16 Luglio 2024
Società

Tre passi nel delirio (3^ parte) – Roberto Pecchioli

 

L’Occidente del XXI secolo è un totalitarismo invertito, purtroppo ancora inavvertito dalle sue vittime. Nuove tecniche di governo post-democratiche combinano elementi formali della democrazia con il totalitarismo classico. Una forma di governo totale basata su una vasta depoliticizzazione della popolazione e su meccanismi di oppressione morbidi e appena percettibili. E’ la tesi del filosofo Sheldon S. Wolin: in un regime totalitario classico il potere politico dirige l’economia, nel regime totalitario invertito è il potere economico – e finanziario, e tecnologico – a dirigere la politica. Nel totalitarismo invertito la popolazione viene indotta al soggettivismo, perde ogni interesse verso tutto ciò che eccede la dimensione dell’interesse, sino a estromettere la dimensione collettiva, comunitaria. Le elezioni diventano “non eventi”, giocati e decisi in anticipo con le armi della propaganda, dei sondaggi pilotati, dell’esclusione delle voci dissenzienti. Il corpo legislativo è debole, il sistema politico riproduce di continuo l’esistente in modo da favorire i più ricchi, lasciando i poveri nella precarietà e trascinando in basso le classi medie Il sistema è rafforzato da “ media adulatori, sempre più concentrati, e da una macchina di propaganda istituzionalizzata in think tank ben finanziati”.

 Il totalitarismo invertito si fa soffocante, tracima nella negazione delle libertà concrete, sostituite dalla mistica dei nuovi diritti situati nella sfera pulsionale. Delirante è la destrutturazione legalizzata dell’umano sino alla negazione dei fondamenti biologici. In Scozia da aprile sarà impossibile affermare che i sessi sono due o che un trans non è una donna: delitto di odio. Criminalizzazione di un sentimento presunto, in cui viene ricompreso per intero il dissenso rispetto alla versione ufficiale, affidando alla delazione il ruolo tossico di psicopolizia e all’ordine giudiziario quello di occhiuto gendarme dei peccati postmoderni di pensieri, parole, opere ed omissioni. Al posto di Dio.

Era nel giusto Carl Schmitt a vedere in ogni ideologia pervasiva una teologia secolarizzata. Per Donoso Cortés ogni questione politica cela una questione teologica. Abortismo, promozione della transessualità, ideologia gender sono pilastri della cultura della cancellazione, autentiche pseudo religioni cui offrire sacrifici, punendo esemplarmente i dissidenti, trasformati in miscredenti. La relatrice dell’ONU per la libertà di espressione, Irene Kahn, ha pubblicato un rapporto in cui raccomanda ai governi e ai gestori delle reti sociali di mettere a tacere coloro che esprimono opinioni “tradizionali” su matrimonio, aborto, sessualità, genere, identità. Censurare e punire per difendere la libertà di espressione! Ossimoro dell’inversione.

Il delirio avanza con epicentro in Canada, terra dell’omicidio di Stato contro poveri e disabili, in cui il governo del campione del liberalismo illiberale Justin Trudeau si appresta a perseguire con pene spaventose i “crimini di odio”. Sotto il manto ineccepibile della volontà di proteggere la sicurezza dei bambini in rete, la legge chiamata Online Harm Protection Act permetterà di cancellare (chi è bandito è un bandito…) tutti i contenuti che il potere considera “dannosi”, ad esempio i riferimenti all’immigrazione clandestina o alla lobby LGBT. La norma permette di rinchiudere agli arresti domiciliari senza limiti i condannati per “crimini di espressione”. La “promozione deliberata dell’odio” può costare dai due ai cinque anni di reclusione. La denuncia potrà essere sporta da qualsiasi cittadino. Spionaggio di massa: impallidisce la Stasi della defunta Germania Est, che chiamava se stessa democratica. La lingua invertita si estende al paradiso liberale.

