9 Aprile 2024
Tradizione Primordiale

STRADE DEL NORD. Il tema delle Origini Boreali in Herman Wirth e negli altri – Parte 18 – Michele Ruzzai

(alla fine dell’articolo, prima delle Note, è presente il link dell’articolo precedente)

 

8.4 – Radici che affondano nel Paleolitico

 

Il particolare legame che, come abbiamo visto, avvicina il mondo indoeuropeo a quello uralico in misura nettamente maggiore rispetto a qualsiasi altra famiglia linguistica, può rivelarci qualcosa di molto interessante anche dal punto di vista storico-cronologico.

Se infatti ci collochiamo nella prospettiva a nostro avviso preferibile, ovvero quella di un’antica unità filogenetica “indo-uralica”, è estremamente probabile che questo momento comune possa risalire a tempi molto remoti, ovvero, com’è stato osservato, quasi sicuramente preneolitici (788). Ma anche qualora si volessero spiegare i tratti condivisi dai due gruppi solo nell’ottica di prestiti linguistici per semplice contatto dovuto a vicinanza geografica – senza cioè contemplare l’ipotesi di una discendenza di entrambi dalla medesima popolazione ancestrale – dall’analisi glottologica degli elementi scambiati sembrerebbe emergere che tali dinamiche si sarebbero verificate in una fase in cui ciascuna delle due famiglie si trovava ancora a livello di proto-linguaggio: quindi evidenziando un flusso stabilitosi direttamente tra le rispettive Urheimat arcaiche, che dunque avrebbero dovuto essere geograficamente molto vicine (789). E siccome – elemento importante – è ormai generalmente accettato che già 15.000 anni fa, dai siti paleolitici russi, genti di lingua chiaramente ugrofinnica vennero ad occupare i territori nordeuropei man mano che questi si liberavano dalla calotta dell’LGM (790), è evidente che nell’Urheimat settentrionale (791) – molto probabilmente situata al di qua degli Urali (792) – la loro etnogenesi doveva essersi già pienamente completata, implicando così un’antichità proto-indoeuropea di profondità almeno analoga e risalente a tempi sicuramente antecedenti alla deglaciazione wurmiana (793).

In ogni caso, anche a prescindere dalla calibrazione sulle lingue uraliche e appoggiandosi su altre premesse teoriche, va detto che ormai da tempo la ricerca antropologica e storico-religiosa ha messo in luce importanti vestigia paleo-mesolitiche disseminate nel patrimonio mitologico e culturale di diverse popolazioni indoeuropee storiche (794), portando non pochi studiosi a collocarne la prima formazione ad un livello ben più antico sia rispetto al quadro kurganico-calcolitico di Marija Gimbutas sia a quello anatolico-neolitico di Colin Refrew.

Partendo dalle datazioni più basse, possiamo ad esempio ricordare le stime basate sul pur controverso metodo “glottocronologico”, le quali avevano inizialmente assegnato alla nostra famiglia linguistica un’età di soli 6.000 anni, ma che dopo una verifica statistica di Kruskal ed una nuova elaborazione effettuata su basi più rigorose, ha fornito una valutazione sensibilmente più alta, cioè di 9-10.000 anni (795) quindi arrivando già alle soglie del Mesolitico. Tuttavia è probabile che tale stima sia ancora troppo contenuta, perché un’attenta analisi del lessico riconducibile ad innovazioni e termini di origine neolitica, ma anche mesolica, rivelerebbe che la maggior parte di questo era chiaramente diversificato in quasi tutte le lingue indoeuropee, implicando quindi che esse dovevano, al tempo, essere già ben distinte tra loro ed ormai lontane dall’iniziale fase comune (796).

In effetti, se riteniamo fondata l’ipotesi che il periodo unitario della lingua protoindoeuropea possa aver avuto una durata grossomodo analoga a quella di esistenza dei singoli rami (cioè dalla loro separazione dal nucleo condiviso fino ad oggi – 797) e se a questi singoli rami, come emerso sopra, assegnamo un’età prudenzialmente tardo-mesolitica/primo-neolitica di 9-10.000 anni, ne deriverebbe un’interessante profondità temporale, complessiva di tutta la nostra famiglia, pari a circa 18-20.000 anni. Ma ovviamente si tratta di riflessioni fortemente congetturali, la cui aleatorietà dipende anche e soprattutto dal disegno dello schema di fissione che adottiamo per la formazione delle varie lingue, le quali non è scontato abbiano seguito un andamento simmetrico ed “esplosivo” come nell’ipotesi dell’albero genealogico formulata da Schleicher nel XIX secolo (la “Stammbaumtheorie” – 798), ma potrebbero anche essersi dipartite singolarmente ed in tempi via via successivi da un tronco comune che nel frattempo sarebbe rimasto centrale, secondo una dinamica che in effetti sembra più congruente con le indicazioni glottocronologiche (799).

Dal canto suo, il linguista russo Aharon Dolgopolskij per l’antichità dell’Indoeuropeo propone una fascia che oscilla tra i 10.000 e i 20.000 anni, mentre si giunge ad una più precisa stima di 17.000 anni prendendo a riferimento il gruppo berbero – che appartiene ad una diversa famiglia, cioè l’afroasiatico (o “camito-semitico” secondo la denominazione non più utilizzata) – in un’ipotesi teorica di separazione dal ramo indoeuropeo (800) che, come vedremo più avanti, potrebbe avere una sua parziale verosimiglianza, anche se attraverso un percorso molto diverso da quello ipotizzato dalla teoria del comune progenitore Nostratico.

In questo modo, quindi, si raggiungono datazioni pienamente paleolitiche (801), sostenute in tempi diversi da Gustav Schwantes (802), Vladimir Ivanov Georgiev  (803), Lothar Kilian (804), Marcel Otte (805), H.L. Thomas e A. Häusler (806); in particolare, secondo Kuhn, si dovrebbe guardare alla cultura magdaleniana (807), ma si potrebbe andare anche oltre, arrivando con Gioacchino Sera a 20.000 anni fa e al Solutreano (808) (livello cronologico, singolarmente, condiviso anche da Oswald Spengler – 809 – e, già nel 1860, da August Schleicher – 810) o forse più indietro ancora, fino a 24.000 anni in corrispondenza dello “stage isotopico 3” (811), se non a 27.000 anni secondo Obermaier (812) o, addirittura, come limite massimo proposto da Marcello Durante, a più di 30.000 anni (813). Se forse non giungiamo, come propone Mario Alinei ed i ricercatori che appoggiano la “Teoria della continuità”, a far coincidere l’ingresso delle lingue indoeuropee nel nostro continente con il primo popolamento di Homo Sapiens attorno a 45-50.000 anni fa (814) – evento che, come ricordato in precedenza, riteniamo invece abbia coinvolto gruppi di ceppo dene-caucasico – possiamo comunque dire, in buona sostanza, che non vi è una chiusura netta della ricerca linguistica davanti all’ipotesi che una precisa “soggettività” protoindoeuropea possa essersi enucleata in tempi ben precedenti sia a quelli proposti da Marija Gimbutas, ma anche di quelli ipotizzati da Colin Renfrew.

Vi è, inoltre, un ulteriore aspetto che deporrebbe per una forte retrodatazione dell’etnogenesi della nostra famiglia linguistica ed è collegato all’analisi dei substrati che sembrano aver retroagito sulle parlate indoeuropee. Nel quadro classico di un’indoeuropeizzazione solo recente delle nostre terre – quindi, fondamentalmente, quello calcolitico proposto da Gimbutas – le lingue autoctone della cosiddetta “Europa Antica” sarebbero state profondamente diverse dalle nostre e comunque, pur venendo sommerse dagli idiomi kurganici giunti dalle aree pontiche, avrebbero avuto la capacità di influenzare questi ultimi in maniera non trascurabile; ciò anche a causa del maggior peso demografico che non di rado i “preindoeuropei” avrebbero avuto nei confronti dei, spesso relativamente pochi, nuovi venuti. Come rilevato da Vladimir Georgiev (815), uno degli elementi linguisticamente più conservativi, e quindi attribuibile a stratificazioni molto antiche, è quello relativo alla toponomastica del territorio ed infatti è anche in quest’ambito che i ricercatori hanno provato ad individuare quelle radici lessicali che potessero aiutare a mettere in luce gli stadi più arcaici della storia linguistica del nostro continente; il problema, però, si è rivelato nell’interpretazione di tali radici, che in un primo momento sono state quasi invariabilmente ricondotte ad un substrato genericamente “preindoeuropeo” o “mediterraneo”. Ma in tempi successivi è stata, in particolare, un’attenta rianalisi dei nomi dei fiumi – l’idronimia – effettuata da Hans Krahe e dalla scuola dei filologi di Tubinga, a mutare radicalmente il quadro generale: tali radici, infatti, sono state ricollocate in un alveo decisamente indoeuropeo e, con il tempo, questa proposta di reinterpretazione ha incontrato tra i linguisti a un consenso ormai quasi unanime tranne pochissime eccezioni, come ad esempio quella di Theo Vennemann che invece preferisce ricondurle a una lingua affine al Basco (816).

Va comunque sottolineato che la stratificazione cristallizzata nell’idronimia del nostro continente, non sarebbe ovviamente quella attribuibile agli Indoeuropei “storici” (Latini, Celti, Germani…) – perché altrimenti ben facilmente sarebbe stata, fin dall’inizio, riconosciuta come tale – ma si assocerebbe ad uno stadio linguistico nettamente più arcaico (817). Ciò perché uno dei punti principali di tale quadro interpretativo è costituito dal fatto che questo antichissimo strato, pur già protoindoeuropeo anche se da Krahe definito “Paleoeuropeo” (818), avrebbe presentato delle notevoli differenze rispetto alle lingue attestate più tardi, tanto che vari autori tra i quali Specht, Benveniste, Kuryłowicz e Adrados ne ipotizzano una morfologia molto diversa da quella flessiva attuale e che al tempo sarebbe stata di tipo agglutinante (819). Per inciso, ci sembra particolarmente interessante che, su questo particolare punto, vi sia una notevole assonanza con quanto segnalato dallo stesso Wirth, nel senso della “flessività” intervenuta solo in un secondo momento nelle lingue indogermaniche; lingue che però, ricordiamolo, secondo il Nostro sarebbero sorte appena in quella tarda fase per disgregazione di una precedente lingua agglutinante completamente diversa e, soprattutto, non avrebbero avuto un preciso “Urvolk” protoindoeuropeo alle spalle.

