12 Aprile 2024
Mitologia Roma Tradizione Tradizione Romana

Giuseppe Brex e la Saturnia Tellus

 

di Paolo Galiano*

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Giuseppe Brex

Giuseppe Brex si distingue dagli scrittori della storia e della metastoria della Saturnia Tellus[1] che lo hanno preceduto per due motivi: il suo libro principale, Saturnia Tellus (Roma 1944), ha come argomento centrale l’antichità del popolo dei Siculi[2], del quale egli rivendica la precedenza sulle altre popolazioni italiche quale prima stirpe abitante dell’Italia, riprendendo un tema che avevano esposto Cuoco e poi Micali nella prima metà dell’800. Forse non a caso il libro venne pubblicato a Roma nel Maggio 1944, quando gli Anglo-Americani erano in procinto di sbarcare nella sua Sicilia nativa (Luglio 1944), quasi volesse rivendicare contro le nuove etnie anglosassoni la supremazia storica dei Siciliani. Altro aspetto da rilevare è l’essere il suo un testo prettamente storico ed archeologico, che nessuno spazio lascia a quelle idee “misteriosofiche” (come le chiamava Di Nardo), le quali invece costituiscono il nucleo centrale delle opere dei suoi contemporanei. Ciò non toglie che Brex possa avere avuto un ruolo nell’ambiente dell’esoterismo romano, nel quale doveva essere conosciuto, considerati i rapporti che ebbe con Romolo Artioli, esoterista ed archeologo, collaboratore di Boni negli scavi del Foro e del Palatino, il quale scrisse l’Introduzione al suo libro Saturnia Tellus.

Brex nacque a Centùripe (Enna) il 29 Luglio 1896 ma visse a Roma dal 1919, dopo il rientro dal fronte francese, fino alla sua morte il 21 Gennaio 1972, e venne sepolto a Lanuvio.

Il motivo di questa sepoltura così lontana dalla sua Sicilia ha una storia lunga ma interessante: Brex aveva ricordato nel 1944 nel suo Saturnia Tellus la discendenza dal ceppo latino della città di Centùripe secondo la testimonianza di Cicerone[3] e quindi la sua fratellanza con la stessa Roma; l’origine latina di Centùripe venne confermata dal ritrovamento nel 1963 nel corso degli scavi nella cittadina sicula di un’epigrafe scritta in dialetto dorico che descriveva il patto di alleanza tra Lanuvio e Centùripe in quanto genti della stessa stirpe latina[4].

A seguito di questa scoperta si propose nel 1971 da parte del prof. Dionisi il rinnovo del gemellaggio tra le due città, proposta alla quale Brex aderì appassionatamente, ma la sua morte nel 1972 non gli consentì di vedere i risultati del suo impegno, che venne condotto a buon fine grazie all’opera, tra gli altri, del medico Rosario Di Luca, nato anch’egli a Centùripe ma abitante da tempo a Roma, legato a Brex da antica amicizia; Di Luca era come Brex innamorato della sua terra nativa ed era proprietario di un giornale intitolato Centùripe, balcone della Sicilia, fondato nel 1949 e diretto da  Ugo Rubbi. Di Luca fu anch’egli sepolto come Brex nel cimitero di Lanuvio, come ringraziamento dei lanuvini per aver contribuito alla ricostituzione degli antichi rapporti tra Lanuvio e Centùripe[5].

 

Brex storico e archeologo

Alla fine della I Guerra Mondiale, nella quale aveva combattuto nel 1918 sul fronte della Marna nel II Corpo d’Armata italiano, Brex si trasferì a Roma dove trovò lavoro tra il 1919 e il 1964, anno del pensionamento, nell’ambiente del cinema, forte della sua esperienza con la sala cinematografica che la famiglia aveva a Centùripe.

