si è fatto portabandiera di allarmanti proposte che ci parlano di una auspicabile assimilazione totale e indiscriminata degli stranieri.
Circostanza che spalancherà la porta al fenomeno ancor più drammatico di una «immigrazione di popolamento», ovvero di una graduale sostituzione etnica della nostra popolazione, dell’intera popolazione europea.
Una costante e irreversibile sostituzione etnica. Che potrebbe giungere addirittura ad una progressiva africanizzazione dell’Italia.
Gli stessi interessati inviti per una rapida riforma del riconoscimento della cittadinanza mediante l’adozione del principio dello Ius Soli, al posto del più giusto e corretto Ius Sanguinis, sarebbero propedeutici per una mutazione volta in tal senso.
Sarebbe forse pensabile una Europa senza europei, un’Italia senza italiani? Non lo crediamo e non lo vogliamo, ma a questa deriva stanno lavorando gli sradicati fautori della globalizzazione multirazziale con la precisa intenzione di annientare le nostre specificità nel calderone di una massa magmatica mondializzata.”
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“Pertanto, il porsi in termini conflittuali sul tema drammatico dell’immigrazione e su tutto ciò che ne conseguirebbe altro non significherebbe che reinserire il nodo centrale del riconoscimento del diritto-dovere all’appartenenza nazionale, culturale, spirituale e popolare nel cuore stesso del conflitto politico riaffermando — attraverso l’adozione decisa e severa di una specifica Visione politico-spirituale identitaria, nazionalpopolare e comunitaria, l’unica strada percorribile per uscire dal deserto dell’attuale società liberale indifferenziata — l’intima forma della nostra preziosa e speculare identità etnica, sociale, popolare e spirituale, opponendosi così al Cosmopolitismo apolide e oligarchico che vorrebbe piegare i popoli europei alla fatale logica del melting-pot e delle cosiddette nuove cittadinanze e restituendo al nostro popolo il senso e il significato di una comune e speciale Origine radicata in una memoria arcaica e ancestrale.
Solamente una tale e ricca Visione del mondo e della vita potrà farsi garante e promotrice della salute e dell’integrità di una Comunità nazionale e popolare definita esclusivamente sulla base dello Ius Sanguinis, ovvero nel riconoscimento del criterio di una specifica vicinanza etnica, bio-psichica, fisiologica e spirituale dei suoi appartenenti.
L’unico criterio possibile.
Una Comunità organica di popolo composta da uomini e donne aventi origini etniche, culturali, tradizioni e aspirazioni condivise, che sia in grado di dare un superiore significato al senso di appartenenza e assurgere appieno nel ruolo di promotrice di processi innovatori capaci di incidere in profondità nel tessuto sociale e di rivoluzionarne il contesto, rendendosi così di nuovo protagonista delle grandi trasformazioni collettive e soprattutto fulcro per la proiezione di un progetto comune capace di mobilitare la totalità del popolo contro le derive della globalizzazione cosmopolita.”
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