In ogni caso, il tema della distanza morfologica tra il comune protolinguaggio iniziale e le singole parlate finali dipende ovviamente dalla velocità di differenziazione che si ipotizza essersi manifestata all’interno della nostra famiglia linguistica, e viene riassunto da Renfrew illustrando due ipotetici scenari opposti: il primo è che tale tasso di mutamento sia stato piuttosto lento e che quindi una lingua protoindoeuropea piuttosto omogenea possa essere stata addirittura parlata tra la Scandinavia e la Grecia con solo pochissime variazioni locali – una sorta di “Indoeuropeo diffuso” ancora poco dialettalizzato (820) –, mentre il secondo scenario prevede invece una velocità evolutiva più elevata durante la fase di dispersione geografica e quindi la formazione abbastanza repentina di lingue molto diverse. Ebbene, secondo l’archeologo britannico, il “Paleoeuropeo” desunto dall’idronimia continentale – come peraltro ritenuto anche dallo stesso Krahe – dovrebbe collocarsi in una posizione intermedia tra queste due propettive estreme e cioè tale fase linguistica, oltre ovviamente ad aver rappresentato un momento ben distinto rispetto alle più tarde lingue indoeuropee “storiche”, comunque non sarebbe più nemmeno coincisa con quella protoindoeuropea unitaria delle origini che dovette essere molto anteriore (821), cioè pertinente alla primissima etnogenesi dei nostri Avi. Quindi il “Paleoeuropeo”, più che uno strato omogeneo, andrebbe piuttosto inteso come un insieme di antichissime lingue indoeuropee in parte già tra loro diversificate, e ad esempio una di queste potrebbe essere stata il Ligure (822); alcune disomogeneità nella distribuzione degli idronimi europei rilevate da Untermann, ricercatore anch’egli nella scia della scuola di Tubinga (823), starebbero infatti ad indicare un “fondo” reso eterogeneo, ipotizza Krahe, anche per opera di influenze su di esso esercitate in modo diseguale dall’ancora precedente substrato linguistico continentale, cioè quello realmente “preindoeuropeo” nel più corretto senso del termine (824) e riferibile alla stratificazione dene-caucasica legata al primo popolamento Sapiens.

In definitiva – è questo il punto che ci interessava evidenziare – si può dunque affermare che la tradizionale visuale dell’indoeuropeizzazione recente risulta oggi sempre meno sostenibile (825) e che con tutta probabilità i popoli indoeuropei “storici” non furono i primi agenti indoeuropeizzatori del nostro continente, ma che prima di loro ve ne furono altri (826), poi assorbiti da questi ultimi e verso i quali possono aver agito da ulteriore substrato, anche se non è semplice capire quante volte vennero a riprodursi tali fenomeni di “reindoeuropeizzazione” (827).

 

 

 

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Parte 17

 

 

 

NOTE

 

788.  Harald Haarmann – Sulle tracce degli Indoeuropei. Dai nomadi neolitici alle prime civiltà avanzate – Bollati Boringhieri – 2022 – pag. 49; Pia Laviosa Zambotti – Le più antiche civiltà nordiche ed il problema degli Indo-Europei e degli Ugro-Finni – Casa Editrice Giuseppe Principato – 1941 – pag. 264

 

789.  J.P.Mallory – In Search of the Indo-Europeans. Language, Archaeology and Myth – Thames and Hudson – 1992 – pag. 149

 

790.  Mario Alinei – Un modello alternativo delle origini dei popoli e delle lingue europee: la “teoria della continuità” – in: “AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pag. 187

 

791.  Iaroslav Lebedynsky – Gli Indoeuropei: fatti, dibattiti, soluzioni – Jaca Book –  Milano – 2011 – pag.121

 

792. Harald Haarmann – Sulle tracce degli Indoeuropei. Dai nomadi neolitici alle prime civiltà avanzate – Bollati Boringhieri – 2022 – pag. 48

 

793.  Mario Alinei – Origini delle lingue d’Europa. Volume 1: La Teoria della Continuità – Il Mulino – 1996 – pag. 314

 

794.  Gabriele Costa – Continuità e identità nella preistoria indeuropea: verso un nuovo paradigma – in: Quaderni di Semantica, 22, 2001, pag. 22 – http://www.academia.edu/1269673/Continuit%C3%A0_e_identit%C3%A0_nella_preistoria_indeuropea_verso_un_nuovo_paradigma_in_Quaderni_di_Semantica_22_2_2001_pp.215-260

 

795.  Luigi Luca Cavalli Sforza – Geni, popoli e lingue – Adelphi – 1996 – pag. 217; Jean Haudry – L’habitat originale degli Indoeuropei in rapporto alla linguistica – in: Vie della Tradizione, n. 178-179, Gennaio-Dicembre 2020, pagg. 203, 204

 