Ma l’attività a cui Brex si dedicò con tutta la sua passione fu la storia dell’antichità romana e italica: già a Centùripe aveva conosciuto l’archeologo Paolo Orsi[6] e l’amore per la sua città natale lo spinse, quando venne a Roma, a farsi propugnatore in qualità di “cittadino di Centùripe più anziano residente nella Città Eterna e attualmente socio nella benemerita ‘Unione Storia ed Arte’” della richiesta di intitolare una via di Roma a Centùripe[7]: la richiesta fu accolta e il nome della cittadina venne dato alla via che unisce via Macedonia e via Lidia nel quartiere Appio Latino, a breve distanza dalla casa sull’Appia Nuova in cui Brex abitava fin dal primo dopoguerra.

A Roma prese parte alle attività delle principali associazioni di storia ed archeologia del suo tempo, e fu socio in particolare dell’Unione Storia ed Arte fondata da Romolo Artioli, come si desume dallo scritto sopra citato. Il 21 Aprile del 1951 fondò l’Associazione culturale Aborigeni d’Italia per la divulgazione della storia della civiltà italica, con sede provvisoria (che poi divenne definitiva) presso il suo stesso domicilio in via Appia Nuova 30, associazione che si chiuse con la sua morte nel 1972.

Intestazione del bollettino “Aborigeni d’Italia”, con il sigillo dell’Associazione raffigurante l’aratro
Intestazione del bollettino “Aborigeni d’Italia”, con il sigillo dell’Associazione raffigurante l’aratro

Tra l’Unione Storia ed Arte e l’Associazione culturale Aborigeni d’Italia intercorsero legami di collaborazione, come attestano le manifestazioni culturali al Teatro romano del Tuscolo nell’Estate 1956 (12 e 26 Agosto), organizzate congiuntamente da Brex e da Artioli. Il legame tra Brex ed Artioli non fu occasionale, considerato che quest’ultimo fu autore dell’introduzione al libro Saturnia Tellus di Brex: si può quindi supporre che fra i due vi fossero legami di personale amicizia.

Ricordiamo brevemente la figura di Artioli (1879-1958)[8]: Nispi-Landi, discepolo di Ravioli e il primo tra gli scrittori della Saturnia Tellus ad affermare con autorevolezza il ruolo di Roma come centro originario della “prisca sapienza italica”, fondò il 21 Aprile 1902 l’Associazione Archeologica Romana, a cui parteciparono i più noti archeologi del tempo tra coloro che avevano condotto scavi a Roma, come Rodolfo Lanciani, Giacomo Boni (lo

Romolo Artioli in un ritratto del pittore Sartorio (dal “Bollettino di Numismatica” n° 4 2014)
Romolo Artioli in un ritratto del pittore Sartorio (dal “Bollettino di Numismatica” n° 4 2014)

scopritore del Lapis Niger e di altri luoghi sacri della Roma arcaica), Romolo Artioli, che di Boni era collaboratore, e dal 1907 Pietro Bornia (pag. 98 e pagg. 201-202), collaboratore di Kremmerz e affiliato alla Myriam, poi Presidente dell’Accademia Vergiliana kremmerziana di Roma fondata ufficialmente nel Maggio 1911, la quale aveva come sigillo un aratro (pag. 98), lo stesso soggetto che figura nell’intestazione dell’Associazione Aborigeni d’Italia di Brex. Nel 1907 l’Associazione Archeologica Romana si divise: la società passò sotto la direzione di Filippo Tambroni, mentre i soci anziani, prevalentemente interessati all’aspetto esoterico della storia e dei monumenti di Roma, ne uscirono, Bornia per dedicarsi esclusivamente ai suoi studi esoterici e Artioli per fondare il 21 aprile 1908 l’Unione Storia ed Arte[9], società probabilmente non di soli studi archeologici a cui si associarono numerosi esponenti del mondo esoterico romano di provenienza kremmerziana, tra cui nel 1910 Camilla Mongenet (pag. 208), anch’essa dell’Accademia Vergiliana e certamente in rapporti con Evelino Leonardi, l’autore della Origine dell’uomo, libro pubblicato nel 1937 che Brex conosceva, visto che riprese nel suo Saturnia Tellus un’illustrazione del libro di Leonardi, la cartina dell’Italia “a forma di quercia”, basata su di un’erronea interpretazione di un passo di Plinio[10].

