19 Luglio 2024
Europa Politica

I pentiti della democrazia, vedovi della Brexit – Roberto Pecchioli

 

 

Emilio Gentile, prestigioso storico della contemporaneità, ha introdotto il concetto di “democrazia recitativa”  con riferimento al ruolo dei capi e del loro ascendente sulle masse. Ma davvero recitativa, nel senso della finzione scenica, è la democrazia dei membri delle classi dirigenti e dei loro servi mediatici.

In occasione del referendum che ha sancito la vittoria dei favorevoli all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, hanno veramente gettato la maschera. Poiché l’esito elettorale non è stato conforme alle loro aspettative, un coro assordante di nuovi reazionari tuona contro i mali della democrazia reale. Trascuriamo Giorgio Napolitano, rosso antico avvezzo ad ogni capriola politica, che ha sentenziato sull’ “incauta” decisione britannica di dare la parola al popolo. I riflessi sovietici evidentemente lo condizionano ancora, e, ad anni 91, qualche gaffe ha diritto di commetterla, pur se preferiremmo vederlo alla bocciofila del suo quartiere, piuttosto che in Senato.

Ezio Mauro, direttore di Repubblica, sacro Corano dei progressisti, il ceto medio semicolto su cui ironizzava Costanzo Preve, superlaico mangiapreti, ha ricordato che a Gesù venne preferito Barabba. Massimo Gramellini, la penna più lieve ed acuminata di casa Fiat, si è scagliato contro la “retorica della gente comune (che) ha francamente scocciato”, auspicando la nascita di cittadini evoluti (gli altri sono scimmie, forse macachi…) che conoscano le materie su cui deliberano. Beppe Severgnini, deluso nel profondo dell’animo dai suoi beneamati inglesi, ha parlato di una “decrepita alleanza” che avrebbe fatto lo sgambetto alle nuove generazioni, in ragione del forte consenso alla Brexit da parte degli elettori ultraquarantenni. Poiché l’anglofilo dalla bianca chioma è vicino ai sessanta, arriva a dare del decrepito a se stesso, pur di prendersela con gli elettori che non la pensano come lui. Irresistibilmente comica è la reazione di Mario Monti l’oligarca che, non essendo mai stato eletto da nessuno, teme che “la democrazia si possa perdere se usata male”. Ha ragione, tanto è vero che si è fatto nominare senatore a vita…

Quanto a Giorgio Gori, produttore televisivo e sindaco di Bergamo per hobby, vince per distacco il Gran Premio alla migliore cazzata  (scusate, ma non mi so trattenere…) uscita dalla bocca dei vedovi della Brexit. Sentite: “Elettori disinformati producono disastri epocali. Per votare servirebbe l’esame di cittadinanza”. Fantastico, detto da uno che ha rincretinito il pubblico con i format televisivi più imbarazzanti  e ci si è pure arricchito! Saviano, il pensoso intellettuale anti camorra, ha paragonato gli inglesi alla maggioranza tedesca che sosteneva Hitler.

Commenti sobri e sereni, toni davvero “british”, pacati, rispettosi, distaccati, soprattutto democratici.  Da vecchio reazionario incallito, per un attimo ho pensato di ascoltare incrollabili sostenitori di Charles Maurras (“la democrazia è il male, la democrazia è il problema”), intellettuali retrò il cui “livre de chevet” è “Le serate di San Pietroburgo” del conte savoiardo De Maistre, elitisti di destra alla Giacomo Mosca o Roberto Michels. No, si tratta dei più lucidi cervelli della democrazia italiana, giornalisti e scrittori, “maitre à penser” dell’intellettualità liberale, laica, progressista, fieri difensori della repubblica democratica-nata-dalla-resistenza. Per un attimo, ho pensato che fossero fascisti agguerriti, pronti a capitanare una marcia su Londra ( la perfida Albione…).

