10 Aprile 2024
Giordano Bruno

Giordano Bruno e la dimensione simbolica del Mondo delle idee – 1^ parte – Michele Perrotta

Filippo Giordano Bruno (1548-1600) aveva una completa visione d’insieme, il suo intelletto, oltre ad essere in grado di immagazzinare mille informazioni in pochissimo tempo, anche grazie alle dinamiche proprie della mnemotecnica, era capace di elaborare concetti assoluti partendo dalle piccole cose presenti in natura.  Il filosofo di Nola si riteneva un capitano dei popoli, cioè un fondatore di una nuova religione volta ad una renovatio mundi. Per Bruno solo attraverso una drastica riforma religiosa, che vedeva tre le altre cose il Cristianesimo annullarsi quasi del tutto dei suoi poteri teologici e materiali, era possibile ottenere una nuova visione scientifica e filosofica dell’universo. Come Mosè che salvò gli ebrei da un Egitto ormai decaduto, Bruno voleva liberare le pigre menti degli “schiavi” del suo tempo assoggettate dal nuovo “faraone”: la religione.  Quella stessa religione che per Bruno, oltre ad essere corrotta, non era più in sintonia con le leggi della natura. Secondo la sua visione sarebbero dovuti essere proprio i suoi lavori a fornire nuovamente quelle chiavi per entrare di nuovo in comunione con quel mondo delle idee, di natura platonica, costituito da archetipi immortali, che l’uomo stava dimenticando e che forse rischiava di perdere del tutto. Giordano Bruno fu un grande iniziato ai misteri che pagò con la propria vita il suo modo di intendere le verità da libero pensatore, proprio come il grande filosofo Socrate (469 a.C.-399 a.C.), maestro di Platone (428 a.C.-347 a.C.).  Dopo la sua morte, per diverso tempo, tutti gli scritti di Bruno furono proibiti e molti di questi erano di difficile reperibilità proprio perché non si poteva parlare liberamente di lui e né tantomeno possedere copie dei suoi trattati filosofici. Il pensiero di Bruno è stato nascosto per secoli, soprattutto dal Clero. Nonostante siano passati dal suo rogo più di quattrocento anni, evidentemente, l’animo tormentato di Bruno dà ancora fastidio sia alle menti semplici dei laici, sia ai grandi dottori della teologia cristiana che purtroppo, ancora oggi, con astio e con una fervente mentalità conservatrice, sminuiscono il suo pensiero solo perché non è in linea con la loro fede e, di conseguenza, con il loro modo di intendere Dio. Sono molti gli intellettuali di buon livello che però, com’è evidente dalle maldicenze che tra poco esporremo, non hanno capito niente del suo profondo pensiero connesso alla misteriosofia antica; spesso costoro, utilizzando oggi come in passato ciò che noi chiamiamo le scorciatoie del cervello sentenziando la sua complessa personalità e la sua acuta filosofia con molta superficialità oltre che con giudizi raccapriccianti, solo perché non sono in grado di comprendere il suo elevato pensiero simbolico.  Come abbiamo ripetuto più volte, non è facile addentrarsi nel cuore della filosofia di Bruno senza avere dei pregiudizi dettati da influenze esterne. Paradossalmente in Bruno sembra esserci davvero qualcosa di sovrastante, una forza capace di emozionare a livelli altissimi gli animi di pochi ma al tempo stesso di respingere quello di molti.  Se non altro, ad onor del vero, la sua filosofia non è né diabolica e né tantomeno adatta al sempliciotto, soprattutto alle persone che si fermano alla superficie delle cose o che non sono capaci di oltrepassare la scorza dei suoi complessi e ardui concetti. Addirittura anche una illustre storica come Frances Amelia Yates (1899-1981), che noi ammiriamo per il suo lavoro Giordano Bruno and the Hermetic Tradition (1964), soprattutto perché riteniamo eccezionale sotto il profilo storico la prima parte di questo notorio saggio e non la seconda parte dove invece dipinge Bruno come una sorta di stregone dedito all’occultismo, è riuscita, nonostante l’enorme bagaglio di preziose informazioni sull’origine del pensiero bruniano, a liquidare con estrema superficialità i misteriosi e affascinanti Sigilli ermetici bruniani, le xilografie incise su legno dalla stessa mano del Nolano, definendoli “strambi diagrammi”, solo perché non li ha del tutto compresi.