 

Le opere di Brex: Saturnia Tellus e Il dramma degli antichi Italici

Due i testi pubblicati da Brex, oltre ad articoli comparsi su giornali e riviste delle cittadine intorno a Roma: del testo più importante, Saturnia Tellus (Terra dei Siculi) (Tip. Regionale, Roma 1944),abbiamo già detto altrove[11], ma possiamo ora aggiungere alcune considerazioni basate su due documenti attinenti ad esso che abbiamo trovato nel Fondo Brex. Il primo è un dattiloscritto intitolato Ai lettori della II edizione: forse Brex pensava di fare una ristampa del suo libro, visto che il dattiloscritto è datato al Settembre 1944 e la stampa di Saturnia Tellus risale al Maggio dello stesso anno, ma non ci risulta, al momento, l’esistenza di questa riedizione. Il secondo è la copia di una lettera del 7 Agosto 1944 del Maresciallo Badoglio a Brex, seguente l’invio in omaggio del libro, in cui Badoglio, il quale era stato colpito da quanto scritto nell’introduzione contro il separatismo siculo che allora iniziava ad operare in terra siciliana, sottolineò a Brex che “se vi è un movimento separatista in Sicilia, esso è opera di pochi e veri delinquenti che nella gravissima sciagura che ci ha colpiti cercano con ogni mezzo anche loro di farsi una posizione. Ma l’insieme della bella isola e della sua industre popolazione sà [sic] di essere parte integrante d’Italia[12].

Il libro è sicuramente interessante da un punto di vista archeo-antropologico, con richiami frequenti all’opera di Giuseppe Sergi, l’ideatore del sistema antropometrico basato sulla misurazione del cranio, al punto che vi è stato chi ha ritenuto[13] che il libro di Brex fosse in realtà un manoscritto inedito dello stesso Sergi pubblicato postumo sotto falso nome, visto che questi morì nel 1936, otto anni prima della pubblicazione di Saturnia Tellus: ci sembra però che non solo le prove documentarie ma anche tutta l’attività svolta da Brex smentisca tale affermazione. Nel testo è difficile riscontrare qualche accenno ad un significato metastorico dell’argomento, come invece troviamo (anche troppo spesso) nei suoi contemporanei, i quali a volte hanno dato interpretazioni che poco si confanno ad una linea veramente tradizionale.

Quanto detto vale anche per il secondo testo pubblicato da Brex, Il dramma degli antichi Italici – I Latini (Edizioni storiche, Roma 1964), opera in 5 atti con una minuziosa descrizione del contenuto e dei significati storici delle singole scene. L’utilizzo dell’opera drammatica tra gli scrittori della Saturnia Tellus non è nuova: annoveriamo tra i precedenti il Fauno o L’Italia libera di Ravioli (1870), l’Have Roma di Perali (1929) e il Rumon di “ignis” (pseudonimo di Roggero Musmeci Ferrari. iniziato nel 1914 e pubblicato in forma definitiva nel 1929).

Gli eventi  del dramma hanno inizio con la guerra per la conquista del sito di Roma tra i Sikeli, popolazione dell’Età del Bronzo di origine neolitica e stanziata sul posto fin dalle sue origini, e gli Umbri, giovane tribù dell’Età del Ferro, che porta alla fusione delle due genti da cui si origina la popolazione dei Latini; una parte dei Sikeli capitanata da Siculo, non accettando questa unione, preferisce imbarcarsi alla foce del Numico ed emigrare in Sicilia dove i nuovi arrivati, dopo uno scontro con una schiera di Dori condotta da Tideo, si uniscono alle genti della Trinacria guidate da Eurialo con cui si spartiscono pacificamente il territorio.