Non ho mai creduto, neppure per un attimo, alla democrazia rappresentativa, per cui mi è venuto in mente un vecchio adagio, secondo cui bisogna essere lieti quando la nostra verità fiorisce sulla bocca del nemico. Ma non è così, no davvero, e si impone una riflessione profonda su quanto è successo. Non sulle scelte del popolo britannico, che ha avuto l’opportunità di decidere da sé sul proprio futuro, ed è una fortuna per la quale dobbiamo ammirare una nazione che ha ancora il senso di se stessa, ma sulla vera natura delle nostre classi dirigenti, che hanno certificato, insieme con il basso livello civile e morale che già conoscevamo, la loro profonda falsità e svelato la loro vera natura. Essi odiano il popolo sovrano, detestano la democrazia, sono contrari all’autonomia ed all’autodecisione delle nazioni, mentono spudoratamente affermando di credere a principi che, al contrario, aborrono.

Catilina, il grande ribelle romano, che seppe morire eroicamente con le armi in pugno, forse il primo populista della storia, odiato dagli oligarchi come Cicerone, affermò “siamo schiavi di coloro a cui faremmo paura se la repubblica esistesse davvero “. Questa è oggi la condizione degli europei, ed in particolare degli italiani, i cui dirigenti politici ed orientatori dell’opinione pubblica sono i personaggi citati, che disprezzano, deridono e manipolano la volontà nostra, tutte le volte che si esprime in modo difforme alle loro preferenze.

Abbiamo ascoltato ogni genere di sconcezze: gli inglesi che hanno votato “leave” sarebbero ignoranti, il voto dei vecchi ( la parola politicamente corretta anziani stavolta non è uscita dalle loro boccucce indignate), indegni di prendere decisioni, incapaci di intendere e di volere. C’è chi si è spinto a deprecare il voto degli agricoltori e degli operai, e immagino questi intransigenti paladini dell’uguaglianza in abiti del Settecento, con codino e giustacuore nei giardini di Versailles prima del 14 luglio, a porgere omaggi alla povera Maria Antonietta, che salì sul patibolo innocente. Sono sempre gli stessi, sempre cortigiani, vil razza dannata come canta Rigoletto, cambiano le corti, i re non hanno più la corona, sono tecnocrati, azionisti, ceo, il nuovo acronimo anglofilo che designa i presidenti di consigli d’amministrazione. Il popolo fa sempre schifo, bisogna fingere di ascoltarlo, fargli credere di contare, ma in realtà è “democrazia in quanto ché comandiamo noi”.

In Italia, questo è il vecchio complesso di superiorità del Partito d’Azione, il gruppetto di intellettuali di obbedienza massonica, ascendenza protestantica e anti italiana che pretendeva di guidare lo stesso PCI. Togliatti, cui va riconosciuta cultura politica e caratura culturale, li mise alla porta senza complimenti, e, quando dal PCI si allontanò Elio Vittorini, intellettuale di punta, scrisse un breve commento sull’Unità, firmato Roderigo di Castiglia: “Vittorini se ne è andato, e soli ci ha lasciato”.  Ecco, ci lasciassero soli, senza la loro bieca tutela, senza le bugie elevate a sistema di vita, senza il disprezzo per la nostra ignoranza, la nostra incapacità di decidere per il bene, privi dell’illuminata lungimiranza di cui sono unici proprietari. A noi la nuda proprietà dei nostri cervellini.

A Severgnini, che parla di “decrepita alleanza”, giacché sarebbero solo pensionati ed anziani i votanti anti UE, ricordiamo che la Costituzione su cui lui ed i suoi sodali spargono incenso da eleganti turiboli  riconosce il diritto di voto a tutti ed il voto è uguale, unico, libero e segreto. Quanto all’accusa di avere sottratto futuro ai giovani britannici, la paura del futuro, l’indeterminatezza, la scarsa propensione a scegliere, a rischiare, ad affrontare la vita è purtroppo caratteristica molto diffusa proprio tra le ultime generazioni. Educati dai troppi Severgnini alla prudenza, all’accettazione di tutto, all’amore per le comodità, alla paura per il rischio e per il nuovo, potremmo facilmente rovesciare le accuse, affermando che molti hanno voluto conservare l’Unione Europea perché è l’unico orizzonte che conoscono. Colpa dei pessimi maestri, decrepiti davvero, se sono generazioni il cui sogno è il check in all’aeroporto, il volo low cost, il futuro dalle radici divelte, fatto di lavoretti dove capita e residence ammobiliati all’Ikea.