A dire il vero non li ha capiti per niente nonostante si fosse occupata diversi anni, ed è lei stessa a dichiararlo, della sublime arte della memoria propinata da Bruno, scienza strettamente connessa alla Reminiscenza platonica (1). Per la scrittrice britannica questi ‘strambi disegni’, che Bruno aveva inserito nel libro Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathemati cos atque philosophos (contro i matematici) e nel De triplici minimo et mensura (De minimo), presentano fantastici elementi variopinti di decorazioni che non dovevano essere privi di senso, anche se successivamente furono eliminati dai curatori delle Opere latine, ma che addirittura potevano rappresentare messaggi cifrati di un’eventuale setta ermetica fondata dal filosofo napoletano in Germania. Per la Yates queste immagini sarebbero addirittura strumenti volti all’evocazioni grafiche di angeli e di demoni. Da come si evince invece nel De Magia Bruno era contrario a questa forma perversa di magia. La Yates ha preso un grosso abbaglio a tal riguardo. Anche il filosofo italiano e storico della filosofia Felice Tocco (1845 – 1911), insieme al filologo classico Girolamo Vitelli (1842-1935), entrambi curatori delle Opere latine, non aiutati dall’autore che si è esentato da dare spiegazioni a riguardo, ritenevano superflue tutte quelle decorazioni (fiori, soli, lune, stelle, ecc, ecc) che incise sul legno Bruno all’esterno dei diagrammi. I diagrammi ermetici furono addirittura successivamente trasformati da un abile incisore in veri e propri disegni geometrici senza più quelle decorazioni che sembravano superflue ai due curatori. L’editore italiano di origine prussiana Leo Olschki (1861-1940) riteneva addirittura le operazioni mnemotecniche bruniane una “cialtroneria”. Sulla falsariga di Olschki anche il filosofo e accademico Augusto Guzzo (1894-1986) definì l’arte della memoria del Nolano “ben poca cosa” e “ingegnosità immensa ma senza costrutto”. Bruno, per portare a termine queste opere nella maniera più meticolosa, non solo disegnò le figure con la propria mano, me ne curò anche la revisione: il filosofo partenopeo, dato che imparò il mestiere del tipografo, era solito curare personalmente anche l’aspetto inerente alla stampa dei suoi lavori. Altro che stramberie o cialtronerie senza senso. Bruno ha investito energie e tempo su questi lavori. Per capire i Sigilli ermetici di Bruno dobbiamo tener conto di tutta la sua ‘nova filosofia’, soprattutto della sua visione tripartita costituita dalla Monade (mimino metafisico), dall’atomo (minimo fisico) e dal punto (minimo geometrico). Non è facile entrare in sintonia con la sua forma mentis perché dovremmo innanzitutto essere disponibili ad identificarci con una matrice simbolica e numerica ben precisa che ha a che vedere con la geometrizzazione emozionale di cui parleremo nell’ultimo capitolo di questo saggio quando prenderemo in esame, appunto, i Sigilli bruniani. In diversi lavori Bruno ci rivela che rispecchiando in sé stessa l’essenza dell’universo, la mente dell’uomo, la quale detiene in sé non le “idee” ma le “ombre delle idee”, può raggiungere la vera conoscenza, ossia gli archetipi ancestrali e il nesso che connette ogni cosa con tutte le altre, al di là della molteplicità degli elementi particolari e del loro mutare nel Tempo.

