11 Aprile 2024
Politica

Filippo Rossi: da “Neofascista” a Neosardina – Umberto Bianchi

Al pari di un novello “Deus ex machina”, appena apparse sul proscenio del convulso agone politico nostrano, il neonato movimento delle “sardine”, non finisce mai di stupirci. Proprio in vista della manifestazione prossima, ventura in quel di S. Giovanni in Roma (organizzata con l’intento di recuperare una storica piazza “di sinistra”, recentemente, invece, riempita dai “cattivacci” sovranisti Salvini e Meloni…sic!) le nostre aspiranti cibarie in scatola, hanno fatto una accorta campagna acquisti anche a “destra”, andando a pescare qualche elemento dal bacino dei “moderati”. Tra questi Filippo Rossi, ex AN di obbedienza finiana, organizzatore del Festival “Caffeina” che si tiene in quel di Viterbo , ora nell’inedito ruolo di portatore del verbo “moderato”, tra i sinistroidi finto-giovani-ribelli.

Un innaturale incontro tra culture differenti e contrapposte, un casuale ritrovarsi nel nome di un motivo comune o che? Tanto per cominciare, il nostro Rossi ha candidamente dichiarato il movimento delle sardine essere frutto di un autentico trasversalismo e perciò lontano da ogni tentazione partitocratica. E pertanto, merita tutta la sua approvazione in quanto, nel nome di questo candido ed apartitico agire, costoro agiscono, “contro” quel Sovranismo e quel Populismo che, del Nostro rappresentano la bestia nera. Non è casuale l’incontro tra sinistra radical-chic e finto-ribelle e destro-positivi moderati. Questo è un incontro, frutto di un comune sentire che mette a nudo una realtà di fatto, su cui ad oggi, nessuno osa compiere un’operazione di chiarimento. A portare l’Italia sull’orlo del baratro di un declino senza uscita, sono stati proprio loro, i “moderati”, quelli del compromesso a tutti i costi, quelli del barcamenarsi alla ben’e meglio e delle giravolte politiche fini a sé stesse, dotati di un’ampiezza di vedute, delle dimensioni della visiera di un cappello da capitano di fregata. Gente che non ha saputo e non ha voluto capire, che il mondo stava cambiando e che gli attendismi od il codino adeguamento ai desiderata globalisti e liberisti, avrebbero solamente contribuito a danneggiare ed a mettere a rischio i delicati e volubili risultati di benessere, dal nostro paese raggiunti in decenni di lavoro e sacrifici.

E si badi bene, qui non si tratta di essere trinariciuti estremisti o massimalisti, ma di ragionare su un evidente dato di fatto: il modello liberista globale sta clamorosamente fallendo, senza se e senza ma. Il sogno di un mondo aperto ed equalizzato, è andato infrangendosi contro la realtà di un progressivo calo del benessere e di aumento della povertà, questa sì, globale, accompagnati da insicurezza, volubilità e degrado umano ed ambientale. Un modo senza frontiere, che ha lasciato mano libera agli usurai delle banche e dei centri di potere finanziario internazionali, sulla pelle dei popoli. Una libertà di circolazione e di migrazione, che ha permesso alle multinazionali la predonesca spoliazione della sovranità e delle risorse del Terzo Mondo, spingendo masse di diseredati ad abbandonare le proprie terre nelle loro mani rapaci, a detrimento delle popolazioni europee, invase e sommerse da turme di poveri, con cui la convivenza va facendosi, giorno dopo giorno, sempre più difficile ed ardua. Un agire svincolato da obblighi ed attenzioni verso l’ambiente, che sta portando il mondo sulla soglia di un disastro ecologico senza precedenti. Certo, di fronte ad un simile stato di cose, se la gente comune protesta, non usa il linguaggio forbito e pieno di distinguo di certi signorini da salotto, ma un linguaggio un po’ più spiccio e rude. Il tanto deprecato Populismo, altri non è che il dar corpo ad una istanza primaria, rappresentata dalla sempre maggior distanza delle strutture istituzionali, del mondo della politica, dal sentire della gente che, alla vista dell’inerzia dei pubblici poteri di fronte alla perdita dei propri spazi vitali, cerca di riprendersi tali spazi, agendo direttamente o tramite movimenti, diretta espressione di tale agire. Certo, quello che loro chiamano linguaggio dell’ “odio”, è invece esasperazione, accompagnata alla volontà di recupero di quegli spazi perduti. Le rivolte che qui e lì stanno incendiando il mondo, sono tutte, più o meno, frutto di questo sentire, che la cosa possa o meno piacere. Ma questo, d’altronde, i nostri moderati in scatola, non lo possono e non lo vogliono capire. Due decenni di governi e governicchi “moderati” di destra o sinistra, ci hanno portato al capolinea dei governi Monti e Renzi, espressioni di un cieco ed oppressivo burocratismo e di una sostanziale condiscendenza con tutti i desiderata dei centri di potere della finanza internazionale, anche se chiaramente, tutti a detrimento della “Salus Populi”. Il nostro Filippo Rossi, ci disvela, in tal modo, il vero volto di questa inusitata convergenza ideale: il volto appunto di chi, non sapendo dare risposte al sentire dei popoli, sa solo esser “contro”, adoperando, questo sì, un linguaggio di cieco e sterile odio, “contro” il Sovranismo, il Populismo, Salvini, etc., ma, non proponendo null’altro che non sia la catena di vistosi e plateali fallimenti che, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, ci hanno propinato e ci vanno propinando, i vari rappresentanti sott’olio, del buonismo inscatolato, sia in versione simil-ribelle, che moderata che dir si voglia.

UMBERTO BIANCHI

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