11 Aprile 2024
Attualità

Non sbarca lo straniero – Enrico Marino

Ormai è di tutta evidenza che sulla questione dell’immigrazione sono state dette molte bugie e costruite molte fortune criminali. Le immagini volutamente pietose, i servizi creati ad arte, il “montaggio” dei filmati, le sapienti inquadrature di donne e bambini, le storie strazianti raccontate, tutto è frutto di una ben orchestrata strategia di disinformazione e di propaganda immigrazionista. Ed è chiaro anche chi siano i beneficiari di tutti questi traffici, a partire dalle oligarchie mondialiste fautrici del meticciato universale fino agli interessi del grande capitalismo nazionale, attento a promuovere forme di dumping salariale, continuando poi col Vaticano e le cooperative che gestiscono gli immigrati, fino alle ONG che operano come taxi del mare e, spesso, ricevono finanziamenti opachi o vengono direttamente sovvenzionate da speculatori internazionali del calibro del magnate Soros.
Una di queste ONG è “Emergency”, fondata dal milanese Gino Strada che ne è il leader indiscusso, che è una macchina per fare soldi con un volume di affari milionario, che in 18 anni di attività ha chiuso in perdita solo quattro volte, ma che negli ultimi esercizi ha sempre chiuso in attivo, quintuplicando di fatto gli utili. Non a caso c’è chi si pone il problema se “Emergency” debba essere collocata fra le Onlus o piuttosto, visti i suoi bilanci, essere considerata un’impresa commerciale a tutto tondo. Il confine fra imprese che operano senza scopo di lucro e imprese commerciali è ormai sempre più difficile da individuare e questo ha ingenerato l’affollarsi di un numero sempre maggiore di attività che si affacciano al grande business del cosiddetto “Terzo settore” e che, grazie alla scarsa sorveglianza delle autorità controllanti, riescono ad ottenere agevolazioni fiscali e appalti usufruendo per di più di donazioni di privati che, a loro volta possono detrarle dal loro reddito tassabile. In questo business vengono attratti anche personaggi di dubbia moralità che sono pronti a fiutare anche il verificarsi di fenomeni di interesse sociale e perfino di calamità. In questo l’organizzazione di Strada, che si vanta di non avere finanziamenti pubblici per evitare condizionamenti di alcun tipo, ma occulta le entrate del proprio bilancio mentre pare accettare milioni di euro di contributi dal governo dichiaratamente islamista di Khartoum, sarebbe una delle più attive nella “gestione” delle guerre e delle varie catastrofi umanitarie.
E non a caso Strada, con un passato da comunista come Gentiloni nel movimento extraparlamentare di Mario Capanna, è uno dei più forsennati sostenitori dell’accoglienza e della tratta degli immigrati dall’Africa in Europa. E con lui sono tanti gli esponenti del bel mondo, della moda, del cinema e della Tv, i vip dello spettacolo e del giornalismo e gli intellettuali progressisti che, in queste ore, hanno inveito contro il neo ministro dell’Interno, Salvini, per la vicenda legata alla nave Aquarius, arrivando a minacciare di abbandonare l’Italia divenuta oramai il paese dell’intolleranza e del razzismo.
L’azione del ministro, che ha impedito l’attracco nei porti italiani della nave di Sos Mediterranée, ha suscitato travasi di bile e reazioni isteriche da parte di tutto il mainstream di sinistra e cattolico progressista, ma ha provocato reazioni scomposte anche a livello internazionale dopo che in Francia Gabriel Attal, portavoce del partito di governo La Republique En Marche, aveva definito “vomitevole” la scelta dell’esecutivo Lega-M5s di chiudere i porti e lo stesso presidente Macron aveva qualificato “cinico” il comportamento del governo italiano nel caso della Aquarius.
La richiesta di scuse ufficiali, i toni “ingiustificabili”, il rischio di “compromettere le relazioni tra Italia e Francia” annunciato dal ministro Enzo Moavero Milanesi all’ambasciata transalpina, sono state la logica conseguenza di tali sconsiderate dichiarazioni e dal governo italiano è arrivato un logico rifiuto, quello del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha annullato il viaggio oltralpe in programma per incontrare l’omologo Bruno Le Maire.
In compenso l’azione del ministro Salvini pare abbia ricevuto l’approvazione del governo tedesco e l’apprezzamento di Vienna, della Polonia e dell’Ungheria. In un’intervista rilasciata alla radio pubblica, rilanciata dal quotidiano Repubblica, il presidente ungherese Viktor Orban si è espresso in merito alle nuove posizioni assunte dal governo italiano sul tema immigrazione, dicendosi pronto ad aiutare l’Italia. L’aiuto offerto però, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non consisterebbe nell’assunzione, da parte di Budapest, di una quota di rifugiati, ma in un ausilio nelle procedure di espulsione.
La retorica immigrazionista sostiene che l’Italia ha bisogno degli immigrati per crescere socialmente, economicamente e culturalmente, perché siamo un paese con una crisi demografica immensa. Ma la disoccupazione giovanile è oltre il 40%, i giovani non possono formare una famiglia, la pressione fiscale è al 42% e a sinistra pensano di risolvere la nostra drammatica condizione sociale portando in Italia milioni di disperati senza alcuna formazione dai paesi sottosviluppati del terzo mondo, che sono i primi a chiedere assistenza e sussidi. Costoro pensano di risolvere i nostri problemi economici garantendo alle cooperative il business della gestione degli immigrati. Pensano di integrare riempiendo le baraccopoli del Sud Italia di braccianti schiavizzati, così da alimentare il caporalato e i business della malavita. Pensano di compensare i numeri dei giovani italiani che espatriano o il nostro calo demografico importando in sostituzione migliaia di africani. Ma gli africani hanno la loro coscienza identitaria non qui ma altrove e, anzi, hanno diritto a non essere culturalmente sradicati. Viceversa gli abitanti dei quartieri più poveri in Italia e in Europa, hanno diritto a non essere sradicati dalle loro usanze da parte di un’immigrazione invadente e culturalmente eterogenea. Sono le fasce sociali più deboli, è il popolo delle periferie urbane, che portano il peso dell’immigrazione con la perdita di valore del lavoro manuale. La svalutazione del lavoro in questi anni è stata possibile solo grazie all’esercito di riserva costituito dagli immigrati. È logico che le élites economiche siano favorevoli all’immigrazione. Le libera dall’incombenza di delocalizzare dove c’è disperazione, portando la disperazione direttamente qui, licenziando o comprimendo al massimo i salari e i diritti dei lavoratori italiani.
Mentre per crescere socialmente, economicamente e culturalmente, l’Italia deve ridurre il debito pubblico, abbassare la pressione fiscale e creare lavoro e maggiore benessere per le famiglie italiane, per sostenere la natalità e con essa lo sviluppo del Paese, non sommare disoccupazione straniera a disoccupazione italiana, al costo esorbitante di circa 5 miliardi l’anno di debito pubblico, innescando una bomba culturale e sociale che tra qualche anno potrebbe esplodere riducendo le nostre città alla stregua delle banlieu francesi.
Per questo non basta richiamarsi alla solidarietà europea né pretendere la distribuzione degli immigrati in Europa. Non si può risolvere un problema semplicemente dislocandolo altrove. Se in casa avete una stanza infestata dagli scarafaggi, la soluzione non consiste nel redistribuirli nelle varie stanze dell’appartamento, ma nell’eliminarli. E gli esseri umani, al di là di ogni retorico pietismo, se arbitrariamente, in sovrannumero e con arroganza si impossessano di territori e spazi non loro, possono essere più nocivi di qualunque altra calamità. Chi non ha diritto a essere considerato profugo, non può essere accolto né inviato in un altro Paese europeo, ma va immediatamente e risolutamente respinto. I progressisti, come ultima e disperata obiezione, pongono la difficoltà pratica a operare questi respingimenti. Una obiezione, però, che rafforza l’idea che tutte le operazioni di scrematura tra profughi reali e finti vada effettuata direttamente in Africa, prima che possano partire, evitando che partano, bloccando ogni battello entro le acque territoriali africane. Se non si impediscono le partenze, e di conseguenza gli arrivi, il problema della gestione dei clandestini sul territorio europeo resterà irrisolto.
Dal punto di vista del diritto del mare, infatti, i respingimenti delle imbarcazioni che trasportano i clandestini sono resi quanto mai difficili dalle tutele dei così detti diritti umani e dai limiti imposti dalle Convenzioni di Ginevra e di Amburgo (Principio di non-refoulement ovvero principio di non respingimento) che risultano talmente pregnanti da eliminare, in concreto, qualsiasi margine di operatività all’esercizio lecito del potere di interdizione nei confronti degli immigrati irregolari, al punto che il concetto di “attività in mare” potrebbe abbracciare soltanto azioni come il soccorso o il contrasto alle attività illecite di smuggling o trafficking (contrabbando).
Di contro, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce all’articolo 19 che il passaggio di una nave nelle acque territoriali di uno Stato è permesso “fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero”. Quindi se c’è il sospetto che la nave possa violare le leggi sull’immigrazione italiane, il diritto internazionale permette alle autorità italiane di impedire l’accesso della nave nelle acque territoriali, ovvero di chiudere i porti. Inoltre, il Codice della navigazione stabilisce (all’articolo 83) che il ministero dei Trasporti possa vietare, “per motivi di ordine pubblico, il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale”.
Ma il blocco dei porti resta comunque un provvedimento estremo e non privo di pericoli. Immaginiamo cosa sarebbe potuto accadere se il divieto che ha impedito alla nave di Sos Mediterranée di dirigersi con gli immigrati in Sicilia avesse causato qualche vittima a bordo. Uno sciacallo come Edoardo Albinati, premio Strega nel 2016, ha dichiarato di aver sperato che morisse un bambino sull’Aquarius per danneggiare il governo e la sua azione di interdizione all’immigrazione irregolare, a dimostrazione della infamità dei buonisti intellettuali organici ai progressisti e alle sinistre.
Per questo, ancor più necessarie diventano l’apertura di hot-spot direttamente in Africa e la cooperazione con quei Paesi dai quali proviene la maggior parte dei clandestini.
Solo bloccando all’origine quelle partenze, potremo impedire l’ingresso di irregolari nel nostro territorio. Prevenendo e aggirando gli obblighi di soccorso e non respingimento e le connivenze tra malavita, ONG, cooperative, sinistre e cattolici progressisti, che continueranno a infettare le coscienze e la vita sociale battendo ossessivamente sulle tematiche dell’accoglienza, del pietismo e dell’umanitarismo più ipocrita.
Enrico Marino

