27 Aprile 2024
Attualità

Violenza privata e livore pubblico – Enrico Marino

L’art. 610 del Codice penale dispone che “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a quattro anni.”

La pena è aumentata se concorrono circostanze aggravanti, se la violenza o la minaccia sono commesse con armi, da persone travisate, da più persone riunite, con scritto anonimo, in modo simbolico o valendosi della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete, esistenti o supposte.

La violenza privata è pacificamente considerata un reato “sussidiario”, nel senso che esso è ravvisabile ogni qualvolta non si configuri, per quel determinato fatto, una diversa qualificazione giuridica ed è solo per questa ragione che alcuni aderenti al Veneto Fronte Skinhead – entrati nell’associazione pro immigrati “Como senza frontiere” per leggervi un comunicato – sono stati incriminati dalla magistratura. In assenza di qualunque violenza fisica o di un qualsiasi danneggiamento di beni, l’unica accusa che si è potuto muovere a quei ragazzi è stata quella di aver “intimidito” e coartato la “libertà psichica” delle persone presenti in quel momento nell’associazione. Un ingresso imprevisto e non dovuto, ma assolutamente privo di ogni forzatura, dal momento che l’associazione risultava essere aperta.

Infatti, come dichiarato dalla stessa portavoce della rete “Como senza frontiere”: “Il portoncino di ingresso era accostato, aspettavamo altri partecipanti alla riunione. Quando ho sentito i rumori provenire dalla scala ho aperto la porta e mi sono trovata davanti queste persone con le teste rasate che sono entrate con fare militaresco. Chiaramente ci siamo affidati ad un legale per denunciare l’aggressione e l’intimidazione che abbiamo subito.”.

Parole comprensibili, in bocca a chi ha subito l’intrusione, ma francamente avremmo preferito leggere di decine di simili “intimidazioni” rispetto a quello che ci hanno riservato le cronache politiche in 72 anni di regime democratico.

Francamente ci pare ben poca cosa questa “violenza”, quasi un atto di evangelizzazione identitaria, se paragonata ai comportamenti di quanti, abitualmente, in nome della democrazia e della libertà, mettono a ferro e fuoco intere città, distruggono cantieri, si scontrano con le forze dell’ordine, compiono attentati contro librerie e circoli politici, praticano la violenza fisica contro avversari e cittadini, insozzano e vandalizzano monumenti e lapidi commemorative, oltraggiano luoghi simbolo come l’Altare della Patria, si mobilitano per impedire brutalmente ad altri di manifestare, di organizzare raccolte di firme, convegni, dibattiti, spettacoli e persino la presentazione di libri.

La violenza e l’intolleranza sfacciatamente esibite e praticate da queste bande, diversificate per sigle tra antagonisti, centri sociali e black bloc, ma tutte riconducibili all’area della sinistra comunista e anarchica, sono tanto più esecrabili in quanto, di fatto, tollerate e protette dalle quelle stesse forze politiche e dal mainstream mediatico e intellettuale che, di fronte alla “violenza privata” di Como, si stracciano le vesti e urlano istericamente contro la risorgente minaccia fascista e il pericolo incombente sulla democrazia.

C’è tutta una componente mediatica e verbale in questa azione di mistificazione, tutta una narrazione ipocrita dei fatti che si ripropone puntualmente, tutta una retorica martellante e pomposa, che tendono a ingigantire e a drammatizzare episodi marginali, spesso grotteschi, per rilanciare un immaginario quadro fosco e truce, uno scenario cupamente crepuscolare, in cui l’avversario politico viene criminalizzato, delegittimato e dipinto come il male assoluto. Queste tecniche, per screditare e accusare l’opposizione non conforme di ogni nefandezza, sono odiosamente illiberali perché puntano a privarla di libertà democratiche e di diritti costituzionalmente garantiti. La protervia e l’intolleranza con cui il regime si propone di strozzare politicamente chi non si piega all’imposizione del suo pensiero, si manifestano oggi in nuove e più insidiose forme; ad esempio, con le coercizioni imposte dai sindaci di sinistra, su ispirazione dell’Anpi, che non concedono spazi pubblici a chi non si sottopone alla sottoscrizione di una irrituale attestazione di antifascismo, illegittimamente pretesa da quelle amministrazioni. Sempre l’Anpi rilancia deliranti appelli affinchè si proceda alla messa al bando dei gruppi identitari, chiedendo che sia loro impedito di presentarsi alle elezioni (e di raccogliere democraticamente il consenso popolare), per attuare nei fatti un intollerabile blocco delle libertà costituzionali e l’esercizio dei diritti a queste connessi.

Si tratta, con tutta evidenza, di progetti farneticanti, sorretti e ispirati non solo da spregevoli fini politici, ma intrisi di un sottofondo violento di intolleranza, ossessioni compulsive e devianze psicologiche.

Da una maglia col fascio littorio, esibita su un campo di calcio, ai cartelli dal sapore nostalgico affissi in uno stabilimento balneare privato, fino alla Reichskriegsflagge, bandiera della marina del Kaiser, affissa nella stanza di un carabiniere, episodi marginali e oggettivamente insignificanti vengono montati per creare l’immagine paranoica del fantomatico pericolo di un risorgente e minaccioso fascismo.

Questa martellante campagna di livore pubblico è originata da due cause differenti.

Per prima, va considerata la naturale, antropologica, propensione di tutti i “buoni” e i “filantropi” all’intolleranza e all’epurazione: dai primi cristiani che in nome di Dio sopprimevano ogni altro culto e distruggevano i templi pagani, ai giacobini che per portare libertà, fraternità e uguaglianza tagliavano migliaia di teste, dai comunisti che per riscattare i proletari hanno sterminato milioni di uomini, fino agli atlantisti che per esportare la democrazia hanno prodotto lutti e disastri in tutto il mondo, tutti gli “umanitari” della storia, per affermare il loro concetto di bene, hanno sempre massacrato chi gli si opponeva sotto varie forme.

Secondariamente, occorre ricordare che l’antifascismo, specialmente in periodi di grave crisi politica e sociale, è stato sempre utilizzato come mastice tra le forze di regime per compattarsi e deviare l’attenzione popolare dai reali problemi del Paese. Oggi questo rancido livore antifascista viene pubblicamente e ipocritamente sparso a piene mani dal potere per nascondere e mascherare il vero attacco alla democrazia, che non viene portato nelle piazze o con la “violenza privata” in un circolo immigrazionista, ma viene attuato nei Palazzi istituzionali. Quelli dove si decide che il voto non serve perché al governo del Paese si succedono esecutivi privi di legittimazione popolare, quelli dove si adottano provvedimenti in favore della finanza e in danno dei cittadini, dove si progettano piani di invasione e sostituzione etnica, dove si supportano progetti mondialisti disumanizzanti, dove si programma la distruzione della famiglia naturale, dove si pianifica per milioni di giovani un futuro di precarietà.

E’ questa la vera minaccia per la democrazia e l’unica brutale violenza che si esercita contro un intero popolo.

Enrico Marino

 

Foto: Krancic

2 Comments

  • Fabio 9 Dicembre 2017

    Bravo Marino!
    Commento ineccepibile… peccato che é destinato a rimanere nell’ambito della ns. ‘comunità”; che già sa come stano realmente le cose, invece di raggiungere il grande pubblico soggetto al lavaggio mediatico da parte dei pennivendoli e portavoce del regime.

    non può essere divulgato in

  • Fabio 9 Dicembre 2017

    Bravo Marino!
    Commento ineccepibile… peccato che é destinato a rimanere nell’ambito della ns. ‘comunità”; che già sa come stano realmente le cose, invece di raggiungere il grande pubblico soggetto al lavaggio mediatico da parte dei pennivendoli e portavoce del regime.

    non può essere divulgato in

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