Le idee rappresentano i ‘principi eterni e immutabili’ presenti totalmente e simultaneamente nella ‘mente divina’.  Questa facoltà della mente si sviluppa per mezzo dell’Ars memoriae, il cui compito è di scansare la confusione generata dalla molteplicità delle immagini e di congiungere le immagini delle cose con i concetti, rappresentando simbolicamente tutto il mondo reale.  Attraverso questa “scienza” Bruno si riallaccia al Lullismo, cioè a quella corrente di seguaci di Raimondo Lullo (1232-1316), scrittore, astrologo, logico, alchimista e teologo catalano, che vedeva nell’arte della memoria un sistema perfetto per decodificare la realtà proprio perché la mente dell’uomo è associabile ad un laboratorio perennemente operativo che osserva, immagina, ragiona e ricorda.  L’Ars memoriae, che si basa sostanzialmente su una vastità di immagini, ha generalmente bisogno di sostrati: i sostrati primi (subiecta), ovvero gli spazi dell’immaginazione volti ad accogliere i simboli adatti, ossia i sostrati apposti (adiecta) tramite l’operazione di uno strumento opportuno. Questa è la classica metodologia dell’arte della memoria dove però Bruno altera i nomi: il locus diventa “subiectus” e l’immagine simbolica diventa “adiectus”. Con questi presupposti, il Nolano elabora un sistema perfetto che associa alle lettere dell’alfabeto immagini tratte sia dalla mitologia sia dalla quotidianità (tutto all’interno di ruote mnemoniche che stuzzicano le facoltà della memoria), in modo da rendere possibile la codifica di vocaboli e concetti secondo una particolare successione di scene che si sviluppano nello spazio dell’immaginazione. Il simbolo, essendo per sua stessa natura una sintesi di un qualcosa, ha la peculiarità sia di contrarsi che quella di dilatarsi. Il simbolo può racchiudere al suo interno qualcosa di più grande (può contrarre l’essenza di qualcosa di superiore e rappresentarla) per poi farla dilatare nella memoria dell’uomo “risuscitando” in tal modo l’archetipo presente in lui in quanto verità primordiale o modello insito nell’anima. L’arte della memoria non è solo uno strumento per stimolare o elargire la memoria, ma un mezzo esoterico che basandosi su principi metafisici, consente una comprensione della realtà, mnemotecnica e gnoseologica totalmente in simbiosi. Essa è funzionale al risveglio coscienziale perché è nel profondo dell’anima che risiede l’infinità del mondo archetipico:

…Ti accorgerai di fare veramente un tale progresso e lo sperimenterai accostandoti da una pluralità confusa a un’unità distinta. Ciò infatti non equivale ad accumulare gli universali logici che dalle infime specie distinte traggono le medie specie confuse e da queste le supreme più confuse ancora, ma equivale quasi a prepararsi, partendo da parti informi e numerose, un uno e un tutto ben formato. Come la mano congiunta al braccio e il piede alla gamba e l’occhio alla fronte, quando sono collegati, diventano più facilmente conoscibili di quando sono posti separatamente, così, dato che nessuna delle parti dell’universo e delle specie è posta in disparte e sottratta all’ordine (che semplicissimo, perfettissimo e senza numero è nella mente prima), se noi le concepiamo connettendo le une alle altre e unendole secondo un processo logico, qual è la ragione per cui non possiamo capire, ricordare e agire?
(Giordano Bruno – De umbris idearum).

Forse in futuro tutti i diagrammi ermetici saranno studiati in modo serio e soprattutto sotto una giusta chiave di lettura, ma come giustamente osservarono gli antichi, “il futuro è nel grembo di Giove” e quindi a noi comuni mortali non ci resta che attendere. La Yates, e come lei molti altri studiosi, non si sono resi conto della straordinaria funzionalità e dell’estremo valore di queste incisioni legate per filo e per segno alla memoria dell’anima. Riprendendo concetti propri della cosiddetta matesi (mathesis), dottrina di geometria speculativa della prima metà del ‘400 di cui il massimo esponente fu il grande teologo e filosofo tedesco Nicola Cusano (1401-1464), Bruno unisce nella sua filosofia allegorie e concetti nei vari ‘signum’ che lui stesso elabora facendo propria l’idea cusaniana di ‘Coincidenza degli opposti’. In pratica Bruno utilizzò la geometria come ‘similitudo dissimilis’ per arrivare a comprendere verità situate oltre il mondo duale. Ciò che contraddistingue l’approccio del Nolano alla matesi, scienza geometrica-filosofica di matrice pitagorica imparentata con la Ghematria(2), con l’Ermetismo e con il Lullismo, e intesa dal Nolano nel Triginta sigillorum explicatio come una delle quattro guide della “religione” (le altre sono l’Amore, l’Arte e la Magia), è il continuo riferimento alla mnemotecnica. E’ per mezzo del ‘Grande demone dell’Amore’ e al suo agire all’interno dell’uomo che essa diventa una scienza emozionale ed emozionante volta alla comprensione dell’Assoluto. Nelle varie forme elaborate dal genio di Bruno sarebbe presente una forza che, oltre a spingerci verso l’unificazione con l’Uno, va oltre la ragione e che è principalmente diretta ad interiorizzare e a far sentire empaticamente l’essenza di tali immagini, le stesse che sono grossomodo vive e presenti in tutti i mondi fisici e metafisici. Si tratta di un linguaggio matematico creato appositamente per riflettere sull’antinomie, sulle contraddizioni, sui paradossi e sugli enigmi: concetto di infinito, la quadratura del cerchio, la trisezione dell’angolo. Si raggiunge Dio non ragionando su di esso bensì abbandonandosi a lui per mezzo dell’Amore; tutti quanti noi possiamo arrivare all’essenza del Divino grazie a questa eccelsa e nobile via verticale percorsa dall’anima.

Questo è, in parole povere, quel misticismo potente, occulto (nascosto) ed operativo della Nolana filosofia. I Sigilli bruniani, come del resto anche tutti gli altri diagrammi ermetici, sono incentrati sulle proprietà combinatorie dei cinque ‘solidi platonici’ e detengono in sé il codice o la matrice numerica e geometrica di tutta la creazione. Sostanzialmente incarnano la chiave per comprendere come la ‘mens divina’ utilizzi lo stesso sistema, o atto creativo, in tutto l’universo materiale e di come il medesimo interagisca con noi a livello intuitivo ed emozionale: Dio che comunica ed informa il creato e con esso tutte le creature a livello sottile. I Sigilli sono archetipi della memoria ancestrale, manifestazione di una realtà superiore speculare e perennemente comunicante. Tali simboli sono oltretutto strettamente connessi al cosiddetto meccanismo spiralico, ovvero ad una determinata legge costituita dalla Luce la quale sarebbe la vera responsabile di ogni forma creata in materia.  Tutto ciò che è presente in natura sarebbe infatti il frutto stesso di questa legge spiralica della geometria concentrica, come del resto hanno sempre sostenuto gli antichi sapienti. La filosofia di Bruno ci dice inoltre che tutte le cose sono ‘principi intrinseci’ costituiti da materia e spirito: la materia (principio passivo) riceve il movimento rigenerandolo in sé, mentre lo spirito (principio attivo) ha la funzione di mettere la materia in relazione con tutti i movimenti compenetrandola (De la causa principio et uno). Nella Nolana filosofia la matematica impressa nei sigilli rivela dunque il presupposto imprescindibile per poter procedere nella ricerca dei più profondi contenuti naturali e per l’ascesa verso una più accurata contemplazione del Divino, dall’ombra alla luce. Il filosofo Platone, padre della metafisicaoccidentale, fu il primo pensatore a distinguere i sensi dalla ragione, inoltre fu sempre lui ad elaborare l’idea secondo la quale tutto quello che è presente nel nostro mondo non sarebbe altro che un’ombra della sua forma ideale: il ‘mondo delle idee’ o ‘Iperuranio’:

“ Io vorrei che tu ti ricordassi anche di tenere distinta l’ombra dalla proprietà delle tenebre. Infatti l’ombra non è tenebre, ma o traccia delle tenebre nella luce o traccia della luce nelle tenebre o partecipe della luce e delle tenebre o un composto di luce e di tenebre o un miscuglio di luce e di tenebre o nessuna delle due cose, separata dalla luce, dalle tenebre e da entrambe. E questo deriva o dal fatto che la verità non sia piena di luce o perché sia una luce falsa, oppure perché non sia né vera né falsa, ma traccia di ciò che è veramente o falsamente, eccetera. Perciò si tenga presente che l’ombra è traccia di luce, partecipe di luce, ma non piena luce ”.
(Giordano Bruno – De umbris idearum)

E’ da questo luogo o dimensione, situato oltre l cieli (da qui il termine “hyperūránios”), dove risiedono forze più antiche del Tempo, che Bruno attinse e potenziò il suo sapere per mezzo della mente e dell’anima. Per i neoplatonici la vera conoscenza si fonda infatti sull’anamnesi delle idee conosciute dall’anima in un’esistenza iperuranica anteriore al suo ingresso nel corpo fisico; è un incontro tra due dimensioni, il mondo ideale e quello reale, che da sempre si relazionano ed influenzano inconsciamente tutta la struttura esistenziale dell’essere umano. L’anamnesi è quel processo di reminiscenza che sostanzialmente equivale al seguente motto: conoscere è ricordare. Questa elevata conoscenza esoterica, figlia di una gnoseologia molto particolare che vede la mente come uno strumento eccezionale capace di farci attraversare il Tempo e lo Spazio è alla base della nova filosofia. Giordano Bruno, infatti, nel libro La Cena de le ceneri descrive questa esperienza mistica sostenendo di averla vissuta e dicendo inoltre di: “aver varcato l’aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, trapassati i margini del mondo”. La gnosi ermetica di cui parla in questi versi il ‘mago’ (sapiente) di Nola è intesa come un procedimento sensoriale perfetto insito nell’animo umano consono per varcare i confini del conosciuto e dell’ignoto. In sostanza è solo attraverso un percorso interiore che il ‘mago naturale’ arriva alla conoscenza delle cose superiori.

Su Bruno molti studiosi, pensatori, intellettuali, iniziati, profani, hanno dato la loro opinione a riguardo: c’è chi sostiene che Bruno non abbia fatto altro che riesumare i pensieri degli antichi filosofi Greci spaziando dal Panteismo (3) all’Atomismo (4), e che egli ritenesse il teismo un filosofema da non professare come certezza assoluta; c’è chi invece sostiene che egli non fosse altro che un mediocre filosofo “ateo” e tracotante (hýbris), oltre che anticipatore della modernità; c’è chi invece di lui dice che egli peccava di superbia e che fosse un vizioso, uno spirito libertino, e che la sua filosofia era poca cosa volta solo ed esclusivamente a turbare il regno del papato; c’è chi lo dipinge come un “omiciattolo italiano” come fece il teologo inglese George Abbot (1562-1633), o con il “simpatico” epiteto “nolanusnullanus” come fece l’astronomo e astrologo danese Tycho Brahe (1546-1601); c’è chi invece sostiene che Bruno fosse un misterioso personaggio giunto da chissà dove e che la sua famiglia fosse originaria della Provenza, un’antica provincia del sud-est della Francia terra di Catari e Trovatori; c’è chi sostiene che fu addirittura un diretto discendente dei Goti, una tribù germanica orientale importantissima che ebbe un grosso peso politico in Europa in tempi antichi; c’è chi lo dipinge come un uomo che amava stupire con grandi discorsi senza però avere neanche la coerenza di dimostrare all’atto pratico ciò che egli professasse; di Bruno altri sostengono che fu un uomo poco umile, collerico, e che la sua filosofia era ed è tutt’oggi scientificamente errata; c’è chi invece sostiene che tutto sommato Giordano Bruno aveva qualcosa da dire nel suo tempo, se non altro sotto l’aspetto filosofico, esaltandone il suo intelletto acuto ed il suo spirito ribelle ma anche affibbiando a lui frasi che non ha mai scritto (5); c’è chi invece lo ritiene un cabalista e un mago dedito all’occultismo, un evocatore di demoni ed abile manipolatore di menti altrui come si evincerebbe dai ‘trattati magici’ denominati De Magia e dal De Vinculisin genere; altri addirittura dicono che Bruno fosse una spia come l’altro mago ed occultista del suo tempo, il britannico John Dee (1527-1608), agente segreto di sua maestà Elisabetta I (1533-1603), altissima personalità che nell’anno 1570 fu scomunicata dalla Chiesa cattolica – ad ipotizzare questa cosa è lo stesso autore che ama descrivere Bruno come un pazzo, un rabbioso che aveva tra le altre cose una personalità sadica tanto da desiderare una morte violenta (questo è il pensiero dello storico inglese John Bossy (1933-2015), autore dell’ambizioso libro ‘Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata’). Altri studiosi del Nolano sostengono invece che nel suolo italico di lui ci siamo accorti solo dopo l’unificazione d’Italia nel 1861 in cui la propaganda anticattolica filo massonica iniziò ad utilizzare il ‘Caso Giordano Bruno’ per montare una campagna di accusa contro la Chiesa per poter successivamente ottenere dal governo italiano dell’epoca un monumento in suo onore dove arse il rogo due secoli e mezzo prima – la massoneria dell’epoca “canonizzerà” Bruno quale ‘icona e martire del libero pensiero’. Sembra che molti, soprattutto nel mondo cattolico, ancora oggi, quando parlano di Bruno diano un’interpretazione di pancia più che esaminare i suoi lavori in maniera accurata e in modo imparziale.  Giordano Bruno era qualcosa di molto di più di quanto espresso in queste volgari dicerie e banali luoghi comuni che abbiamo appena ricordato. A nostro avviso gli uomini non dovrebbero mai giudicare nessuno, mai idealizzare alcun uomo, poiché tutti potrebbero essere in realtà strumenti provvidenziali. Bruno fu senz’altro un uomo speciale che ha dato molto ad un’umanità che forse ancora oggi non ha compreso appieno i suoi illuminanti e profetici trattati:

