13 Aprile 2024
Esteri Identità

Scozia: miraggio per gli antinazionali

Le ore che si sono susseguite in Scozia sono state febbrili. Un sogno per secoli inseguito, era quasi giunto al suo agognato termine.

“Libertà! Indipendenza! Scozia nazione”. Queste le parole che hanno rimbombato nelle strade di Edimburgo e Glasgow‎. Scandite dagli indipendentisti.

L’antico sogno degli impavidi guerrieri dai lunghi capelli e dalle folte barbe, abili maestri nel consegnare al vento il dolce suono delle cornamuse, di William Wallace, il mitico Braveheart, e di tutte quelle immagini, anche se romanzate, degli indipendentisti che beffardi mostravano le loro “chiare chiappe” ai soldati di sua Maestà, che tanto hanno animato l’immaginario di tutti gli identitari nel mondo, persino nostrani, del sentimento di affermazione nazionale dei popoli oppressi. Quel sogno! Aveva quasi trovato il suo sfogo.

Il cuore “corre veloce” anche alla vicina Irlanda. Un’altra terra con un tormento plurisecolare; e tutt’ora oggi, in particolar modo, provato ancora nel suo nord. All’epopea del I.R.A. e del copioso sangue donato dai suoi militi. Le mani dei repubblicani, tese fuori dalle finestre delle celle di famigerati “Blocchi H”. A Bobby Sands ed ai successivi 9 martiri che, al grido di “Tiocfaidh ár lá”, digiunarono fino alla morte, l’uno dopo l’altro. Alla sacra celtica, simbolo della rinascita irlandese.

Con tanta passione nella Scozia più profonda si era sostenuto questo sogno che, mutuando una splendida frase, si è infranto al mattino.

Ha vinto il ricatto economico. Gli aguzzini della City, tramite il terrore delle forti ripercussioni sull’economia scozzese, hanno avuto la meglio. Ma la febbrilità indipendentista provata in questi giorni, che tanta “febbre” ha fatto venire ai lacchè dell’alta finanza, rimarrà come un bel ricordo e forse un giacimento per futuri “ritorni di fiamma”.

Certo l’indipendenza auspicata per la Scozia percorreva dei binari al quanto ambigui ed ostici soprattutto ad una sensibilità puramente nazionalista. Immigrazione più libera, una possibile vicinanza all’U.E., e temi di sinistra natura. Ma con ciò è difficile che ad ogni buon appassionato dei riscatti nazionali, non sia venuto un, seppur leggero, fremito di gioia nel costare la vitalità che fluiva in questi giorni nelle vene del popolo scozzese. Alle volte bisogna capire che il dato “pragmatico” sovrasta, come un segno dei tempi, il volere ideale e le sue velleità.

Tuttavia nei casi di grande euforia sociale, la febbrilità rischia di divenire anche ubriacatura.

Ne è il caso, a noi più prossimo, dei nostri pseudo indipendentisti in salsa italiana, pardon, padana. Venetisti, meridionalisti e amenità simili. Lesti sono corsi, fisicamente, come il segretario del Carroccio, in Scozia a rivendicare il referendum come una vittoria delle identità locali. E proverbialmente si sono lasciati andare a dichiarazioni di “emulazione del fatto scozzese anche per gli indipendentisti in Italia”. Niente di più offensivo per la Scozia e le rivendicazioni nazionali in genere.

La Scozia anche con tutte le invasioni ed i rimescolamenti di sangue avuti nella storia, è una Nazione. Con una sua cultura ed un comune sentire, con i suoi caduti ed i suoi martiri!

Confondere tutto questo con squallide demagogie secessioniste di chi vorrebbe dividere una nazione come l’Italia, è oltre modo esecrabile.

Questi discreti professionisti del “populismo” più becero. Incantatori e sviatori, su strade comunque congeniali al sistema eurocrate, del malcontento popolare. A ogni piè sospinto, si rimostrano per rivendersi ed accaparrare nuovi consensi. Prima con una forma quasi “nazionalistica” contro Bruxelles, ed ora con nuove sparate secessionistiche sull’onda scozzese. Ma il dato che più rammarica è che ultimamente siano riusciti ad accattivarsi le simpatie di qualche nazionalista italiano, tramite le suggestioni “rivoltose” che esprimono.