Ezio Mauro, esponente del giornalismo di potere di obbedienza laica, democratica, antifascista e progressista, corrente torinese, ha attaccato i politici, i quali, indicendo un referendum, si sarebbero “spogliati delle loro responsabilità”. Traduzione: certe cose il popolo non le capisce, decidano i servi dei “superiori”. Se noi non capiamo, non sarà forse perché lui  e la compagnia teatrale dei giornali e delle TV ci hanno raccontato balle? E come mai, capiamo invece benissimo se votiamo contro Berlusconi, o, per rimanere in tema di referendum, siamo saggi se votiamo per l’aborto libero, se respingiamo (2006) le riforme istituzionali dei brutti, sporchi e cattivi? Scriveva Gòmez Dàvila che il democratico che perde le elezioni dovrebbe, se è coerente, riconoscere di avere torto.

Impossibile, loro sono saggi, colti, aperti, tolleranti, hanno uso di mondo, “sanno”. Il loro vecchio sogno è una dittatura degli “esperti”, fumosa categoria di uomini e donne dotati di saperi quasi esoterici, frutto di studi e conoscenze inaccessibili ai più. Pensiero che non pensa, li liquidò Heidegger. Io non capisco,  portatore come sono di un’ignoranza invincibile, perché l’opinione di un ingegnere debba valere più di quella di una commessa, eccetto il caso di dover erigere edifici.

In rete, in questi giorni, circolava una frase di uno sciocco, dotato purtroppo di connessione informatica. Sentite: un pensionato dello Yorkshire cosa può vedere della vita se non l’orizzonte limitato che gli resta? Un suo omologo delle Isole Orcadi scozzesi, che ha votato per il “remain” ha senza dubbio un orizzonte più vasto. Razzismo antropologico, razzismo generazionale, e della peggiore fatta. Non importa che il pessimo pensionato dello Yorkshire, che in genere vota laburista (sbaglia anche in ciò?), ha lavorato duro per quaranta e più anni, tirato avanti la famiglia, cresciuto i figli. Quel che conta che è vecchio, dunque non capisce  e non ha diritto di decidere, neppure per quel minuscolo quarantacinque milionesimo di potere elettorale. In più, stando nello Yorkshire, senza neppure un programma Erasmus per la terza età, non comprende la meraviglia delle megalopoli, le magnifiche sorti e progressive dei cittadini metropolitani, cosmopoliti, dotati di valigetta con trolley di dimensioni compatibili con le tariffe Ryan Air. Ha vinto il suo pub fumoso  rispetto al magnifico Mc World dove ci si può ingozzare di carne agli estrogeni e patate OGM, in corsa per rientrare al proprio (provvisorio) ufficio o luogo di lavoro, o completare il giro delle agenzie interinali alla ricerca di un lavoro, magari per sei mesi a Riga, Lettonia, con licenza di sballo sabatale e vacanze finali a Sharm, Isis permettendo, perché occorre “divertirsi”.

Forse l’odiato pensionato della provincia inglese, che da giovane amava i Beatles e i Rolling Stones, non ha creduto ai testi di John Lennon e non apprezza un mondo  come quello descritto da Imagine. Quello piace ai narcisisti della classe alta, che sanno tutto, e vorrebbero un esame per gli elettori; a proposito, poiché sono generalmente per l’accoglienza di tutti gli stranieri, come la mettiamo con lo “ius soli”? Forse i musulmani vorranno la legge islamica, i cinesi pretenderanno di mangiare cani. Meno male che la meravigliosa, superiore civiltà libera, liberista, liberale, libertaria, tollerante, colta, accogliente, progressista e non so quante altre belle cose, ah sì, democratica dell’Occidente insegnerà a tutti ciò che è bene e ciò che non lo è.

