9 Aprile 2024
Bardeche Controstoria Francia

Maurice Bardeche: il razzismo questo sconosciuto

MAURICE BARDECHE
IL RAZZISMO QUESTO SCONOSCIUTO
(a cura di Alfonso De Filippi)

“La comparsa di una razza adultera in una nazione è il vero genocidio moderno e le democrazie lo favoriscono sistematicamente” Maurice Bardeche <Che cosa è il Fascismo?> Volpe, Roma, 1980, pag.130.
Maurice Bardechè è sempre stato un autore molto caro al curatore di queste note fin da quando lesse per la prima volta l’incipit del suo “Che cosa è il Fascismo?”: ”Io sono uno scrittore fascista” In attesa di ritornare su questo protagonista del neo fascismo europeo presento un suo articolo apparso sul N.7 del Settembre 1960 della sua rivista <Defense de l’Occident>. Ritengo che esso sia qualche cosa di più di un documento della storia del neofascismo francese ed europeo, ma che, aldilà degli ormai più che datati riferimenti al conflitto algerino o al Sud Africa e aldilà di alcuni punti su cui si potrebbero esprimere delle riserve (anche per la loro <ingenuità>), possa costituire ancor oggi un aiuto per riflettere su quanto sta avvenendo, ai nostri giorni, sotto i nostri occhi. Qualcuno ci aveva avvisato, stiamo pagando il non averlo ascoltato e ancor più pagheranno i nostri figli.

Il razzismo è lo spauracchio del nostro tempo. Ogni secolo ha bisogno delle sue streghe da bruciare. La virtù, l’odore di santità, la buona coscienza hanno per consegna l’antirazzismo Ci si fa stampare questa parola sui biglietti da visita per poter fare carriera. Il nostro mondo politico, il nostro annuncio per l’avvenire, la soluzione che proponiamo per tutti i problemi si concentra in questa sola parola. L’antirazzismo è l’ultima parola della democrazia, è il frontone che corona la nostra concezione del mondo. E noi scegliamo per far sorgere questa gloriosa aurora, proprio il momento in cui il sentimento della razza è più forte di quanto sia mai stato nel corso della storia. Il momento in cui si preannuncia tra tutte le razze la più implacabile delle lotte, il momento in cui i continenti si levano al grido di “Morte ai Bianchi!”. Se mai un motto fu nel senso contrario della storia è ben quello che abbiamo scritto sulle nostre sventurate bandiere.
Quale derisione! I demografi ce lo predicono, i calcoli ce lo provano, l’attualità ce lo dimostrerà con fragore, la politica dei prossimi 40 anni sarà dominata dal problema del tutto senza precedenti della proliferazione delle specie umane. Noi come dei ciechi abbiamo aperto le dighe della vita. Noi abbiamo sfidato la morte, la morte benefica, la morte nutrice, la morte madre delle specie e della creazione. E l’alluvione della vita ci sommergerà. Di qui a 40 anni il pullulare delle specie umane farà rivivere le grandi invasioni, Esse sono già iniziate. I continenti del nostro mondo si muovono, è l’ombra di Gengis Khan che si innalza lentamente nel cielo.(1)
 Domani la politica mondiale si definirà in termini del tutto nuovi. La razza bianca non lotterà più per il suo predominio economico o politico, essa dovrà lottare per la propria sopravvivenza biologica. La battaglia per l’Africa, già iniziata, è la battaglia per la riserva di territorio e di risorse che potranno permetterle di sopravvivere. Domani non saranno più i proletari e i capitalisti che si disputeranno le ricchezze del mondo, saranno i Bianchi, proletari e capitalisti uniti, che dovranno difendersi, loro, razza minoritaria, contro l’invasione planetaria. Lo straripamento dei Gialli sull’Africa preannuncia la spaventosa pressione dell’Asia e dell’Africa unite sulla nostra minuscola penisola europea. Noi avvert
iamo già gli scricchiolii della storia. I fanciulli di cui accarezziamo oggi la testa per quanto tempo ancora potranno aggrapparsi alla gracile isola europea? Io vedo già i tempi in cui le terre di Cristoforo Colombo saranno il solo rifugio della razza bianca (2) la porzione di mondo che le sarà assegnata solennemente: la ricompensa immorale ma naturale del solo atto di politica animalesca compiuto dalla razza bianca nel corso della sua storia, lo spaventoso sterminio di un’intera razza, d’una delle quattro razze della creazione, che rende oggi questo continente un rifugio, un bacino in cui potranno riversarsi le nostre migrazioni. La morte, divinità tutelare, ricompensa sempre per gli olocausti che si offrono. (3)
L’implacabile lotta delle razze dominerà talmente gli anni che verranno che conflitti che oggi ci paiono di fondamentale importanza potranno essere obliati in pochi anni. Cosa farà l’URSS situata alla giuntura tra il mondo bianco e quello giallo? Sarà essa la cinta muraria della razza bianca, la cittadella avanzata della nostra difesa, o il colpo di scopa che precederà in’Europa l’irruzione asiatica? Passeremo noi dalle diatribe anti sovietiche a una collaborazione come siamo passati dalla paura della Germania alla collaborazione con essa riconoscendole quel ruolo che la geografia le aveva assegnato in Europa? (4) O i nostri comunisti dovranno, forse, tragicamente, rendersi conto che il comunismo non è che il preludio all’installazione di un gauleiter cinese? Il comunismo, che non è che una interpretazione della storia, cederà forse come un muro troppo fragile, sotto l’urto dell’evidenza che è la differenza delle specie? O sarà, invece, nella storia biologica, che è la sola vera storia, lo strumento dell’assorbimento della razza bianca nel formicaio giallo, una mutazione della specie umana che sarà così profondamente dimenticata, in qualche migliaio di anni, quanto i drammi che hanno accompagnato la sparizione dell’uomo di Neanderthal?(5) Noi leggiamo la storia in periodi di tempo troppo corti, ed è proprio questo che taglia le ali alla nostra immaginazione.
E’ pertanto nell’ambito di queste prospettive demografiche che gli specialisti situano alla scadenza di 40 o 50 anni che noi siamo stupidamente sballottatati dalla mania dell’antirazzismo: come se questo rifiuto di difendersi da parte della razza bianca potesse risolvere qualcosa
