12 Aprile 2024
Tradizione Primordiale

MANvantara. Antropologia, Ethnos, Tradizione

Lunedì 12/9 il caro amico Fabio Calabrese ha pubblicato su queste pagine la trentacinquesima parte della sua serie “Ahnenerbe casalinga” che sicuramente i lettori di EreticaMente ormai conoscono bene come interessante spazio, divenuto praticamente una rubrica periodica, dedicata ai temi delle nostra storia remota.

Nel suo articolo Fabio Calabrese ha voluto spendere qualche parola di apprezzamento, di cui lo ringrazio, per un’iniziativa che di recente è partita su Facebook, ovvero la creazione del gruppo “MANvantara. Antropologia, Ethnos, Tradizione” focalizzato sulle Origini e le Radici dell’Uomo e delle sue Razze; Fabio ha anche auspicato una mia sintesi di quanto finora vi è stato pubblicato dai partecipanti, invito che ovviamente apprezzo molto. Tuttavia, non nascondo che la cosa sia di attuazione piuttosto difficile a causa di una certa eterogeneità del materiale che è stato messo a disposizione dagli amici: link ad articoli, note e considerazioni varie, domande ed interventi su argomenti anche abbastanza distanti tra di loro. Di conseguenza, ritengo più agevole fare piuttosto un sunto di quelle che vorrebbero essere le finalità ispiratrici dell’iniziativa e le coordinate tematiche entro le quali cercare di mantenere i contributi di tutti; anche se va detto che ciò non è… così semplice, vista la – peraltro lodevole – “proattività” di molti degli iscritti, che giustamente manifestano il piacere di condividere materiale di vario tipo, comunque sempre molto stimolante.

Venendo al nome del gruppo, se “Antropologia, Ethnos, Tradizione” rappresentano concetti che presumo siano sufficientemente chiari ai lettori di questo sito, la parola “Manvantara” è forse un po’ meno conosciuta in quanto è un termine presente nella Tradizione indù e si riferisce al ciclo completo, dall’inizio alla fine, di un’umanità: ciclo a sua volta suddiviso in quattro “Yuga” (Satya, Treta, Dvapara e Kali -Yuga) o anche, secondo un’ottica più occidentale, nelle cinque Età menzionate dal greco Esiodo (Età dell’Oro, Argento, Bronzo, Eroi, Ferro). In ogni caso, per sottolineare il focus tematico dell’iniziativa, “MAN” è volutamente scritto in maiuscolo, quale radice indoeuropea che, più o meno direttamente, rimanda al concetto di Uomo.

L’approccio culturale di base che vorremmo seguire si snoda lungo itinerari distanti dalle riduttive visuali materialistico-evoluzioniste e si propone di sviluppare, fondamentalmente, due filoni di riflessione: uno che potremmo definire “storico” ed uno “metastorico”.

La linea “storica” intende dedicarsi soprattutto alla dimensione temporale – la Preistoria umana – secondo una prospettiva ciclico-involutiva preferibilmente appoggiata alla cornice cronologica e concettuale proposta dal metafisico francese Renè Guenon, ma attingendo anche dalle elaborazioni di Julius Evola e di altri pensatori, “tradizionalisti” in senso stretto o meno, che possano fornire spunti ripresi dal Mito: in un’ottica, in ultima analisi, di Origini Boreali della presente forma umana. Quindi Thule, Hyperborea, ma anche Arioeuropei e, via via, Atlantide, Lemuria, cioè ragionando attorno a tutte quelle terre, quei sotto-cicli e quelle migrazioni – assieme etniche e simbolico-spirituali – che dagli arcani eventi dell’Antropogenesi iniziale hanno portato all’attuale quadro della diversità umana.

La linea “metastorica”, invece, intende collocarsi in una dimensione meno condizionata dalla temporalità e pertanto più “essenziale”, adottando una visuale maggiormente orientata all’analisi tradizionale delle strutture costitutive dell’Uomo (microcosmo: Corpo, Anima, Spirito) e, di riflesso, anche dei suoi aggregati (mesocosmo: Razze, Etnie, Caste). Quindi approcciando temi quali, a titolo di esempio: la posizione dell’Uomo in rapporto ad Archetipi e Manifestazione, i nessi Macrocosmo/Microcosmo, il tema della differenziazione delle Razze ed il loro rapporto con le Caste e le Etnie, la concezione tripartita della Razza in Julius Evola, il significato dell’ancestralità e degli atavismi, ecc…

Ma, oltre ai contributi di carattere tradizionale, entrambi i filoni di riflessione – che ovviamente possono tra loro interferire e sovrapporsi – sono aperti anche a tutti gli spunti utili provenienti dalla ricerca accademica, sempreché correttamente interpretati, traendo elementi dalle più svariate discipline. Ad esempio: paleoantropologia ed archeologia (focus sui ritrovamenti riconducibili a Homo Sapiens, anche di inattesa antichità; classificazioni morfologico-razziali; culture litiche; ecc…), genetica e paleogenetica (il rapporto tra DNA e forma biologica; epigenetica ed eredità; i legami molecolari tra le popolazioni mondiali; ecc…), glottologia (il dibattito sull’origine e la natura del linguaggio; il tema degli “universali linguistici”; l’etnogenesi delle grandi famiglie linguistiche ed i macro-rapporti tra di esse; ecc…), antropologia culturale e filosofica (il controverso tema degli “universali culturali”; la “peculiarità” del fenomeno umano; la tensione “Natura/Cultura”; i fondamenti dell’Identità etnica; ecc…), etologia e psicologia (le strutture comportamentali profonde; il rapporto con l’istintualità; ecc…), ma anche mitologia comparata, biologia, paleodemografia, paleoclimatologia e quant’altro ritenuto attinente.

Un’area, quindi, che come si può notare è al tempo stesso molto ampia ma anche molto specifica (da cui l’anzidetta eterogeneità del materiale finora pubblicato e la difficoltà a farne un riassunto generale). Ampia, cioè, negli spunti e nell’approccio interdisciplinare di partenza, ma specifica e focalizzata su un unico filo conduttore e sulla sintesi finale: una riflessione sulla storia del nostro Ciclo e sulla “topografia” interna dell’Uomo e di questa Umanità.

Per ulteriore chiarezza, terrei a precisare che l’ambito di interesse del gruppo non vorrebbe, preferibilmente, comprendere segmenti preistorici o forme viventi non relazionabili, in qualche modo, alla forma Sapiens, ma nemmeno la Protostoria troppo recente, che mi sembra un campo già ben presidiato da una platea piuttosto vasta di gruppi Facebook e dei quali quest’iniziativa non vuole essere un inutile doppione. E nemmeno tematiche, a mio avviso più discutibili, come quelle “ufologico-fantarcheologiche”, improntate da un certo sensazionalismo oggi molto in voga ed in fondo riconducibile all’alveo dello stesso materialismo denunciato sopra.