Diciamola tutta: si sono tolti la maschera una volta per sempre, e le loro facce sono risultate ancora più brutte dei simulacri. Per loro, non la religione, demodé, è l’oppio dei popoli, ma la democrazia diretta.  A parte una sapiente minoranza, di cui essi fanno parte per diritto o per cooptazione (una volta si chiamava aristocrazia, oggi oligarchia) tutti gli altri sono membri di una rumorosa plebe che, per il proprio bene, deve ascoltare gli arabeschi ideologici con cui il potere riproduce se stesso, votare solo ogni tanto – la mitica stabilità- scegliendo dei finti rappresentanti tra squadre che hanno in comune il colore della maglia, e per il resto lascino fare ai superiori, agli esperti, agli economisti, ai dottori di tutte le materie. Ai discepoli che gli chiedevano come distinguere i buoni dai cattivi, Gesù Cristo rispose “dai frutti li riconoscerete”. Se è così, alla larga da Monti e Napolitano, Giorgio Gori e Severgnini, Gramellini e, vivaddio, anche da Saviano l’uomo di Gomorra.  Oswald Spengler, Gilbert Chesterton, il filosofo contadino Gustave Thibon ci hanno richiamato a quello che il pensatore francese chiamava ritorno al reale.

Il mondo metropolitano è senz’altro più viziato, meno riflessivo, meno capace di buon senso di chi vive in realtà meno grandi e disumane, ed un futuro in cui risorga l’idea di bene comune non potrà che partire da comunità più piccole, conviviali, capaci di donazione o sacrificio. Tuttavia, nessuno pensa che i cittadini di Londra o New York valgano meno di quelli dello Yorkshire o della Ciociaria. Se gli intellettuali organici della mondializzazione, gli agenti sciocchi di Cosmopoli che cliccano “mi piace” a qualunque volgarità, panzana o corbelleria in rete si credono migliori, facciano pure. Ma sappiano, per usare il loro lessico povero, impreciso, invertito,  imposto dai messaggi SMS o, per i più intellettuali, dai cinguettii in 140 caratteri di Twitter,  che sono razzisti, ignoranti, incolti, retrogradi e che, se venisse applicata la proposta di Gori di assegnare la patente di elettore solo a chi supera certi esami, non pochi di loro retrocederebbero al rango di analfabeti funzionali. Non è poi colpa loro, ma dei maestri che si sono scelti od a cui non si sono ribellati.

Facciamoci quattro risate, ed immaginiamo un voto “ponderato” sulla base del Gori-pensiero. Sei hai più di sessant’anni, il tuo voto vale il venti per cento in meno di quello di tuo figlio. Hai la laurea in economia alla Bocconi? Mezzo voto in più di un laureato in Agraria, il doppio di un ragioniere, il triplo di un muratore, il quadruplo di una casalinga. Se ti piacciono le opere di Pollock o Rothko, ti entusiasmi per il taglio di Lucio Fontana o la “Merda d’artista” di Manzoni (Piero, non quel barboso dei Promessi Sposi), hai diritto ad un voto in più di un semplice ammiratore di Raffaello o di chi non ha tempo per l’arte in quanto deve tirare la vita. La passione per la musica atonale cara a Thomas Adorno o la citazione delle canzoni di Jovanotti varrà più di ‘O sole mio . Nessuna tessera elettorale per i fans di Orietta Berti: Finché la barca sarà vietata quanto il Mein Kampf. Per gli abbonati di Repubblica un bonus che permette di annullare cinque voti dati a Salvini. Se conosci il significato di leverage, cash flow, quantitative easing, put, call, credit crunch, fai bingo – tombola per gli italiani inguaribili, che giocavano con fagioli o vecchi bottoni- ed acquisisci il diritto a fare brogli elettorali sul voto postale come in Austria.

Scherzi a parte, la “società aperta” cara a Popper si è piuttosto raffreddata: saranno gli spifferi delle finestre del popolaccio che, oltretutto, tifa la nazionale italiana, anziché contro come Travaglio ed altri furbissimi. In realtà, stanno lavorando con grande intensità per toglierci la parola, o quel che ne resta. Finché votiamo disciplinatamente per i fiduciari dei grandi capi, scelti accuratamente in stanze di cui non conosciamo né indirizzi né serrature, tutto bene. I rappresentati, tutto sommato, ce li lasciano scegliere, tanto la partita è già truccata dalla stampa, dal denaro, dalla grancassa pubblicitaria, dal marketing. Se però vogliamo la democrazia diretta, ovvero decidere personalmente su qualcosa, tutto cambia.