Davanti all’evidenza più abbagliante, la paura delle parole si rivela essere la più forte. Aggrappati alla nostra minuscola isola, noi neghiamo la tempesta, neghiamo l’invasione, neghiamo le minacce più prossime per non pronunciare la parola che i nostri gran sacerdoti hanno proibito. Per salvare la razza.  E’ questa la parola d’ordine dei coloni, il segnale del pericolo nel deserto nell’esplosione della ferocia stessa, a questo segnale di pericolo noi ci copriamo la faccia per non vedere. E la nostra generazione che accetta tutto, che non vuole più nutrire pregiudizi su nulla, che sorride con indulgenza su qualsiasi aberrazione, non nutre più che un’unica caparbietà: essa non vuole sapere che cosa vi è dietro di questa porta invalicabile, dietro questo nome maledetto, il razzismo.
La ragioni di codesto irrigidimento dell’opinione sono fin troppo comprensibili. Le atrocità imputate al razzismo, le accuse avanzate contro di esso di non proporre altra soluzione che la distruzione delle razze inferiori per assicurare l’imperio di una razza superiore l’hanno squalificato senza appello agli occhi dei più. Questa veduta sommaria, nata dalla guerra apparentemente ha fin troppe giustificazioni. Ma oggi è essa sufficiente? E’ forse colpa nostra se il razzismo risorge fatto proprio da popoli interi? E non commettiamo forse un ben grande errore riducendo il razzismo all’isteria antiebraica che ha caratterizzato il periodo della seconda guerra mondiale? E’ la conferenza di Bandung (6) che ha risposto a codesta domanda nel 1955 e tale risposta non è stata abbastanza compresa. Il razzismo rivendica oggi la spartizione del mondo tra le varie razze e la ritirata da parte  dei bianchi: tale rivendicazione oltrepassa e di molto la questione ebraica e giunge a ignorarla totalmente, perché lo slogan <la valigia o la bara> si applica agli ebrei come agli altri.
In questo completo cambiamento dei termini del problema, risultano delle confusioni che sfuggono totalmente ai più e delle prese di posizioni che sono ignorate da quasi tutti. La questione algerina permette di  cogliere sul fatto alcune di codeste confusioni. Quelli che in Algeria vengono definiti <fascisti> o <ultras> contano tra di loro un buon numero di ebrei che si battono per la presenza francese, e che hanno difeso le barricate con Ortiz e Lagaillarde, perché la cacciata o il massacro dei Francesi sarebbe egualmente la loro cacciata e il loro massacro (7). Al contrario gli amici egiziani del F.N.L. (Fronte di Liberazione Nazionale Algerino) hanno accolto e protetto, e ancora oggi accolgono e proteggono degli antichi funzionari o militari tedeschi ai quali quelli che vengono chiamati <fascisti> o <ultras> francesi sono legati da concezioni comuni: quando il nostro amico Karl Heinz Priester (8) viene accusato da <Le Monde> d’aver venduto armi al F.N.L. si tratta di una sciocchezza e di una calunnia, ma è, però, vero che egli intratteneva amichevoli relazioni con i governi di Siria e d’Egitto e ciò in pieno accordo con i suoi amici francesi e che lo scrittore francese con cui Nasser ha avuto tre ore di colloquio non è Charles Bourdet né Servan Schreiber, ma Jacques Benoist-Mechin (9). La logomachia in cui noi ci buttiamo stupidamente ci porta a tirare via le castagne dal fuoco per i personaggi più strani, i nazionalisti francesi che vengono accusati di antisemitismo si rassegnano a considerare come soluzione l’ascesa al potere di Jacques Soustelle che è il presidente del Comitato France-Israel (10)
Da parte loro, l’<Observateur> e <L’Express> si danno da fare per favorire la formazione nell’Africa del Nord di una federazione araba sulla cui futura politica noi non sappiamo di certo che una cosa, che essa sarà risolutamente antisemita.( meglio antisionista NdT). Così il razzismo, quando consiste nella difesa delle posizioni dell’uomo bianco in Africa ci pone al fianco degli avversari dell’espansione araba, e lo stesso razzismo, quando, invece, lo si vede come antisemitismo, fa di noi degli amici e degli alleati naturali del mondo arabo. Quanto all’antirazzismo, esso perde allegramente su tutti i tavoli, come accade agli energumeni, dato che esso lotta contemporaneamente  e senza rendersene ben conto, per la perdita dell’Africa del Nord e  per la sparizione violenta dello stato di israele. Non vi sono che i comunisti, che, come sempre, sanno perfettamente per che cosa combattono.
I persecutori professionisti del razzismo non sono d’altra parte, meno ignoranti riguardo alle posizioni dei loro avversari di quanto siano ciechi riguardo alle conseguenze dei loro stessi sforzi.
Come esiste un neo fascismo di cui i giornali parlano spesso, esiste ugualmente su posizioni alquanto diverse un neo razzismo ed è certamente scusabile il non conoscerlo perché è formato da piccoli gruppi che appaiono ben poco nella politica internazionale. Nondimeno, giacché codesti gruppuscoli diffondono ampliamente tramite comunicati le loro prese di posizioni, è sorprendente che le loro posizioni siano completamente sconosciute ai loro avversari.
          
Ho sotto gli occhi un documento ciclostilato intitolato <Rapport commun a la sixieme assemlée du Nouvel Ordre Européen sur les questions africaines>, Il Nouvel Ordre Européen- è l’organizzazione che riunisce i gruppi neo-razzisti di cui ho fatto cenno, esiste da 10 anni (11). Il rapporto in questione è firmato da due responsabili francesi del Nuovo Ordine Europeo e sembra essere stato proposto da loro. Eccone qualche estratto “Noi siamo razzisti. Da questa presa di posizione iniziale ne consegue la nostra volontà di giungere a una segregazione intransigente tra i vari gruppi razziali. Per questo, noi non possiamo seguire i nostri compatrioti <ultras> nella loro volontà d’integrazione dell’<Algeria francese>. Una problematica vittoria delle nostre armi non ci lascerebbe che la scelta di imporre agli autoctoni o una schiavitù anacronistica o un’integrazione altrettanto forzata che si tradurrebbe in un meticciato sempre più generalizzato e sconsiderato. Noi respingiamo sia l’una che l’altra di queste soluzioni egualmente contrarie ai diritti delle Razze. Nonostante gli ardui problemi economici che solleva tale eventualità, noi preferiamo rinunciare ai territori algerini piuttosto che vederli diventare teatro dell’imbastardimento delle popolazioni europee–… Noi ci opponiamo dunque risolutamente alla continuazione della <guerra> d’Algeria> nella quale sia la IV che la V repubblica non sono riuscite ad altro che a fare massacrare la gioventù francese.”
N.O.E.
Si ritrovano posizioni analoghe nelle pagine de <L’Assaut> organo ciclostilato del Mouvement National Communautaire affiliato al Nouvel Ordre Européen. La sezione di Algeri di codesto movimento (12) diretta da uomini sui sentimenti <nazionali> dei quali non si possono nutrire dubbi e che sono conosciuti da anni per la loro attività di militanti, scrive nel suo bollettino interno, diffuso come supplemento de <L’Assaut>:
“Noi siamo formalmente opposti all’integrazione dell’Algeria alla Francia (anche se codesta integrazione fosse attenuata nei suoi effetti da un sistema  politico di tipo corporativo) in quanto tale situazione non potrebbe che sfociare, in tempi più o meno lunghi, nel meticciato del nostro popolo e alla sua conseguente sparizione. Noi non vogliamo che <L’Algeria francese> sfoci un giorno nella <Francia Algerina> (13) Al concetto ormai antiquato di Impero Coloniale, noi preferiamo la Realtà Razziale. Il nostro Impero non si estende da qualche parte presso Dakar o Tamanrasset, il nostro Impero è in Europa”
A prenderle in senso stretto, codeste dichiarazioni proclamano essenzialmente il rifiuto dell’integrazione. Ma in realtà vanno ben oltre. Infatti, si può rifiutare categoricamente l’integrazione come soluzione del dramma algerino senza accettare per questo l’abbandono dell’Africa del Nord. Vi sono altre soluzioni. La Francia può conservare l’impero senza che ciò la condanni al meticciato. L’esempio dell’Africa del Sud prova che razze differenti possono coabitare senza mescolarsi ( 14). L’integrazione stessa ha un significato e degli effetti diversi a seconda che venga applicata da uno Stato autoritario o da uno Stato democratico. A questo proposito vi è una certa prec
ipitazione a porre un falso dilemma, e questa precipitazione ha una causa che costituisce attualmente l’elemento di originalità della posizione neo-razzista. L’organo giovanile, ugualmente ciclostilato, dello stesso gruppo, commenta così gli slogan che abbiamo citato: “La grande lezione di questa nuova era della storia umana (quella atomica) è che, per il mantenimento della pace nel mondo, gli uomini devono pensare che non vi sia più una razza superiore né una razza eletta” è qui, in fondo, l’elemento di novità che spiega l’atteggiamento anti-imperialista del neo-razzismo: tutte le razze sono eguali fra loro, nessuna ha il diritto di installarsi da padrona nello spazio vitale di un’altra razza e la pace regnerà in questo mondo quando ogni razza avrà fatto ritorno al continente assegnatole dalla natura.
Si potranno apprezzare codesti testi nel loro giusto valore quando si sappia che essi sono il risultato di un grave e drammatico conflitto interiore durato 10 anni. Fu, in effetti, nel 1950 nelle Giornate di Lavoro del gruppo Nation et Progres che il principale teorico del <neo-razzismo>, René Binet, presentò una mozione che chiedeva che i Bianchi si ritirassero da ogni posizione coloniale, comprese quelle dell’Africa del Nord, in nome del principio dell’eguaglianza delle razze e del loro diritto al proprio spazio vitale. Il trionfo di codesta tesi dopo 10 anni di esitazioni certamente dolorose per dei militanti profondamente nazionalisti, basta a mostrare come il <neo-razzismo> si sia allontanato dalle posizioni sommarie e dai giudizi semplicistici che spesso gli si attribuiscono.(15)
E’ questa posizione originale che allinea, nei fatti, i gruppi <neo razzisti> alle posizioni del Congresso di Bandung, che io rimprovero agli avversari dì non conoscere. Nulla assomiglia meno al razzismo hitleriano, almeno come se lo raffigura l’opinione comune, che tali affermazioni. Ma è molto ingenuo chiedere agli avversari del razzismo di accorgersene. L’antirazzismo è, ai nostri giorni, piuttosto una lucrosa professione che un’opinione.
Io non pretendo di giudicare il razzismo. Lo conosco male, ignoro quasi tutto dei suoi teorici. Ho voluto solo fare un poco di luce su di un problema volutamente mal impostato. Detto questo, riprendo il mio ragionamento di prima.
I razzisti hanno ragione di pensare che l’era attuale è quella della ripartizione dei continenti. Ciò è evidente, è il dramma a cui stiamo assistendo. Ma io mio chiedo se non sia estremamente ingenuo e pericoloso recitare questo dramma con i personaggi che ci fornisce il libro della Genesi e nei termini di quella geografia sommaria che impariamo a scuola verso i 10 anni di età.
Io diffido dello slogan dell’eguaglianza delle razze, e non vi credo. Esso è vero nel senso cristiano. E’ vero nel senso umano: ogni razza umana ha il diritto che la sua vita sia rispettata. Ma ciò non significa nulla senza una scala di valori. Per quanto riguarda il jazz e la danza, la razza negra è infinitamente superiore a quella bianca. Per quel che riguarda la resistenza, la pazienza, la sopportazione della fame, e anche per la saggezza, la razza gialla è infinitamente superiore a tutte le altre. Ma che cosa ci appare di più prezioso nella storia degli uomini di tutto ciò? Il problema è questo.(16)
Per 2.000 anni le varie razze si sono ignorate, esse vivevano ciascuna nel suo giardino dell’Eden e comunicavano tramite ambasciate e genuflessioni. Che bei tempi quelli di Marco Polo! Nell’immenso impero cinese, nello splendido impero dei Califfi, civiltà belle come dee crescevano come delle giovani foreste (17) Questo fu il primo razzismo e riempì il mondo di meraviglie. No, non tutta la saggezza, né ogni bellezza erano rinchiuse nei limiti dell’Occidente. Non vi erano Barbari per nessuno, perché ognuno viveva nel suo proprio mondo. Non vi era la Civilizzazione, ma vi erano delle Civiltà e ogni razza aveva i suoi santi, i suoi sepolcri, i suoi fiumi sacri. Bel tempo della separazione delle razze che fu quello della loro benedizione!
Poi vennero i tempi della distruzione in cui la razza bianca stabilì il suo esecrabile potere. Essa trasformò il mondo in una officina di Ciclopi. Essa tradì ovunque il Cristo che andava predicando. Essa stabilì sul mondo il regno ignobile dell’oro, essa adottò come insegna l’ipocrisia, essa piantò il vessillo della libertà negando la libertà, il suo viso fu quello dell’orgoglio, dell’insolenza e della volgarità, essa edificò delle tetre città piatte ornate di tende per proteggersi dalle pulci, ed ebbe sempre a sua disposizione degli oscuri marabutti che facevano retrocedere la peste e ricacciavano sempre più indietro, ciecamente, l’Impero della Morte. Essa ha ucciso, ha massacrato, essa ha torturato e non lascia dietro di sé che dei buchi nella sabbia tramite i quali essa pompava le sue ricchezze e delle dighe di cemento alle foci dei fiumi che le servivano per imbarcarle. Siamo noi, i Bianchi, i soli curatori di questo fallimento. Noi siamo stati la razza senza cuore, la razza maledetta; ci si scaccia e ciò è ben fatto! Ma siamo solo noi però che possiamo salvare questo mondo moderno che noi abbiamo costruito, perché noi soli ne siamo i meccanici.(18) Noi possiamo condannare la nostra cultura, noi possiamo proclamarne il fallimento, noi siamo, con le nostre colpe e con il sangue sulle nostre mani, i Kulturtroeger, le sole guide possibili nella foresta in cui abbiamo fatto smarrire l’umanità, noi portiamo una corona che non è possibile deporre.
E la carta del mondo non è più quella che ci hanno insegnato a leggere a 10 anni. Sarebbe troppo bello ritrovarvi le dimore in cui ciascuno possa stare al suo posto. In realtà l’Africa è una sorte di continente vuoto, galeone alla deriva carico di ricchezze che le altre razze cercano di abbordare. Nella prospettiva della lotta planetaria, non rimangono, in verità, che 2 razze: la razza asiatica, immenso termitaio che sogna di estendere sul mondo intero la sua città di insetti e la razza bianca che, sotto qualsiasi regime possa apparire, è la razza della vita libera. (19) E anche questo quadro è troppo semplicista poiché la razza bianca è divisa.
Dunque il principio dell’eguaglianza delle razze è per noi mortale. Nel suo nome noi permettiamo ai popoli d’Africa di disporre di se stessi. Or
bene, codesto diritto equivale al potere di far tremare la politica mondiale aprendo l’Africa al comunismo. (20)
La sovranità affidata a mani a un tempo irresponsabili e impotenti, è un regalo tragico e terribile. E’ concepibile, e forse anche augurabile che si accordi ai popoli africani tutti gli attributi dell’autonomia. Ma è aberrante e criminale che si sia pensato solamente a conferire loro la sovranità, che comporta per uno Stato anche il diritto di suicidarsi, anche rischiando un disastro mondiale. Noi abbiamo non solo il diritto, ma anche il più stretto dovere di proteggere i popoli africani contro la loro stessa impotenza economica e militare e il loro infantilismo politico.
Noi non abbiamo il diritto di lasciarli andare come un battello ubriaco. Perché, precisamente, le razze uguali davanti a Dio e al diritto di vivere, non sono eguali riguardo agli strumenti per agire e alla maturità.
Questo principio si applica non solo ai popoli negri, ma, ad eccezione dell’Africa del Sud, a tutti i popoli africani. Ciò perché l’indipendenza totale, la sovranità metterebbe uno Stato arabo dell’Africa Settentrionale di fronte a problemi economici che i suoi soli mezzi non gli permetterebbero di risolvere e che lo costringerebbero ineluttabilmente ad alienare la sua indipendenza reale con una scelta che potrebbe rivelarsi tragica per lui e per noi. Non scherziamo con queste cose. 
Con tanta autonomia quanta si vorrà, con i più ampi diritti dei popoli a governare se stessi, che i popoli dell’Africa non siano mai sprovvisti della nostra protezione militare e della nostra presenza tecnica, è per l’avvenire della razza bianca una questione di vita o di morte. Questa presenza dei Bianchi in Africa non implica né la mescolanza delle razze, né un colonialismo oggi superato, né alcuna forma di soggezione abusiva o violenta.  E’ quello che bisogna ritenere del principio del mutuo rispetto tra le razze che io approvo, sotto questa forma, nel neo-razzismo. Ma la formazione di rapporti di nuovo tipo tra i Bianchi e i negri in Africa come pure l’incidenza di codesti rapporti nella stessa Europa, non possono essere stabiliti che da Stati forti. Sono i pregiudizi e le forme politiche della democrazia che impediscono di trovare delle soluzioni o che ne ispirano di disastrose. E’ senza la costrizione dell’ipocrisia democratica che potremo trovare delle soluzioni naturali, giuste ed efficaci.
E’ il solo modo, oggi, a dispetto delle apparenze, di salvare la libertà. Poiché ciò che rappresenta ai nostri tempi l’uomo bianco, a dispetto delle sue colpe e dei suoi passati crimini, è in effetti la libertà quale noi la definiamo: non questa libertà ipocrita del suffragio universale e del governo dei partiti, parola priva di senso e che non inganna più nessuno, ma una certa concezione della vita individuale, il diritto a un’esistenza individuale opposta alla vita gregaria, il diritto a un pensiero individuale, il diritto a essere se stessi, in breve, il diritto di vivere. Non sono le nostre cattedrali e le nostre officine a essere minacciate insieme con noi, ma un legato più pesante e sempre minacciato, il diritto a essere degli uomini. E nella guerra delle razze che sta per iniziare, è questo diritto a essere in gioco.
L’uomo bianco, con le sue tare, la sua crudeltà, il suo passato di re maledetto, rappresenta con forza la forma biologica sotto la quale l’uomo di tutte le razze ha attraversato la storia. La sua morale era quella di un lupo, ma anche la sua vita era quella di un lupo e viveva come lui nelle foreste dopo il diluvio, seguito dai suoi piccoli. Crudele come un animale, coraggioso come un animale, paziente come un animale: carnivoro in mezzo a carnivori, dilaniato dagli artigli degli altri mangiatori di carne o dilaniando loro, ma libero nella sua tana con la sua femmina e i suoi piccoli. Le guerre razziali di domani sono, in realtà, il preludio a una mutazione della specie. L’Islam nuovo nato sulle pianure asiatiche ci porta le sue colonne di formiche, i suoi giganteschi termitai in cui lavorano delle piccole bestie cieche nutrite col miele dell’arnia. (21) L’uomo bianco difende oggi l’uomo di tutte le razze contro la potenza di questo polipaio gigante.  Se non vogliamo tramutarci in una qualche specie mostruosa di insetti, è adesso che dobbiamo difenderci. E per questo non bisogna avere paura delle parole. Qualunque cosa abbiano fatto i Bianchi nel passato, la potenza dell’uomo bianco è necessaria ai negri come a noi.(22)
MAURICE BARDECHE


NOTE

1) Su “Il Popolo d’Italia ”, in data 9 giugno 1934, il Duce scriveva: “L’Europa muore. La razza bianca si va assottigliando con progressiva regolarità. Di qui a un paio di secoli i cartografi registreranno il vecchio continente fra le colonie degli imperi orientali.” E il 4 settembre 1934 “si tratta di sapere se davanti al progredire in numero e in espansione delle razze gialle e nere, la civiltà dell’uomo banco sia destinata a perire.”
Sul numero del 31 Maggio 1976 de <La Stampa Sera>appariva un articoletto dal significativo titolo “Verso l’estinzione della razza europea?> (oggi probabilmente qualcuno troverebbe superato il punto interrogativo. ).Vi si poteva leggere: ”<Anche le popolazioni della vecchia Europa sono sul viale dell’estinzione, così come avviene per l’orso bruno dell’Appennino>Lo ha detto all’Aquila, nel corso del XX congresso nazionale dell’associazione laureati in scienze biologiche, il prof. Adriano Buzzati Traverso, senior scientific advisor del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente che ha parlato sul tema<Il biologo ed il problema demografico nella specie umana, con particolare riferimento al
la situazione italiana>”. Dopo di che lo studioso trattava, a dimostrazione della sua tesi, dei già allora bassi tassì d’incremento demografico dei popoli bianchì. Poi “Come avviene con l’orso-ha detto ,dal canto suo il dott. Franco Tassi,sovrintendente del Parco Nazionale d’Abruzzo si va estinguendo anche la razza europea che in un futuro non lontano potrà essere sostituita da quella asiatica,che è invece in piena crescita.”
Più recentemente scriveva   Piero Ottone  <Il Tramonto della Nostra Civiltà> Mondadori, Milano1994, pag. 133”La crescita demografica in Africa e in Asia, la pressione della gente di colore ai nostri confini, la comparsa delle loro avanguardie nei quartieri poveri delle nostre città, sono i segni premonitori del nostro destino;….Tutto fa pensare a un Terzo Mondo che sommerge, col suo immenso peso demografico, il mondo civile: è successo prima, in altri periodi storici e con altre civiltà; potrà succedere ancora”   
2) Il Buon Bardeche si illudeva di grosso,oggi come oggi(2012)negli USA le nascite “di colore”superano in numero quelle “bianche”.La rielezione del meticcio Obama alla presidenza è la manifestazione del potere di quelle “minoranze”ormai avviate a costituite la”maggioranza”
3) Notoriamente l’elemento indio è in ripresa in quasi tutta l’America detta “latina”!
4) Tutta la storia dell’URSS può essere letta come quella del declino delle sue componenti europee e dell’ ascesa di quelle asiatiche. Scriveva Franco Bandini in<1943: L’Estate della Tre Tavolette> (G.Iuculano, Pavia, 2006, pag.77) “..il gruppo Grande Russo ha perso con la guerra (1941-1945), la sua maggioranza numerica e psicologica,quindi politica, rispetto al resto dell’Unione. Studi recenti indicano che sotto questo profilo la Russia ha visto impallidire una parte del suo carattere europeo a favore di una asiaticità che pone gravi problemi.” Codesto fattore fu indubbiamente tra quelli che portarono all’implosione del colosso sovietico. Riguardo al “vicinato”con la Cina, riprendo da Pavel Serbo<Storia politica della Federazione Nazionale Combattenti della RSI>in AAVV<Storia della Federazione Nazionale combattenti della Repubblica Sociale Italiana>Roma, 2010, pag. 141 “…non andrebbe dimenticato che quando si accesero, nel marzo 1969, una serie di sanguinosi scontri tra Russi e Cinesi lungo il corso del fiume Ussuri, linea di confine tra le due potenze, fu la comunità ebraica statunitense (tramite il senatore democratico A. Goldberg, presidente dell’American Jewish Committee, l’ambasciatore E.Reischauer, ma soprattutto mediante il senatore repubblicano Jacob Javits, presidente onorario del Jewish War Veterans e vicepresidente dello Independent Order of B’nai B’rith ) a  salvare la Cina. Vi fu infatti un’apposita conferenza, a New York, il 23 marzo del ’69, a cui partecipavano, tra gli altri, esponenti di spicco del sionismo, che aveva il fine di accelerare le relazioni tra il mondo occidentale e mondo cinese, in funzione chiaramente antisovietica.”
5) Contrariamente a quanto si credeva, sembrerebbe ora che lo stermino dei Neanderthal da parte dell’uomo sapiens non sia stato totale e che,anzi i nostri avi,non esitarono a prendersi le donne dei vinti incrociandosi con esse. Il che potrebbe far pensare alle  curiose tesi del famoso Lanz von Liebenfels !(si potrà tornare in futuro sull’argomento)l

6) Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. La conferenza afroasiatica di Bandung si tenne dal 18 al 24 aprile 1955, in Indonesia. Essa fu convocata su iniziativa di India, Pakistan, Birmania, Ceylon, Repubblica Popolare Cinese e Indonesia (vi parteciparono in tutto 29 Paesi del Sud del mondo) allo scopo di cercare una coesione fondata sui caratteri comuni di povertà e “arretratezza” e di riunire tutti i paesi neutrali durante la guerra fredda (i paesi non allineati). I protagonisti dell’incontro al vertice furono l’indonesiano Sukarno, lo jugoslavo Tito, l’indiano Nehru e il cinese Zhou Enlai. Il più prestigioso leader del mondo arabo che prese parte alla conferenza fu l’egiziano Nasser, che nello stesso anno aveva rifiutato di aderire al Patto di Baghdad. Nella Dichiarazione finale essa proclamò l’eguaglianza tra tutte le nazioni, il sostegno ai movimenti impegnati nella lotta al colonialismo, il rifiuto delle alleanze militari egemonizzate dalle superpotenze e alcuni principi fondamentali di cooperazione politica internazionale fra i Paesi aderenti.>

7) Joseph Ortiz (1917-1995) e Pierre Lagaillarde(1931)si distinse come attivista nella difesa della presenza francese in Algeria,specialmente nei tumulti della <settimana delle barricate>all’inizio del 1960Il primo fonsd un Front National Francais e militò nell’O.A.S.,fu condannato a morte e poi amnistiato. Anche il Lagaillarde partecipò alle attività dell’O.A.S. dal suo esilio nella  Spagna franchista.