 La Germania riunificata non è da meno e approva una legge per perseguitare le opinioni critiche, che qualcuno ha definito “il peggior progetto di censura visto nel mondo libero”. Mondo libero: altra espressione invertita. Si tratta di una norma pensata per colpire specificamente un partito in ascesa, Alternative fuer Deutschland, ma che può essere agevolmente utilizzata contro ogni dissenziente. Ad esempio è legale multare chi prende in giro online il governo tedesco, lo stesso che si è lasciato distruggere senza fiatare la più grande infrastruttura del paese, il gasdotto Nordstream pagato dai contribuenti germanici. Nel caso canadese, le piattaforme streaming e i media sociali saranno giuridicamente responsabili di bloccare l'”incitamento all’odio”. La natura dei contenuti sarà poi controllata da un organismo di “sicurezza digitale” per garantire che non siano ammesse opinioni che il governo considera radicali. Doppio bavaglio.

È sconcertante rilevare che Stati autodefiniti campioni delle libertà e Nazioni Unite siano impegnate in questo tipo di agenda; il vero volto e il potenziale distruttivo di chi promuove una visione del mondo opposta all’ordine naturale. Un’agenda imposta mediante la colonizzazione ideologica per ripetizione ossessiva del messaggio e divieto di contraddittorio. L’aborto è la pietra angolare del loro progetto; la rapida decrescita del numero di umani sulla terra un obiettivo, aiutato dalla propaganda eutanasica e del sesso sterile. Il delirio finale è l’abolizione dell’uomo per sussunzione nell’artificiale, previa riduzione a modello unico. L’uomo “identico”: taglia unica, sesso unico, pensiero unico.   Poco ci avvediamo di ciò che accade. Dalla dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI transitiamo nel nichilismo compiuto. La negazione della libertà di coscienza – travestita da inclusività, opposizione all’odio, rispetto per ogni “essere senziente” – è il segnale che è stato varcato il confine che divide la libertà dall’arbitrio. La spuria religione rovesciata è un conglomerato in cui, oltre all’aborto universale, vengono imposte altre ideologie di ultimo conio, l’animalismo, l’antispecismo, la teoria di genere. Non idee, ma verità indiscutibili, tavole della legge scoperte dalla superiorità del luminoso presente. Come tali sono elevate a dogmi. La loro natura religiosa è confermata dal divieto censorio, forma odierna della scomunica. Non è ammesso – per empietà dell’avversario- alcun dibattito. Questa è la ragione profonda della trasformazione di alcune condotte (una è l’aborto) in diritti costituzionali, il corrispettivo dei comandamenti di ieri.

Altri malati di delirio – nella variante woke, i forzati della tabula rasa – sono gli odiatori dell’ eredità culturale : l’ultima farneticazione è la volontà di bandire Beethoven. La prima fu la femminista Susan McClary, che nel 1980 paragonò la Nona Sinfonia alla “rabbia di uno stupratore impotente”. Ora i musicologi e compositori woke affermano che la Quinta è la quintessenza di tutto ciò che vi è “di più detestabile nella musica classica e nella cultura occidentale. “Meglio il rap, il trap, il frastuono elettronico. Un altro delirio dai connotati religiosi è l’ambientalismo ultimo, la credenza green. Possiede un clero secolare (pensiamo alla corrucciata, perennemente offesa Greta) e alcuni talebani o catari postmoderni, gli attivisti di Ultima generazione ed altri movimenti, impegnati a sfregiare o distruggere l’arte, l’espressione più elevata dello spirito umano. Come sempre, il copione è dettato dall’alto. Alle giovani generazioni viene inculcato il senso di colpa per le presunte malefatte della civiltà al fine di coprire gigantesche procedure di riconversione economica e riconfigurazione antropologica. Risultato? Operazioni come quella dei ciambellani dell’oligarchia globalista annidati nell’ UE: case green, città a mobilità lenta e limitata, cibo artificiale, enfatizzazione dell’energia elettrica “non inquinante”. E per produrla, non inquiniamo? Quanta elettricità serve per alimentare l’energivoro metaverso digitale? Quanta acqua usiamo per raffreddare gli innumerevoli server dei giganti fintech?

