20 Luglio 2024
Economia Marino Politica Sovranità Spread

Hanno tradito gli interessi nazionali

di Enrico Marino



Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Da questa norma si evince in modo chiaro ed evidente che il Presidente della Repubblica ha l’esclusiva prerogativa di nominare il Presidente del Consiglio e i ministri. I quali, poi dovranno ottenere la fiducia del Parlamento, così come prescrive il successivo art. 94 Cost.
Se questo è vero, l’avvicendamento tra Berlusconi e Monti, avvenuto a novembre 2011, è ineccepibile dal punto di vista formale e costituzionale: Berlusconi si è dimesso, Napolitano ha dato incarico a Monti di formare un Governo (previa consultazione dei Presidenti di Camera e Senato e degli esponenti dei gruppi parlamentari) e il Parlamento ha concesso la fiducia. Così come non può essere politicamente e giuridicamente contestata la nomina da parte del Presidente della Repubblica di Mario Monti a senatore a vita.
La verità è che il nostro meccanismo costituzionale garantisce la sovranità popolare solo attraverso la mediazione di organi deputati al governo del paese (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Parlamento) che operano poi in condizioni di fatto impermeabili alle decisioni elettorali del popolo. Perciò, se intendiamo capire fino in fondo se le nostre istituzioni si siano comportate correttamente nell’avvicendamento tra Berlusconi e Monti, non possiamo indirizzarci sulle improbabili irregolarità nell’osservanza “formale” della procedura costituzionale, bensì dobbiamo verificare il contesto economico e politico, nazionale e internazionale, che ha determinato l’assunzione di certe decisioni contrarie agli interessi del popolo italiano. 
Dovremmo, per esempio, approfondire i rapporti reali tra Mario Monti e le istituzioni europee pubbliche (ESM, Commissione Europea, Governi esteri) e private (banche d’affari, finanza, lobbies), e gli interessi finanziari/economici e politici coinvolti, le azioni compiute dagli uomini che compongono il governo prima e dopo il conferimento dell’incarico. Dovremmo pure analizzare dettagliatamente l’andamento dei mercati prima, dopo e durante il Governo Monti e valutare una serie di indizi che si rivelassero gravi, precisi e concordanti nella direzione di un effettiva compromissione e lesione economico sociale del paese. Insomma, dobbiamo capire da chi e perché sono stati traditi e danneggiati gli interessi dei cittadini italiani. Sin dal suo insediamento a Palazzo Chigi Monti agitò il problema dello spread, che dipende solo per il 20 % dal sistema-Italia e per il resto dall’euro e dall’Europa, invece di concentrarsi su misure per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, nonchè per l’ammodernamento dell’Italia. Il governo dei professori si è limitato a inasprire le tasse esistenti e a crearne di nuove portando la pressione fiscale dal 43 al 56 % abbondante in meno di 10 mesi. E ora è lecito chiedersi che fine abbia fatto l’enorme gettito fiscale che tra manovre del governo esautorato e quelle varate da Monti supera i 130 miliardi. Dove sono finiti questi soldi, visto che nel frattempo il debito è aumentato di quasi 5 punti di Pil, una settantina di miliardi, e che se non si inverte il trend anzichè ridursi continuerà a crescere al ritmo di 2700 € al secondo, ovvero 162mila euro al minuto, 9,7 milioni l’ora, 233 milioni al giorno, 85 miliardi l’anno, mentre l’economia va a rotoli e a crescere sono solo la disoccupazione e l’incertezza per il futuro? 
