12 Aprile 2024
Punte di Freccia

La Grecia e il pensiero rammemorante

Non ho avuto particolare attenzione alla filosofia di Jean-Paul Sartre; ho, al contrario, letto con interesse e un certo coinvolgimento le sue opere letterarie. Ho raccontato in E venne Valle Giulia di come, in attesa di uno scontro con i compagni (scontro che poi non vi fu), fossi intento a leggere La Nausea alla luce gialla e sporca di un lampione. Un medico, che allora frequentavo, mi diceva come fosse un libro che lo si legge in una sola notte o, dopo le prime pagine, lo si chiude annoiati e ‘nauseati’. A lui era capitato di disfarsene da subito; io ho corso il rischio di immedesimarmi. Di Sartre, poi, raccontavo come fossimo andati al teatro Brancaccio per contestarne la conferenza in favore dell’indipendenza dell’Algeria – ‘non vi preoccupate’, ci dissero i responsabili della Giovane Italia, ‘tanto ci saranno solo vecchiette decrepite e froci isterici’, invece il Partito Comunista gli aveva assicurato il servizio d’ordine formato dai ‘camalli’ di Genova dalle mani dure e callose, grandi come palanche… botte da orbi da parte loro, strafottenza nostra!

A Riccione, all’edicola del vecchio Guglielmo, anarchico convinto e bonario, amico di famiglia, trovai per caso la sceneggiatura di un film mai realizzato, titolo L’Ingranaggio, di cui credo aver fatto cenno in altra occasione. In un piccolo paese, ai cui confini impera uno Stato possente di forza e ambizioni, scoppia la rivoluzione contro il ‘dittatore’, vecchio compagno d’armi dei rivoltosi, accusato di essersi piegato agli interessi del capitale straniero. Vinto e deposto, colui che gli succede sarà costretto a seguire la medesima strada del compromesso sotto il ricatto di invasione militare a difesa degli interessi economici esterni. La ruota gira, cambiano i volti, ma la ferrea legge del potere, subordinato, rinnova i suoi fasti e i suoi lutti. In anticipo su tanti eventi che, allora, ci sfuggivano nella loro complessità ed oggi li mastichiamo, cani senza denti, tramite la cronaca degli avvenimenti quotidiani.

(Durante gli anni dell’occupazione tedesca della Francia, Jean-Paul Sartre beneficiò dell’amicizia di Drieu la Rochelle, in confidenza con Otto Abetz, rappresentante culturale della Germania nazista e fautore di una politica di riconciliazione fra i due popoli, tanto da poter rappresentare a Parigi il dramma A porte chiuse – uno dei suoi più famosi a cui seguirà, nel dopoguerra, Le mani sporche che dispiacerà ai comunisti fedeli a Mosca e attenti a tutto ciò che sapesse di critica e di eresia. L’amicizia con Drieu, utile per la sua carriera, gli creò diversi imbarazzi con la resistenza, che ne diffidò e lo tenne al margine. Questo spiega, credo, l’infame necrologio che scrisse dopo il suicidio dell’autore di Socialismo fascista – lo stesso fece in un libello in cui elevava Céline a prototipo vile e prezzolato di antisemita, mentre La Nausea riporta, sotto il titolo, proprio una citazione del dottor Destouches –. Spiega, sia chiaro, non giustifica. D’altronde solo Nietzsche poteva auspicare che il valore di una filosofia si misurasse con il vissuto del filosofo… Noi siamo costretti a separare una bella pagina da valori quali onore e coerenza…)

Perché questo accostamento, pur se inserito in parentesi? Nel 1933 Drieu la Rochelle scrive il dramma in quattro atti dal titolo Il Capo, che verrà rappresentato però nel novembre dell’anno successivo per cinque volte dalla compagnia dei Pitoeff, che furono amici cari a Robert Brasillach. L’anno che si era aperto con le giornate di febbraio – soprattutto il 6 febbraio –, così ben descritte da Drieu nel romanzo Gilles e che furono decisive, di svolta e di scelta, per scendere in campo e sposare la causa del Fascismo ‘immenso e rosso’. Il Capo si svolge in Macedonia e rinnova il conflitto tra rivoluzione ideali compromesso realismo, impersonati da Jean, colui che finirà per venire acclamato ‘dittatore’ con l’appoggio del mondo conservatore, la Lega Borghese, e Michel, suo antico compagno, l’intellettuale che pone in primo piano la coerenza e la purezza degli ideali. Beh, considerando come quest’opera anteceda L’Ingranaggio di un ventennio, si può in qualche misura definirla una sorta di padre putativo – non intendo parlare di plagio, ma di possibili suggestioni, eco comune di intendere il meccanismo perverso che induce ogni processo rivoluzionario a ritorcersi, simile a catena, su se stesso e di come nel potere la sua logica i suoi compromessi e azioni vi sia insita la necessità della storia, che si fa beffe di sogni ed ideali…).

Pierre Drieu la Rochelle e Jean-Paul Sartre amici avversari uno vinto e dileggiato dall’altro illuso d’essere fra i vincitori. Con chi va il nostro cuore e la mente è ormai cosa nota da quel 15 ottobre 1960, atto formale per una scelta vincolante l’intera mia esistenza, e dalla lettura de Il mito dell’Europa (edizioni del Solstizio, mi sembra, edito nel 1965). E quel volantino all’ingresso de La Sapienza, in pieno ’68, con i versi ‘Noi siamo uomini d’oggi./ Noi siamo soli./ Non abbiamo più dei./ Non abbiamo più idee…’. Eppure anche Morti senza sepoltura, ad esempio, letture nate con La Nausea, a cui affiancai Lo Straniero di Albert Camus (un Anarca senza la lucida freddezza di Ernst Juenger ma, proprio per questo, a me più caro). Non si tratta di mettere ordine, adeguarsi a facile ecclettismo di idee e sentimenti, là dove non c’è che il vento imprevedibile del Kaos che, come l’onda, spira e assale la vela e il timone… E a quel timone, issata la vela, messa in mare la fragile barca, io marinaio solitario d’ogni tempesta amico.

C’è sempre là dove la storia pone un conflitto una guerra in cielo. Del resto Omero ci invitò, agli albori della nostra civiltà, a pensarne l’esistenza sopra le mura di Troia con gli dei fra loro discordi e il Fato, come Zeus si fa loro memore, che tutto domina e impone. Così Drieu la Rochelle e Jean-Paul Sartre, forse arbitrio e pretesto tutto mio, sono nel cielo in questi giorni dove, ancora una volta, la terra della Pizia, là, fra le rovine di Delfi, l’oracolo dedicato al dio Apollo lancia a sfida la sentenza ambigua(?) e indecifrabile(?)… Ed ecco mi torna fra le mani quell’esile manoscritto, pubblicato con il titolo di Soggiorni (appunti del viaggio in Grecia effettuato nella primavera del 1962), dove il filosofo Martin Heidegger s’interroga sulla possibilità o meno di ‘fare esperienza dell’elemento greco iniziale’ in quanto ‘ogni volta che visitiamo ciascuno di questi luoghi in cui i greci abitarono, operarono e celebrarono le loro feste, si accresce il nostro sgomento’.

Alcuni amici e camerati – Stefano e insiste e sprona e invita a pensare sugli attuali accadimenti di Atene – mi hanno chiesto in questi ultimi tempi una riflessione, un giudizio, una capacità di analisi e la conseguente scelta (come se scegliere equivalesse ad essere determinanti o non fosse altrettanto vero mantenere, nella povertà dell’azione, la distanza), sul referendum il suo valore, sempre il conflitto (apparente, secondo il tracciato della dialettica hegeliana?) tra un sì e un no, il ruolo della Commissione di Bruxelles del FMI e della BCE e la Germania dell’Angela Merkel e gli Usa di Obama e, sullo sfondo, l’ombra della Russia di Putin. Alba Dorata e Syriza, Tsipras e Varoufakis, piazza Syntagma bandiere nazionali e quelle rosse con falce e martello e l’inossidabile volto del Che, Oxi o Nai… Uno schiaffo alla sudditanza dei poteri finanziari, presto costretto a chiedere scusa certo, essere al governo ed essere all’opposizione impone responsabilità diverse, forse gli attributi non appartengono al dna di una sinistra ormai demotivata ideologicamente, la dimostrazione che la prigione, falsamente aurea, del capitale vince anche questa volta. E tutto questo, al di fuori dei quotidiani che ho abbandonato ormai da anni, tramite il telegiornale della sera e le rapide notizie alla radio nelle ore notturne del mio sonno inquieto.

La stagione del ‘tutto è politica’ è lontana; lontana la chiamata alle armi. Nell’aprile del ’68 il viaggio ospiti dei colonnelli si risolse in delusione (né sul piano politico né su quello militare fu data risposta). Fu, allora, che, rientrato in Italia, tentai di coniugare il fascismo e le istanze libertarie? Oppure i capelli lunghi la barba già coabitavano con la camicia nera? Si nasce o si diventa ciò che si è è domanda che rasenta la metafisica… Così mi sento su terreno più solido, mi trovo a mio agio, nell’accostare ad esempio Pierre Drieu la Rochelle de Il Capo al Jean-Paul Sartre de L’Ingranaggio, il nero e il rosso, il comune rifiuto delle perversioni a cui si soggiace quando si apre l’oscura porta del potere, il senso feroce di cui la storia insegna le coordinate della necessità, insomma la guerra del sangue contro l’oro. E se la critica delle armi si vede, maledetta anagrafe, costretta a ripiegare sulle armi della critica, non c’è resa abbandono senso di sconfitta che le notti sono ancora popolate d’ombre guerresche e, al risveglio, mi rifiuto di pensarle quali stupidi sogni.

Martin Heidegger sulla nave che lo riporta verso casa – ‘due giorni di sole e due notti tranquille’ –, come annota, ‘… così il luogo della nascita dell’Occidente e dell’epoca moderna, nascosto nel mondo insulare che lo circonda, resta affidato al pensiero rammemorante del soggiorno’. E’ sufficiente? So bene che altro e di altro si nutre l’animo che fu europeo – la spada e il cavallo – e che qualcuno, con più o meno legittimità, mi rimprovererà e nel ‘pensiero rammemorante’ vedrà un cedimento, un non so che di spurio… Forse in lui c’è più ragione di quanto forti siano i miei sogni e gli ideali che preservo, ma, se leggerà in seconda battuta, il mio incedere troverà della Grecia il contorno e nelle mie parole meno rinuncia apparente. Sono perdonato? Soprattutto sono compreso?

4 Comments

  • Ezio Polonara 12 Luglio 2015

    Buon articolo, Merlino…sopratutto per quest’ aura di ecumenismo che si spande ovunque, nel nobile tentativo di attingere finalmente alla Saggezza…. percorso che, tra l’altro, non e’ mai esente da rischi e da trabocchetti…

    EP

  • Ezio Polonara 12 Luglio 2015

    Buon articolo, Merlino…sopratutto per quest’ aura di ecumenismo che si spande ovunque, nel nobile tentativo di attingere finalmente alla Saggezza…. percorso che, tra l’altro, non e’ mai esente da rischi e da trabocchetti…

    EP

  • mario michele merlino 13 Luglio 2015

    avendo citato heidegger, mi permetto citare l’opera sua ‘sentieri interrotti’ dove rischi e trabocchetti sono del sentiero stesso ove mai è possibile conoscere l’esito: l’apertura sulla radura, ove lo spazio si offre alla luce, o il disperdersi…

  • mario michele merlino 13 Luglio 2015

    avendo citato heidegger, mi permetto citare l’opera sua ‘sentieri interrotti’ dove rischi e trabocchetti sono del sentiero stesso ove mai è possibile conoscere l’esito: l’apertura sulla radura, ove lo spazio si offre alla luce, o il disperdersi…

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