11 Aprile 2024
Alchimia

Tra l’ Alchimia Interna e quella Esterna: Terza Posizione – Mirco A. Mannucci

I Destra e Sinistra Alchemica

All’ interno della vasta compagine di appassionati di Alchimia vi sono numerose correnti, scuole, opinioni, e via discorrendo. Ma, osservando il Parlamento Alchemico a debita distanza, ci sono sostanzialmente due grandi partiti: il primo, che, sulla scia dell’ influenza Junghiana (ma anche di quella di Julius Evola, di Mircea Eliade, della Scuola Kremmerziana, e di moltissimi altri), vede nel linguaggio dei testi alchemici una metafora per un lavoro spirituale, psicologico, o iniziatico. Per costoro, pur nelle numerosissime sfumature e i dovutissimi distinguo, l’ alchimia ha il suo centro nell’ Uomo e nel suo perfezionamento interiore. Questo partito, sebbene abbia tracce rinvenibili sino dalla più remota antichità, e’ essenzialmente moderno, e trova antesignani in alcuni autori del periodo successivo a Paracelso (primo fra tutti, forse il più grande, Jakob Boheme). Diciamo, per usare una metafora, che sono la Sinistra Alchemica. I secondi, meno numerosi, ma anche in sostanziale aumento (in ispecie per il risorgere di un vivo interesse nella medicina spagirica) sono coloro che amano “trafficare con le mani”, il celebrato laboratorio. Per loro, testi alla mano (va detto en passant che questo gruppo e’ generalmente, ma non sempre, piu’ adusato alla lettura accorta dei testi classici), l’ Alchimia e’ autentico lavoro sulla materia esterna (antimonio, cinabro, miele, bismuto, ognuno ha la sua), per la creazione della Pietra dei Filosofi e della Medicina Catholica.

Sono la Destra Alchemica. Il secondo gruppo deve moltissimo al cosiddetto Rinascimento Ermetico Parigino, cominciato con il tardo secolo decimonono e giunto alla sua apoteosi con I celebri libri del misterioso Fulcanelli. In realtà, in alcuni ordini massonici o para-massonici, insegnamenti operativi di laboratorio erano presentati a candidati scelti anche nei due secoli precedenti (agli interessati rimando la lettura degli scritti alchemici e massonici di Paolo Lucarelli, specialmente il suo studio sull ‘ Arco Reale). Tra destra e sinistra, con rare, rarissime (e fortunate) eccezioni, non corrono buone acque. Alla meno peggio coabitano negli stessi forum, si scambiano frecciatine al vetriolo (tanto per rimanere in tema), e più spesso si ignorano. Il motivo per cui prendo la penna e vergo queste righe e’ il seguente: io mi trovo a disagio nelle due ale del parlamento alchemico. Di piu’: credo, anzi sono certo, che questa contrapposizione sia posticcia, e persino nociva.

 