L’aspetto delirante è l’ antropocentrismo dogmatico che nega di essere tale. L’ambientalismo ricerca un equilibrio tra natura e uomo. Il restauro della condizione naturale, l’Arcadia immaginaria a cui educano senza contraddittorio porta al parossismo l’arroganza dell’essere umano: ricostruire la natura come era una volta. Cioè soppiantare il Creatore. E’ – con obiettivi diversi – il medesimo schema dell’ uomo dominatore. Antropocene 2.0 nonostante la negazione. Il pensiero ecologico si fonda sull’assunto che la natura costituisca un sistema dotato di armonia, governato da un equilibrio tra le sue componenti; un organo di cui l’uomo è parte. All’uomo, unico essere consapevole di tutto questo, compete un ruolo di custodia, non di ri-creazione. Ciò che le politiche globaliste propongono è un essere umano che si considera dominatore al punto da cambiare il clima, come se possedesse un termostato planetario o fosse un creatore, un fondatore, al punto di voler ripristinare il mondo “naturale” secondo un modello da egli stesso concepito. Non significa forse considerare la natura una macchina, un oggetto plasmato dall’uomo? Dal punto di vista concettuale non c’è differenza tra questo tipo umano, artefice dei cicli naturali, rifondatore di un ordine primigenio frutto in realtà del suo pensiero, e il febbrile homo faber che prosciuga i laghi e disbosca le foreste per metterle al servizio del progresso, l’altra divinità immaginaria cui è devoto? In entrambi i casi l’uomo non vede se stesso come elemento in equilibrio con l’ ambiente naturale, ma come proprietario. Il padrone del mondo, Prometeo che ruba il fuoco agli dei, o, per seguire la cosmologia biblica, l’essere che crede nella promessa del serpente ad Adamo ed Eva.

Secondo lo storico Lynn White la crisi ecologica del mondo tecnico, l’ Occidente moderno, ha un’origine religiosa e poggia sull’affermazione biblica che Dio ha creato il mondo per metterlo al servizio dell’uomo. “riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. (Genesi, 1, 27). Questo rapporto di supremazia diventa tirannico nel momento in cui Dio è rimosso, come se il divino fosse qualcosa di radicalmente estraneo alla materia, la cartesiana res extensa. In un mondo così, la volontà di potenza è libera da ogni freno: l’uomo è l’unico padrone, la sola legge. Non c’è più nulla per lui in natura che richieda cura, protezione: il rapporto è di puro dominio, sino a trascendere addirittura la specie, l’idea transumana di farsi costola non più di Adamo ma della macchina, concepita e prodotta in serie. Non custode, bensì macellaio cui nessuno scrupolo morale impedisce di sacrificare il gregge. Ai nostri giorni il macellaio è diventato più gentile. Non si presenta con la mannaia insanguinata, veste il camice bianco del terapista e dello scienziato che dona salute, riforma il clima e sostituisce i contadini con i pannelli solari. Sempre Prometeo. Ha rubato il fuoco agli dei per farsi a sua volta dio e considera tutto – natura, uomini – un oggetto a sua disposizione. Un dio ipocrita che annuncia l’ intenzione di restituire il loro flusso ai fiumi, che sfrutta il genoma umano dopo aver sezionato l’intimo della materia come se fosse una gigantesca stazione di servizio, secondo l’immagine di Heidegger. Macellaio o scienziato, continua a essere divorato dalla stessa arroganza, dal medesimo eccesso, l’hybris che spezza ogni equilibrio, varca ogni frontiera, esplora ogni abisso. Prometeo scatenato, come previde Hans Jonas ne Il principio responsabilità, il titano amorale occupato a trasformare il mondo e se stesso. Forzare la natura, credersi un dio: il più grande dei deliri contemporanei. E’ la piaga dei tempi quando i pazzi guidano i ciechi.

 

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