Tutto l’intreccio si basa, scrive Brex nella Prefazione, su “quelle notizie della primitiva storia d’Italia tramandateci da antichi scrittori… Ci sono stati di valido aiuto gli studi antropologici di Giuseppe Sergi per fissare i periodi ai quali si legano i riti funerari di ‘inumazione’ e ‘incinerazione’. Il primo da attribuirsi ai Siculi, il secondo agli Umbri”. A queste fonti si vanno ad aggiungere “i varii ritrovamenti archeologici venuti alla luce in questi ultimi anni”.

La figura di Giuseppe Sergi[14] (Messina 1841 – Roma 1936) richiede una breve presentazione, visto che il suo nome ricorre più volte nelle opere di Brex. Antropologo e psicologo tra i maggiori della fine’800 – inizio ‘900, Sergi ebbe un ruolo importante nella fondazione di una “storia antropologica” dell’Italia che ne definisse la posizione ed il ruolo nell’àmbito delle nazioni europee; all’imperante strapotere dei germanisti, i quali avevano creato il “mito ariano” o “indogermanico” su basi archeologiche e antropologiche, egli oppose il “mito mediterraneo”, basandosi sullo stesso genere di prove ma raffinando la ricerca antropologica non più sull’antropometria come tale ma sull’analisi morfologica del cranio, sistema in seguito molto seguito in Italia e in tutta Europa. Questo nuovo metodo gli consentì di distinguere nella popolazione italiana due differenti razze, l’una brachicefala presente nel Nord, che riteneva derivata dalla commistione degli autoctoni con i brachicefali del nordest europeo, cioè gli “ariani” dei germanisti, e l’altra dolicocefala tipica del Sud e rimasta più pura rispetto alla precedente. Fino ad allora, scrive la Pizzato, “gli studiosi italiani avevano cercato di fondere la tradizione romana con l’ideale ariano. Sergi al contrario si oppose ad ogni ipotesi che avvicinasse tra loro la civiltà romana ed ariana”: i dolicocefali del Sud Italia costituivano quella “razza mediterranea” da identificare con gli Italici puri e quindi con i primi abitatori della penisola.

A questa linea di pensiero si rifece Brex, ed essendo siciliano di origine (come lo era Sergi, nato a Messina), considerò i Sikeli i primi abitatori dell’Italia, ma la sua visione storica non poteva prescindere dal mito di Roma, non tanto come omaggio al pensiero fascista allora ovviamente dominante (al quale per altro si dichiarò contrario nei suoi scritti postbellici) ma, come osserva la Pizzato, in quanto “il mito della romanità rappresenta un elemento di lungo periodo nella cultura patriottica italiana manifestatosi appieno nell’esperienza fascista [e] trasmesso senza soluzione di continuità dalla cultura risorgimentale a quella propriamente nazionalista”.

A differenza di Leonardi e di Di Nardo, che ponevano l’origine della prima civiltà italica nell’àmbito della Campania e del Monte Circeo (in ciò probabilmente influenzati dal pensiero di alcuni kremmerziani), Brex rimase sulla via segnata da Ravioli ma soprattutto da Nispi-Landi, additando in Roma la “Madre della Patria”, sorta secondo il suo pensiero dalla fusione dei Sikeli e degli Umbri sui “colli fatali”: “Quando una fresca brezza odorante di pini e di lauri del Palatino ci sfiora la fronte, inchiniamoci reverenti: è la Dèa Roma che passa, l’eterna Roma, madre possente e vivificatrice della nostra patria[15].

Un suo articolo datato “Roma Febbraio 1954”, che crediamo sia rimasto inedito, intitolato L’influenza etrusca sulle antiche popolazioni del “Golfo di Napoli”, voleva forse opporre alla visione del primato “napoletano” della Saturnia Tellus la supremazia del popolo etrusco e di quello romano che ad esso egli collegava: nell’articolo Brex parla del nascere della potenza di Roma in opposizione ad Alba Longa, “che in seguito gli Etruschi riuscirono a fare distruggere da Tullo Ostilio, terzo re di Roma”, e sottolinea l’apporto della civiltà etrusca a quella dei popoli originari della Campania, Opici ed Ausoni, durato fino alla loro sconfitta ad opera dei Siracusani, dopo la quale fu possibile per i Greci affermare il proprio potere sulla regione campana.

