11 Aprile 2024
Libreria Storia

Il Galeazzo Ciano dello storico Eugenio Di Rienzo – Luigi Morrone

La casa editrice Salerno, piccola, ma ricca di titoli prestigiosi, pubblica un af-fresco su trent’anni e più di storia d’Italia racchiusi in una poderosa biografia del “genero del regime”, Galeazzo Ciano, scritta da Eugenio Di Rienzo, già autore delle biografie di Gioacchino Volpe e Napoleone III, nonché di accurati studi sul fascismo, privi del furore ideologico che purtroppo spesso caratterizza gli storici italiani. Il libro è destinato senz’altro agli specialisti o ai veri appassionati di storia, ma per il suo stile narrativo serrato, che l’Autore ha già dimostrato altrove, può essere gradito anche al grande pubblico, potendosi tranquillamente leggere come un romanzo. La vita di Galeazzo Ciano viene studiata nel contesto in cui si sviluppa, dall’inizio del secolo scorso fino alla tragica fucilazione a Verona. Si ricorda rapidamente la figura del padre, l’eroe di guerra Costanzo Ciano, uno dei protagonisti di Buccari, prima nazionalista, poi gerarca fascista.

La parabola di Galeazzo comincia da lì: da una pesante eredità che lo obbliga o a sparire dell’oblio o a tentare di esserne degno, a dispetto dell’epiteto di “sciocco di genio” affibbiatogli dal “bel mondo” romano. Nella spola tra Cina ed Italia, che caratterizza gli anni della gioventù di Galeazzo, s’intravvede di già quello che diventerà il nodo centrale dell’azione di Galeazzo: conquistare la fiducia degli ambienti vaticani che, come si vedrà in seguito, gli consentirà di giocare alla meglio le sue virtù camaleontiche nelle calde giornate del 1943. Facendo leva sulla sua avvenenza, riesce a conquistare il cuore di Edda Mussolini, la figlia prediletta del Duce, divenendo così il “genero del regime”. In disparte il rapporto di “coppia aperta” tra Galeazzo ed Edda, con i reciproci adulteri consumati in modo aperto, il ruolo di genero del Duce comincia ad apparire a Ciano jr. come un trampolino di lancio verso la preparazione della successione al suocero nel ruolo di Duce del Fascismo, tanto da far coniare a qualcuno per lui l’epiteto di “quasi Duce”, determinato anche da atteggiamenti di ridicola scimmiottatura degli atteggiamenti mussoliniani. Il ruolo di ministro degli esteri ricoperto da Ciano dal 1936 al 1943 fa coincidere la sua biografia di quegli anni con l’esame della politica estera fascista, già oggetto di studi da parte dell’Autore in lavori precedenti (“Una Grande Potenza a solo titolo di cortesia”; “Il «Gioco degli Imperi», la Guerra d’Etiopia e le origini del secondo conflitto mondiale”; “Le Potenze dell’Asse e l’Unione Sovietica, 1939-1945”). Lo snodo fondamentale del libro è comunque racchiusonella accurata disamina del periodo a cavallo tra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40. Qui Di Rienzo, con acribia nella disamina delle fonti, scrive una pietra miliare nella storiografia, superando la ricostruzione di quei fatti da parte di studiosi di grande spessore come Renzo De Felice ed Emilio Gentile.

“Incrociando” le fonti, Di Rienzo riesce ad individuare il comportamento da doppiogiochista tenuto da Ciano fin dal 1938, comportamento che tende ad accreditarsi con gli ambienti vaticani (e, dopo, con gli ambienti alleati), quale contraltare al bellicismo del suocero. In realtà, è lo stesso Mussolini che, dopo l’inizio della guerra tra Germania da una parte, UK e Francia dall’altra, a tentare di evitare il coinvolgimento dell’Italia nel teatro di guerra, ma Ciano al di là del Tevere racconta un’altra storia: il suocero vuole la guerra a tutti i costi ed è lui a frenarlo. Ed è lo stesso Ciano a volere, in prima persona, l’operazione in Grecia, e nei suoi rapporti con gli ambienti vaticani la presenta come iniziativa fortemente voluta dal Duce. I gerarchi, però, conoscono bene la verità, dopo il fallimento militare dell’operazione reclamano la testa di Ciano con veemenza e solo l’influenza di Edda nei confronti del padre salva il marito dalla resa dei conti.

Come aveva fatto fin da giovane, Ciano è talmente abituato a mentire che mente a sé stesso, confezionando dei diari che, in termini giuridici, potrebbero essere qualificati come “falso ideologico”, scrivendo una versione dei fatti ad usum delphini, onde accreditarsi anche riguardo ai posteri come l’incarnazione dell’anima “ragionevole” del fascismo, in contrapposizione a quella dei Farinacci e degli Starace. La falsificazione consapevole è colta da Di Rienzo verificando la contraddizione tra le annotazioni di Ciano nel diario e quel che emerge da altre fonti non “inquinate” dall’animus mentiendi del “quasi Duce”. Nelle giornate concitate del 1943, viene fuori tutto lo spirito camaleontico di Ciano. Egli è convinto che, dopo il volversi delle operazioni belliche in favore degli alleati, è scontata la sconfitta dell’Italia, ed intensifica i suoi collega-menti con le diplomazie degli alleati e dei paesi neutrali, compresa la diplomazia vaticana, tanto da essere indicato dai servizi segreti alleati come l’uomo su cui puntare, attraverso il Vaticano, per giungere ad una “pace separata” tra Italia ed Alleati.

Ma nelle trame ordite per rovesciare il Duce, Ciano resta indeciso fino alla fi-ne, “giocando” su più tavoli, e pencolando tra Palazzo Venezia da una parte e servizi alleati, Vaticano, Casa Reale (pur nella titubanza del re), Stato Mag-giore e conventicole dei gerarchi ribelli dall’altra. Tutto ciò fino al 23 luglio, quando si decide a partecipare al “colpo di Stato” che sarà consumato nella notte tra il 24 ed il 25 luglio, avendo ormai la percezione che i “congiurati” a-vranno partita vinta. Le trame sono meticolosamente ricostruite da Di Rienzo, che supera così la storiografia sul 25 luglio, anche la più accreditata, come il penultimo volume della biografia mussoliniana di Renzo De Felice e la più recente monografia di Emilio Gentile sui percorsi che sfociano in quel “colpo di stato”. La vita del “genero di regime” si conclude tragicamente, in quell’11 gennaio 1944, al poligono di tiro di forte San Procolo, fucilato insieme agli altri “traditori del 25 luglio” che i militi della RSI erano riusciti a catturare.

Paradossali le vicende della cattura di Ciano, che Di Rienzo racconta con lo stile narrativo di cui si è detto. Un libro da leggere perché, come detto, è un libro per tutti: gli specialisti dovranno fare i conti con esso in quanto non potrà essere ignorato da nessuno che si occupi del ventennio, soprattutto per la politica estera fascista, per le vicende belliche, per il tragico epilogo del regime; gli appassionati di storia, troveranno tante risposte agli interrogativi che si pongono. Il grande pubblico leggerà la parabola di Ciano come paradigma di tutti gli ingannatori tanto adusi ad ingannare, da arrivare ad ingannare sé stessi.

Luigi Morrone

Fonte: Il Quotidiano (con l’autorizzazione dell’autore)

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