II Elixir Esterno ed Interno: Dal Jin Dan ad Ali Puli

Facciamo un passo indietro e spostiamoci in Cina (non che non ci siano riferimenti di grande interesse anche a casa nostra, ma l’ Impero di Mezzo, grazie alla sua continuità storica, ha mantenuto una memoria più dettagliata): qui sono effettivamente esistite due scuole alchemiche, o meglio due vie: Wai Dan (Elixir Esterno) e Nei Dan (Elixir Interno). Sembrerebbe, a detta degli esperti (tra cui va citato l’ italiano Fabrizio Pregadio) che la tradizione Wai Dan preceda quella Nei Dan. Il che non è sorprendente: in Occidente e’ avvenuto qualcosa di simile, difficile trovare un testo esplicitamente “interno” prima del tardo rinascimento. Ma andiamo a vedere cosa si intenda per Nei Dan. Uno dei suoi testi paradigmatici è il Mistero del Fiore D’ Oro, tradotto dal Whilhelm, un sinologo amico di Jung, e pubblicato nelle Mediterranee da Julius Evola. La traduzione in questione era molto poco filologica, e poteva dare adito a supporre che l’ ipotesi “metaforica” della Sinistra Alchemica fosse corretta sic et simpliciter. Non è così. Certo, qui si parla di evoluzione dell’ uomo, della creazione di Corpi Sottili, ma va anche ricordato che, tranne in alcune variazioni piuttosto tardive (ad esempio I commentari di Liu Yiming , 1734–1821), della cosiddetta setta del Cancello Del Dragone) le trasformazioni hanno una base materiale: si parla di tre essenze, San Bao ( o Tre Tesori), Jing, Qi e Shen (a un dipresso l’equivalente della ben nota triade alchemica Sale, Mercurio, Zolfo), e anche della loro locazione nel Corpo Umano. Non solo, I termini usati sono anche la base della Medicina Tradizionale Cinese, mostrando una volta ancora la vicinanza tra Alchimia e Medicina (in occidente la loro prossimità è altrettanto ovvia: basti pensare al Grassot, allo Sgobbis, sino al grande omeopata Hanhemann). Vale anche la pena di ricordare che, nella lunghissima storia dell’ alchimia cinese, sono documentati casi di personaggi che furono praticanti e maestri di entrambi percorsi (un esempio tra tutti il leggendario Zhang San Feng, un monaco a cui e’ attribuita la creazione del TaiJi Quan, o Tachichuan).

Torniamo in occidente: alcuni anni orsono lessi, grazie a una dritta di un Fratello della Via Esterna, le Lettere di Ali Puli. E’ un autore che raccomando a tutti, per la profondità abissale del suo messaggio. Ma anche per un’altra ragione: in Ali Puli (il nome orientale nasconde un Adepto di casa nostra) si trovano espliciti parallelismi tra la digestione nel corpo umano, vista non solo come mero processo chimico, ma come atto genuinamente alchemico, e certe operazioni di distillazione che avvengono nel chiuso del laboratorio. Ma lasciamo la parola all’ Adepto:

Affinché possa darvi ulteriore motivo di meditazione, ora descriverò brevemente alcuni dei principali organi del corpo umano e le loro funzioni e ciò che può apprendersi da ciascuno di loro a proposito della vera preparazione della Medicina Universale, a tutto sufficiente. I denti sono le macine mediante le quali vengono ridotte le sostanze grossolane: fare attenzione a ciò!Lo stomaco è il tino o forno in cui, mediante l’azione dell’essenza del fuoco, si cuoce il cibo, prima per formare una sostanza viscosa, tramite la digestione e la decomposizione: poi, a mezzo del dissolvimento, è ridotto in uno spirito salino, o chilo, il prodotto del cibo. Il sale grossolano è portato alla vescica, il residuo solforoso (feci) va all’intestino, la parte mercuriaie superflua alla bocca (e qui sta il Nodo Gordiano, che non può essere eliminato in alcun altro modo se non con la spada di Alessandro e cosi via, ciascuno al suo sbocco purificatore. Le vene lattiche sono i filtri, che separano il chilo ed anche gli altri elementi nutritivi dal chilo. La funzione dei polmoni è di cambiare tutti i principi in ARIA poiché nell’aria tutti i solidi diventano fluidi, perché l’Aria attira in sé e poi riemette da sé.

Il fegato prepara la sostanza del chilo a ricevere un colore solforoso. Il cuore, che di per sé è del tutto inerte, batte e imparo tisce all’esca del chilo la scintilla della vita animale, per mezzo della quale lo spirito igneo di vita nell’umore radicale diventa sangue, che è una rugiada celeste, un’acquea rugiada ignea universale che sostenta il microcosmo, proprio come l’oro potabile nella sua costituzione, che sostenta l’intero corpo mediante il suo caldo umido essenziale. Di per sé semplice, questa sostanza permea l’intera costituzione. Cosi, la vera essenza degli organi sta in questo fluido acqueo in cui risiede l’elemento del FUOCO che gli dà moto. Questa rugiada celeste si trasmuta, in ciascun ed ogni organo, in una forma specifica: da questi organi va nei reni e da li ai due fuochi centrali spermatici in cui si produce il seme. Questi sono creati come opere d’Arte, dall’Archeo, in tutte le forme animali. Cosi nei reni il rosso diventa di nuovo bianco e viene impartita in esso una forza e vieni moltiplicativa e un umore viscoso. Dai reni passa ai tini e attraverso uno sbocco nel grembo della madre. L’intestino è il ricettacolo delle impurità, che sono le sostanze infiammabili del fuoco centrale caldo. La sede dell’eiezione (dello sperma) è un punto di raccolta per il fuoco centrale freddo“.

Analogia e niente piu’? Val la pena di ricordare quello che Schwaller de Lubicz, alias AOR, disse: ogni Neter, ogni agente ermetico, vive anche nel Corpo Umano. Attraverso la sua agnizione interna lo possiamo riconoscere anche di fuori. Vale, io credo, anche il contrario: se siamo capaci di riconoscere il Neter di fuori, percependolo in actu nel divenire della Materia nelle fiale, nei crogiuoli, o anche semplicemente osservando la Natura all’ opera in una camminata nei boschi, lo identificheremo anche di dentro (ai lettori anglofoni rimando la lettura piacevolissima della biografia di Aor da parte del suo ultimo allievo, Andre Vandenbroeck). Mi rendo conto di avere appena sfiorato l’argomento, ma, per brevità, credo sia tempo di un sunto e una proposta. 

III Il Corpo come Laboratorio e il Laboratorio come Corpo

Aforisma 84 –Qualsiasi arte è inconcepibile senza una materia: perciò la nozione di alchimia “spirituale ” o puramente “psicologica” è aberrante, poiché misconosce la funzione primaria dell’alchimia: liberare lo spirito grazie alla materia, liberando la stessa materia grazie allo spirito. (René Alleau, voce Alchimie, in Enciclopedia Universalis, p. 674) Queste parole stupende valgono dovunque. La Materia e’ assolutamente imprescindibile, per una semplice ragione: senza la Materia, senza la sua inerzia, non si lavora. Senza il Lavoro, stiamo semplicemende sognando. (ACQUA REGIA Mirco Mannucci)

Dopo il breve excursus della sezione precedente, credo sia tempo di enunciare alcuni principi della Terza Posizione Alchemica. Non esiste Alchimia senza Lavoro sulla Materia. Va però precisato cosa si intenda qui per Materia: una sostanza caotica su cui si possa agire. Si potrebbe anche dire che l’ alchimia non è affatto “spirituale” nel senso convenzionale del termine, al contrario KEMI celebra la Materia, vista da una prospettiva non riduzionistica. Gli alchimisti sono materialisti, ma la loro materia e’ spirituale da sempre, una materia animata, piu’ prossima a quella dei presocratici che a quella dei materialisti settecenteschi. In questo paradosso si gioca la sfida alchemica. Il Lavoro Alchemico consiste nell’ aiutare la Natura a portare gli enti a perfezione. Il Lavoro consiste in tre stadi, che non sono necessariamente in successione lineare: Orare, Legere, Laborare. I tre stadi avvengono in tre luoghi a loro dedicati: Oratorium, Lectorium, Laboratorium. Orare non significa ovviamente recitare il Rosario o una Sura Coranica, anche se queste sono opzioni valide. Orare è l’ atto consapevole di ristabilire una connessione diretta con il Sacro, con le correnti cosmiche senza le quali siamo solo ciechi e sordi. Il Liber Mutus nel suo citatissimo aforisma mette Orare nell’ incipit, a eterno monito: prima prega, poi forse troverai.

Legere è atto alchemico in senso proprio: e’ lettura integrale, confronto di sorgenti sparse, scontro con l’apparente incomprensibilità dei documenti, con lo scopo di rintracciare una mappa, fosse pure incompleta, parziale. Non è possibile operare senza scontrarsi con I koan dei “buoni testi” , a cui l’alchimista torna e ritorna giorno dopo giorno. Il Laboratorium è lo spazio preposto al Lavoro sulla Materia. Spazio sacro per antonomasia, il Tempio in cui l’alchimista entra consapevole dei rischi e delle inaudite possibilità, con rispetto e reverenza. Nel caso della Via Interna, tale Laboratorium è il Corpo Umano, visto come una Fabbrica Alchemica che richiede alcune riparazioni. Nella Via Esterna, il Laboratorium è il laboratorio tout court, quello dei matracci, dei fornelli, dei palloni. Ma, per legge di enantiomorfia, tale laboratorio è, per l’ alchimista operativo, come una estensione del suo proprio Corpo. I risultati del Lavoro sono sempre sia esterni che interni: cosi come il riconoscimento di processi alchemici interni porta al riconoscimento di processi analoghi nel cosiddetto mondo esterno, il contrario ha il medesimo valore. Come ricordava Canseliet, la Via Alchemica è una Metafisica Sperimentale. Tale assioma vale sia in Via Interna che in Via Esterna. Conoscere, in ultima analisi, e’ conoscere per esperienza diretta, nel confronto con la Materia. Le due strade non sono affatto inconciliabili: esistono alchimisti operativi che le praticano simultaneamente.

Ci sono anche strade miste, che partono da sostanze prodotte dal Laboratorio Interno, ovvero il Corpo Umano, e proseguono in quello Esterno (ad esempio lavori su fluidi umani, come l’ urina).  Ci sono anche altre strade , che fabbricano certe sostanze nel Laboratorio Esterno e le somministrano all’ Operatore, per aiutarlo nel suo lavoro interno (è il caso di certe tinture che riparano organi critici per il lavoro Interno, come ad esempio il sistema dei reni). Entrambi i percorsi sottendono una comune weltanschaung, che potremmo nomare propriamente la Grande Dottrina Alchemica. Tale Dottrina è, in un certo senso, una mappa: la sua comprensione apre le chiavi all’ operatività. Mi rivolgo ora ai Fratelli e alle Sorelle delle due ali del Parlamento: il tempo e’ venuto per un confronto, per una disamina del proprio operare e vivere l’esperienza di praticanti dell’ Arte Nostra, senza paraocchi.

Sono certo che, pur nelle grandi difficoltà, il risultato potrebbe essere grande, grandissimo. La posta in gioco e’: possiamo ora, dopo millenni, dissotterrare la Dottrina Comune? Possiamo finalmente vedere, dall’ alto della montagna ermetica, le varie operatività, interne ed esterne, umide e secche, come un grande affresco che la Natura ha concesso ai mortali nella sua infinita munificenza? Suggerisco, senza pretendere di pilotare il dialogo che auspico, la lettura corale di alcuni classici che, credo, possono a buon diritto essere dei manuali teorici e pratici per entrambe le ali del parlamento alchemico. Un solo titolo: Lux Obnubilata, del Marchese Santinelli. Mi si consenta una ultima notula: e’ mia profonda convinzione che, all’ origine di Kemi, nel remoto Egitto, in Mesopotamia, nell’ estremo est asiatico, ed anche nell’ Europa arcaica, tale Dottrina si manifestò nella sua pienezza ai grandi veggenti. Da questa rivelazione iniziale, come tanti rivoli di un fiume occulto, sorsero le comunità alchemiche, isole sparse di un vasto arcipelago. Ora, nell’ Epoca Nera, nella disintegrazione inevitabile di tutte le tradizioni, nella emersione in superficie di testi tenuti segreti per secoli, siamo chiamati a un nuovo Lavoro: ricostruire la Dottrina come guida per il mondo a venire.

