11 Aprile 2024
Alchimia

Casa Barnekow, tribuna di un alchimista – Guglielmo Viti

Esiste in Anagni, sul Corso Vittorio Emanuele II un monumento unico in Europa e, forse, nel mondo; un monumento che da conferma del fatto che Anagni è una citta’ magica, inserita fra i 55 luoghi magici del mondo nel libro “Terre d’Incanti” edito negli USA nel 1981. Questo monumento infatti ha la caratteristica di essere oltre che un pregevole esempio di architettura medioevale – risale infatti al 1200 – una testimonianza eccezionale della scienza alchemica, esoterica, magica.

Questa casa fu comprata nella metà dell’Ottocento dal barone svedese Alberto Barnekow che, essendo uno stimato pittore in patria fu inviato dal Re svedese Oscar I a Roma per copiare gli affreschi di Raffaello. A Roma il barone entrò in contatto con un gruppo di pittori svedesi, intellettuali che si dilettavano anche di alchimia, proseguendo un’antica tradizione romana nata da Cristina di Svezia nel seicento. Alberto Barnekow conobbe una splendida modella anagnina, se ne innamorò, la sposò e la seguì ad Anagni dove, appunto, comprò il palazzotto che sarebbe diventato Casa Barnekow, la sua “tribuna Albertina” come lui stesso la chiama in una lapide.

In circa 25 anni il barone adornò la facciata di questa casa con affreschi e lapidi in cui si spiega attraverso una innumerevole serie di simboli il cammino che si deve compiere per diventare immortali, un cammino alchemico. Per spiegare questo cammino Barnekow racconta la propria esperienza, la propria trasformazione, fissando tre momenti precisi, che seguono un ordine filosofico e non cronologico. La scienza alchemica si sviluppava in due momenti e fasi diverse: esiste una fase di laboratorio, quella più nota a tutti, ed una filosofica che sta alla base dell’esperienza scientifica. Barnekow ci prepara a vivere una trasformazione interiore, l’alchimia morale, per arrivare alla perfezione e ad essere simile a Dio.

L’esperienza di Barnekow si sviluppa in tre momenti diversi che seguono l’archittetura del palazzotto partendo dal pianerottolo di accesso e salendo lungo la scala fino all’ingresso. Nel primo momento Barnekow si presenta, racconta sempre attraverso lapidi e affreschi la sua predestinazione a diventare essere superiore e guida anagnina all’umanità; nel secondo avviene la sua trasformazione alchemica attraverso le tre fasi “Nigredo”, “Albedo”, “Rubedo” ovvero dalla materia impura rappresentata da ali di corvo, mortale passa alla purezza della perfezione nella conoscenza, rappresentata dalla veste bianca, fino alla fissazione della trasformazione rappresentata dall’”araba Fenice”. Nel terzo ed ultimo momento il barone ha raggiunto la perfezione e racconta l’apparizione della Madonna avvenuta il 27 novembre 1861 e le 10 rivelazioni fattegli riportate in una lapide a forma di “Tavole della legge”.

Tutti i testi delle lapidi sono praticamente incomprensibili se non si usano la chiave giuste : il “Corpus Hermeticum” e il ”Mutus Liber”. Vi sono poi vari ritratti di santi, simboli come delfini, colombe, ippocampi, pelli di caprone ecc… Tutta l’opera pittorica è di un buon livello artistico anche se, purtroppo, per incuria, il 70 % è andato perduto per sempre. Ho scritto un libro dal titolo “Casa Barnekow tribuna di un alchimista “ per spiegare tutto il lavoro, molto complesso, profondo, articolato ed affascinante del barone, ne ho raccontato la vita e, spero, di averlo compreso e fatto comprendere fino in fondo. Il più importante storico anagnino P. Zappasodi scriveva agli inizi del novecento che Alberto Barnekow era un “pittore bislacco” che “ riempì l’atrio di più bislacche dipinture ed iscrizioni”, un’incomprensione che dura ancora ad Anagni e che si deve combattere con la conoscenza per salvare una testimonianza straordinaria dell’Alchimia, dell’soterismo, della Magia.

Guglielmo Viti

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