La domanda posta ai britannici era chiara e comprensibile persino ai frequentatori dei pub di West Bromwich o alle beghine di Saint Mary Mead, il paesino di Miss Marple: volete rimanere nell’Unione Europea, o lasciarla? Hanno risposto e se i domestici a tariffa del clero politico, giornalistico ed accademico credessero che la sovranità appartiene al popolo, accetterebbero il verdetto, salvo dissentire e lavorare per ribaltarlo, prima o poi. Personalmente, ricevo lezioni di democrazia da decenni, a scuola, dai partiti dell’arco costituzionale, da professori e docenti di varia estrazione, da conduttori televisivi, opinionisti come Alba Parietti o l’allegra compagnia di Maria De Filippi. Forse sarò ripetente, ma democrazia, credo, è diretto coinvolgimento nelle decisioni. Il referendum ne è l’esempio più chiaro, come nei vecchi verbali di polizia: a domanda risponde.

Un pensiero tradizionale non può accettare l’assolutizzazione della democrazia nella sua forma liberale, fondata sull’universalismo e l’individualismo, tanto meno come forma politica obbligatoria che vanifica nei fatti ogni possibilità di scelta. La sua versione rappresentativa è una sofisticata manipolazione del popolo da parte di élites, e la concreta realizzazione è stata perfettamente descritta da Vilfredo Pareto. Le società borghesi – e l’attuale, che è post borghese – accettano di buon grado le disuguaglianza materiale (il denaro, il potere d’acquisto) ma negano tutte le altre forme di disuguaglianza, specie spirituale.

Non possono dunque che prendere atto del diritto di ogni popolo a partecipare alla scelta del destino comune, come teorizzò Moeller Van Den Bruck.  Se non ci credono più, se un uomo un voto non è più vero, se le decisioni devono essere assunte “altrove”, senza o contro i popoli,  e noi affermiamo che non ci credono affatto, abbiamo la decenza di dircelo con sincerità. La metafisica del popolo sovrano, se è un’altra delle tradizioni, idee, consuetudini delle quale liberarci a favore di banchieri, ottimati, amministratori del condominio mondo, venga revocata in dubbio, abrogata espulsa dall’agenda.

Smettiamola con le finzioni delle costituzioni, delle elezioni, delle narrazioni virtuose di un‘ isola che non c’è. Il pensionato dello Yorkshire, come il creativo metropolitano cittadino del mondo o il contadino del Monferrato legato alla sue zolle, lo studente appena maggiorenne capiranno e sceglieranno: ribellarsi o chinare la testa. Senza patenti rilasciate da chicchessia, ma anche senza riguardi per i falsi maestri. I vedovi della Brexit sono i concubini delle oligarchie : i popoli possono diventare molto pericolosi, se si accorgono dell’imbroglio.

“Procurate, barones, moderare sa tirannia”, cantava il popolo sardo insorto contro i feudatari. Era una richiesta in fondo gentile, un avviso bonario, come scrivono quelli dell’Agenzia delle Entrate ai poveri contribuenti.   Oggi, non c’è più destra, né sinistra: esiste chi è a favore di questa sporca e finta democrazia in maschera, i cui ultimi veli sono stati strappati dal pensionato dello Yorkshire, gli oligarchi ed i loro pretoriani della classe media semicolta metropolitana, e tutti gli altri.

Se, come ci dite ogni dì dal 1789, la maggioranza vince, perderete, vedovi inconsolabili della democrazia a sovranità limitata.

 

10 Comments

  • Pino Rossi 29 Giugno 2016

    Applausi.

  • Pino Rossi 29 Giugno 2016

    Applausi.

  • silva 30 Giugno 2016

    Egregio, grazie per l’articolo su cui, dal mio modesto punto di vista, sono d’accordo; in effetti le giaculatorie contro il voto dei vecchi poveri ignoranti invidiosi brutti sporchi imperano su quasi tutti i monocordi media, intonate da voci di più o meno considerevole autorevolezza –professori giornalisti cantanti calciatori, tutti questi rappresentano le auctoritates; le stesse giaculatorie ignorano peraltro il fatto che solo una piccola parte della popolazione “giovane” ha votato, omettendo così di interrogarsi sul significato di ciò; e tralasciano poi di considerare che tutto ciò che un giovane vede intorno a sé, quando è fuori per erasmus o a casa, è stato fatto, oltre che da defunti, di cui dovremmo aver cara la memoria e il lascito, da molti vecchi pensionati, grazie ai cui sacrifici adesso egli può far guadagnare alla scienza, alle arti, alla musica, chissà quali straordinari risultati; e a questo pensionato l’ingrato giovane vorrebbe negare, solo per qualche volta, il diritto, spesso illusorio, di porre una croce? Che dire del fatto del filosofo Umberto Garimberti, che insegna in una università finanziata in larga parte dal sudore di quei vecchi, filosofo che, professandosi persino contrario ai referendum, ha asserito ieri mattina, 29 giugno, alla 7, che solo alle élites dovrebbe essere riconosciuto il diritto ad esprimersi democraticamente? Come se già non fosse quasi tutto deciso dalle élites! Questi sono i filosofi che insegnano in pubbliche università? Forse il Nostro è in attesa di cortesie o è debitore di qualcosa verso i rappresentanti delle élites –tra i quali spicaano , adesso, che bella novità, gli astri di due volgari e rozzi ragazzotti della provincia toscana, tipicamente astuti e furbi, dalle scarse capacità di argomentazione, dal linguaggio povero, alle riforme dei quali l’eminente filosofo inneggia entusiasta! E le nostre élites sono forse quelle dell’antichità, o della società ottocentesca? No, sono le oligarchie della finanza, dei mafiosi ad essa legati, dei capitalisti finanziari che hanno i primi ministri nell’organico della loro servitù o tra i loro animali da compagnia, dei corrotti e dei corruttori, degli organizzatori di conflitti per procura, che decidono cosa dobbiamo sapere e cosa deve esserci tenuto nascosto, che sono sempre impegnati nella manipolazione non solo delle opinioni ma anche delle mentalità, e che fanno scatenare i masnadieri dei media quando si accorgono che qualcosa non ha funzionato, che qualche calcolo non torna nella vita del povero vecchio incolto pensionato, che l’operazione di rimbecillimento generalizzato, che si attua fina dai primi gradi di istruzione, può non funzionare –e certo, non può funzionare se, per esempio, spariscono i soldi, se la gente deve rinunciare alle cure, se qualcuno si sente costretto al suicidio, se vede intorno a sé svanire le vecchie certezze e sicurezze. Le motivazioni di chi ha votato il leave, che per quel poco che mi consta sono state semplici, concrete e di buon senso, sono state sbeffeggiate nel nostro paese da coloro che Lei cita, e il messaggio che è stato indegnamente diffuso è che costoro siano solo una massa di decerebrati (quando in realtà non è stata nessuna inchiesta e nessuna statistica è stata prodotta circa le loro motivazione–ammesso e non concesso che le statistiche siano affidabili), e poi si è insistito anche sull’”emotività”, che può entrare in gioco, secondo questi maestri, solo quando è fotografato appositamente il cadaverino di un bambino su una spiaggia, quando si ascolta la pseudo-intervista di un sedicente profugo, quando si cita gli appelli alla fratellanza e alla povertà –l’ideale a cui dobbiamo tendere, ideale sempre più reale- del jolly di tutte le situazioni, quel tale che siede sul soglio di Pietro e collabora alacremente nell’operazione di mistificazione e di illusionismo. Anche il giovane Stefano Feltri, soggetto non alieno del pubblicare con estrema superficialità ogni sorta di fesseria (ricordo che si pronunciò sul giornale che ne ospita i distillati di saggezza sulle materie umanistiche, dichiarandole “inutili” anzi dannose, perché comportano dei costi che non renderebbero nulla), si è pronunciato –perché, sì, è giovane, bocconiano, cosmopolita, e allora di certo ha ragione; il suo articolo si scaglia contro la democrazia “inconsapevole”, sulla linea dell’altro maestro del pensiero politico, il Gori; circola l’idea che dovrebbe esserci una patente, un esame, un’idoneità, un’abilitazione; e tutti quelli che la sostengono, evidentemente nella rappresentazione che hanno di se stessi non ne avrebbero bisogno, perché appartengono agli eletti e potrebbero anche fare gli esaminatori; nessuno di questi è sfiorato dall’idea che una tale rappresentazione potrebbe anche essere propria di chi ha un’opinione divergente, e che se qualcuno dovesse decidere chi potrebbe essere abilitato, non avrebbe più senso tenere in piedi la finzione della democrazia e delle votazioni. E’ ben possibile che questa gigantesca manipolazione sia finalizzata a scongiurare che si faccia qualche referendum affine, e non è da escludere che serva anche a limitare il ricorso allo strumento referendario, quando il suo esito potrebbe essere pericoloso. Se poi si avvalorasse la limitazione al diritto di voto, ne deriverebbe anche quella al diritto di espressione –già fortemente limitata nel nostro panorama; se uno non avesse diritto ad esprimersi con un voto su una certa questione, di conseguenza potrebbe non avere diritto a parlarne e a discuterne, meno che mai su qualche media. Grazie

  • silva 30 Giugno 2016

    Egregio, grazie per l’articolo su cui, dal mio modesto punto di vista, sono d’accordo; in effetti le giaculatorie contro il voto dei vecchi poveri ignoranti invidiosi brutti sporchi imperano su quasi tutti i monocordi media, intonate da voci di più o meno considerevole autorevolezza –professori giornalisti cantanti calciatori, tutti questi rappresentano le auctoritates; le stesse giaculatorie ignorano peraltro il fatto che solo una piccola parte della popolazione “giovane” ha votato, omettendo così di interrogarsi sul significato di ciò; e tralasciano poi di considerare che tutto ciò che un giovane vede intorno a sé, quando è fuori per erasmus o a casa, è stato fatto, oltre che da defunti, di cui dovremmo aver cara la memoria e il lascito, da molti vecchi pensionati, grazie ai cui sacrifici adesso egli può far guadagnare alla scienza, alle arti, alla musica, chissà quali straordinari risultati; e a questo pensionato l’ingrato giovane vorrebbe negare, solo per qualche volta, il diritto, spesso illusorio, di porre una croce? Che dire del fatto del filosofo Umberto Garimberti, che insegna in una università finanziata in larga parte dal sudore di quei vecchi, filosofo che, professandosi persino contrario ai referendum, ha asserito ieri mattina, 29 giugno, alla 7, che solo alle élites dovrebbe essere riconosciuto il diritto ad esprimersi democraticamente? Come se già non fosse quasi tutto deciso dalle élites! Questi sono i filosofi che insegnano in pubbliche università? Forse il Nostro è in attesa di cortesie o è debitore di qualcosa verso i rappresentanti delle élites –tra i quali spicaano , adesso, che bella novità, gli astri di due volgari e rozzi ragazzotti della provincia toscana, tipicamente astuti e furbi, dalle scarse capacità di argomentazione, dal linguaggio povero, alle riforme dei quali l’eminente filosofo inneggia entusiasta! E le nostre élites sono forse quelle dell’antichità, o della società ottocentesca? No, sono le oligarchie della finanza, dei mafiosi ad essa legati, dei capitalisti finanziari che hanno i primi ministri nell’organico della loro servitù o tra i loro animali da compagnia, dei corrotti e dei corruttori, degli organizzatori di conflitti per procura, che decidono cosa dobbiamo sapere e cosa deve esserci tenuto nascosto, che sono sempre impegnati nella manipolazione non solo delle opinioni ma anche delle mentalità, e che fanno scatenare i masnadieri dei media quando si accorgono che qualcosa non ha funzionato, che qualche calcolo non torna nella vita del povero vecchio incolto pensionato, che l’operazione di rimbecillimento generalizzato, che si attua fina dai primi gradi di istruzione, può non funzionare –e certo, non può funzionare se, per esempio, spariscono i soldi, se la gente deve rinunciare alle cure, se qualcuno si sente costretto al suicidio, se vede intorno a sé svanire le vecchie certezze e sicurezze. Le motivazioni di chi ha votato il leave, che per quel poco che mi consta sono state semplici, concrete e di buon senso, sono state sbeffeggiate nel nostro paese da coloro che Lei cita, e il messaggio che è stato indegnamente diffuso è che costoro siano solo una massa di decerebrati (quando in realtà non è stata nessuna inchiesta e nessuna statistica è stata prodotta circa le loro motivazione–ammesso e non concesso che le statistiche siano affidabili), e poi si è insistito anche sull’”emotività”, che può entrare in gioco, secondo questi maestri, solo quando è fotografato appositamente il cadaverino di un bambino su una spiaggia, quando si ascolta la pseudo-intervista di un sedicente profugo, quando si cita gli appelli alla fratellanza e alla povertà –l’ideale a cui dobbiamo tendere, ideale sempre più reale- del jolly di tutte le situazioni, quel tale che siede sul soglio di Pietro e collabora alacremente nell’operazione di mistificazione e di illusionismo. Anche il giovane Stefano Feltri, soggetto non alieno del pubblicare con estrema superficialità ogni sorta di fesseria (ricordo che si pronunciò sul giornale che ne ospita i distillati di saggezza sulle materie umanistiche, dichiarandole “inutili” anzi dannose, perché comportano dei costi che non renderebbero nulla), si è pronunciato –perché, sì, è giovane, bocconiano, cosmopolita, e allora di certo ha ragione; il suo articolo si scaglia contro la democrazia “inconsapevole”, sulla linea dell’altro maestro del pensiero politico, il Gori; circola l’idea che dovrebbe esserci una patente, un esame, un’idoneità, un’abilitazione; e tutti quelli che la sostengono, evidentemente nella rappresentazione che hanno di se stessi non ne avrebbero bisogno, perché appartengono agli eletti e potrebbero anche fare gli esaminatori; nessuno di questi è sfiorato dall’idea che una tale rappresentazione potrebbe anche essere propria di chi ha un’opinione divergente, e che se qualcuno dovesse decidere chi potrebbe essere abilitato, non avrebbe più senso tenere in piedi la finzione della democrazia e delle votazioni. E’ ben possibile che questa gigantesca manipolazione sia finalizzata a scongiurare che si faccia qualche referendum affine, e non è da escludere che serva anche a limitare il ricorso allo strumento referendario, quando il suo esito potrebbe essere pericoloso. Se poi si avvalorasse la limitazione al diritto di voto, ne deriverebbe anche quella al diritto di espressione –già fortemente limitata nel nostro panorama; se uno non avesse diritto ad esprimersi con un voto su una certa questione, di conseguenza potrebbe non avere diritto a parlarne e a discuterne, meno che mai su qualche media. Grazie

  • MAry 1 Luglio 2016

    Davvero un ottimo articolo.
    L’insieme Repubblica-Corsera-Monti-Napolitano etc. potremmo impacchettarlo e spedirlo in un’isoletta della Polinesia, dove si faranno i loro sceltissimi discorsi elitari e si applaudiranno da soli.
    Grazie per aver ricordato l’indecente discorso di Feltri sulle lauree umanistiche.

  • MAry 1 Luglio 2016

    Davvero un ottimo articolo.
    L’insieme Repubblica-Corsera-Monti-Napolitano etc. potremmo impacchettarlo e spedirlo in un’isoletta della Polinesia, dove si faranno i loro sceltissimi discorsi elitari e si applaudiranno da soli.
    Grazie per aver ricordato l’indecente discorso di Feltri sulle lauree umanistiche.

  • Vincenzo 1 Luglio 2016

    Ciao Roberto.
    quanta verità!… purtroppo solo per pochi!

  • Vincenzo 1 Luglio 2016

    Ciao Roberto.
    quanta verità!… purtroppo solo per pochi!

  • Bruno Fanton 2 Luglio 2016

    Una meraviglia! Sono contento di non essere il solo a pensarla in questo modo. Spero che la Coorte salga progressivamente di numero e che possa propagandare la propria opinione senza finire in manette ad opera dei gendarmi del pensiero unico globale!
    Buon fine settimana
    Bruno

  • Bruno Fanton 2 Luglio 2016

    Una meraviglia! Sono contento di non essere il solo a pensarla in questo modo. Spero che la Coorte salga progressivamente di numero e che possa propagandare la propria opinione senza finire in manette ad opera dei gendarmi del pensiero unico globale!
    Buon fine settimana
    Bruno

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