796.  Mario Alinei – Un modello alternativo delle origini dei popoli e delle lingue europee: la “teoria della continuità” – in: “AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pagg. 180, 184; Gabriele Costa – Continuità e identità nella preistoria indeuropea: verso un nuovo paradigma – in: Quaderni di Semantica, 22, 2001, pag. 10 – http://www.academia.edu/1269673/Continuit%C3%A0_e_identit%C3%0_nella_preistoria_indeuropea_verso_un_nuovo_paradigma_in_Quaderni_di_Semantica_22_2_2001_pp.215-260

 

797.  Harald Haarmann – Storia universale delle lingue. Dalle origini all’era digitale – Bollati Boringhieri – 2021 – pag. 205

 

798.  Maria Luisa Porzio Gernia – Introduzione alla teoria dell’Indoeuropeo – Giappichelli Editore – 1978 – pag. 29

 

799.  Jean Haudry – L’habitat originale degli Indoeuropei in rapporto alla linguistica – in: Vie della Tradizione, n. 178-179, Gennaio/Dicembre 2020, pagg. 203, 204

 

800.  Luigi Luca Cavalli Sforza, Paolo Menozzi, Alberto Piazza – Storia e geografia dei geni umani – Adelphi – 1997 – pag. 196

 

801.  Bernard Marillier – Gli Indoeuropei – Edizioni Età dell’Acquario – 2020 – pag. 15

 

802.  Bernard Marillier – Gli Indoeuropei – Edizioni Età dell’Acquario – 2020 – pag. 28

 

803.  Mario Alinei – Origini delle lingue d’Europa. Volume 1: La Teoria della Continuità – Il Mulino – 1996 – pag. 366; Alain de Benoist – Visto da destra. Antologia critica delle idee contemporanee – Akropolis – 1981 – pag. 34

 

804.  Jean Haudry – Gli Indoeuropei – Ar – 1999 – pag. 164 – pag. 164

 

805.  Mario Alinei – Un modello alternativo delle origini dei popoli e delle lingue europee: la “teoria della continuità” – in: AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pag. 186; Colin Renfrew – Origini indoeuropee: verso una sintesi – in: AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pagg. 125, 126

 

806.  Gabriele Costa – Continuità e identità nella preistoria indeuropea: verso un nuovo paradigma – in: Quaderni di Semantica, 22, 2001, pag. 16 – http://www.academia.edu/1269673/Continuit%C3%A0_e_identit%C3%A0_nella_preistoria_indeuropea_verso_un_nuovo_paradigma_in_Quaderni_di_Semantica_22_2_2001_pp.215-260

 

807.  Mario Alinei – Origini delle lingue d’Europa. Volume 1: La Teoria della Continuità – Il Mulino – 1996  – pag. 365;  Jean Haudry – Gli Indoeuropei – Ar – 1999 – pag. 164;  Jean Haudry – L’habitat originale degli Indoeuropei in rapporto alla linguistica – in: Vie della Tradizione, n. 178-179, Gennaio/Dicembre 2020, pag. 192; Colin Renfrew – Archeologia e Linguaggio – Editori Laterza – 1989 – pag. 45

 

808.  Giacomo Devoto – Origini indeuropee – Sansoni – 1962 – pagg. 50, 76

 

809.  Oswald Spengler – Albori della storia mondiale – Ar – 1999 – vol. 2 –pag. 129

 

810.  Franco Cavazza – Lezioni di indoeuropeistica – ETS – 2001 – pag. 2 – Continuitas.org – http://www.continuitas.org/texts/cavazza_lezioni.pdf

 

811.  Mario Giannitrapani – Protostoria indoeuropea – in: Julius Evola, Il mistero Iperboreo. Scritti sugli Indoeuropei 1934-1970, a cura di Alberto Lombardo, Quaderni di testi evoliani n. 37, Fondazione Julius Evola, 2002, pag. 73

 