3 Comments

  • Francesco Longhi Degli Usberti 19 Giugno 2018

    Soros l’ebreo non fa altro che portare avanti il piano secolare della sua tribu di circoncisi gli Ebrei , visto che leggere ” i Protocolli Dei Savi Di Sion ” e’fatica almeno digitate:” il nemico occulto video” altrimenti l’istinto di morte degli italiani e’ allo stato finale ,Soros l’Ebreo ,Dimenticate sempre di Dirlo chi e’ il padrone delle ONG le navi fantasma che trasportano i nuovi schiavi Soros ! fate Della gran caciara non arrivate mai al dunque siate onesti per una Volta dite chi e’ I’ll manovratore Soros L’ebreo noto delinquente che da alcuni stati vedi LA Malesia e’ ricercato come criminale ,mentre da noi Gentiloni gli stringe pure LA mano anzi Prodi noto Massone di una loggia sanmarinese ha premiato l’ebreo Soros all’universita di bologna

    • nota1488 20 Giugno 2018

      Soros è sicuramente quello che “ci mette la faccia” e per questo il più conosciuto tra i distruttori della razza Bianca. Non si dimentichi mai che tuttavia il finanziere apolide non è che uno dei tanti e la sua “opera” una delle tante sfaccettature che il potere anti-Bianco assume nella sua azione. Si citavano i “Protocolli” non del tutto a sproposito ma si deve anche aggiornare la conoscenza che oggi abbiamo sulla (((loro))) azione: Soros infatti non è neanche una figura che risponde al 100% ai profili dei nemici della nostra civiltà descritti nei Protocolli. Egli è invece un anti-sionista, inviso anche allo Stato nazionale che del movimento sionista è espressione geo-politica: Israele. Si deve comprendere che i co-etnici di Soros non operano come un tutt’uno e allo stesso tempo riconoscere che non sono la causa prima della disgregazione. Come Qualcuno ebbe a dire molti anni fa, (((loro))) sono solo “il fermento diabolico della decomposizione”.

  • Alessandro Cattaneo 20 Giugno 2018

    Quel che dice Nota 1488 vale per alcune rare uniche eccezzioni digiti :” lettera di dimissioni dal popolo ebraico ” come diceva Celine : ” mi indichi un Ebreo che odia I Rotschild noti banchieri Ebrei truffatori Usurai papponi satanisti padroni di mezzo e piu mondo ,mi indichi 1 Ebreo che non veda in Hitler un diavolo ecc ” su ” la scuola dei cadaveri pdf ” potra trovare il resto ,alla fine gli ebrei si mettono sempre d’accordo anzi e’ tutto studiato a tavolino vi fregano fanno finta di darsele tra di loro e intanto vi fanno sparire il borsello con LA grana ,puro teatro kosher sono I padroni di Holliwood tutti I nostri politici e personaggi TV lo sanno solo I’ll popolino non lo sa xche troppo impegnato a farsi spremere giornalmente

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