Riterrai dunque feconde quelle figure non solo perché comprendono i presupposti di ogni genere di misura, ma anche perché, con la loro configurazione, rappresentano l’archetipo e il sigillo delle cose”.
(Giordano Bruno – De triplici minimo et mensura).

(Continua…)

NOTE:

(1): L’anamnesi (in greco ἀνάμνησις) nella filosofia platonica è quel processo di reminiscenza che, stimolato dalla percezione degli oggetti sensibili, conduce l’uomo a riscoprire gradualmente nel proprio intelletto (attraverso la conoscenza intellettiva) quelle idee eterne che sono causa e origine del mondo fenomenico. La conoscenza sensibile, distinta dalla conoscenza intellettiva, può dunque offrire a quest’ultima lo spunto per avviare un tale processo. La concezione dell’anamnesi, già presente nella visione orfico-pitagorica, è adottata da Platone per dimostrare nel Fedone la tesi dell’immortalità dell’anima e la formazione della conoscenza matematica e scientifica: noi non potremo mai avere una percezione empirica dei numeri, la cui conoscenza non dipende dai sensi, o delle forme geometriche, che nella loro perfezione non possiamo riscontrare nella realtà, ma potremo averla solo attraverso l’anamnesi che permette all’anima di scoprire in sé quelle verità che sono da sempre presenti in lei. La reminiscenza o anamnesi è dunque un risveglio della memoria, il ridestarsi di un sapere già presente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio. Per Platone e i neoplatonici, conoscere significa dunque ricordare.

(2): La Ghematria è una scienza teologica dell’ebraismo che studia le parole scritte in lingua ebraica e assegna loro valori numerici: questo sistema afferma che parole e/o frasi con valore numerico identico siano correlate, o dimostrino una qualche relazione col numero stesso, applicato, per esempio, all’età di una persona, a un anno del calendario ebraico o simili. È uno dei metodi di analisi utilizzati nella Kabbalah.

(3): Il panteismo (πάν (pan) = tutto e θεός (theos) = Dio, vuol dire letteralmente “Dio è Tutto” e “Tutto è Dio”) è una visione del reale per cui ogni cosa è permeata da un Dio immanente o per cui l’Universo o la natura sono equivalenti a Dio. Definizioni più dettagliate tendono ad enfatizzare l’idea che la legge naturale, l’esistenza e l’universo (la somma di tutto ciò che è e che sarà) siano rappresentati nel principio teologico di un ‘dio’ astratto piuttosto che una o più divinità personificate di qualsiasi tipo. Questa è la caratteristica chiave che distingue il panteismo dal panenteismo e dal pandeismo. Ne deriva che molte religioni, pur reclamando elementi panteistici, sono in realtà per natura più panenteiste e pandeiste. La visione di Bruno può essere considerata un panteismo del Dio-Infinità ed ha alcuni caratteri del panpsichismo. Nella filosofia di Giordano Bruno, i cinque dialoghi del De la causa, principio et uno intendono stabilire i princìpi della realtà naturale. Forma universale del mondo è l’anima del mondo, la cui prima e principale facoltà è l’intelletto universale, il quale «empie il tutto, illumina l’universo e indirizza la natura a produrre le sue specie». La materia è il secondo principio della natura, dalla quale ogni cosa è formata: «come nell’arte, variandosi in infinito le forme, è sempre una materia medesma che persevera sotto quella, come la forma dell’albore è una forma di tronco, poi di trave, poi di tavolo, poi di scabello, e così via discorrendo, tuttavolta l’esser legno sempre persevera; non altrimenti nella natura, variandosi in infinito e succedendo l’una all’altra le forme, è sempre una medesma la materia». Discende da questa considerazione l’elemento fondamentale della filosofia bruniana: tutta la vita è materia, materia infinita. Nella sua concezione, anche la Terra è dotata di anima.

(4):L’atomismo è una teoria basata sulla pluralità dei costituenti fondamentali della realtà fisica. Gli atomisti hanno teorizzato che il mondo naturale consista in due parti: gli atomi indivisibili e il vuoto. L’atomismo è nato nella Grecia “ionica” (coste dell’attuale Asia Minore) probabilmente verso la fine del VII secolo a.C. Esso si profila in modo 349 netto solo nel secolo successivo grazie a Leucippo, che da Mileto emigra ad Abdera e fonda una scuola dove avrà come allievo principale Democrito.

(5): Bruno non ha mai scritto questi pensieri generalmente a lui attribuiti:
“Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell’illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco”.
“Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto”.

“Un’unica forza l’amore unisce infiniti mondi e li rende vivi”.

“Vola, piccolo gabbiano, vola sin dove si fondono cielo e mare, e vento e onde cantano e piangono l’accordo della nostalgia. Vola nella mesta quiete dove il mare giace silente sino a quando di te la volontà e la speme sconfiggeranno lo spazio infinito. Vola, piccolo gabbiano, da colei che più di tutte ti ha amato. Leggero come un uccello è l’animo mio se presto saremo uniti”.

“Non è la materia che genera il pensiero è il pensiero che genera la materia”.

“Chiedere al potere di riformare i poteri. Che ingenuità”.

 

Michele Perrotta,

autore del testo “Giordano Bruno e la dimensione simbolica del Mondo delle idee – un percorso esoterico nel cuore della Nolana filosofia’, in cui esamina gli aspetti iniziatici dell’Occidente, più esattamente di quell’esoterismo occidentale parente stretto della filosofia greca, dell’Ermetismo e del Rinascimento italiano di cui ‘Philotheus Jordanus Brunus Nolanus’ fu uno dei massimi esponenti. Questa ricerca non è improntata nel disquisire sul tanto cavalcato aspetto storico e biografico, più o meno leggendario, che vede Giordano Bruno come il martire del libero pensiero per eccellenza, bensì vuole rendere omaggio alla sua profonda visione filosofica e al suo sublime modo di realizzare e concepire esotericamente quella realtà prevalente che è figlia di una mente superiore, collocata al di sopra di tutto (“Mens super omnia”) e, al tempo stesso, presente in tutto ciò che esiste (“Mens insita omnibus”): “Iddio tutto è in tutte le cose”. La Nolana filosofia, per quanto sia curata nei minimi dettagli sotto l’aspetto filosofico, non è una sorta di foschia romantica dedita ad abbellire chissà quale elevato pensiero sotto la chiave poetica, ma una via operativa funzionale all’accrescimento interiore. Giordano Bruno, personalità inquieta e allo stesso tempo eroica del suo tempo, fu il filosofo che più di tutti percepì Dio realizzandolo nell’“infinito”. Questo saggio cercherà di rivelare quegli aspetti nascosti o quantomeno poco conosciuti del suo arcano, elevato e “magico” pensiero. Inoltre offrirà una chiave del tutto nuova sui famigerati Sigilli bruniani, i talismani incisi nel legno dal Nolano a Praga; strumenti esoterici capaci di creare una effettiva connessione tra il “mondo reale” e il “mondo ideale” e di risvegliare la “memoria immortale”, ovverosia la memoria dell’anima.

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