812.  Giacomo Devoto – Origini indeuropee – Sansoni – 1962 – pag. 51

 

813.  Gabriele Costa – Le origini della lingua poetica indeuropea. Voce, coscienza, transizione neolitica – Olschki Editore – 1998 – pag. 252; Gabriele Costa – Continuità e identità nella preistoria indeuropea: verso un nuovo paradigma – in: Quaderni di Semantica, 22, 2001, pag. 15 –  http://www.academia.edu/1269673/Continuit%C3%A0_e_identit%C3 A0_nella_preistoria_indeuropea_verso_un_nuovo_paradigma_in_Quaderni_di_Semantica_22_2_2001_pp.215-260

 

814.  Mario Alinei – Origini delle lingue d’Europa. Volume 1: La Teoria della Continuità – Il Mulino – 1996

 

815.  Colin Renfrew – Archeologia e linguaggio – Editori Laterza – 1989 – pag. 187

 

816.  Francisco Villar – Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia – Il Mulino – 1997 – pag. 118; Francisco Villar – La complessità dei livelli di stratificazione indoeuropea nell’Europa occidentale – in: “AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pag. 213

 

817.  Xaverio Ballester – Sulle origini delle lingue indoeuropee – in : Quaderni di Semantica, anno 2000, pag. 19 – https://www.academia.edu/5919888/Sulle_Origini_delle_Lingue_Indoeuropee;  Jean Haudry – Gli Indoeuropei – Ar – 1999 – pag. 158; Stuart Piggott – Europa antica. Dagli inizi dell’agricoltura all’antichità classica – Einaudi – 1976 – pag. 98

 

818.  Colin Renfrew – Archeologia e linguaggio – Editori Laterza – 1989 – pag. 184

 

819.  Claudio Beretta – I nomi dei fiumi, dei monti, dei siti. Strutture linguistiche preistoriche – Edizioni Hoepli – 2003 – pag. 217; Franco Cavazza – Lezioni di indoeuropeistica – ETS – 2001 – pag. 4 – Continuitas.org – http://www.continuitas.org/texts/cavazza_lezioni.pdf;  Eurialo De Michelis – L’origine degli indo-europei – Fratelli Bocca Editori – 1903 – pag. 682;  Jean Haudry – L’habitat originale degli Indoeuropei in rapporto alla linguistica – in: Vie della Tradizione, n. 178-179, Gennaio/Dicembre 2020 – pag. 198; Maria Luisa Porzio Gernia – Introduzione alla teoria dell’Indoeuropeo – Giappichelli Editore – 1978 – pagg. 77, 177, 192

 

820.  Jean Haudry – L’habitat originale degli Indoeuropei in rapporto alla linguistica – in: Vie della Tradizione, n. 178-179, Gennaio/Dicembre 2020 – pag. 205

 

821.  Colin Renfrew – Archeologia e linguaggio – Editori Laterza – 1989 – pagg. 183, 185

 

822.  Francisco Villar – Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia – Il Mulino – 1997 – pagg. 470, 471

 

823.  Francisco Villar – Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia – Il Mulino – 1997 – pagg. 122, 123

 

824.  Colin Renfrew – Archeologia e linguaggio – Editori Laterza – 1989 – pag. 184

 

825.  Francisco Villar – La complessità dei livelli di stratificazione indoeuropea nell’Europa occidentale – in: AA.VV (a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti), Le radici prime dell’Europa. Gli intrecci genetici, linguistici, storici, Mondadori, 2001, pag. 230

 

826.  Eurialo De Michelis – L’origine degli indo-europei – Fratelli Bocca Editori – 1903 – pag. 658; Paolo Ettore Santangelo – Schizzo di storia della Preistoria. La Mitologia come Preistoria – Litotipografia Tenconi – 1946 – pagg. 14, 22, 72

 

827.  Francisco Villar – Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa. Lingua e storia – Il Mulino – 1997 – pag. 128

 

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