13 Aprile 2024
Storia

La musica dei Carabinieri a Parigi: l’entusiasmo della folla al passaggio dei soldati italiani

 

Menzionati più che altro per l’ingrato compito di “accompagnare” i fanti all’assalto, mi piace ricordare al contrario le battaglie in cui i Carabinieri si fecero onore nel corso della 1^ Guerra Mondiale: le battaglie dell’Isonzo, del Carso, del Piave, sul Sabotino, sul San Michele ed in particolare nei combattimenti sulle pendici del Podgora, nell’inseguire il nemico oltre l’Isonzo, unitamente a reparti di Cavalleria.

Così come riportato nel sito dell’Arma, furono i due Squadroni di Carabinieri addetti al Comando Supremo a entrare per primi a Gorizia, il 9 agosto 1916. E ugualmente il 2 novembre 1918, circa 200 Carabinieri furono tra i primi a toccare il suolo di Trieste liberata. Nello spazio di tutto il conflitto persero la vita 1.400 arruolati dell’Arma e i feriti furono 5.000. A reparti e singoli militari, operanti in Patria e all’estero, furono conferiti: 1 Croce dell’Ordine Militare di Savoia, 4 Medaglie d’Oro, 304 d’Argento, 831 di Bronzo, 801 Croci di Guerra e 200 Encomi Solenni, tutti al Valor Militare.

Durante la Grande Guerra, non esisteva ancora l’Aeronautica Militare come corpo a se stante, divenne Forza Armata solo nel 1923 e i primi aerei vennero pilotati da militari dell’Esercito, di cui l’Aeronautica faceva parte. Furono 173 gli ufficiali, sottufficiali e carabinieri che entrarono a far parte del Corpo Aeronautico Militare.

Fra questi Ernesto Cabruna, un carabiniere che, divenuto pilota, viene ricordato come un eroe dell’aria.

Piemontese di Tortona a diciotto anni si era arruolato nell’Arma e l’anno successivo, il 1908, fu fra coloro che parteciparono alle operazioni di soccorso delle popolazioni calabresi e siciliane, colpite dal tremendo terremoto di Messina. Nel 1911, vice brigadiere, partecipò volontario all’occupazione del Dodecaneso. Allo scoppio della Grande Guerra era Comandante della Stazione di Salbertrand, in Piemonte: offertosi ancora una volta volontario, venne destinato al fronte sull’altopiano di Asiago, ove si guadagnò una Medaglia di Bronzo per l’attività di soccorso prestata ai feriti durante i bombardamenti degli austriaci.

Nel maggio 1916 divenne aviatore e pilotava aerei da ricognizione sulla Carnia. Nel giugno 1917, promosso maresciallo, fu assegnato quale pilota di caccia sul fronte del Carso e del Piave. Il 26 ottobre abbatté il primo aereo nemico, in totale gliene furono accreditati otto. Grazie a tali positivi risultati, per il coraggio e la fermezza dimostrati in ogni occasione, ottenne la sua prima Medaglia d’Argento.

Il 29 marzo 1918 condusse la sua azione più famosa: volando su Conegliano, avvistò un aereo da bombardamento austriaco scortato da dieci caccia, senza nessuna paura, andò diritto verso il capostormo e lo abbattè, costringendo i gregari a rinunciare alla missione.

Cabruna fece ancora meraviglie nel giugno del 1918 durante la seconda battaglia del Piave o battaglia del Solstizio, come la definì Gabriele D’Annunzio. Affrontato uno stormo di trenta aerei nemici, riuscì ad abbatterne uno, ed era solo il primo giorno, in quelli successivi, riuscendo sempre a cavarsela, abbatté altri due aerei e un aerostato, guadagnandosi la seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare. L’impegno costante, la dedizione, il coraggio e lo sprezzo del pericolo lo videro di nuovo in cielo, il 29 ottobre 1918, riuscendo a colpire e incendiare due caccia austriaci in decollo. Era trascorso meno di un mese da quando in seguito a un incidente occorsogli in fase di atterraggio, era stato seriamente ferito riportando fratture multiple a un braccio.La musica dei Carabinieri a Parigi l'entusiasmo della folla al passaggio dei soldati italiani.

Al termine della guerra, quale compendio alla totale abnegazione dimostrata, gli venne riconosciuta anche una Medaglia d’Oro al valor militare.

Nel primo dopoguerra partecipò all’impresa fiumana al fianco di Gabriele D’Annunzio e il 6 dicembre 1923 lasciò l’Arma dei Carabinieri per transitare nella Regia Aeronautica, appena istituita. Affezionato al corpo che lo aveva visto crescere, pronunciò un sentito discordo di commiato: “Lascio con dolore i Carabinieri, ma mi propongo di essere, anche lontano, non dimentico figlio di quella famiglia di cui sono stato parte ed alla quale ho coscienza di aver fatto onore. Dovunque e sempre sarò grato all’Arma, maestra di tutti i sacrifici e di tutte le virtù, per quello che seppe insegnarmi”.

Franca Poli

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