Ripercorrendo la storia dell’Italia, le sue ataviche divisioni, le guerre civili, e gli odi tra nord e sud. Forse il messaggio federalistico non dovrebbe rimanere perennemente ostico all’ambiente nazionalpopolare o destra generalmente intesa. Forse una riscoperta in chiave nazionale delle attese federali, potranno portare nuova linfa in Italia ad un messaggio di “rivolta nazionale” che sta attraversando tutta l’Europa.

Ripartire dalle identità più vicine, più direttamente sentite, le identità del “campanile”. Dare un nuovo respiro alle piccole identità per riscoprire il grande afflato nazionale. Questo oggi è forse auspicabile.

Ma con il fine di unire e non dividere.

Ed allora idealmente desti sulle cime delle montagne scozzesi e con la mente rivolta agli antichi guerrieri indipendentisti, in compagnia della “voce” della cornamusa. Rigettiamo gli incantatori di serpenti del verbo “leghista” e gridiamo “Viva la Scozia, viva l’Italia unita!”

Federico Pulcinelli

22 Comments

  • Michele Ruzzai 20 Settembre 2014

    Ve lo confesso: una prima, personalissima, impressione “a caldo” del referendum scozzese non può non lasciarmi in bocca un senso di delusione e di rabbia…
    Ma come ? Dopo “Braveheart” ed i “cuori impavidi”, lo straziante “LIBERTA’ !!!!!” di un morente William Wallace sul patibolo, il riscatto di Bruce a Bannockburn e tanti altri film e rappresentazioni (anche “Rob Roy”, ad esempio) dove la “diversità” scozzese nei confronti dei dominatori inglesi veniva sempre e regolarmente sottolineata, evidenziata, ostentata, ora, nel chiuso di una cabina elettorale questi si fanno intimorire e decidono di rimanere “sudditi di sua maesta britannica” (il minuscolo è assolutamente d’obbligo) ?
    Nessuno scatto d’orgoglio, nessuna volontà di realizzare quel sogno che – così ci hanno raccontato – veniva accarezzato non da pochi anni, ma da secoli ? Nemmeno davanti ad una strada che non avrebbe implicato nessuno spargimento di sangue, nessuna “chiamata alle armi”, ma solo una piccola crocetta su una scheda elettorale ?
    Qualcuno mi ha detto che la libertà e l’indipendenza non si conquistano per via democratica, ma con la forza: mi permetto di rilevare che se un percorso pacifico e concordato è possibile (e questa volta – accidenti ! – lo era eccome), andrebbe perseguito come prima e preferibile opzione. Il caso della Slovacchia insegna, in Belgio forse presto si seguirà la stessa strada, la vicina Slovenia si è affrancata senza quasi sparare un colpo.
    Per le armi c’è sempre tempo e solo se la prima strada viene sbarrata: allora sì, ci si raduna, ci si guarda negli occhi, e si combatte.
    E comunque, mi è difficile non pensare che se il popolo delle highlands ha vacillato nel segreto di una cabina elettorale, come potrebbe essere in grado di fare una scelta ben più rischiosa, imbracciando un fucile ?
    Concludo, amaramente, considerando allora come tanti aspetti orgogliosamente sbandierati dell’identità e della cultura scozzese, sui quali spessi si è fatto leva per giustificare quella diversità con gli “oppressori” inglesi, nel momento decisivo si siano rivelati essere mero folklore “inoperante”, inservibile davanti alle scelte di fondo, cioè quando dovrebbero coltivare, alimentare, infiammare un impulso “ferocemente identitario” che non fa calcoli di nessun tipo, ma dice solo “NOI”.
    Si continui allora a cantare nelle curve degli stadi, o a ballare nei pub ascoltando musica celtica, qualche assolo di cornamusa, a bere birra, magari poi anche un buon wisky…. salvo poi tornare alla realtà fatta di William e Kate, “royal baby”, regina (ancora minuscolo d’obbligo) Elisabetta, thè alle 5 e tante altre belle cosucce inglesi che – questa volta, se lo ricordino – HANNO PURE SCELTO di volersi tenere…
    Contenti loro…

  • Michele Ruzzai 20 Settembre 2014

    Ve lo confesso: una prima, personalissima, impressione “a caldo” del referendum scozzese non può non lasciarmi in bocca un senso di delusione e di rabbia…
    Ma come ? Dopo “Braveheart” ed i “cuori impavidi”, lo straziante “LIBERTA’ !!!!!” di un morente William Wallace sul patibolo, il riscatto di Bruce a Bannockburn e tanti altri film e rappresentazioni (anche “Rob Roy”, ad esempio) dove la “diversità” scozzese nei confronti dei dominatori inglesi veniva sempre e regolarmente sottolineata, evidenziata, ostentata, ora, nel chiuso di una cabina elettorale questi si fanno intimorire e decidono di rimanere “sudditi di sua maesta britannica” (il minuscolo è assolutamente d’obbligo) ?
    Nessuno scatto d’orgoglio, nessuna volontà di realizzare quel sogno che – così ci hanno raccontato – veniva accarezzato non da pochi anni, ma da secoli ? Nemmeno davanti ad una strada che non avrebbe implicato nessuno spargimento di sangue, nessuna “chiamata alle armi”, ma solo una piccola crocetta su una scheda elettorale ?
    Qualcuno mi ha detto che la libertà e l’indipendenza non si conquistano per via democratica, ma con la forza: mi permetto di rilevare che se un percorso pacifico e concordato è possibile (e questa volta – accidenti ! – lo era eccome), andrebbe perseguito come prima e preferibile opzione. Il caso della Slovacchia insegna, in Belgio forse presto si seguirà la stessa strada, la vicina Slovenia si è affrancata senza quasi sparare un colpo.
    Per le armi c’è sempre tempo e solo se la prima strada viene sbarrata: allora sì, ci si raduna, ci si guarda negli occhi, e si combatte.
    E comunque, mi è difficile non pensare che se il popolo delle highlands ha vacillato nel segreto di una cabina elettorale, come potrebbe essere in grado di fare una scelta ben più rischiosa, imbracciando un fucile ?
    Concludo, amaramente, considerando allora come tanti aspetti orgogliosamente sbandierati dell’identità e della cultura scozzese, sui quali spessi si è fatto leva per giustificare quella diversità con gli “oppressori” inglesi, nel momento decisivo si siano rivelati essere mero folklore “inoperante”, inservibile davanti alle scelte di fondo, cioè quando dovrebbero coltivare, alimentare, infiammare un impulso “ferocemente identitario” che non fa calcoli di nessun tipo, ma dice solo “NOI”.
    Si continui allora a cantare nelle curve degli stadi, o a ballare nei pub ascoltando musica celtica, qualche assolo di cornamusa, a bere birra, magari poi anche un buon wisky…. salvo poi tornare alla realtà fatta di William e Kate, “royal baby”, regina (ancora minuscolo d’obbligo) Elisabetta, thè alle 5 e tante altre belle cosucce inglesi che – questa volta, se lo ricordino – HANNO PURE SCELTO di volersi tenere…
    Contenti loro…

  • Accad 20 Settembre 2014

    Un popolo muore nel momento che rinnega i suoi dei.
    Nel giro di poche ore da maggioranza indipendentista si è passati all’esatto contrario. E’ stata sufficiente una velata minaccia alla stabilità monetaria per ribaltare la situazione.
    Scotland for ever non esiste più. Non illudiamoci! Non ci sarà alcun cambiamento pacifico per l’Europa – se mai avverrà un cambiamento.

  • Accad 20 Settembre 2014

    Un popolo muore nel momento che rinnega i suoi dei.
    Nel giro di poche ore da maggioranza indipendentista si è passati all’esatto contrario. E’ stata sufficiente una velata minaccia alla stabilità monetaria per ribaltare la situazione.
    Scotland for ever non esiste più. Non illudiamoci! Non ci sarà alcun cambiamento pacifico per l’Europa – se mai avverrà un cambiamento.

