11 Aprile 2024
Avanguardia

Polemos e la cultura d’avanguardia: volume IV

Uscito in occasione del solstizio d’inverno 2018, il quarto numero di Polemos contiene in primis una breve intervista a John Carpenter, punto apicale dello Speciale fantascienza che analizza gli aspetti mitici, arcaici e agonali di questo genere letterario e cinematografico. Oltre all’intervista al grande regista americano, un lungo intervento di Andrea Scarabelli completa tale percorso conducendo a una lunga disanima del realismo fantastico e delle sue affascinanti implicazioni attitudinali:

«Gli dei hanno fatto ritorno, ma sembra che l’uomo novecentesco non se ne sia accorto: ecco perché persevera in visioni del mondo antiquate – ancora moderne, sette-ottocentesche – invece di aprirsi al nuovo che avanza. Uno scarto di natura spirituale lo separa dalla realtà in cui vive.».

L’intreccio tra arte, letteratura e spirito non poteva trovare migliore esemplificazione della poetica dannunziana. In questo senso una attenta e affascinante lettura curata da Luca Valentini del simbolismo erotico ed iniziatico del Vate ne svela le possibilità realizzative nell’ambito di un percorso di conoscenza esoterica che una superficiale critica letteraria difficilmente potrebbe comprendere del tutto:

«Tale era la visione dell’Eroe dannunziano, che si identifica nel “farsi Sole”, cioè farsi magnete puro ed equilibrato, Mercurio Vivo, come superamento attivo del mondo sublunare e larvale, che tramite l’Intelligenza del Cuore si esplicita come Amore Immortale, come effusione solfurea attiva che piega la morte e la caducità. La Volontà si dispiega come una potenza magica immane, che è fine di un processo catartico intellettivo, ma inizio della ricomposizione di ciò che è sparso: quindi, Amore come Forza che infrange limiti e restrizioni».

Polemos, lo sappiamo, non è soltanto analisi teorica ed artistica ma anche occasione di riflessione sociale e metapolitca. Per questo motivo viene dedicato molto spazio all’attenta analisi del pensiero di Cesare Lombroso, controverso antropologo e criminologo torinese, cercando di spiegarne l’opera sulla base della sua evoluzione personale, dei suoi interessi spiritistici ed esoterici ed in rapporto alla cultura medica del tempo. Questa serie di approfondimenti curati da Angelo Errico sugli studi lombrosiani sono corredati da scatti esclusivi realizzati al Museo di antropologia criminale di Torino:

«Se la pigrizia, in ottica lombrosiana, è tratto fondamentale del delinquente, troviamo che la massa, centro della logica e sistemica borghese, è stata resa facile preda della pigrizia e, se l’ozio è padre dei vizi, concepiamo come il vizio in cui si è immerso l’occidente attuale sia il più grande contenitore di opulenza, svogliatezza e deviazione criminale».

Volgendo poi lo sguardo a quegli strumenti filosofici capaci di portare a catastrofe compiuta l’epoca di decadenza nella quale viviamo in vista di un nuovo inizio, di un manifestarsi rinnovato dell’origine nella storia, Polemos IV presenta tre saggi che, partendo da punti di vista differenti, convergono verso la formulazione di una attitudine agonale che superi le pastoie egualitariste del presente, per produrre inedite configurazioni archeofuturiste:

«Affermare che tutti gli uomini sono uguali, che non vi siano differenze di razza, religione, cultura, luogo o altro a distinguere gli appartenenti alla specie umana, significa in ultimo rendere ogni abitante del pianeta Terra equivalente a un altro e quindi interscambiabile. Radicalizzando il discorso, significa svuotare totalmente di senso l’esistenza di ogni essere umano per calarla in una moltitudine di indifferenti in cui tutto si mescola in un grande indistinto».
(PIEGARE E SPEZZARE di Francesco Boco)

«… la fine di un ciclo non è il momento dell’inazione, ma lo schiudersi di nuove possibilità di azione. È il momento della massima libertà coincidente con la perdita di ogni ancoraggio».
(SOVVERTIRE IL KALI YUGA di Andrea Anselmo)

«Perché è evidente che se la battaglia ora si svolge sul piano della comunicazione, del digitale, la mera fedeltà ad una terra altro non sarebbe che una fallace ipostatizzazione dello spirito rivoluzionario; una nuova prospettiva di sangue e suolo emerge dalle ombre dei canali di scorrimento veloce, e noi dobbiamo coglierla. Non più una morfologia territoriale a cui ancorare il sogno impossibile di un ritorno, ma un andare avanti nomadico ma non sradicato che nella tecnica vede lo strumento migliore per perseguire lo scopo finale della restaurazione dei valori anti-sociali ed anti-istituzionali».
(TECNOPRIMITIVISMO, di Sievers).

Per informazioni sulla pubblicazione:  http://polemos.info/blog/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *