11 Aprile 2024
Punte di Freccia

Il tramonto rammemorante – Mario Michele Merlino

Io sono un Tolemaico (scritto con la maiuscola). Contro ogni santa (!) inquisizione (scritta con la minuscola). Tolemaico e me ne faccio vanto. Il mondo, come un disco a 78 giri, ruota ed emette suoni, melodiosi alcuni altri gracchianti, mentre io sono la puntina d’un braccio, asse che non vacilla. Discendendo la Vistola, meta la città di Danzica, il battello fece tappa a Torun, ove nel 1473 nacque Niccolò Copernico, e noi turisti potemmo visitare la Città Vecchia (Stare Miasto), magnifico complesso palazzi e monumenti in stile gotico con facciate in barocco. In verità mi trattengo in platonica ammirazione di una prosperosa cameriera in un ampio caffè, presso le rovine del castello teutonico, subendo la rampogna della guida, antipatica saccente e bruttina. A ripensarci, vi era già tutta l’ostilità per le rivoluzioni astronomiche (compreso Galileo e la sua abiura). Non per quelle in piazza con barricate e schioppettate.

Ognuno ha tanta storia. E’ una delle numerose e reiterate frasi che mi piacciono e che racchiudono, come in un guscio di noce, lo spazio infinito. Perché noi, d’infinito uomini. E ne consegue come racconti episodi e descriva avvenimenti e rappresenti stati d’animo ed emozioni e sentimenti ove il protagonista – ‘c’era una volta un re’, come esordio di una favola – è sempre il medesimo. (Icastico il grande Ennio Flaiano ironizzava che ‘la modestia è il paravento degli imbecilli’ ed io coltivando, come in una serra il fiore più prezioso, la virtù della vanità, tale non mi riconosco anzi…). Solo che, oggi, faccio strappo alla regola (forse) e d’altri sarà il mio argomentare. Chiedo venia. E venia a me stesso per non rispettare la promessa…

Andrea il Biondo mi chiede di poter incontrare Stefano in quanto sta lavorando alla tesi di laurea, argomento la destra e i suoi contatti con il mondo arabo, palestinesi e conflitti con lo Stato di Israele. E’ nota la nostra ‘simpatia’ (ricordo il libro di Maurice Bardèche Che cosa è il Fascismo?, letto quasi come narrazione formativa). E ricordo i viaggi, ad esempio, in Libano e, successivamente, nell’Iraq di Saddam Hussein. Fra gli scaffali con i libri ormai ammucchiati in più file, conservo l’opuscolo dal titolo da me proposto Iraq contro, durante la prima guerra del Golfo, e a cui ho dato il contributo primo e fondamentale. E ricordo altro e tanto ancora. Neppure di questo, però, oggi intendo scrivere.

Contro coloro, saccenti, che del Fascismo fanno solida e inutile fortezza collocata in Italia, forse un po’ sparsa in Europa, in anni decisivi e determinati. Oltre non è dato andare… Lo spirito ‘fascista’ soffia ben oltre i confini della terra e d’ogni mare, oltre la clessidra del tempo e contro tutte le ideologie – il rosso e il nero si confondono e assumono il medesimo vessillo. Altro è lo stile, altre le idee. Ricordo, quando avuta notizia della battaglia nel villaggio di Karameh (in arabo ‘onore’) del 31 marzo del 1968, dove l’esercito israeliano vi era penetrato e tronfio di sé ma, con l’arrivo delle truppe giordane, ne era stato ricacciato con notevoli perdite, ci offrimmo di partire per la Giordania. L’illusione della rivoluzione qui, in Europa, rivolta generazionale, ci distrasse. Poi, alla vigilia di Settembre Nero, sbarre e chiavistelli a misurare tre metri per sei evitando così che il deserto ci crescesse dentro… Scrive Saint-Paulien, autore del celeberrimo I leoni morti, ‘Fin quando si esprimeranno idee, si troverà sempre qualcuno pronto a difenderle con le armi’.

In macchina Andrea intende precisare come la comunità e le altre realtà giovanili a cui partecipa poco o nulla hanno in comune con la nostra storia le idee le battaglie le scelte che furono gli anni del nostro impegno. Lo dice senza intento alcuno d’essere polemico ostile. I venti del cambiamento hanno soffiato impetuosi. Eppure ci tiene a precisare come, quando ne parlano fra loro, riconoscono che la nostra, rispetto alle altre coeve il nostro essere in prima linea, è quella che ha saputo sopravvivere e darsi una continuità di affetti intenti richiami. ‘Le radici profonde non gelano mai’, per gli estimatori del Signore degli Anelli, mi viene la tentazione di rispondergli. E tanti mi vengono a mente di episodi che potrei annoverare e riportare. E’ una eredità di fierezza e di nobiltà, un dono grande, forse inutile o forse no, una lezione di stile. I versi di Ezra Pound sono la migliore risposta: ‘Quello che veramente ami rimane, – il resto è scorie – quello che veramente ami non ti sarà strappato – quello che veramente ami è la tua vera eredità’…

Di recente sono stato ad un incontro che voleva essere negli intenti propositivo e che, al contrario, s’è trasformato in nobile e sterile nostalgia. Un ritrovarsi, il sentirsi ancora vivi, voler essere presenti e incidere nel reale. Può conciliarsi nell’oggi ieri e domani? Enea fugge da Troia in rovina con il padre sulle spalle e per mano il figlio… In democrazia sono le grandi cifre i grandi numeri a contare (qui il mio dissenso). E noi – vedevo la sala modesta e periferica – a faticare come unire pranzo e cena e, quando ci si azzarda a entrare nella competizione elettorale, l’esito è da prefisso telefonico. Si badi bene. Nessun dissenso ironia o atteggiamento sprezzante da parte mia. Essi e noi siamo il medesimo mondo. Io vi appartengo e consapevole.

Una lezione di stile, ho scritto, e lo riaffermo nonostante guitti e saltimbanchi siano apparsi, simili a funghi velenosi dopo il temporale nel sottobosco. Non fanno storia. Lo stile che ci fu lasciato a testimonianza dal sangue versato da più generazioni, da donne ed uomini in camicia nera, umili fedeli fieri nulla chiedendo in cambio e tutto donando. E questo dono, in apparenza irripetibile, aspro come diamante, contiamo di lasciarlo, a nostra volta, a coloro che sono qui, in questo malo presente, a coloro che verranno. Nulla chiedendo, noi stessi.

Un’ultima annotazione. Ho un groppo alla trachea – forse un tumore –. Mi piace pensare che sia di commozione (perdonate i vecchi nel loro essere fragili e patetici!), il riandare indietro. Il primo corteo il primo manifesto il primo scontro le botte date e quelle prese il primo fermo la sigaretta divisa il bicchiere di vino le canzoni stonate il pisciare contro il muro tutti in fila e i barattoli presi a calci nella notte sognando siano culi di compagni e sbirri… La nostra comunità fu ben altro certo, ma io la ricordo in questi gesti piccoli e vivi di quotidiano esperire. Sono quelli che mi accompagnano nel tramonto – Platone nelle Leggi ci invita a renderlo riflettente memoria – , i più belli i più veri…

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