  • Giorgio Andretta 20 Settembre 2014

    Sig. Federico Pulcinelli,
    la sua esclamazione è: viva l’Italia, la mia: gl’italiani fanno schifo, visto come sono stati formati e se potessi li butterei in discarica, tanto è dannoso ed orripilante il risultato.

    Sig. Michele Ruzzai,
    in rete e specificatamente su Youtoube subito dopo i risultati ufficiali del referendum tenuto in Scozia sono apparsi dei video che testimoniano la manipolazione dei voti che ormai ritengo una prassi. (leggi ultime elezioni europee) Quindi il risultato non è attendibile.
    Ognuno potrà smentire ciò che i filmati sono lì a testimoniare però avrà il dovere di suffragare le proprie affermazioni, altrimenti saranno parole urlate alla luna.

    • Michele Ruzzai 20 Settembre 2014

      Sig. Andretta,
      si immagini, non mi interessa certo smentire un’ipotesi di broglio elettorale, nè ho gli elementi per farlo. Il mio commento sopra era ovviamente legato ad una consultazione tenuta in condizioni di accettabile regolarità, quindi non credo di dover “suffragare” alcunchè, dal momento che il sentimento della delusione non mi pare necessiti di alcuna dimostrazione probatoria. Le assicuro che sarei il primo ad essere felice in caso di verifiche formali ed eventuale ribaltamento dell’esito referendario, anche perchè ciò dimostrerebbe una volta di più la malafede e la profonda disonestà di tutto il “sistema”.
      La saluto

  • Giorgio Andretta 20 Settembre 2014

    Sig. Federico Pulcinelli,
    la sua esclamazione è: viva l’Italia, la mia: gl’italiani fanno schifo, visto come sono stati formati e se potessi li butterei in discarica, tanto è dannoso ed orripilante il risultato.

    Sig. Michele Ruzzai,
    in rete e specificatamente su Youtoube subito dopo i risultati ufficiali del referendum tenuto in Scozia sono apparsi dei video che testimoniano la manipolazione dei voti che ormai ritengo una prassi. (leggi ultime elezioni europee) Quindi il risultato non è attendibile.
    Ognuno potrà smentire ciò che i filmati sono lì a testimoniare però avrà il dovere di suffragare le proprie affermazioni, altrimenti saranno parole urlate alla luna.

    • Michele Ruzzai 20 Settembre 2014

      Sig. Andretta,
      si immagini, non mi interessa certo smentire un’ipotesi di broglio elettorale, nè ho gli elementi per farlo. Il mio commento sopra era ovviamente legato ad una consultazione tenuta in condizioni di accettabile regolarità, quindi non credo di dover “suffragare” alcunchè, dal momento che il sentimento della delusione non mi pare necessiti di alcuna dimostrazione probatoria. Le assicuro che sarei il primo ad essere felice in caso di verifiche formali ed eventuale ribaltamento dell’esito referendario, anche perchè ciò dimostrerebbe una volta di più la malafede e la profonda disonestà di tutto il “sistema”.
      La saluto

  • Gherardo Maffei 21 Settembre 2014

    Per quanto riguarda i brogli elettorali, basterà citare quello sul referendum monarchia repubblica avvenuto in Italia, nel 1946. Dove fu impedito agli ex combattenti all’epoca ancora prigionieri, sparsi nel mondo, di votare.Per quanto riguarda i movimenti indipendentisti europei, noto con dolore che ancora una volta ci schieriamo con il sistema. Ripetiamo l’errore storico del 1968, che ci vide ricoprire il ruolo dei cani da guardia, degli sgherri del sistema, anziché metterci alla testa del movimento di protesta. L’Europa dei Popoli è da sempre uno dei nostri slogan;fu coniato da Jean Thiriart e dal suo movimento “Jeune Europe”. L’Italia con la sua malnata unificazione, è fallita, l’Italia non è un popolo, non è una nazione.La lotta per la libertà dall’Itala massonica marxista vaticanista ci deve vedere alla testa dei vari movimenti indipendentisti. Non ripetiamo l’errore del 68!