8) Karl Heinz Priester (1913-1960) militò nella Gioventù Hitleriana e, durante il conflitto fu corrispondente di guerra Nel periodo seguente militò in varie formazioni nazionaliste e nel 1951 fondò un Deutsche Soziale Bewegung. partecipò alla conferenza internazionale di Roma dei movimenti nazionali europei del 22-25 X1950,e fu tra i fondatori del Movimento Sociale Europeo. Dal quale in seguito chiese l’espulsione del Movimento Sociale Italiano che considerava troppo disponibile a collaborare con i sistemi democratici. Fu anche protagonista di vari,e infruttuosi,tentativi di unificare la destra nazionale tedesca.

9) Jacques Benoist Mechin (1901-1983) è noto anche in Italia come scrittore e storico;militò nel P.P:F.di J.Doriot e partecipò al governo del Maresciallo Petain. Condannato a morte fu amnistiato,partecipò poi alle attività di gruppi di destra nazionale collaborando ai loro fogli.  

10) Jacques Soustelle da Wikipedia< (Montpellier, 3 febbraio1912Parigi, 6 agosto 1990) è stato un politico, scrittore ed etnologo francese.Durante la seconda guerra mondiale si schierò con de Gaulleal cui fianco fu in Inghilterra nel 1940.Rientrato in Francia, dopo la liberazione, fu ministro delle Informazioni e quindi delle Colonie. All’inizio del 1947aderì al movimento dell’RPF, fondato dal generale de Gaulle, del quale fu il primo Segretario generale. Venne eletto nel 1951 all’Assemblea Nazionale francese come depu
tato del dipartimento del Rodano. Subito dopo però ruppe clamorosamente con de Gaulle. Fautore del colonialismo francese in Algeria, ne divenne Governatore generale dal 1955 al 1956, dove cercò di attuare un piano di riforme che prese il suo nome, il “Piano Soustelle”.er la sua opposizione alla politica di de Gaulle sull’Algeria fu costretto nel 1962all’esilio da cui rientrò nel 1968.Scrisse opere politiche ed etnologichetra cui si evidenziano Archéologie et anthropologie sulla civiltà azteca, Aimée et souffrant Algérie, L’espérance trahie sul problema algerino e Vingt-huit ans de gaullisme sul gollismo.> Nell’ambito delle sue attività politica e della  lotta per la presenza francese in Algeria si distinse sempre per le sue posizioni accanitamente filo-sioniste

11) Ricordo che l’animatore del N.O.E Gaston A.Amaudruz (nato il 21XII1920)continua pubblicare l’interessante bollettino “Courrier du Continent”

12) Sul M.N.C. cfr Francesco Leoni “I Movimenti Neo-fascisti in Europa”Relazioni,Roma,1970

13) Non è peraltro da escludere che grazie ai fenomeni migratori si arrivi a quella “Francia algerina”che si sperava di evitare con l’abbandono del territorio del Nord-Africa!

14) Il Bardeche evidentemente non immaginava che di lì’ a pochi decenni il Sud Africa del “potere bianco”sarebbe ingloriosamente crollato.

15) Riguardo al Binet rimando al mio articolo già apparso su questo sito,in futuro  si potrà tornare sulle sue concezioni razziali.

16) In <La Deformazione della Natura> (Ar, Padova, 19978pag.22) Silvio Waldner scrive.  “Un alto livello di intelligenza è senz’altro un presupposto indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi civiltà. In modo particolare per quel che riguarda la dimensione tecnica di ogni agire umano. Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse, che non hanno mancato di confermare quello che ognuno, impiegando la propria capacità ragionativa, sapeva già ….Ossia che le razze dalla pelle scura-i Negri in particolare, sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche-dimostrano una capacità intellettuale media drasticamente inferiore a quella non solo degli Europei ma degli est- Asiatici, degli Indiani d’America ecc.(Dal lato intellettivo, al di sotto dei Negri stanno soltanto gli aborigeni dell’Oceania). Questi risultati appaiono tanto più significativi quanto si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai Negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i <Negri> sono in realtà dei mulatti. I (relativamente scarsi) risultati riguardanti i Negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i Negri americani: nell’Africa meridionale in particolare, dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani e ottentotti), essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.” Giuseppe Sermonti <Il Mondo è cretino?> in <L ‘Italia>23 nomenbre 1994 scriveva: “Dai tempi di Darwin, c’ è sempre qualcuno che ha misurato l’intelligenza umana e sempre è arrivato alla stessa conclusione, l’inferiorità negra. Uno dei primi esperti di IQ(Coefficiente di Intelligenza, W. Dubois non esitò a concludere che i negri erano<Absolutely beyond the possibility of civilization> assolutamente al di là di ogni possibilità di civilizzazione ).Il recente libro di Herrnstein e Murray “La Curva a Campana”, che ha risollevato il caso, si guarda bene dall’usare quelle espressioni di tono così razzista, ma afferma che, all’estremo inferiore della curva di distribuzione dell’intelligenza, c’è una sottoclasse con basso coefficiente e propensione al crimine. Sono i negri. Le obiezioni che si sollevano a queste conclusioni sono di tre tipi. La prima, più franca e sbrigativa, è questa: “questo è razzismo”. La seconda,     sociologica, è che la inferiorità negra dipende dall’ ambiente misero della  gente di colore. La terza è che i test, di intelligenza (l’IQ ) valutano  attitudini marginali, cioè sono poco intelligenti. Queste obiezioni sono state superate. La Scienza non può evitare la conclusione della bassa attitudine dei negri,  perché non può permettersi di scartare una realtà per il solo fatto che è scomoda, né può concedersi di rinunciare alla massima efficienza produttiva.  Il razzismo è l’inevitabile esito delle statistiche biologiche“.
Più complesso il discorso riguardo alle altre razze umane. Cfr AAVV”Saggi sulle ineguaglianze razziali”Idee in Movimento, Genova,2003 e “Nuovi Saggi sulle Differenze tra le Razze umane”s.a.i,ma Genova 2012

17) Anche queste sono incomprensibili ing
enuità: si può vedere la storia dell’Europa come quella di una< fortezza bianca> assediata e assalita fin dalla antichità dalle altre razze. Cfr.Gonzague .De Reynold “La Cittadella Assediata”Idee in Movimento,Via XX Settembre 13/3 16121Genova s.i.d. 

18) Sul ruolo egemonico svolto nella storia dalla razza bianca cito da Julius Evola <L’Egemonia delle Razze Bianche>in <Il Corriere Padano> 6 genn. 1937 (ora in <I Testi del Corriere Padano> Ar, Padova, 2002, pago 222)”Lo spirito di avventura, l’amore per il rischio e per l’ignoto, il puro piacere del dominio e della preda, il desiderio della grandi distanze furono più di qualsiasi forma razionale, mercantile e utilitaria, ai primordi dell’espansione bianca, legandosi indicibilmente a precise doti di carattere: ad una volontà più dura, a freddezza, a tenacia, a disprezzo per la vita e per la morte, ad un inconcusso sentimento di superiorità.”
 “certo, noi siamo oggi assai critici dell’opera dell’uomo bianco… Spazi sono stati invasi, limiti rimossi, la cui esistenza era sacra non per gli altri, ma per noi. L’apartheid è vitale per ognuna delle parti in causa. La profanazione fin delle ultime aree lasciate a modelli culturali diversi ha inutilmente infettato il nostro modello, impoverendo la ricchezza spirituale del mondo. Una pericolosa desolazione dell’intero pianeta ne è la conseguenza, una devastazione che oggi ci minaccia anche nei suoi riflessi ecologici. Ma così come la guarigione è patrimonio esclusivo del malato, così il risanamento della nostra civiltà è un compito interno. L’ordine dell’uomo bianco può aver prodotto molti colpevoli effetti, ma è una macchina troppo delicata perché altri possa pensare a ripararla.” Così Adriano Romualdi in <Sul problema di una Tradizione Europea>Vie della Tradizione, Palermo, 1973, pagg. 47-48
E chi scrive non si stanca di ripetere il monito di Gerard Francois Dumont <L’uomo bianco attualmente davanti a due scelte, suicidarsi o salvare il mondo salvando se stesso> (cit. da Carlo Rossella <Pallidi di paura>in <Panorama>6X1985).

19) Scrive Ida Magli nel suo “Dopo l’Occidente”(Rizzoli,Milano,2012,pag.77) “Verso il 2050 l’Europa sarà abitata da un gran numero di Africani insieme a gruppi di media consistenza di Cinesi e di Mediorientali,a causa della continua e massiccia immigrazione dall’Africa e dall’Oriente e dall’altissima prolificità di questa popolazioni,superiore in genere di almeno 5 volte a quella degli Europei.”In quest’ambito l’immigrazione cinese pare assumere i caratteri di una invasione più o meno pianificata,non ritengo sia troppo fantascientifico ritenere che dopo l’ondata africana possa arrivare la conquista cinese.

20) Come è noto stiamo assistendo ad una penetrazione economica cinese nel continente nero, nulla si impedisce di ritenere che verrà affiancata da fenomeni immigratori. D’altra parte, anche la Siberia russa è meta di una massiccia immigrazione cinese. 

21) “Una cosa è sicura: l’Islam è una marea montante, che da almeno trent’anni sta invadendo il Vecchio Continente, e che nei prossimi trenta potrebbe addirittura sommergerlo”Massimo Jevolella<Nell’attesa del diluvio islamico><Il Giornale>6 V 1992
22) “La migliore protezione per i popoli di colore è e resterà sempre un mondo gerarchizzato e controllato dagli indo-europei e non una pseudo società egualitaria e onusiana controllata e diretta da mercanti cosmopoliti semitizzati.”.Sam Izdats <Les Races Humaines> Editions Verite, s.a.i.,Vol.II pag.591 .
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<Noi veniamo aggrediti. la guerra ci è stata dichiarata, il nostro sangue tramonta o viene corrotto. E tutta l’opera del sistema consiste nel persuaderci che questo formidabile avvenimento non esiste.>Guillaume Faye <Avant-Guerre Chronique d’un catastrophe annoncè”L’Aencre, Paris, 2002,pag.341.
Essere o non essere: questo è il nostro problema. Noi saremo o schiavi o padroni, e dato che non siamo adatti ad essere schiavi dobbiamo agire per ottenere una indiscutibile supremazia mondiale della nostra razza. Non vi è altra possibilità di scelta. E’ un dovere verso noi stesi e ancor più verso quelli che verranno dopo di noi.”A Jacob” White Man think again” s.a.i ma USA anni 60, pag.277.

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