Il prof Monti ha inanellato una sequela interminabile di misure sbagliate o controproducenti rispetto all’esito sperato, alcune veramente inique e assolutamente ingiustificate. Ha messo mano al sistema pensionistico, da tutti definito il più equilibrato d’Europa, con l’ingannevole motivazione che si assiste al progressivo allungamento della vita media dei lavoratori, come se il periodo di capacità lavorativa dei soggetti si allungasse di pari misura con la durata della vita. Come risultato, abbiamo ottenuto un esercito di esodati, mantenere i quali nei prossimi anni costerà alla collettività molto più di quanto si possa risparmiare ritardandone il pensionamento, senza dire che di fatto s’è cancellata la pensione di vecchiaia per un paio di generazioni, mettendo insieme l’allungamento del periodo contributivo con l’accertata impossibilità per i giovani di trovare un’occupazione durevole prima dei 30-35 anni. Ha introdotto l’Imu sulla prima casa (e triplicata quella per la seconda) aumentando contemporaneamente gli estimi catastali e le relative rendite. Risultato: ha distrutto il mercato immobiliare e quello degli affitti, creando uno stuolo di senzatetto e depauperando il relativo patrimonio nazionale di almeno un buon 20 %, che corrisponde alla svalutazione degli immobili dovuta a questa iniziativa. Ha varato una riforma del lavoro per rendere più flessibile l’utilizzo delle risorse umane, ottenendo invece il risultato ignobile di rendere più difficile, se non impossibile, la riconversione dei precari, i quali addirittura sono passati dal 60 all’80 % dei nuovi assunti, anzichè diminuire. Invece di attrarre capitali e investimenti ha fatto fuggire dall’Italia investitori e imprenditori e creato enormi difficoltà a imprese e famiglie. Ha concentrato l’attenzione solo sullo spread, presentato come un feticcio da idolatrare e al qual
e immolare tutte le risorse del paese. 
Se quello che ha fatto Monti lo avesse fatto un qualsiasi altro premier, alla guida di un governo di qualsivoglia colore politico, se dopo dieci mesi avesse fatto crollare i consumi essenziali del 3,5 %, quelli durevoli del 10 %; avesse fatto crollare la produzione industriale del 10 %; avesse fatto aumentare la pressione fiscale del 30 %; avesse creato 500mila nuovi disoccupati e continuasse a crearne altri 1000 al giorno; avesse provocato la chiusura di decine di migliaia di imprese, stesse demolendo settori produttivi dove l’Italia è (era?) leader come quelli della cantieristica di lusso, della moda, dell’artigianato; avesse varato riforme oscene o velleitarie come quelle per il fisco, i tagli della spesa pubblica, del lavoro, senza nemmeno intaccare l’evasione fiscale, il lavoro in nero, i privilegi della Casta, le commistioni tra corruzione, clientele, politica e cosche mafiose, nè soprattutto aver mosso un dito o speso un euro a favore della ripresa, degli investimenti, dei consumi, del sostegno a famiglie ed imprese, sarebbe stato cacciato a furor di popolo o quantomeno non si sarebbe ripresentato a una successiva tornata elettorale.
Ora la domanda è: com’è potuto accadere tutto questo senza che la stampa si sia indignata, che i sindacati abbiano fatto le barricate, che la gente sia scesa a milioni per strada? Per le dimissioni di Berlusconi, in centinaia si riunirono brindando e cantando “Bella ciao”, poveri idioti! a distanza di un anno si ritrovano con una situazione enormemente più grave e la prospettiva di un ulteriore governo presieduto dal (o alleato col) professore bocconiano.
Monti è stato un abile illusionista, che ha usato, con la connivenza del Quirinale, dei poteri forti, della stampa di regime, della sinistra sfascista, del Bilderbergh, delle banche e della massoneria d’Europa, d’Asia e d’America “l’imbroglio dello spread” come arma di ricatto per imporre e fare accettare tutto quello che mai da nessun altro si sarebbe accettato, con la scusa della sua competenza e onestà di tecnico e non di politico. E’ stata la pistola dello spread puntata alla tempia ad indurre il Paese ad accettare enormi sacrifici purchè si ponesse termine a quella roulette russa che, ci veniva spiegato, avrebbe potuto condurci al completo default finanziario. Tutto falso, a cominciare dalle menzogne con le quali Monti ha esordito circa l’impossibilità di pagare stipendi e pensioni. In realtà, Monti non ha mai neanche minimamente accennato alla più urgente e fondamentale, per noi italiani, delle riforme che da sola sarebbe stata capace se non di ridurre lo spread, perlomeno di sradicarne gli effetti nefasti sull’indebitamento nazionale e ridurne l’impatto sul sistema produttivo: quella del sistema bancario. Le banche dovrebbero avere il ruolo di intermediari tra i risparmiatori ed il mercato finanziario a sostegno dello sviluppo del Paese, per finanziare le imprese, le opere di interesse per la collettività e anche i consumi e le famiglie. Per metter insieme i capitali per svolgere questo ruolo, le banche procedono alla raccolta del risparmio e quindi, se il sistema è sano, il plusvalore creato dagli interessi applicati su prestiti e finanziamenti viene equamente distribuito tra le banche stesse – a copertura dei costi di gestione e dei dividendi agli azionisti – e per remunerare i risparmiatori. E’ evidente che in questo schema nessuna banca può mai fallire e i risparmiatori sono tutelati, mentre l’economia cresce e con essa il benessere. Se invece le banche inseguono la prospettiva dei facili guadagni, tutti a favore dei propri azionisti, a discapito dell’economia e del Paese, ecco che il risparmio raccolto viene indirizzato verso operazioni speculative, spesso troppo disinvolte e sempre molto rischiose, che possono causare alle banche pesanti perdite con l’impossibilità di restituire quanto raccolto dai risparmiatori. Per decenni lo schema è stato quello di privatizzare le plusvalenze della speculazione, quando andava bene, per farsi ripianare le perdite dallo Stato, con il ricatto del fallimento, dei posti di lavoro persi e delle scese in campo dei sindacati, quando andava male. 
Se poi succede che i titoli speculativi si incrociano e si affastellano a centinaia di miliardi senza più alcuna connessione con l’economia reale (secondo alcune valutazioni i derivati finanziari ammontano a circa 12 volte il valore della somma dei Pil di tutti i paesi del mondo messi insieme), ecco che non è più possibile fermare l’effetto domino che si scatena quando una banca fallisce perchè non è pagata da un’altra banca fallita, che ha fallito perchè hanno fallito le sue banche debitrici e così via. Questo è quello a cui abbiamo assistito dal 2007 ad oggi. 
C’è solo un modo per porre fine a questo terrificante fenomeno, cioè la suddivisione delle banche in due categorie: le banche d’affari, libere di speculare, ma solo con i soldi degli azionisti, vietando loro la raccolta e l’impiego del piccolo risparmio; e le banche commerciali, quelle cioè destinate alla raccolta dei fondi dei risparmiatori, da indirizzare solo verso impieghi produttivi, cioè a sostegno del consumo, delle famiglie, degli artigiani e delle imprese, senza nessuna possibilità di promozione di prodotti finanziari di qualsivoglia natura. 
E’ un concetto semplice, una soluzione radicale e definitiva del problema dello spread, dei prodotti derivati e infetti. Una normativa voluta, a suo tempo, in Italia dal Fascismo e abolita dai governi repubblicani, subordinati agli interessi della finanza internazionale. Perchè Monti non ha fatto questa riforma, ma ne ha fatte altre a vantaggio del sistema bancario? Perchè per le concentrazioni finanziarie è sicuramente molto più vantaggioso investire il proprio denaro con la copertura pubblica quando va male, piuttosto che rischiare in proprio quando gli investimenti sono fallimentari. Quando parlano di ricapitalizzazione delle banche, è questo che intendono: dateci i vostri soldi per ricostituire il capitale intaccato o sgretolato dalle perdite per attività speculative. Dove sta il trilione di euro, mille miliardi, emesso all’inizio di quest’anno dalla Bce? I tecnocrati di Bruxelles e Francoforte non hanno sostenuto imprese e consumi, ma hanno finanziato l
e banche, consentendo loro di ricapitalizzarsi gratis all’1 %. E quando la Bce, continuando a comprare titoli infetti o svalutati si sarà completamente infettata per trilioni di euro, a pagare il conto del risanamento del sistema bancario europeo saranno ancora chiamati i popoli europei per non essere declassati e far fallire l’intera Unione.
Quello dello spread era, perciò, solo un imbroglio, uno squallido ed artificioso espediente e gli interessi nazionali, il lavoro, i beni e la vita di tanti italiani sono stati traditi e sacrificati solo per difendere i privilegi dei poteri forti, delle grandi concentrazioni finanziarie, delle banche e il salvataggio del paese non c’entrava niente. Ma intanto Napolitano sta alla fine del suo mandato ed è troppo anziano per sottoporlo a un procedimento di impeachment per il golpe col quale ha esautorato un governo legittimo e maggioritario al Parlamento, mentre Monti ha tanti “amici” che lo proteggeranno ed impediranno che sia inviato sotto processo per i danni materiali, morali e le sofferenze causate al Paese. Anzi, qualcuno vorrebbe addirittura riproporcelo per altri cinque anni.

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