Infine, per quanto ovvio, sottolineo che non è assolutamente necessario essere antropologi o accademici per aderire al gruppo (io non lo sono) e che il livello di partecipazione può spaziare dall’articolo scritto in prima persona, al link segnalato, al libro suggerito, alla breve (o lunga) considerazione proposta o anche alla semplice domanda rivolta ai partecipanti per chiarire un dubbio o avviare una discussione. Nessuno insegna e tutti impariamo.

Chi, dunque, ha un’utenza Facebook attiva ed è interessato anche solo ad alcune delle tematiche riassunte sopra, non esiti a cercare il nostro gruppo nel social (attenzione: tra le ricorrenze per “Manvantara. Antropologia, Ethnos, Tradizione” oltre al nostro gruppo appare anche la mia pagina FB, che ha la stessa denominazione con la sola aggiunta del mio nome e che tengo come archivio di parte del materiale pubblicato; ovviamente siete invitati a visitarla). Sarà un piacere confermare la vostra richiesta di iscrizione.

Un cordiale saluto

Michele Ruzzai

14 Comments

  • Stefano 7 Ottobre 2016

    Caro Michele, prima di tutto voglio rinnovare il mio apprezzamento per il grande lavoro che svolgi e che a mio modesto avviso è fra i più interessanti che si possano trovare in giro, quindi complimenti e continua la tua ricerca…Non possiedo un profilo facebook quindi scrivo qui alcune considerazione che volevo porti, anzi per la precisione uno scritto che ho di recente riesaminato e che si aggancia ad una conversazione che abbiamo avuto in precedenza… Per arrivare al sodo io ebbi a commentare il tuo articolo “LA PATRIA ARTICA: alcune note su “L’Isola Bianca e l’Isola Verde” di Giuseppe Acerbi ” ponendoti delle considerazioni in particolare sulla classificazione delle razze e la loro associazione agli elementi cosmici, sulla scorta delle idee di Georgel, più precisamente mettendo in discussione la tua visione della Razza Rossa come prima materializzazione umana nel secondo grande anno del Manvatara ed associandola invece alla razza atlantidea e quindi alle razze semitiche che sarebbero tramite gli egizi i discendeti dei “rossi” atlantidei e conserverebbero nel mito del “diluvio” biblico il ricordo della catastrofe che colpì il loro popolo… Ora non posso ripetere ciò che scrissi ma sicuramente potrai rileggere quell’intervento a cui tu mi rispondesti in modo molto esauriente e che mi convinse in pieno e quindi non ebbi nulla da obbiettare alle tue considerazioni molto soddisfacenti… Ora però mi è capitato di rileggere il testo di Renè Guenon “Forme tradizionali e cicli cosmici”,una raccolta di articoli molto interessanti del francese su questo tema, e voglio proporti la lettura di uno stralcio del capitolo” La posizione della civiltà atlantidea nel Manvatara” che sembra confermare la tesi da me immaginata prima di aver letto questo testo che è il seguente:”…Inoltre, siccome l’autunno corrisponde nell’anno a ciò che la sera è nel giorno, si può vedere un allusione diretta al mondo atlantideo in quello che indica la tradizione ebraica(il cui nome,del resto è di quelli che denotano un origine occidentale), e cioè che il mondo fu creato all’equinozio d’autunno(il primo giorno del mese di Thishri, secondo una particolare trasposizione della parola Bereshith); e forse è proprio in questo fatto la ragione più immediata(altre ve ne sono di carattere più profondo) dell’enunciazione della sera(ereb) prima del mattino(boqer) nella esposizione dei giorni della Genesi(anche presso gli Arabi si usa contare le ore del giorno a partire dal magrheb,vale a dire il tramonto). Ciò potrebbe trovare una conferma nel fatto che il significato letterale del nome Adam è “Rosso”, la tradizione atlantidea essendo stata precisamente la tradizione della razza rossa; sembra anche che il diluvio biblico corrisponda direttamente al cataclisma in cui sparì Atlantide, e di conseguenza non possa essere identificato con il diluvio di Satyavrata il quale,secondo la tradizione indù,che procede direttamente dalla Tradizione primordiale,precedette immediatamente l’inizio del nostro Manvatara(al contrario i diluvi di Deucalion e Ogyges,presso i Greci, sembrano riferirsi a periodi ancor più ristretti ed a cataclismi parziali, posteriori a quello dell’Atlantide)….. vogliamo dire con ciò che il ciclo atlantideo pare essre stato preso come base della tradizione ebraica,che la trasmissione sia avvenuta attraverso gli Egiziani,cosa che non ha proprio nulla di inverosimile, o in qualunque altro modo….”… Nel seguente capitolo “Alcune considerazioni sul nome Adam” così prosegue il Guenon :” …abbiamo detto che il nome Adam significa letteralmente “rosso”, e che questo è uno degli indizi del collegamento della tradizione ebraica con quella atlantidea,che fu quella della razza rossa…Per la stessa ragione la “terra rossa” sembra avere una speciale importanza nel simbolismo ermetico in cui essa può essere vista come una delle raffigurazione della materia prima… si aggiunga che la parentela fra una delle designazioni della terra e il nome Adam, preso come tipo dell’umanità, si ritrova, sotto un altra forma, nella lingua latina, in cui la parola humus,”terra”, è vicina in maniera altrettanto singolare ai termini homo e humanus. D’altro canto, se si riferisce specialmente il nome Adam alla tradizione della razza rossa, questa corrisponde alla terra, fra gli elementi, così come fra i punti cardinali, è in correlazione con l’Occidente, e quest’ultima concordanza dà un ulteriore giustificazione a ciò che avevamo detto in precedenza…. D’altra parte,tornando alla relazione più particolare del nome Adam con la razza rossa, questa, malgrado il suo colore, non sembra poter essere messa in rapporto con una prevalenza del sangue nella costituzione organica, perchè il temperamento sanguigno, fra gli elementi, corrisponde al Fuoco,non alla terra ed è la razza nera che viene messa in relazione con l’elemento fuoco,così come fra i punti cardinali essa corrisponde al Sud. Segnaliamo ancora, fra i derivati della radice Adam, la parola Edom, che significa “rosso di capelli” e che d’altronde differisce dal nome Adam soltanto per le vocali; nella Bibbia, “Edom” è un soprannome di Esaù, da cui il nome di Edomiti,dato ai suoi discendenti, e quello di Idumea dato alla loro terra. Tutto questo ci ricorda i “sette re di Edom” di cui si parla nello Zohar, e la stretta rassomiglianza di Edom con Adam può essere una delle ragioni per cui questo nome viene scelto qui per designare le umanità scomparse cioè quelle dei precedenti Manvatara. In tal modo, ci si può rendere conto del rapporto esistente fra la questione appena accennata e quella dei cosiddetti “preadamiti”: se si considera Adam come l’origine della razza rossa e della sua particolare tradizione, può trattarsi semplicemente delle altre razze che hanno preceduto quest’ultima nel corso dell’attuale ciclo umano;se lo si considera in un significato più ampio, come il prototipo di tutta la presente umanità,si tratterà di quelle umanità anteriori alle quali, precisamente, alludono i sette Re di Edom”… Ti saluto Michele e ti chiedo cosa ne pensi di ciò, peraltro gli elementi associati corrispondono a quelli di Georgel che infatti disse che le sue associazioni furono confermate dal Guenon, umilmente ti pongo queste considerazioni e ti invito se non l’hai già fatto a leggere il testo intero da cui ho tratto questi stralci, cordiali saluti….

  • Stefano 7 Ottobre 2016

    Caro Michele, prima di tutto voglio rinnovare il mio apprezzamento per il grande lavoro che svolgi e che a mio modesto avviso è fra i più interessanti che si possano trovare in giro, quindi complimenti e continua la tua ricerca…Non possiedo un profilo facebook quindi scrivo qui alcune considerazione che volevo porti, anzi per la precisione uno scritto che ho di recente riesaminato e che si aggancia ad una conversazione che abbiamo avuto in precedenza… Per arrivare al sodo io ebbi a commentare il tuo articolo “LA PATRIA ARTICA: alcune note su “L’Isola Bianca e l’Isola Verde” di Giuseppe Acerbi ” ponendoti delle considerazioni in particolare sulla classificazione delle razze e la loro associazione agli elementi cosmici, sulla scorta delle idee di Georgel, più precisamente mettendo in discussione la tua visione della Razza Rossa come prima materializzazione umana nel secondo grande anno del Manvatara ed associandola invece alla razza atlantidea e quindi alle razze semitiche che sarebbero tramite gli egizi i discendeti dei “rossi” atlantidei e conserverebbero nel mito del “diluvio” biblico il ricordo della catastrofe che colpì il loro popolo… Ora non posso ripetere ciò che scrissi ma sicuramente potrai rileggere quell’intervento a cui tu mi rispondesti in modo molto esauriente e che mi convinse in pieno e quindi non ebbi nulla da obbiettare alle tue considerazioni molto soddisfacenti… Ora però mi è capitato di rileggere il testo di Renè Guenon “Forme tradizionali e cicli cosmici”,una raccolta di articoli molto interessanti del francese su questo tema, e voglio proporti la lettura di uno stralcio del capitolo” La posizione della civiltà atlantidea nel Manvatara” che sembra confermare la tesi da me immaginata prima di aver letto questo testo che è il seguente:”…Inoltre, siccome l’autunno corrisponde nell’anno a ciò che la sera è nel giorno, si può vedere un allusione diretta al mondo atlantideo in quello che indica la tradizione ebraica(il cui nome,del resto è di quelli che denotano un origine occidentale), e cioè che il mondo fu creato all’equinozio d’autunno(il primo giorno del mese di Thishri, secondo una particolare trasposizione della parola Bereshith); e forse è proprio in questo fatto la ragione più immediata(altre ve ne sono di carattere più profondo) dell’enunciazione della sera(ereb) prima del mattino(boqer) nella esposizione dei giorni della Genesi(anche presso gli Arabi si usa contare le ore del giorno a partire dal magrheb,vale a dire il tramonto). Ciò potrebbe trovare una conferma nel fatto che il significato letterale del nome Adam è “Rosso”, la tradizione atlantidea essendo stata precisamente la tradizione della razza rossa; sembra anche che il diluvio biblico corrisponda direttamente al cataclisma in cui sparì Atlantide, e di conseguenza non possa essere identificato con il diluvio di Satyavrata il quale,secondo la tradizione indù,che procede direttamente dalla Tradizione primordiale,precedette immediatamente l’inizio del nostro Manvatara(al contrario i diluvi di Deucalion e Ogyges,presso i Greci, sembrano riferirsi a periodi ancor più ristretti ed a cataclismi parziali, posteriori a quello dell’Atlantide)….. vogliamo dire con ciò che il ciclo atlantideo pare essre stato preso come base della tradizione ebraica,che la trasmissione sia avvenuta attraverso gli Egiziani,cosa che non ha proprio nulla di inverosimile, o in qualunque altro modo….”… Nel seguente capitolo “Alcune considerazioni sul nome Adam” così prosegue il Guenon :” …abbiamo detto che il nome Adam significa letteralmente “rosso”, e che questo è uno degli indizi del collegamento della tradizione ebraica con quella atlantidea,che fu quella della razza rossa…Per la stessa ragione la “terra rossa” sembra avere una speciale importanza nel simbolismo ermetico in cui essa può essere vista come una delle raffigurazione della materia prima… si aggiunga che la parentela fra una delle designazioni della terra e il nome Adam, preso come tipo dell’umanità, si ritrova, sotto un altra forma, nella lingua latina, in cui la parola humus,”terra”, è vicina in maniera altrettanto singolare ai termini homo e humanus. D’altro canto, se si riferisce specialmente il nome Adam alla tradizione della razza rossa, questa corrisponde alla terra, fra gli elementi, così come fra i punti cardinali, è in correlazione con l’Occidente, e quest’ultima concordanza dà un ulteriore giustificazione a ciò che avevamo detto in precedenza…. D’altra parte,tornando alla relazione più particolare del nome Adam con la razza rossa, questa, malgrado il suo colore, non sembra poter essere messa in rapporto con una prevalenza del sangue nella costituzione organica, perchè il temperamento sanguigno, fra gli elementi, corrisponde al Fuoco,non alla terra ed è la razza nera che viene messa in relazione con l’elemento fuoco,così come fra i punti cardinali essa corrisponde al Sud. Segnaliamo ancora, fra i derivati della radice Adam, la parola Edom, che significa “rosso di capelli” e che d’altronde differisce dal nome Adam soltanto per le vocali; nella Bibbia, “Edom” è un soprannome di Esaù, da cui il nome di Edomiti,dato ai suoi discendenti, e quello di Idumea dato alla loro terra. Tutto questo ci ricorda i “sette re di Edom” di cui si parla nello Zohar, e la stretta rassomiglianza di Edom con Adam può essere una delle ragioni per cui questo nome viene scelto qui per designare le umanità scomparse cioè quelle dei precedenti Manvatara. In tal modo, ci si può rendere conto del rapporto esistente fra la questione appena accennata e quella dei cosiddetti “preadamiti”: se si considera Adam come l’origine della razza rossa e della sua particolare tradizione, può trattarsi semplicemente delle altre razze che hanno preceduto quest’ultima nel corso dell’attuale ciclo umano;se lo si considera in un significato più ampio, come il prototipo di tutta la presente umanità,si tratterà di quelle umanità anteriori alle quali, precisamente, alludono i sette Re di Edom”… Ti saluto Michele e ti chiedo cosa ne pensi di ciò, peraltro gli elementi associati corrispondono a quelli di Georgel che infatti disse che le sue associazioni furono confermate dal Guenon, umilmente ti pongo queste considerazioni e ti invito se non l’hai già fatto a leggere il testo intero da cui ho tratto questi stralci, cordiali saluti….

  • Michele Ruzzai 9 Ottobre 2016

    Caro Stefano, ti ringrazio nuovamente per l’apprezzamento, decisamente fin troppo lusinghiero. Grazie anche per la segnalazione dei passi di “Forme tradizionali e cicli cosmici” dove Guenon indica una relazione tra Razza Rossa ed elemento Terra e Razza Nera ed elemento Fuoco: ho il testo ma evidentemente di questi punti non mi ero preso attenta nota, anche se devo dire che già attribuivo implicitamente tali collegamenti a Guenon visto che, come giustamente ricordi, fu lo stesso Georgel a riproporli, ma rimarcando sempre di muoversi in una prospettiva strettamente guenoniana. Posto che, lo sottolineo sempre, qui ci si trova su un campo fortemente ipotetico e quindi passibile di una molteplicità di interpretazioni (come anche, interessante, quella sul tramonto e l’autunno che hai riportato), direi che, come accennavo nella precedente nota, è proprio dalla prima di tutta la serie di corrispondenze Razze-Elementi proposta da Guenon / Georgel – cioè quella che accosta la Razza Gialla all’elemento Aria – che, per le ragioni già espresse la volta scorsa, partono tutte le mie perplessità ed a caduta coinvolgono anche le successive corrispondenze. Spero quindi che non me ne vogliano i guenoniani “di stretta osservanza” se personalmente ritengo che lo schema, pur incompleto, proposto da Frithjof Schuon appaia più solido. Il fatto è che Guenon si è appoggiato unicamente, reinterpretandoli, su dati di carattere tradizionale, mentre il mio approccio – ovviamente di ben altra caratura! – guarda con interesse anche alle risultanze di altre discipline (in questo, forse più vicino all’impostazione di Julius Evola), potendosi quindi avvalere di ulteriori elementi che il francese si è volutamente precluso, o che al tempo non erano ancora emersi: pensiamo alle analisi paleoantropologiche, o a quelle paleogenetiche, o alle ipotesi macrolinguistiche che, ad esempio, Guenon ha considerato sempre con sospetto, tanto da fargli rifiutare il concetto di un’unità etnolinguistica indoeuropea, che invece credo sia un punto ormai abbastanza consolidato. Ma comunque le tue utili osservazioni sui passi di “Forme tradizionali…” mi inducono certamente a qualche altra riflessione, beninteso, sempre altamente congetturale e che certo non pretende di dire una parola conclusiva su queste tematiche. Sono perfettamente d’accordo sul tema dei diluvi, su Satyavrata e sulle confusioni che possono essere sorte accostando figure non di identico significato e solo analoghe su scale diverse, ma una nota la farei in merito al nome di “Adam”: ovvero, se lo interpretiamo nel significato più ampio, cioè come prototipo di tutta la presente umanità, non vedo perché in quest’accezione, che peraltro mi sembra quella più immediatamente riconoscibile, non andrebbe per nulla considerato il collegamento con il colore rosso, che invece mi sembra primario ed indipendente, oggettivamente lessicale: quindi non condizionato dall’interpretazione, posteriore, che poi si vuole dare della figura adamica. Invece, tenendo sempre presente (ma perché dovrebbe essere diversamente?) questa importante connessione, manteniamo il “rosso” a quel livello di primordialità che, a mio avviso, gli spetta di diritto. Una primordialità che forse andrebbe letta su un doppio piano crono-ontologico – incorporeo prima e corporeizzato poi – di cui non escluderei che le stesse articolate e, per certi versi, ridondanti vicende narrate nel testo biblico in merito all’antropogenesi iniziale possano essere una traccia: se giustamente ricordi il concetto di “humus” e di “terra rossa”, nella quale Adam viene plasmato all’inizio del ciclo, credo non sia di secondaria importanza, ma sia anzi il concetto preminente, il fatto che questa “terra” non corrisponda all’elemento appartenente alla tetrade tradizionale e quindi accostabile ad una razza specifica, ma appaia come una sorta di “polvere quintessenziale”, cosa che diversi autori (che qui non elenco per non dilungarmi troppo) hanno avuto modo di rilevare. Quindi la creazione primaria di una forma di materialità “sottile” sostanziata di Etere (sulla quale mi pare l’altra volta concordavamo) il cui successivo e più analogo elemento sul piano grossolano, in quanto “meno differenziato” tra tutti i quattro, sarebbe proprio quell’Aria della quale già rilevavamo un certo, significativo, collegamento con il colore rosso, e che anche Guenon ricorda essere il primo elemento che si manifesta a partire dall’Etere “centrale”. E all’Aria corrisponderebbe infatti anche la prima umanità corporeizzata (inizio del Secondo Grande Anno), della quale non a caso tra i primi reperti fossili apparirebbero proprio quei Cro-Magnon che anche Georgel considera di Razza Rossa, ma che appunto presentano una datazione preistorica ben più elevata di quella che una loro attribuzione al solo, più recente, ciclo atlantideo dovrebbe comportare (Quarto Grande Anno), arrivando invece anche a 45-50.000 anni fa. Infine, in questa stessa direzione trovo interessanti anche gli accenni di Herman Wirth (che, mi pare, Guenon criticò) sui Nativi nordamericani, tra i più tipici rappresentanti della ecumenica e polimorfica Razza Rossa, che secondo lui costituirebbero oggi la derivazione più diretta dell’umanità primordiale (e sappiamo come molti rappresentanti di questi, ad esempio tra i Lakota Sioux, siano stati accostati al tipo Cro-Magnon); o anche quelli di Frithjof Schuon su un “elemento atlantico forse anteriore alle grandi differenziazioni razziali”, che proprio in quanto atlantico dovrebbe corrispondere all’elemento rosso, che però lo svizzero significativamente interpreta come ancestrale rispetto agli altri gruppi razziali e non un prodotto relativamente tardo.
    Spero comunque di averti fornito qualche ulteriore punto di tuo interesse e ti ringrazio ancora per l’apprezzamento.
    Un cordiale saluto

  • Michele Ruzzai 9 Ottobre 2016

    Caro Stefano, ti ringrazio nuovamente per l’apprezzamento, decisamente fin troppo lusinghiero. Grazie anche per la segnalazione dei passi di “Forme tradizionali e cicli cosmici” dove Guenon indica una relazione tra Razza Rossa ed elemento Terra e Razza Nera ed elemento Fuoco: ho il testo ma evidentemente di questi punti non mi ero preso attenta nota, anche se devo dire che già attribuivo implicitamente tali collegamenti a Guenon visto che, come giustamente ricordi, fu lo stesso Georgel a riproporli, ma rimarcando sempre di muoversi in una prospettiva strettamente guenoniana. Posto che, lo sottolineo sempre, qui ci si trova su un campo fortemente ipotetico e quindi passibile di una molteplicità di interpretazioni (come anche, interessante, quella sul tramonto e l’autunno che hai riportato), direi che, come accennavo nella precedente nota, è proprio dalla prima di tutta la serie di corrispondenze Razze-Elementi proposta da Guenon / Georgel – cioè quella che accosta la Razza Gialla all’elemento Aria – che, per le ragioni già espresse la volta scorsa, partono tutte le mie perplessità ed a caduta coinvolgono anche le successive corrispondenze. Spero quindi che non me ne vogliano i guenoniani “di stretta osservanza” se personalmente ritengo che lo schema, pur incompleto, proposto da Frithjof Schuon appaia più solido. Il fatto è che Guenon si è appoggiato unicamente, reinterpretandoli, su dati di carattere tradizionale, mentre il mio approccio – ovviamente di ben altra caratura! – guarda con interesse anche alle risultanze di altre discipline (in questo, forse più vicino all’impostazione di Julius Evola), potendosi quindi avvalere di ulteriori elementi che il francese si è volutamente precluso, o che al tempo non erano ancora emersi: pensiamo alle analisi paleoantropologiche, o a quelle paleogenetiche, o alle ipotesi macrolinguistiche che, ad esempio, Guenon ha considerato sempre con sospetto, tanto da fargli rifiutare il concetto di un’unità etnolinguistica indoeuropea, che invece credo sia un punto ormai abbastanza consolidato. Ma comunque le tue utili osservazioni sui passi di “Forme tradizionali…” mi inducono certamente a qualche altra riflessione, beninteso, sempre altamente congetturale e che certo non pretende di dire una parola conclusiva su queste tematiche. Sono perfettamente d’accordo sul tema dei diluvi, su Satyavrata e sulle confusioni che possono essere sorte accostando figure non di identico significato e solo analoghe su scale diverse, ma una nota la farei in merito al nome di “Adam”: ovvero, se lo interpretiamo nel significato più ampio, cioè come prototipo di tutta la presente umanità, non vedo perché in quest’accezione, che peraltro mi sembra quella più immediatamente riconoscibile, non andrebbe per nulla considerato il collegamento con il colore rosso, che invece mi sembra primario ed indipendente, oggettivamente lessicale: quindi non condizionato dall’interpretazione, posteriore, che poi si vuole dare della figura adamica. Invece, tenendo sempre presente (ma perché dovrebbe essere diversamente?) questa importante connessione, manteniamo il “rosso” a quel livello di primordialità che, a mio avviso, gli spetta di diritto. Una primordialità che forse andrebbe letta su un doppio piano crono-ontologico – incorporeo prima e corporeizzato poi – di cui non escluderei che le stesse articolate e, per certi versi, ridondanti vicende narrate nel testo biblico in merito all’antropogenesi iniziale possano essere una traccia: se giustamente ricordi il concetto di “humus” e di “terra rossa”, nella quale Adam viene plasmato all’inizio del ciclo, credo non sia di secondaria importanza, ma sia anzi il concetto preminente, il fatto che questa “terra” non corrisponda all’elemento appartenente alla tetrade tradizionale e quindi accostabile ad una razza specifica, ma appaia come una sorta di “polvere quintessenziale”, cosa che diversi autori (che qui non elenco per non dilungarmi troppo) hanno avuto modo di rilevare. Quindi la creazione primaria di una forma di materialità “sottile” sostanziata di Etere (sulla quale mi pare l’altra volta concordavamo) il cui successivo e più analogo elemento sul piano grossolano, in quanto “meno differenziato” tra tutti i quattro, sarebbe proprio quell’Aria della quale già rilevavamo un certo, significativo, collegamento con il colore rosso, e che anche Guenon ricorda essere il primo elemento che si manifesta a partire dall’Etere “centrale”. E all’Aria corrisponderebbe infatti anche la prima umanità corporeizzata (inizio del Secondo Grande Anno), della quale non a caso tra i primi reperti fossili apparirebbero proprio quei Cro-Magnon che anche Georgel considera di Razza Rossa, ma che appunto presentano una datazione preistorica ben più elevata di quella che una loro attribuzione al solo, più recente, ciclo atlantideo dovrebbe comportare (Quarto Grande Anno), arrivando invece anche a 45-50.000 anni fa. Infine, in questa stessa direzione trovo interessanti anche gli accenni di Herman Wirth (che, mi pare, Guenon criticò) sui Nativi nordamericani, tra i più tipici rappresentanti della ecumenica e polimorfica Razza Rossa, che secondo lui costituirebbero oggi la derivazione più diretta dell’umanità primordiale (e sappiamo come molti rappresentanti di questi, ad esempio tra i Lakota Sioux, siano stati accostati al tipo Cro-Magnon); o anche quelli di Frithjof Schuon su un “elemento atlantico forse anteriore alle grandi differenziazioni razziali”, che proprio in quanto atlantico dovrebbe corrispondere all’elemento rosso, che però lo svizzero significativamente interpreta come ancestrale rispetto agli altri gruppi razziali e non un prodotto relativamente tardo.
    Spero comunque di averti fornito qualche ulteriore punto di tuo interesse e ti ringrazio ancora per l’apprezzamento.
    Un cordiale saluto

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    Ciao caro Michele, non avendo altro modo di contattarti provo a scrivere qui sperando tu legga questo commento… Volevo sottoporti un’ennesima questione su cui mi interesserebbe tanto sapere il tuo punto di vista. Ho avuto recentemente contatti con uno studioso delle mura ciclopiche e delle costruzioni megalitiche delle “città saturnie” laziali, il quale ha scritto anche dei testi in cui ipotizza -basandosi su uno studio comparativo di dati archeologici,paletnologici,genetici,linguistici ed altro- che l’origine di tali città(Alatri in particolare) e costruzioni sia d’attribuire a popolazioni pelasgiche arrivate in questi posti dai territori dell’Asia minore… Non mi posso in questa sede dilungare troppo sui dati e le fonti su cui si basa tale ipotesi, si va dagli studi di Don Giuseppe Capone,sacerdote che con il suo testo “La progenie hetea” ha rivitalizzato l’area di studi riguardo queste città con la sua ipotesi di origine mesopotamica ed Ittita, agli studi del glottologo Luigi Ceci, a quelli dell’orientalista Cesare De Cara come “Gli Hetei Pelasgi” ma anche altro,Dionigi di Alicarnasso, Marija Gymbutas con la sua “ipotesi kurgan”,Mumford,Villar ecc ecc… Ora ciò che mi permetto di chiederti,dato che non ho trovato molto nei tuoi scritti a riguardo, è la tua posizione sull’origine e sulla natura del popolo dei pelasgi, e se sia possibile attribuire a loro le opere megalitiche del Lazio ma anche la conformazione delle popolazioni stesse di queste aree saturnine e pre-romane(come ipotizzata dal testo in esame) e come ti poni riguardo una loro possibile venuta dalle regioni dell’asia minore… Io sono sempre stato convinto che per pelasgi debba intendersi quelle popolazioni che lo stesso Dionigi identificò coi Tirreni e che con molta probabilità in seguito si possono identificare a loro volta con gli Etruschi, non credo alla loro origine asiatica ma penso siano popolazioni autoctone italiche del tirreno,nelle quali alcuni gruppi si staccarono spostandosi verso est nell’egeo e nell’anatolia e nei quali si può vedere anche una parentela con i Troiani dell’Eneide(i quali infatti erano alleati degli Etruschi) e che in seguito alla guerra tornarono nella loro patria d’origine italica(sempre seguendo Virgilio) dando nuovo impulso alla vita dei gruppi rimasti nel territorio originario… Se quest’ipotesi fosse corretta ci troveremmo di fronte a quel substrato italico di popoli mediterranei ed a mio modo di vedere non indoeuropei che poi avrebbe composto parte del nucleo etnico italico fornendo la base su cui i popoli patriarcali indoeuropei venuti da nord avrebbero imposto la loro dominazione… Ho quindi seguendo sempre questa linea ipotizzato un origine dei popolo pelasgici e preindoeropei,essendo essi inquadrabili anche come ben saprai in “popoli del mare”, dicevo pongo la loro zona di residenza sempre sulla dorsale ovest-est del mediterraneo,dal nordafrica occidentale al Mar egeo ,ipotizzando quindi una possibile ed antecedente venuta dalla’Atlantide meridionale(ricordo che fra i popoli di mare ci siano anche gli Shardana messi in realzioni con i Sardi o i filistei stessi equiparati agli stessi pelasgi) … Cosa ne pensi di tutto ciò, qual’è la tua visione sui popoli detti Pelasgici,ti sei mai rapportato allo studio delle costruzioni megalitiche, pensi che questi popoli possano costituire un substrato non indoeuropeo delle italiche genti(il riferimento all’agricoltura ed a Saturno potrebbe essere un indizio), ed infine potresti spiegarmi quale rapporto vi potrebbe essere a questo punto con gli Ittiti che se non sbaglio erano una cultura indoeuropea? Scusami per le molte questioni poste, è che sto scrivendo anche un articolo su questo tema e volevo avere una tua opinione in proposito che per me sarebbe molto importante, ti ringrazio anticipatamente nel caso tu riesca a rispondere o a rimandarmi a qualche tuo studio su questo tema, è incredibile come abbiamo così pochi dati e informazioni sui Pelasgi e non essendomi mai concentrato particolarmente sulle loro origini e prendendo per buone le tesi dualiste di Evola su di loro mi trovo molto in difficoltà e non so da dove partire per cercare delle risposte soddisfacenti sul loro conto, conto in tuo aiuto Michele, grazie ancora e cordiali saluti,spero riprenderai presto a pubblicare!!!

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    Ciao caro Michele, non avendo altro modo di contattarti provo a scrivere qui sperando tu legga questo commento… Volevo sottoporti un’ennesima questione su cui mi interesserebbe tanto sapere il tuo punto di vista. Ho avuto recentemente contatti con uno studioso delle mura ciclopiche e delle costruzioni megalitiche delle “città saturnie” laziali, il quale ha scritto anche dei testi in cui ipotizza -basandosi su uno studio comparativo di dati archeologici,paletnologici,genetici,linguistici ed altro- che l’origine di tali città(Alatri in particolare) e costruzioni sia d’attribuire a popolazioni pelasgiche arrivate in questi posti dai territori dell’Asia minore… Non mi posso in questa sede dilungare troppo sui dati e le fonti su cui si basa tale ipotesi, si va dagli studi di Don Giuseppe Capone,sacerdote che con il suo testo “La progenie hetea” ha rivitalizzato l’area di studi riguardo queste città con la sua ipotesi di origine mesopotamica ed Ittita, agli studi del glottologo Luigi Ceci, a quelli dell’orientalista Cesare De Cara come “Gli Hetei Pelasgi” ma anche altro,Dionigi di Alicarnasso, Marija Gymbutas con la sua “ipotesi kurgan”,Mumford,Villar ecc ecc… Ora ciò che mi permetto di chiederti,dato che non ho trovato molto nei tuoi scritti a riguardo, è la tua posizione sull’origine e sulla natura del popolo dei pelasgi, e se sia possibile attribuire a loro le opere megalitiche del Lazio ma anche la conformazione delle popolazioni stesse di queste aree saturnine e pre-romane(come ipotizzata dal testo in esame) e come ti poni riguardo una loro possibile venuta dalle regioni dell’asia minore… Io sono sempre stato convinto che per pelasgi debba intendersi quelle popolazioni che lo stesso Dionigi identificò coi Tirreni e che con molta probabilità in seguito si possono identificare a loro volta con gli Etruschi, non credo alla loro origine asiatica ma penso siano popolazioni autoctone italiche del tirreno,nelle quali alcuni gruppi si staccarono spostandosi verso est nell’egeo e nell’anatolia e nei quali si può vedere anche una parentela con i Troiani dell’Eneide(i quali infatti erano alleati degli Etruschi) e che in seguito alla guerra tornarono nella loro patria d’origine italica(sempre seguendo Virgilio) dando nuovo impulso alla vita dei gruppi rimasti nel territorio originario… Se quest’ipotesi fosse corretta ci troveremmo di fronte a quel substrato italico di popoli mediterranei ed a mio modo di vedere non indoeuropei che poi avrebbe composto parte del nucleo etnico italico fornendo la base su cui i popoli patriarcali indoeuropei venuti da nord avrebbero imposto la loro dominazione… Ho quindi seguendo sempre questa linea ipotizzato un origine dei popolo pelasgici e preindoeropei,essendo essi inquadrabili anche come ben saprai in “popoli del mare”, dicevo pongo la loro zona di residenza sempre sulla dorsale ovest-est del mediterraneo,dal nordafrica occidentale al Mar egeo ,ipotizzando quindi una possibile ed antecedente venuta dalla’Atlantide meridionale(ricordo che fra i popoli di mare ci siano anche gli Shardana messi in realzioni con i Sardi o i filistei stessi equiparati agli stessi pelasgi) … Cosa ne pensi di tutto ciò, qual’è la tua visione sui popoli detti Pelasgici,ti sei mai rapportato allo studio delle costruzioni megalitiche, pensi che questi popoli possano costituire un substrato non indoeuropeo delle italiche genti(il riferimento all’agricoltura ed a Saturno potrebbe essere un indizio), ed infine potresti spiegarmi quale rapporto vi potrebbe essere a questo punto con gli Ittiti che se non sbaglio erano una cultura indoeuropea? Scusami per le molte questioni poste, è che sto scrivendo anche un articolo su questo tema e volevo avere una tua opinione in proposito che per me sarebbe molto importante, ti ringrazio anticipatamente nel caso tu riesca a rispondere o a rimandarmi a qualche tuo studio su questo tema, è incredibile come abbiamo così pochi dati e informazioni sui Pelasgi e non essendomi mai concentrato particolarmente sulle loro origini e prendendo per buone le tesi dualiste di Evola su di loro mi trovo molto in difficoltà e non so da dove partire per cercare delle risposte soddisfacenti sul loro conto, conto in tuo aiuto Michele, grazie ancora e cordiali saluti,spero riprenderai presto a pubblicare!!!

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    p.s. Perdonami Michele se ho scritto corbellerie o ho esposto la cosa in modo grossolano, ma non avendo in questi giorni i testi di riferimento con me sono andato a memoria e purtroppo non posso citare fonti e tutto il resto su cui si basano certe mie asserzioni…. Pertanto spero prenderai ciò che ho scritto come ipotesi personali assolutamente estemporanee e non supportate da elementi concreti di nessun tipo non potendo contare su sostegni bibliografici al momento… Altresì ti chiedo invece di soffermarti più che altro sui quesiti da me posti riguardanti i pelasgi e la loro origine e natura nonchè sull’ipotesi dello studioso a cui ho accennato… Scusami ancora e grazie…

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    p.s. Perdonami Michele se ho scritto corbellerie o ho esposto la cosa in modo grossolano, ma non avendo in questi giorni i testi di riferimento con me sono andato a memoria e purtroppo non posso citare fonti e tutto il resto su cui si basano certe mie asserzioni…. Pertanto spero prenderai ciò che ho scritto come ipotesi personali assolutamente estemporanee e non supportate da elementi concreti di nessun tipo non potendo contare su sostegni bibliografici al momento… Altresì ti chiedo invece di soffermarti più che altro sui quesiti da me posti riguardanti i pelasgi e la loro origine e natura nonchè sull’ipotesi dello studioso a cui ho accennato… Scusami ancora e grazie…

  • Michele Ruzzai 19 Febbraio 2017

    Ciao caro Stefano, figurati non c’è problema e ti rispondo volentieri, anche se non sono sceso come te così nello specifico, cioè a livello dei singoli quadri etnici regionali, perché tendo a privilegiare un approccio di scala più ampia. Quindi dirò delle cose probabilmente già a te note e che, nella tua domanda, vedo hai già abbozzato, ma forse messe in termini un po’ diversi possono comunque aiutarti, o almeno lo spero. Innanzitutto ti confermerei che a livello “macro” e come orizzonte-base di riferimento, mi tengo sulle linee di Julius Evola e René Guenon che hanno parlato di una grande corrente Occidente => Oriente partita da aree medio-atlantiche ora sommerse, quindi in tempi ancora tardo-paleolitici, e che sarebbero arrivate almeno fino al Medio Oriente, se non più oltre ancora. Ho la sensazione che si sia trattato di un vero e proprio “magma etnico”, piuttosto eterogeneo, probabilmente a causa delle stesse caratteristiche degli abitanti nelle terre atlantiche di partenza, una sorta di “melting pot” ante litteram, che non a caso la “nuova Atlantide” dei nostri tempi, gli USA, hanno replicato nella loro società. Comunque una grossa suddivisione può già forse intravvedersi nelle due direttrici di marcia, fondamentalmente parallele ma separate, al centro, dal bacino mediterraneo: quella sud-mediterranea e quella nord-mediterranea. Credo che la prima sia giunta più lontano ed abbia stanziato direttamente, o provocato indirettamente “a cascata” lo slittamento di popolazioni camito-semitiche tra nord Africa e Medio Oriente (gli Egizi farebbero parte di questo movimento), ed elamo-dravidiche tra Iran e India. La corrente nord-mediterranea, invece, potrebbe essersi arrestata al Caucaso, o all’Iraq, ma essere oggi più difficilmente riconoscibile perché successivamente sommersa da un ultimo movimento “trasversale” nordovest=>sudest, proveniente dagli ultimi settori nordatlantici rimasti ancora emersi dopo il Diluvio principale che distrusse le zone medio-atlantiche (questa trasversale fu un’ondata di carattere ormai chiaramente indoeuropeo “storico”, nel senso dei sottogruppi classici, cioè quelli celtici, italici, germanici, ecc…); comunque, tale corrente orizzontale nord-mediterranea potrebbe forse aver coinvolto anche popolazioni karthveliche come gli Urartei e gli attuali Georgiani, tra i quali infatti si scorgono già alcuni elementi di contatto con gli Indoeuropei. Ma soprattutto tale migrazione interessò quelle genti cosiddette “indomediterranee”, tra le quali appunto anche i Pelasgi, che normalmente si consideravano, alla spiccia, solo genericamente come “preindoeuropee”. Tutto questo eterogeneo movimento Ovest=>Est viene da Evola definito “ario-atlantico” o “ario-arcaico” (vi fa rientrare anche gli Egizi, ad esempio), concetto chiaramente più largo dell’Indoeuropeo come lo intendiamo noi (cioè quello basato sui sottogruppi storici accennati sopra), però credo sia significativo il fatto che, oltre ad Evola, anche in campo linguistico sempre più si stiano mettendo in luce quei punti che inquadrerebbero questi fantomatici “indomediterranei” più come una stratificazione arcaica degli stessi Indoeuropei, piuttosto che come un mondo a loro completamente estraneo. Lo stesso Francisco Villar che citi, riprende le considerazioni di Krahe sull’idrotoponimia “antico-europea”, ricollegandola a radici lessicali proto-indoeuropee (piuttosto che a lemmi “vasconici” vicini al Basco, come invece proposto da Vennemann, ma pare senza molto seguito), ed in questa stessa direzione trovo anche interessanti le ipotesi “continuiste” di Mario Alinei. Credo si possa anche dire che nell’ambito di questo movimento generale ovest=>est non si possano escludere anche alcune correnti di riflusso est=>ovest (che ipotizzi anche tu con il discorso Etruschi-Troiani), quindi anche dall’Asia Minore verso occidente: è un aspetto sul quale non mi sono soffermato perché, in rapporto alla scala del mio approccio è una questione più di dettaglio e relegata a movimenti di assestamento ormai protostorici, quindi relativamente recenti e un po’ fuori dal mio interesse. Comunque ho trovato un ulteriore accenno a quest’impostazione generale anche nel libro, che forse già conosci, “Haou-Nebout. I popoli del mare”, di Widmer Berni / Antonella Chiappelli, nel quale si segnala proprio che alcune lingue normalmente considerate preindoeuropee, come ad esempio quelle parlate da Etruschi, Cari, Lelegi, Tartessi, ed appunto i Pelasgi, potrebbero invece essere indoeuropee arcaiche e dove, più ancora nello specifico, si rileva come la lingua pelasgica (assieme a quella dei Tirseni) sarebbe la più antica conosciuta di ceppo indoeuropeo, cioè il Luvio. Con il Luvio ci avviciniamo così al mondo anatolico ed ittita, al quale accenni e, a questo proposito, ti segnalo infine che nel libro “La lingua e l’origine degli Etruschi”, Vladimir Georgiev ipotizza proprio che Etrusco ed Ittita siano strettamente imparentati, essendo due dialetti (orientale ed occidentale) della stessa lingua, individuando affinità dell’Etrusco anche con il Lidio.
    Spero di averti, almeno in parte, fornito qualche ulteriore elemento per le tue analisi e ti saluto cordialmente.

    P.S.: A breve non ho in previsione pubblicazioni, però colgo l’occasione per informarti che, se per caso venerdì 24/2 ti trovassi dalle parti di Trieste, alle ore 18.00 terrò un incontro dal titolo “Patria Artica o Madre Africa? L’inganno delle teorie afrocentriche e la riscoperta delle Origini Boreali”.

