11 Aprile 2024
Società

La perenne lotta antifascista – Claudio Antonelli

Populismo e sovranismo si espandono a macchia d’olio. Il fenomeno è inquietante. Neppure i popoli nordici, un tempo modello di virtù, ne sono immuni. In Italia, i benpensanti della Sinistra denunciano allarmati il riapparire dell’idra fascista. A molti Matteo Salvini appare come un novello Mussolini. Non ha detto: “Molti nemici, molto onore”? Il suo voler difendere a tutti i costi i confini non è un’inquietante manifestazione di nazionalismo e di razzismo? E questo Trump non è in fondo anche lui fascista?  Fascista americano, beninteso.

Le paure sono tante. Ma c’è chi vigila. E noi gli siamo grati. A vigilare sono i saggi della Sinistra, xenofili e antipopulisti, i quali ravvedutisi dell’abbaglio preso con la loro lunga, lubrica fascinazione per le democrazie “popolari” di ieri, sono partiti in guerra contro le democrazie “populiste” di oggi.

Io non credo che basti un saluto alla romana o una frase mussoliniana o il graffito di un simbolo del ventennio per capovolgere in Italia il nostro mondo di valori, e per farci reintegrare come in un film di fantascienza un’epoca morta e sepolta tre quarti di secolo fa. 

Bisognerà anche ammettere che il quadro antifascista è un po’ confuso, dato che lo stile squadrista di un tempo è presente negli stessi antifascisti: i black bloc, gli attivisti dei centri sociali, la miriade di gruppi anarcoidi che inalberano la bandiera rossa e ogni tanto guerreggiano nei centri urbani contro polizia, governo, capitalismo, e contro il fascismo. Torno  a ripetere: oltre a quelli di Casa Pound anche i buonisti o presunti tali presentano spesso tratti fascisti o presunti tali. 

Prendiamo il caso del filosofo Massimo Cacciari che ha chiamato “pezzi di m…” quelli che non condividono la sua passione per i migranti.  Al dittatoriale “me ne frego” era subentrato, ormai da decenni, il democratico “vaff…”. Che aveva finito però, per il suo enorme successo – era sulla bocca di tutti –  con l’inflazionarsi. Ma grazie a Cacciari, rappresentante della classe dei nostri filosofi, l’Italia ha saputo mostrare al mondo di sapersi linguisticamente rinnovare. Ma le male lingue potrebbero insinuare che i suoi “pezzi di m…” progressisti e antipopulisti hanno fatto scacco, sì, al qualunquista “vaffanc…” ma sembrano un po’ riecheggiare il “me ne frego” e “il boia chi molla” di un tempo. Basta con le nostalgie!

No, quel passato non tornerà. Ma occorrerebbe farlo “passare” ossia smettere di parlarne all’infinito. La “nostalgia” e i suoi veleni devono pur aver un limite. 

La tumulazione del “fascistoide” pater familias, la nostra denatalità da record con i cagnolini al posto dei figli, l’amore celebrato nella sua grande varietà e nei suoi più arditi esperimenti, le gay parade, il matrimonio omosessuale, il culto del Diverso, il “gratta e vinci” al posto delle bocce o della partita a carte negli ambienti del dopolavoro di un tempo… questi ed altri sono i chiari segni della nostra avvenuta liberazione dalle catene di un passato oscurantista.

Che mai più  tornerà, anche se lo volessimo.

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