12 Aprile 2024
Egitto Tradizione

La Stele d’Inventario di Giza la “sindone” della Grande Piramide – A cura di Gaetano Barbella

La Stele d’Inventario di Giza risalente al 1500 a.C., in cui si rivela una trama geometrica di una matematica nota solo 3200 anni dopo, pone la domanda se gli antichi egizi, che realizzarono questo reperto, non senza a priori l’edificazione della Grande Piramide, conoscessero la matematica e conseguentemente la geometria che io vi ho fatto derivare con questo studio?

La ragione non può che far affermare che non dovevano conoscerla se non nei termini che sappiamo in base alle ricerche storiche, per esempio tramite i reperti del papiro di Rhind e di Mosca in cui si evidenziava il carattere pratico delle discipline scientifiche.

Infatti sappiamo quanto empirismo si rivelavano in questi antichi documenti, pur riconoscendo notevole il saper usare le frazioni, le radici quadrate e determinare la superficie e l’area di molti solidi (tra cui, appunto, le piramidi), ma però, senza dimostrazioni per i procedimenti che usavano.

Tuttavia il resoconto del presente studio dimostra invece che gli antichi egizi avevano le idee chiare sulla matematica di millenni più avanti del loro tempo, come si spiega?

L’unico modo per darvi spiegazione è chiederlo agli alchimisti, come il noto Fulcanelli del quale il presente saggio è ricco di citazioni in stretta relazione alle concezioni fatte sui geroglifici egizi e principalmente sulla piramide di Cheope.

Ed è vero pure che nelle locuzioni di Fulcanelli non compare mai alcuna spiegazione riferentesi alla matematica e geometria, così come io ho fatto in questo studio, sia con i reperti egizi antichi, sia con l’alchimia. Nè posso fare la parte di un alchimista, non avendone la statura ma solo una certa conoscenza, e se in qualche caso ho commesso delle manchevolezze, chiedo scusa agli alchimisti dei quali ho preso a prestito i loro detti. È chiaro a questo punto che la scienza matematica scorre invisibile, “guidandoli”, nel pensiero eterico in relazione alle facoltà extrasensoriali degli alchimisti e così dovette essere anche per gli antichi sacerdoti egizi.

Potremmo arguire, senza sbagliare che la “guida” fondamentale in questione non poteva essere che l’antica chiave di Iside che è servita egregiamente a decifrare la Stele d’Inventario di Giza. E non ci si sbaglia a capire che la stessa chiave si è poi disposta, con l’avvento del Cristianesimo, a rivelarsi prodigiosa con la Croce cristica, tant’è che essa si è rivelata vincitrice con il detto « In hoc signo vinces ». È la storica frase latina, dal significato letterale: “con questo segno vincerai”, traduzione del greco ἐν τούτῳ νίκα (letteralmente: “con questo vinci”). La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce sarebbe uno dei segni prodigiosi che avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio, vinta da Costantino imperatore di Roma. Brescia,

23 maggio 2017

La Stele d’Inventario di Giza la “sindone” della Grande Piramide (PDF)

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