  • Michele Ruzzai 19 Febbraio 2017

    Ciao caro Stefano, figurati non c’è problema e ti rispondo volentieri, anche se non sono sceso come te così nello specifico, cioè a livello dei singoli quadri etnici regionali, perché tendo a privilegiare un approccio di scala più ampia. Quindi dirò delle cose probabilmente già a te note e che, nella tua domanda, vedo hai già abbozzato, ma forse messe in termini un po’ diversi possono comunque aiutarti, o almeno lo spero. Innanzitutto ti confermerei che a livello “macro” e come orizzonte-base di riferimento, mi tengo sulle linee di Julius Evola e René Guenon che hanno parlato di una grande corrente Occidente => Oriente partita da aree medio-atlantiche ora sommerse, quindi in tempi ancora tardo-paleolitici, e che sarebbero arrivate almeno fino al Medio Oriente, se non più oltre ancora. Ho la sensazione che si sia trattato di un vero e proprio “magma etnico”, piuttosto eterogeneo, probabilmente a causa delle stesse caratteristiche degli abitanti nelle terre atlantiche di partenza, una sorta di “melting pot” ante litteram, che non a caso la “nuova Atlantide” dei nostri tempi, gli USA, hanno replicato nella loro società. Comunque una grossa suddivisione può già forse intravvedersi nelle due direttrici di marcia, fondamentalmente parallele ma separate, al centro, dal bacino mediterraneo: quella sud-mediterranea e quella nord-mediterranea. Credo che la prima sia giunta più lontano ed abbia stanziato direttamente, o provocato indirettamente “a cascata” lo slittamento di popolazioni camito-semitiche tra nord Africa e Medio Oriente (gli Egizi farebbero parte di questo movimento), ed elamo-dravidiche tra Iran e India. La corrente nord-mediterranea, invece, potrebbe essersi arrestata al Caucaso, o all’Iraq, ma essere oggi più difficilmente riconoscibile perché successivamente sommersa da un ultimo movimento “trasversale” nordovest=>sudest, proveniente dagli ultimi settori nordatlantici rimasti ancora emersi dopo il Diluvio principale che distrusse le zone medio-atlantiche (questa trasversale fu un’ondata di carattere ormai chiaramente indoeuropeo “storico”, nel senso dei sottogruppi classici, cioè quelli celtici, italici, germanici, ecc…); comunque, tale corrente orizzontale nord-mediterranea potrebbe forse aver coinvolto anche popolazioni karthveliche come gli Urartei e gli attuali Georgiani, tra i quali infatti si scorgono già alcuni elementi di contatto con gli Indoeuropei. Ma soprattutto tale migrazione interessò quelle genti cosiddette “indomediterranee”, tra le quali appunto anche i Pelasgi, che normalmente si consideravano, alla spiccia, solo genericamente come “preindoeuropee”. Tutto questo eterogeneo movimento Ovest=>Est viene da Evola definito “ario-atlantico” o “ario-arcaico” (vi fa rientrare anche gli Egizi, ad esempio), concetto chiaramente più largo dell’Indoeuropeo come lo intendiamo noi (cioè quello basato sui sottogruppi storici accennati sopra), però credo sia significativo il fatto che, oltre ad Evola, anche in campo linguistico sempre più si stiano mettendo in luce quei punti che inquadrerebbero questi fantomatici “indomediterranei” più come una stratificazione arcaica degli stessi Indoeuropei, piuttosto che come un mondo a loro completamente estraneo. Lo stesso Francisco Villar che citi, riprende le considerazioni di Krahe sull’idrotoponimia “antico-europea”, ricollegandola a radici lessicali proto-indoeuropee (piuttosto che a lemmi “vasconici” vicini al Basco, come invece proposto da Vennemann, ma pare senza molto seguito), ed in questa stessa direzione trovo anche interessanti le ipotesi “continuiste” di Mario Alinei. Credo si possa anche dire che nell’ambito di questo movimento generale ovest=>est non si possano escludere anche alcune correnti di riflusso est=>ovest (che ipotizzi anche tu con il discorso Etruschi-Troiani), quindi anche dall’Asia Minore verso occidente: è un aspetto sul quale non mi sono soffermato perché, in rapporto alla scala del mio approccio è una questione più di dettaglio e relegata a movimenti di assestamento ormai protostorici, quindi relativamente recenti e un po’ fuori dal mio interesse. Comunque ho trovato un ulteriore accenno a quest’impostazione generale anche nel libro, che forse già conosci, “Haou-Nebout. I popoli del mare”, di Widmer Berni / Antonella Chiappelli, nel quale si segnala proprio che alcune lingue normalmente considerate preindoeuropee, come ad esempio quelle parlate da Etruschi, Cari, Lelegi, Tartessi, ed appunto i Pelasgi, potrebbero invece essere indoeuropee arcaiche e dove, più ancora nello specifico, si rileva come la lingua pelasgica (assieme a quella dei Tirseni) sarebbe la più antica conosciuta di ceppo indoeuropeo, cioè il Luvio. Con il Luvio ci avviciniamo così al mondo anatolico ed ittita, al quale accenni e, a questo proposito, ti segnalo infine che nel libro “La lingua e l’origine degli Etruschi”, Vladimir Georgiev ipotizza proprio che Etrusco ed Ittita siano strettamente imparentati, essendo due dialetti (orientale ed occidentale) della stessa lingua, individuando affinità dell’Etrusco anche con il Lidio.
    Spero di averti, almeno in parte, fornito qualche ulteriore elemento per le tue analisi e ti saluto cordialmente.

    P.S.: A breve non ho in previsione pubblicazioni, però colgo l’occasione per informarti che, se per caso venerdì 24/2 ti trovassi dalle parti di Trieste, alle ore 18.00 terrò un incontro dal titolo “Patria Artica o Madre Africa? L’inganno delle teorie afrocentriche e la riscoperta delle Origini Boreali”.

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    Grazie veramente Michele, le tue considerazioni mi sono di grandissimo aiuto e sistematizzano molti concetti che in nuce già avevo in mente ma su cui avevo bisogno di conferme… La tua associazione poi fra gli Etruschi e gli Ittiti, ed il riferimento ai pelasgi in senso indo-mediterraneo o indoeuropeo arcaico apre assolutamente scenari ed ipotesi molto interessanti… Ti sono veramente molto grato, purtroppo non credo potrò essere a Trieste essendo io di vicino Roma, ma sicuramente continuerò a tenermi informato ed a seguire il tuo preziosissimo lavoro. Spero di risentirci presto, cordiali saluti e buone ricerche!

  • Stefano 19 Febbraio 2017

    Grazie veramente Michele, le tue considerazioni mi sono di grandissimo aiuto e sistematizzano molti concetti che in nuce già avevo in mente ma su cui avevo bisogno di conferme… La tua associazione poi fra gli Etruschi e gli Ittiti, ed il riferimento ai pelasgi in senso indo-mediterraneo o indoeuropeo arcaico apre assolutamente scenari ed ipotesi molto interessanti… Ti sono veramente molto grato, purtroppo non credo potrò essere a Trieste essendo io di vicino Roma, ma sicuramente continuerò a tenermi informato ed a seguire il tuo preziosissimo lavoro. Spero di risentirci presto, cordiali saluti e buone ricerche!

  • Michele Ruzzai 19 Febbraio 2017

    Grazie a te Stefano, a risentirci!

  • Michele Ruzzai 19 Febbraio 2017

    Grazie a te Stefano, a risentirci!

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