ormisano con la seguente lettera: <Ci facciamo in dovere di partecipare alla S.V. che nella seduta di ieri questa Commissione direttiva, dolente ch’ella abbia presentato le sue dimissioni, per dover rimpatriare, ha deliberato ad unanimità di voti, di ringraziarla vivamente per gli importanti servigi prestati al giornale…>”.
viste queste ultime come l’espressione di un sapere essoterico, dai misteri all’ermetismo rosacruciano fino alla civiltà e al mistero del nome sacro di Roma considerata l’espressione più alta dello spirito occidentale. Sul mistero di Roma coincidevano gli interessi di uomini come Reghini, Armentano, Magnani e di tutti gli esponenti della Scuola Italica, i quali a fronte degli ostacoli presenti nei loro percorsi umani, e malgrado le apparenze che non devono trarre in inganno, si trovavano saldamenti uniti e affratellati nella venerazione del nome magico di ROMA.
nare. Ho concepito i miei scritti come una specie di testamento filosofico (…) e nel terminare lo scritto su “LA MORTE” mi sentivo pronto, molto pronto a lasciare il “mondano rumore”.
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