12 Aprile 2024
Punte di Freccia

Tu chiamala, se vuoi, confusione… – Mario Michele Merlino

Il filosofo Arthur Schopenhauer nella sessualità riconosceva il principio della Volontà che, imponendosi tramite l’apparente e vano appagamento del piacere, esprimeva l’esigenza della riproduzione, fonte cieca e irrazionale della sua esistenza. Non che la filosofia sia un dogma, ma, ogni tanto, riesce ad uscire dal coro e invitarci all’ascolto e a nuove prospettive e a cammini innovativi. Dopo di lui il doktor Freud ha costruito – e con tanto di accattivante teoria a legittimare se stesso e la propria vanità (non è poco mettersi alo stesso livello di Copernico e di Darwin quali dissacratori dell’uomo centro e primato della natura!) e la necessaria verifica nella praxis – un percorso terapeutico. Ha avuto fortuna (quale figlio del ‘popolo eletto’ come poteva essere altrimenti?) e un seguito pernicioso e querulo di lettini divani matite e block-notes. E il sesso diviene moda fa tendenza si rende chiacchiera (e, se non apparisse ambiguo, si potrebbe ben dire che è in bocca di tutti).

Atto primo. Tramite l’ecografia è possibile stabilire la sessualità del futuro nascituro, stabilire già se sia maschio o femmina. Nulla sappiamo se, in qualche angolo remoto, egli avverta una sorta di principio identitario – di se stesso o di genere o di sesso o di razza. Insomma ciò che, poi, chiameremo autocoscienza. Esso ci appare un insieme e di impulsi e di stimoli e di necessità e di reazioni – il mangiare il dormire il defecare il caldo il freddo, ad esempio – senza altra distinzione se non in quella sua forma della struttura genitale. (Affermazione, quest’ultima, disattesa dagli studi di neurologia che riconoscono, pur non risalendo ad una causa certa, come gli stimoli inviati dalla corteccia cerebrale sono difformi tra il bambino e la bambina). E lo stupore (nostro) di quando per la prima volta avvertiamo che ci segue con lo sguardo… e ciò vale al femminile, vale al maschile.

(Non siamo cinesi che vestivano il lutto se nasceva una bambina, anche se rimaneva l’attesa del maschio per consegnare il nome le armi la terra. La storia delle dinastie, la ‘legge salica’ ad esempio, sono ricche e confermano questa priorità).

Atto secondo. Da quella distinzione il nome il fiocco rosa o azzurro sulla porta i primi vestitini con i colori adatti e, in crescendo, modelli educativi e giocattoli e giochi atti movenze e quanto mantiene e rafforza la distinzione. E’ la scrittrice francese Simone de Beauvoir a dire ‘sono diventata donna’. (Le mie sorelle, pur essendo ormai più di trenta anni dalla morte di mamma, le rimproverano ancora come consentisse a me, figlio maschio, fare cose a loro negate). Insomma appare la società a dettare regole e comportamenti e queste regole e comportamenti variano così come la società si dà altra e difforme cultura. (L’apertura del Piper Club a Roma, ad esempio, annuncia la trasformazione dei costumi femminili prima del ’68 e dintorni). Sempre, però, a posteriori e sempre mantenendo la distinzione.

Accortezza. Non tutto si esprime in modo rigido – si pensi alle eroine della tragedia greca (gli uomini e le donne, l’essere umano, sono vittime illustri sotto il medesimo cielo, il comune destino) o alle Amazzoni, abili guerriere, e, risalendo nel corso della storia, fino ad arrivare alle Ausiliarie del SAF, a noi care… E ciò vale soprattutto per i costumi sessuali, l’ideale della kalòskaiagathìa, quanto Platone scrive nel Simposio su l’Eros i fanciulli la bellezza del corpo e quella della conoscenza. Il Cristianesimo ci ha ammonito contro quanto è divenuto devianza… E l’Islam, che sembra essere il futuro scenario per l’Europa – più moschee più burka più kebab meno chiese tette al sole spaghetti all’amatriciana – condanna l’omosessualità, se ti va bene, con buona dose di frustate. (Drieu la Rochelle invidiava l’età del Medio Evo dove risplendeva la bellezza del corpo, la luminosità, una sostanziale gioia di vivere contro la decadenza della modernità, fiacca e vile… altro che ‘secoli bui’ di banalissime interpretazioni scolastiche).

Assonanze. Prima viene la Natura a proporre le diversità quali necessità (dal filosofo greco Eraclito che enuncia come ‘il Polèmos è padre d’ogni cosa’ a Nicola Cusano e il coincidere d’ogni contrario così in Hegel e la dialettica senza scomodare dall’Oriente le due forze primigenie), poi gli uomini che pretendono darsi regole leggi costumi a dominare se stessi e il mondo circostante. Se volessimo attenerci al linguaggio di Marx dell’Ideologia tedesca e seguenti, si potrebbe dire che la Natura è la struttura e la società la sovrastruttura con la tendenza di quest’ultima a ribellarsi e manifestare se stessa quale principio (una trasmutazione di valori alla Nietzsche?).