    • Giorgio Andretta 21 Settembre 2014

      Sig. Gherardo,
      la invito a rileggere i commenti che contengono un senso opposto a quanto da lei evinto.
      Per confortarla, s’immagini che mi ritengo un anarchico sincretico.
      L’ISTAT (istituto italiano di statistica) sostiene che ad oggi 21 settembre 2014 quasi metà degli italiani sono alfabeti, se tale dato lo proiettiamo alla data del referendum repubblica/monarchia potrebbe solo immaginarsi quanti fossero stati in grado di leggere la scheda elettorale?
      Grazie per quanto riterrà rispondermi.

  • Gherardo Maffei 21 Settembre 2014

    Per quanto riguarda i brogli elettorali, basterà citare quello sul referendum monarchia repubblica avvenuto in Italia, nel 1946. Dove fu impedito agli ex combattenti all’epoca ancora prigionieri, sparsi nel mondo, di votare.Per quanto riguarda i movimenti indipendentisti europei, noto con dolore che ancora una volta ci schieriamo con il sistema. Ripetiamo l’errore storico del 1968, che ci vide ricoprire il ruolo dei cani da guardia, degli sgherri del sistema, anziché metterci alla testa del movimento di protesta. L’Europa dei Popoli è da sempre uno dei nostri slogan;fu coniato da Jean Thiriart e dal suo movimento “Jeune Europe”. L’Italia con la sua malnata unificazione, è fallita, l’Italia non è un popolo, non è una nazione.La lotta per la libertà dall’Itala massonica marxista vaticanista ci deve vedere alla testa dei vari movimenti indipendentisti. Non ripetiamo l’errore del 68!

    • Giorgio Andretta 21 Settembre 2014

      Sig. Gherardo,
      la invito a rileggere i commenti che contengono un senso opposto a quanto da lei evinto.
      Per confortarla, s’immagini che mi ritengo un anarchico sincretico.
      L’ISTAT (istituto italiano di statistica) sostiene che ad oggi 21 settembre 2014 quasi metà degli italiani sono alfabeti, se tale dato lo proiettiamo alla data del referendum repubblica/monarchia potrebbe solo immaginarsi quanti fossero stati in grado di leggere la scheda elettorale?
      Grazie per quanto riterrà rispondermi.

  • Giuseppe 21 Settembre 2014

    Gherardo Maffei è un fulgidissimo esempio di decerebrato rivoluzionario. Che misera pena.

    • Giorgio Andretta 21 Settembre 2014

      Sig. Giuseppe,
      la prego vivamente di non scadere nelle offese personali,
      se ha qualcosa da obiettare avanzi le sue osservazioni argomentandole, diversamente si assimila ai gestori di questo stallo che censurano i miei commenti rispettosi della netiquette e dell’etica ma pregni di motivazioni, accettano invece i suoi portatori di pulsioni intestinali e non certo promotori d’evoluzione.
      Tanto le dovevo.

  • Giuseppe 21 Settembre 2014

    Gherardo Maffei è un fulgidissimo esempio di decerebrato rivoluzionario. Che misera pena.

    • Giorgio Andretta 21 Settembre 2014

      Sig. Giuseppe,
      la prego vivamente di non scadere nelle offese personali,
      se ha qualcosa da obiettare avanzi le sue osservazioni argomentandole, diversamente si assimila ai gestori di questo stallo che censurano i miei commenti rispettosi della netiquette e dell’etica ma pregni di motivazioni, accettano invece i suoi portatori di pulsioni intestinali e non certo promotori d’evoluzione.
      Tanto le dovevo.