L’opera di Brex costituisce probabilmente l’ultima voce che nella prima metà del XX secolo ha tramandato il mito della Saturnia Tellus ai nostri giorni, mito divenuto con lui storico e non più spirituale ed esoterico come lo si intravede negli scritti di molti altri autori dal Settecento al Novecento.

Cartolina postale inviata da Di Nardo a Brex (recto)
Cartolina postale inviata da Di Nardo a Brex (recto)

Il limite di questa posizione, diremo “parziale”, di Brex era stata compresa da Di Nardo, il

postale inviata da Di Nardo a Brex (verso)
postale inviata da Di Nardo a Brex (verso)

quale, dopo aver letto il suo libro, gli inviò una cartolina postale datata 6 Luglio 1946[16] con timbro postale dell’8 Luglio dell’Ufficio di Lanuvio, dove a quel tempo Di Nardo abitava, che si conclude con “Saluti al caro Romolo e agli amici  della S. e A.”, cioè Romolo Artioli, fondatore dell’Associazione Storia e Arte, il che proverebbe l’esistenza di un rapporto di Brex con gli ambienti tradizionali romani più articolato di quanto si sappia.

L’autore (non intimo di Brex, visto che gli si rivolge con il “lei”) si complimenta per “la sua opera meritoria”, che “ripresenta il problema delle origini di Roma sotto l’aspetto che fu caro al Sergi”, ma il cui impianto è ormai “superato dalle ultime scoperte paleologiche”. Dopo un accenno all’opera di Pericle Ducati Come nacque Roma (pubblicata da Cremonese nel 1939), autore “con il quale fui in attiva corrispondenza… e ha fatto sue molte delle mie indagini”, consiglia a Brex di aggiornare le sue conoscenze approfondendole sui reperti della “paletnologia laziale sia al Museo Pigorini sia attraverso il Bullettino Preistoria… consultabile nella nuova serie dal 1936 in poi”, ma conclude con un singolare post scriptum: “P.S. Tenga presente che i documenti migliori per sondare le origini dei popoli sono le sue tradizioni religiose e le misteriosofie [sottolineato nel testo], anche i monumenti funerari e i testi sacri”.

Un chiaro invito a Brex ad andare oltre la sua, sia pur meritevole, interpretazione storica per indagare ciò che è al di là e al di sopra della dimensione meramente umana e cercare nello spirito di quegli uomini antichi le vere cause del loro agire.

 

 

[1] Con il termine “Saturnia Tellus” si indica una corrente di pensiero storico e metastorico che afferma la precedenza della civiltà degli antichi popoli italici rispetto a quelle del bacino del Mediterraneo, civiltà a cui questi scrittori dettero il nome di Saturnia Tellus o Terra di Saturno, rifacendosi alla mitica Età dell’Oro di Saturno, di cui gli scrittori classici, sia latini che greci, avevano parlato nelle loro opere. Su Brex e sugli scrittori della Saturnia Tellus, da Giambattista Vico a Costantino Cattoi, abbiamo scritto approfonditamente in GALIANO Roma prima di Roma, metastoria della Tradizione italica, Simmetria, Roma 2011.

[2] La tesi delle origini latine dei Siculi esposta nel libro di Brex sarà ripresa più tardi da DI NARDO nel n° 28 del 1953 della Biblioteca dei curiosi, antologia di letture interessanti (ed. Ruiz,  Roma) con il titolo I più antichi popoli italici secondo gli storici classici.

[3] CICERONE In Verrem così tradotto da Brex in Saturnia Tellus pag. 56 (la citazione non è da II, 5, 32 come scrive Brex, ma da II, 5, 83) : “I cittadini di Segesta e di Centùripe sono legati al popolo romano non solo per i servizi resi, per la fede giurata, per l’antica amicizia, ma anche per essere nati da uno stesso ceppo”( “Ubi Segestana, ubi Centuripina civitas? quae cum officiis fide vetustate, tum etiam cognatione populi Romani nomen attingunt”).