(Ognuno tragga dall’esempio qui proposto rapporto o frattura con il tutto, quanto vado scrivendo). Secondo una interpretazione, suggestiva e niente affatto peregrina, la nascita della filosofia avviene in Grecia tramite i cosiddetti ‘fisiocratici’, tradotti in modo equivoco come ‘naturalisti’ (la phìsis reca in sé tale ricchezza di significati che non si ritrova con il termine natura). Costoro – e semplifico – cercavano il principio d’ogni cosa (l’Archè) non tanto nella ‘natura’ in sé ma in quanto, nella rispondenza con essa (l’uno o il molteplice, l’essere o il divenire), difendere e legittimare la scelta della pòlis tra l’Acropoli (il luogo simbolo dell’aristocrazia) e l’Agorà (quella piazza ove si svolgeva il mercato e si intrecciavano le chiacchiere del popolo). Intreccio tra ciò che è il principio e quanto dipende dagli uomini, mutevoli…

La Natura chiede la diversità, dunque, rifiuta l’unicità l’eguaglianza e, se si propone quale Chaos, esso è appunto lotta fra opposti. Così furono gli uomini, gli Europei in primo luogo, litigiosi al loro interno predatori all’esterno. Stati in conflitto per una linea sottile di confine, un fiume – il Reno racconta quante storie di ferro e sangue – una città dei campi da arare gente dal medesimo dialetto e, poi, cuori e menti con l’ardente passione di mettersi in mare e andare sempre oltre e altrove. E furono là dove imperi crollarono e continenti da conquistare. Storia storie lontane… Dissero, i nemici dell’Europa nell’Europa stessa, fu tutto ciò male tutto da dimenticare farne un senso spregievole di colpa e lo dissero, dopo che con due guerre mondiali e civili avevano dissanguato il corpo e depauperato lo spirito, con linguaggio e credibile e da ammalianti sirene. E furono ascoltati; fecero presa.

Agli stendardi color vermiglio, aquile e stemmi bellicosi, le bandiere arcobaleno e quelle dell’UE vengono issate in cortei-girotondo e sulle sedi istituzionali, oscene e inutili, frutto della rinuncia e del mercato. Decretata la morte delle patrie, fatto il necrologio alle ideologie… Tutto ciò, però, non basta. E, se nel DNA di un popolo di un continente riemergessero antiche eco di asce e lupi e labari e gladi e aquile rullo di tamburi passo cadenzato squilli di tromba cavalli lanciati al galoppo? Insomma – e soprattutto – fierezza dignità onore? Un popolo la sua storia genetica e culturale va disintegrata, va fatto spazio per altro popolo. Va portato l’attacco con una invasione programmata dall’esterno e l’annientamento di difese e interna resistenza (simile ad uno zaino – lo spazio geografico – rimane immutato; è ciò che esso contiene – i suoi popoli – e il suo utilizzo – usi e costumi – che si modifica).

Una emigrazione, teoricamente invito umanitario all’integrazione, invasione di fatto (l’Europa che fu riconosciuta, ad esempio, dalle guglie svettanti verso il cielo di stile gotico delle cattedrali si trasforma in quella che necessita per rom e immigrati case popolari e supermercati). Senza trovare di fronte a sé una contrapposizione perché il principio di tolleranza, sbandierato quale valore primo, non è altro che indifferenza impotenza viltà. Si è tolleranti perché non si hanno idee punti di richiamo fede storia muscoli (è poetico, romantico, commovente, disegnare con gessetti colorati l’asfalto delle piazze di Bruxelles dopo gli attentati all’aeroporto e al metrò ma è una risposta alta e nobile o una rinuncia alle leggi del sangue e del suolo?).

Un nuovo (?) attacco alla ‘fortezza Europa’ (era il 6 giugno del 1944 sulle coste della Normandia; oggi uomini e navi sono a raccogliere gli ‘invasori’ nel Mediterraneo) è in atto. E in atto è un ulteriore attacco, questa volta all’interno, verso l’identità – un uomo una donna le loro differenze le loro distinzioni – per confondere se stessi oltre i ruoli proposti dalla società (questi possono, a volte devono, essere modificati), un processo contro natura… subdolo infido mascherato. (In Germania, alla nascita, si può chiedere all’anagrafe di soprassedere alla definizione del sesso – neutro come è presente nella lingua – in attesa che sia lo stesso nato, fattosi adulto, a definirsi). In nome della tolleranza fra le diversità, per una conoscenza precisa e interscambiabile fra i sessi… ‘Tu chiamale, se vuoi, emozioni…’, cantava Lucio Battisti; tu chiamala, se vuoi, confusione aggressione metastasi veleno.

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