  • Gherardo Maffei 22 Settembre 2014

    Fu il socialista, antifascista irriducibile, nonché ministro dell’interno Giuseppe Romita, il maggior artefice dei brogli- Basterà citare che fu da lui indetto un arruolamento straordinario di ventimila poliziotti nel 1946, dando la precedenza agli ex combattenti. Astutamente il PCI fece arruolare in polizia tutti gli ex partigiani, appartenenti alle brigate Garibaldi, Romita inviò tale sbiraglia al sud della penisola ove prevaleva il sentimento e i voti a favore della monarchia. Questi celerini ex partigiani si resero protagonisti della feroce repressione di via Medina a Napoli, che fece decine di morti tra i dimostranti filo monarchici.Non escludo che questi celerini,furono mossi oltre che da odio politico,anche per il noto disprezzo per i “terroni” visti come camorristi. scansafatiche e imbroglioni.Poi dovette intervenire il successivo ministro dell’interno anticomunista, Mario Scelba, che epurò dalle fila della polizia, quasi tutti gli ex partigiani rossi.Tale serpe in seno, non venne covata nell’arma dei carabinieri, tutta filo monarchica ed emarginata dal ministro Romita, che non si fidava dei carabinieri., al pari dei fascisti della RSI e dei tedeschi, che durante il biennio 43-45, gli chiamavano per i loro sentimenti filo monarchici “!badoiglio truppen”.I carabinieri sono sempre stati uno stato nello stato, lo sono tuttora.L’arma è più impermeabile alla politica che della polizia, infatti i poliziotti durante il ventennio fascista, portavano sul bavero della divisa il fascio simbolo del partito.Concludo certamente non con degli insulti squalificanti, indegni di chi si richiama a determinati valori..

    • Giorgio Andretta 22 Settembre 2014

      Sig. Gherardo,
      la ringrazio dell’apporto illuminante di cui non ero a conoscenza.

  • Gherardo Maffei 22 Settembre 2014

    Fu il socialista, antifascista irriducibile, nonché ministro dell’interno Giuseppe Romita, il maggior artefice dei brogli- Basterà citare che fu da lui indetto un arruolamento straordinario di ventimila poliziotti nel 1946, dando la precedenza agli ex combattenti. Astutamente il PCI fece arruolare in polizia tutti gli ex partigiani, appartenenti alle brigate Garibaldi, Romita inviò tale sbiraglia al sud della penisola ove prevaleva il sentimento e i voti a favore della monarchia. Questi celerini ex partigiani si resero protagonisti della feroce repressione di via Medina a Napoli, che fece decine di morti tra i dimostranti filo monarchici.Non escludo che questi celerini,furono mossi oltre che da odio politico,anche per il noto disprezzo per i “terroni” visti come camorristi. scansafatiche e imbroglioni.Poi dovette intervenire il successivo ministro dell’interno anticomunista, Mario Scelba, che epurò dalle fila della polizia, quasi tutti gli ex partigiani rossi.Tale serpe in seno, non venne covata nell’arma dei carabinieri, tutta filo monarchica ed emarginata dal ministro Romita, che non si fidava dei carabinieri., al pari dei fascisti della RSI e dei tedeschi, che durante il biennio 43-45, gli chiamavano per i loro sentimenti filo monarchici “!badoiglio truppen”.I carabinieri sono sempre stati uno stato nello stato, lo sono tuttora.L’arma è più impermeabile alla politica che della polizia, infatti i poliziotti durante il ventennio fascista, portavano sul bavero della divisa il fascio simbolo del partito.Concludo certamente non con degli insulti squalificanti, indegni di chi si richiama a determinati valori..

    • Giorgio Andretta 22 Settembre 2014

      Sig. Gherardo,
      la ringrazio dell’apporto illuminante di cui non ero a conoscenza.

  • albert torresan 28 Dicembre 2014

    Va beh, signori, ma concludere un discorso con “viva l’italia unita !” nel 2014 denota fede, fede cieca, no, amore, e l’amore, si sa, non è razionale. Se la Padania non fosse abitata, oltre che da un terzo buono di italiani, dai buffoni padani sarebbe indipendente da svariati decenni. Gli italiani e i filoitaliani poi se ne stiano pure a Roma, a Napoli, a Locri, a Palmi, a Gela… Chi glielo impedisce ?

  • albert torresan 28 Dicembre 2014

    Va beh, signori, ma concludere un discorso con “viva l’italia unita !” nel 2014 denota fede, fede cieca, no, amore, e l’amore, si sa, non è razionale. Se la Padania non fosse abitata, oltre che da un terzo buono di italiani, dai buffoni padani sarebbe indipendente da svariati decenni. Gli italiani e i filoitaliani poi se ne stiano pure a Roma, a Napoli, a Locri, a Palmi, a Gela… Chi glielo impedisce ?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *