1 Settembre 2024
Politica

Immarcescibile

Quella del fascismo è stata una rivoluzione strangolata, pugnalata alla schiena, tradita due volte. La prima è stata nel 1939-45 quando contro di essa si è scatenata la più formidabile coalizione che ha messo in moto il conflitto più terrificante che si sia mai visto nella storia umana. La seconda è stata negli anni della Guerra Fredda quando da parte della grande maggioranza di coloro che sulla carta continuavano a presentarsene come sostenitori e continuavano a utilizzarne la simbologia, è avvenuto un sostanziale ripiegamento e RINNEGAMENTO su posizioni “di destra”, “conservatrici”, affatto estranee alle vere radici e alle vere ragioni del fascismo.

Maurizio Barozzi, curatore del sito della FncRSI ha fatto un lavoro molto documentato ed eccellente che dimostrerebbe come il Movimento Sociale Italiano sia stato non soltanto infiltrato fin dalle origini, ma addirittura fondato da ambienti NATO che intendevano utilizzare gli ex combattenti della RSI in funzione anticomunista.

C’è una sola obiezione che io personalmente mi sento di muovere all’amico Maurizio e al suo ottimo lavoro di “giornalismo investigativo”: se anche non fosse stato indotto dall’esterno e pilotato, con ogni probabilità questo “scivolamento a destra” si sarebbe verificato lo stesso, perché – inutile illudersi – quella era l’epoca, il periodo della Guerra Fredda, con la minaccia di un’aggressione sovietica permanentemente tenuta sulle nostre teste e permanentemente tenuta in scacco solo dall’ “ombrello nucleare” americano, “ombrello” che peraltro non bloccava l’aggressione interna portata dai comunisti e “rossi” di ogni specie che – si temeva – avrebbero potuto cambiare la nostra situazione al punto tale da vanificare la protezione offerta da USA e NATO.

Tutti quanti noi avevamo ben presenti le stragi e gli eccidi compiuti dai partigiani durante la guerra civile 1943-45, e soprattutto nell’immediato dopoguerra dopo che, deposte le armi, nessuno era rimasto a difendere gli ultimi combattenti in grigioverde, le ausiliarie, le famiglie, chiunque fosse ritenuto d’ostacolo all’instaurazione del “nuovo ordine” comunista o fosse magari un testimone scomodo. Sapevamo bene quel che i comunisti jugoslavi avevano fatto sul confine orientale in quello che è stato un lungo atroce massacro, una caccia spietata non ai fascisti ma agli italiani.

Tutti noi, infine, soprattutto nel periodo “caldo” degli anni ’70, gli “anni di piombo”, ci siamo dovuti difendere quasi quotidianamente dalla violenza “rossa”. Era ovvio e inevitabile che all’epoca l’anticomunismo fosse una priorità tale da far passare in secondo piano e assorbire tutto il resto.

C’è anche il problema storico del manifestarsi di una “deriva di destra” del fascismo già prima della guerra, ai tempi del regime i cui discutibili frutti furono il concordato e la sopravvivenza della monarchia, ed è in un certo senso l’analogo della trasformazione dello slancio rivoluzionario che certamente il comunismo all’inizio aveva, nel sistema burocratico, piramidale e immobilista dell’Unione Sovietica, si tratta però di un problema storico complesso, un discorso che ci porterebbe lontano, e che ci riserviamo per un’altra volta.

Che l’anticomunismo fosse in cima alla lista delle priorità, è perfettamente comprensibile, e di certo non desta meraviglia di sorta, ma il muro di Berlino è caduto nel 1989 e l’Unione Sovietica si è dissolta nel 1991, da allora è trascorso un bel po’ di tempo e ne è passata di acqua sotto i ponti.

Oggi le priorità sono completamente altre, e soprattutto bisogna rilevare che gli scenari sono del tutto cambiati, e quel capitalismo “made in USA” che all’epoca poteva sembrare una sponda per la lotta anticomunista, oggi si rivela una minaccia esiziale per i popoli europei. Una tenaglia che si sta stringendo sopra di noi, di cui una branca è rappresentata dal capitalismo bancario-finanziario internazionale che attraverso le istituzioni pseudo “europee” e un uso spietato della “leva fiscale” sta distruggendo le economie europee in una crisi indotta, risucchiando le ricchezze che gli europei hanno prodotto con il lavoro di decenni, trasformando il lavoro di molti nella ricchezza di pochi; l’altra branca è invece quella che manovra l’immigrazione per intaccare la stessa consistenza etnica dei popoli europei, per sostituirli con orde indifferenziate e più facilmente manovrabili di meticci, secondo un piano di dominazione planetaria vecchio di quasi un secolo ma che oggi si sta traducendo in realtà, il piano Kalergi.

Sarebbe meglio non occuparsi nemmeno di politica se non si dispone di un minimo di elasticità mentale, almeno quella sufficiente a capire che “l’amico” di ieri, dei tempi della Guerra Fredda, è il nemico di oggi, un ieri che tra l’altro ormai risale a qualcosa come un quarto di secolo fa.

Eppure, nonostante le smentite dell’esperienza, eccola sempre tra i piedi, e spesso confusa con le nostre posizioni come il loglio in mezzo al grano, questa immarcescibile destra conservatrice, filo-capitalista, atlantista, persino filo-sionista.

Anni fa ebbi una specie di rivelazione ascoltando l’onorevole Gasparri dire: “Era naturale per noi ragazzi di destra essere dalla parte di Israele”.

In quel momento capii che un giovane neofascista si, e oggi un neofascista invecchiato, ma un “ragazzo di destra” non lo ero mai stato in vita mia.

Che “i colonnelli” che hanno seguito Gianfranco Fini nel MSI e poi in AN siano finiti in “Fratelli d’Italia” nella rinata “Forza Italia” o magari nel “Nuovo centrodestra”, poco ci tange, in ogni caso, si tratta di uomini venduti e funzionali al sistema per farsi una carriera.

Quello che più mi angustiava nella polemica contro questa immarcescibile destra conservatrice e atlantista, era il sospetto di essermi, per così dire, fabbricato un avversario di comodo, se non che ultimamente mi è capitato di leggere le obiezioni postate su facebook da tale Davide S. al link di un articolo pubblicato su “Ereticamente” da Fabrizio Belloni. Bisogna riconoscere che con una correttezza dalla quale molti altri prescindono, questa persona ha firmato con il proprio nome e cognome per esteso, anche se io di quest’ultimo ora cito solo l’iniziale per non fargli da cassa di risonanza.

Io questo signor S. non so chi sia, e nemmeno mi interessa saperlo, non ce l’ho con lui personalmente. Quel che mi interessa, è che questa persona, che certamente non è il solo, con le idee che espone permette di evidenziare che questa immarcescibile destra atlantista come congelata nel tempo, indifferente alla scomparsa dell’Unione Sovietica quanto al passaggio all’attuazione concreta del piano Kalergi, non è un costrutto ipotetico ma corrisponde al reale modo di pensare di persone concrete, anche se ovviamente non ci fornisce dati per stabilire quanta diffusione abbiano simili idee, sebbene personalmente sospetto essere poi non così scarsa.

Cominciamo dunque a vedere quel che ci dice questo signore, tenendo presente che non è lui come singolo individuo che ci interessa, ma una mentalità della quale è certamente rappresentativo.

“Si sogna Roma Antica.. ma quotidiani sono, su Ereticamente, i riferimenti alla ideologia nazionalsocialista, che ben poco ha a che fare con la nostra Storia e Civiltà”.

Di solito, quando sento discorsi di questo genere, mi cominciano a trillare tutti i campanelli di allarme. Ci vuole tanto per capire che il nazionalsocialismo (e c’è da essere grati che Davide S. non abbia usato l’abbreviativo-dispregiativo “nazismo”) è stato semplicemente la versione tedesca del fascismo, che Hitler ha sempre ammesso di aver visto in Mussolini il suo maestro?

I vincitori del secondo conflitto mondiale hanno cercato di seppellire il nazionalsocialismo sotto una montagna di calunnie che è anche legalmente proibito contestare, ma provate a pensarci un attimo: nella storia non sono mai state le verità ma le menzogne che facevano comodo al potere a essere difese con la censura, la repressione e il carcere per i dissidenti.