[4] Di questo abbiamo trattato in modo particolareggiato in Giuseppe Brex e il primato italico, pubblicato online sul sito  www.simmetria.org.

[5] Vedi le testimonianze di Dionisi e di Evangelista, ex sindaco di Lanuvio, sul sito del Comune di Lanuvio.

[6] Paolo Orsi (1859-1935), Soprintendente per la Calabria e fondatore del Museo Archeologico di Siracusa, fu tra i più importanti esperti del tempo dell’archeologia della Magna Grecia e della Sicilia in particolare, dove eseguì scavi in numerose località.

[7] Copia della domanda, priva della data, è presente nel Fondo Brex.

[8] Le informazioni seguenti sono tratte da GIORGIO Roma Renovata Resurgat, Settimo Sigillo, Roma 2011, vol. I (tra parentesi i numeri di pagina di riferimento). Su Nispi-Landi si veda GALIANO  Roma prima di Roma cit.

[9] Secondo la PISANI SARTORIO lo statuto dell’Associazione, fondata nel 1908, venne approvato il 6 febbraio 1927 e pubblicato nel Bollettino dell’Unione Storia ed Arte dello stesso anno. Attualmente l’Associazione non è più esistente ma è tutt’ora attivo il Bollettino dell’Unione Storia ed Arte, la cui testata è stata acquisita nel 2006 dal Gruppo Archeologico Latino-Colli Albani “Bruno Martellotta” con sede a Grottaferrata, di cui è direttore il dott. Paolo Dalmiglio e direttore responsabile dal 1997 Giuseppina Pisani Sartorio (da PISANI SARTORIO Il viaggio dell’Unione Storia ed Arte in Romania nel 1921, in “Bollettino di Numismatica” n° 4 2014).

[10] Di questo argomento come dei rapporti intercorsi tra i personaggi ora citati abbiamo trattato in GALIANO Roma prima di Roma cit., a cui rimandiamo.

[11] GALIANO Roma prima di Roma cit.

[12] Ambedue gli scritti sono conservati in copia nel Fondo Brex.

[13] “SIRO TACITO” in Prima Tellus (introduzione a cura di “Siro Tacito”), Roma 1998pag. 40 nota 35.

[14] La bibliografia su Sergi, come l’elenco delle sue opere, è vasta, per cui qui facciamo riferimento all’ultimo saggio comparso sulla sua opera: PIZZATO Per una storia antropologica della nazione. Mito mediterraneo e costruzione nazionale in Giuseppe Sergi (1880-1919), in “Storia del pensiero politico, Gennaio-Aprile 2015.

[15] Così termina il testo di BREX Saturnia Tellus pag. 101.

[16] La cartolina si trova in originale nel Fondo Brex e porta scritto in alto a sinistra: “Spedisce G. di Nardo – Lanuvio”, con la d minuscola.

 

 

*Paolo Galiano (Roma, 1946) – Dirige la collana “Roma e le civiltà del Mediterraneo” per le Edizioni Simmetria ed è membro del Comitato Scientifico della rivista Atrium. Autore di articoli di studi sulla Tradizione comparsi su Simmetria, Atrium, Excalibur ed altre riviste, ha pubblicato saggi sul Medioevo (La Regola primitiva dell’Ordine del Tempio, III ed. ampliata 2009, Galgano e la Spada nella roccia, 2007), sulla Gnosi (Le vie della Gnosi, 2001), sull’Egitto (La via iniziatica dei Faraoni, 2009), sulla Massoneria napoletana (Raimondo De Sangro e gli Arcana Arcanorum, II ed. ampliata 2014) e sulla Tradizione Romana (Vesta e il Fuoco di Roma, 2011; Roma prima di Roma 2011; Il tempo di Roma, con Massimo Vigna, 2013; Mars Pater, 2014; Venere, signora della Grazia, 2014; Diana e Apollo, la Selva e l’Urbe, con Massimo Vigna, 2015).

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