BIBLIOGRAFIA e NOTE:

·Ali Puli, Lettere, Edizioni Mediterranee, curato da Fernando Picchi – La citazione nella seconda sezione sull’ alchimia della digestione viene dalle Lettere. A coloro che hanno dei trascorsi Gurdjieffiani ricordo il celebre “ diagramma del cibo”, dove il mistico greco-armeno mostra in dettagli la serie di trasformazioni che avvengono nell’ apparato digestivo. Qui ci sarebbe molto da dire, ma per il momento mi limitero’ a questo: nella digestione I prodotti sono portati a differenti densita’, si passa dallo stato solido, si continua a quello liquido, sino a quello gassoso. A un certo punto la descrizione puramente chimica del processo digestivo si arresta. Cosa avviene dopo? Si entra in sfere che, dal punto di vista della scienza contemporanea, non sono materiali.
· Julius Evola, La Tradizione Ermetica, Edizioni Mediterranee – Il testo di Evola, pur nei suoi numerosi limiti, e’ consigliatissimo. A patto che il lettore, dopo averlo digerito, decida di entrare in prima persona nel mondo affascinante e sconcertante dei classici: Della Riviera, Filalete, Lullo, Paracelso, solo per citarne alcuni.
·Andre Vandenbroeck Al KEMI, Lindisfarne Press, 1990.
. Schwaller de Lubicz e’ arcinoto come grande egittologo eretico, e anche come ermetista di primo piano. Ma in questa biografia, scritta dal suo allievo Vandenbroeck, il velo si alza, e si scopre un altro Schwaller, il cui nome e’ AOR. Chi e’ AOR? Un alchimista operativo, di laboratorio, e anche un grandissimo studioso della Dottrina Alchemica. Le pagine centrali del libro, dove AOR e Andre discutono la Dottrina, sono oro colato.
·Fabrizio Pregadio Taoist Internal Alchemy, Golden Elixir Press, 2019 – Pregadio e’ forse il migliore esperto accademico vivente di Jin Dan, ovvero dell’ Alchimia Cinese. Le sue traduzioni sono filologicamente perfette, ed anche il suo apparato critico-storico e’ utilissimo a chi si addentra nel mondo magico degli adepti taoisti.
·Mutus Liber, edizione italiana di Massimo Marra, in linea:
http://www.massimomarra.net/1089/Altus-Isaac-Baulot-Mutus-Liber-1677Con-una-nota-biobibliografica-introduttiva-di-Massimo-Marra
Il Mutus Liber e’ muto di nome e di fatto: consiste infatti di una serie di tavole in cui L’ Alchimista e la sua Compagna intrapprendono l’ Opera. Consiglio il commentario di Canseliet agli audaci lettori di questo grandissimo testo della Tradizione Alchemica. Mirco Mannucci, Lege, Relege, in Alchemical Traditions: From Antiquity to the Avant-Garde, Hadean Pty Ltd; 1st edition (August 22, 2013). Un mio breve studio sul significato della Lettura attenta dei testi.
.Paolo Lucarelli Scritti Alchemici e Massonici, Edizioni Mimesi, 2013 -Il Lucarelli, grande esponente della Destra Alchemica italiana, allievo di Canseliet, e anche eminente studioso della Massoneria, ha vergato numerosi scritti (qui raccolti dal suo studente Gratianus) in cui esanima le connessioni tra alcuni rituali alti della Massoneria e la pratica alchemica di laboratorio. Controverso e tranciante, a tratti, ma sempre stimolante.
.Rene Alleau Aspects de l’Alchimie traditionnelle, Parigi, Éditions de Minuit, 1953, Il testo di Alleau e’ un buon sommario dell’ Alchimia. Non un punto di arrivo, ma un buon libro per incominciare il cammino. Crassellame (alias Marchese Santinelli) Lux Obnubilata, Edizioni Mediterranee, curato da Stefano Andreani, 1980 La Lux e’ uno dei pochissimi classici di importanza assoluta. Da leggere, rileggere, e meditare a fondo. Vale anche la pena di cercare i vari commentari alla Lux, ad esempio quello di Reghini,

Mirco A. Mannucci

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