Da un altro punto di vista la contrapposizione e – diciamo pure – l’esasperazione della contrapposizione fra mondo latino e mondo germanico  che le parole di S. sottintendono, non è nulla che ci appartenga, è piuttosto tipica della polemistica cattolica della controriforma, ed è dunque qualcosa di estraneo al nostro albero genealogico.

Nella realtà dei fatti, non esiste una contrapposizione tra romanità e germanesimo. Roma al momento del suo declino stava assumendo nel suo mondo, nel suo sistema etnico-politico ma anche culturale, religioso e valoriale i Germani come aveva fatto in passato con altre popolazioni “barbariche”, ad esempio i Celti. A interrompere questo processo e a provocare l’inarrestabile decadenza del mondo romano, arrivarono altri fattori, fra i quali il cambio di religione forzatamente imposto con la violenza da Costantino e Teodosio non può certo essere sottovalutato.

In età medievale, Germani e cristiani si sono contesi l’eredità di Roma in una lotta strisciante che ne percorre quasi l’intero millennio: lotta per le investiture, guelfi e ghibellini, ma siate sinceri: cosa vi sembra più vicino all’autentico spirito romano, quello guelfo-ecclesiastico o quello ghibellino-germanico?

La risposta, direi, è evidente, perché non c’è dubbio che Roma e i Germani in ultima analisi appartenevano allo stesso mondo europeo-indoeuropeo, mentre il marchio d’origine non europeo, mediorientale del cristianesimo rimane ben visibile nonostante tutti i tentativi di occultarlo.

Passiamo avanti a esaminare quel che ci dice Davide S., ma lo ripeto, non è la persona ad avere importanza, piuttosto il fatto che si tratta di un esempio di una mentalità sciaguratamente diffusa, nella formazione della quale certamente ha avuto peso anche la riduzione delle posizioni “nostre” al puro anticomunismo-atlantismo:

“E ricordate: Israele, con buona pace del vostro antisemitismo (chiedo venia, antisionismo.. dimentico che per voi è cosa diversa…) è l’unico baluardo contro l’avanzata delle barbarie islamiche… quando lo comprenderete sarà sempre troppo tardi”.

Notiamolo subito: la confusione (deliberata?) fra antisemitismo e antisionismo è forse lo stigma più tipico di questa mentalità. L’antisemitismo è una dottrina razziale di avversione per le popolazioni semitiche contrapposte a quelle indoeuropee (ma allora – mi sono sempre chiesto – dovrebbe coinvolgere anche gli arabi che non sono meno semiti degli ebrei), l’antisionismo è la volontà di opporsi al progetto della dominazione mondiale del capitalismo bancario finanziario come è disegnato nei famosi “Protocolli dei savi anziani di Sion”. Che l’opera, attribuita a questa organizzazione sia probabilmente un falso in senso letterario, è cosa del tutto marginale, il punto è se l’ignoto estensore “ci abbia azzeccato” oppure no, ma tutto indicherebbe di si, anche perché successivamente questo piano si presenta in forma più moderna come piano Kalergi.

In esso sarebbero coinvolte famiglie di finanzieri e banchieri ebraici al massimo livello come Rockfeller e Rotschild, ma anche elementi non ebraici, ma è insensato pensare che coinvolga tutti gli ebrei fino al merciaio all’angolo, tranne per il fatto che costoro possono essere sempre facilmente reclutati a sostegno del sionismo agitando lo spettro antisemita, e di questo piano Israele e gli USA sono ovviamente degli strumenti.

Ora, è evidente che confondere (viene sempre il dubbio che tale confusione sia deliberata) le due cose è esattamente come se si accusasse di razzismo anti-siciliano tutti coloro che cercano di combattere la mafia.

Questa confusione si presta a mistificazioni pazzesche: ad esempio. Gli Arabi palestinesi leggono i “Protocolli”, come facevano i nazionalsocialisti, e sono dunque complici postumi dell’olocausto. Abracadabra, colpo di bacchetta magica, abbiamo trasformato le vittime in carnefici e i carnefici in vittime!

Tutto questo porta a situazioni grottesche, ad esempio non moltissimo tempo fa l’illustre linguista Noam Chomsky si è tirato addosso una riprovazione quasi universale per aver sostenuto la stravagante tesi che tutti dovrebbero avere il diritto di esprimere liberamente le loro idee, compresi i revisionisti dell’olocausto, e naturalmente è piovuta sul suo capo una valanga di accuse di antisemitismo. Piccolo particolare: Chomsky è ebreo.

Quando vi fu l’operazione “piombo fuso” (ed è un vero peccato che nulla del genere si sia ripetuto in occasione della recente aggressione di Israele contro i Palestinesi di Gaza), a New York un gruppo di ebrei coraggiosi manifestò contro di essa. Inalberavano cartelli che dicevano: “I’m a Jew, not a Zionist”.

Esistono alcuni autori non solo ebrei ma addirittura israeliani, non solo antisionisti, ma che si sono cimentati nel revisionismo olocaustico, come Israel Shamir e Norman Filkenstein, l’autore del libro “L’industria dell’olocausto”. Ciò che costoro contestano, è soprattutto l’uso che i sionisti fanno dell’olocausto, l’idea che l’ebreo – specie israeliano – sia costantemente in pericolo per l’ostilità di tutto il mondo se non è sempre armato fino ai denti e pronto ad agire con la massima brutalità. Questo permette ai sionisti di avere una truppa d’assalto sempre disponibile, ma impedisce agli ebrei di vivere come un popolo normale. Gli ebrei antisionisti sono ovviamente rari, ma hanno l’innegabile pregio di confutare in maniera solare la confusione fra antisionismo e antisemitismo.

criminal minds

Più in generale, la frase di S. lascia intravedere quello che è un autentico “must” della mentalità destrorsa, qualcosa di cui ho spiegato più volte la falsità, l’idea che esisterebbe una “civiltà occidentale” con il suo centro negli USA, in Europa una riluttante periferia e in Israele il suo bastione avanzato, un “occidente” contrapposto al mondo islamico.

Si è cominciato ad usare questo termine, “occidente” in un significato diverso da quello di punto cardinale quando, in seguito all’epoca delle grandi esplorazioni e colonizzazioni, si sono create una serie di propaggini oceaniche dell’Europa: le Americhe, l’Australia, la Nuova Zelanda, ma dal 1945, da quando l’Europa ha perso non solo la sua egemonia ma anche la sua indipendenza politica, “occidente” di fatto implica e indica la nostra subordinazione agli USA, qualcosa di profondamente, radicalmente inaccettabile. Ai cani va bene avere padroni, agli uomini no, almeno a quelli che hanno ancora la spina dorsale eretta.

L’immagine tanto cara all’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, di uno “scontro di civiltà” tra occidente-USA e islam è totalmente falsa, infatti USA e islam hanno dimostrato di essere perfettamente in grado di accordarsi ai danni dell’Europa, lo si è visto con chiarezza nella crisi della ex Jugoslavia e nella proditoria aggressione NATO contro la Serbia dietro la quale c’è stato probabilmente uno sporco “do ut des” fra USA e sauditi: la creazione di un’area a maggioranza islamica in Europa, formata da Bosnia e Albania-Kossovo in cambio dell’isolamento internazionale dell’Irak di Saddam Hussein, allo scopo, naturalmente, di dare una protezione supplementare alla pupilla di tutti i presidenti americani: Israele.

I legami tra USA-Israele e fondamentalismo islamico sono ramificati e profondi quanto imbarazzanti ed inconfessabili: si va da Hamas in Palestina, che è stata sponsorizzata da Israele per dare fastidio all’OLP di Yasser Arafat, ad Al Qaeda che è stata letteralmente creata dalla CIA come legione straniera islamica, impiegata prima in Afghanistan contro i sovietici poi nella ex Jugoslavia contro la Serbia, poi ancora all’Irak di Saddam Hussein gonfiato militarmente e politicamente a forza di crediti e di armi dagli USA in funzione anti-iraniana, e da ultimo all’ISIS, il “califfato” iracheno, anch’esso una creazione USA inventato per dirigerlo contro la Siria di Bashar Assad.

La verità spiacevole della quale dobbiamo prendere atto, è che ci troviamo presi fra due fuochi, fra due due nemici fondamentali: USA-Israele e l’islam. E in tutta franchezza basta con questa destra conservatrice e atlantista, fuori dal tempo e dalla storia come se fosse ancora l’epoca della Guerra Fredda, e che non ci lascia altra possibilità se non quella di contarla fra i nostri avversari.

Fabio Calabrese

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