11 Aprile 2024
Spiritualità

Fenomenologia dello spiritismo secondo Simona Cigliana – Luca Valentini

Il campo di indagine inerente allo spiritismo, alla metapsichica, al magnetismo ha sempre rappresentato un solco di separazione tra il mondo del cosiddetto occultismo e la dottrina della cosiddetta Sophia Perennis, rimproverando la seconda al privo una derivazione prettamente di natura antitradizionale e neospiritualista. Il massimo libello antispiritista, come è noto, assunto quasi a dogma da certi ambienti tradizionalisti, è il testo di René Guénon “L’Erreur spirite”, in cui il metafisico francese si lancia, spesso a ragion veduta, contro tutto un proliferare di visionari, di medium, di magnetizzatori, che assumono non un ruolo passivo rispetto alle manifestazioni sottili o paranormali, ma determinano anche un risveglio ed un dilagare di una determinata influenza larvale, che davvero poco si palesa, nella sua autenticità, come spirituale. Non contraddicendo, ma integrando l’esegesi guenoniana, sempre a cavallo tra l’800 ed il ‘900 compaiono sulla rivista napoletana “Il Mondo Secreto” le considerazioni dell’ermetista Giuliano Kremmerz, volte non già ad una stroncatura radicale di detti fenomeni, ma ad una loro comprensione più profonda, per, infine, determinare una netta separazione rispetto al mondo iniziatico della Magia o della Teurgia, riproposte nel loro autentico significato arcaico ed iniziatico. Lo stesso Julius Evola, in “Maschera e Volto dello spiritualismo contemporaneo” dedica l’intero secondo capitolo a “Lo spiritismo e le <<ricerche psichiche>>, sostanzialmente ripercorrendo le tracce dell’interpretazione critica di matrice guenoniana, in cui si ribadisce la latenza della coscienza umana rispetto al prodursi di fenomeni spesso esterni alla propria condizione ontologica.

In tale quadro, un testo di qualche decennio fa, della prof.ssa Simona Cigliana, insegnante di Letteratura Italiana, Critica Militante e Letterature Europee presso l’Università La Sapienza di Roma ed in altre Università italiane ed europee, dedicato alla fenomenologia spiritista, “Due Secoli di fantasmi”, è stato completamente rivisto, aggiornato ed ampliato, tale da rappresentare un vero e proprio nuovo volume, pubblicato per le benemerite Edizioni Mediterranee di Roma. La prospettiva assunta, che subito si evince dall’introduzione dell’autrice, non si caratterizza per una valutazione noetico – spirituale della fenomenologia in riferimento, come già si rivelarono le riflessioni di Guénon ed Evola, ma, in parte riprendo lo spirito scientifico ed indagatore di un Kremmerz, cerca di elargire giudizi da un piedistallo metafisico, ma cerca, da studiosa, di indagare i fattori che determinarono, dall’800 in poi, un anelito verso la trascendenza, che in tutta la sua molteplicità e in tutte le sue problematicità, si innervava in sfera di competenza che si sottraeva largamente dalla “giurisdizione” della Chiesa Cattolica, quasi, inconsciamente, in contrasto con essa, ponendo in essere la costituzione di veri e propri settori d’indagine scientifico ed accademico:

Lo spiritismo ottocentesco, avventuristico e anticlericale, con pretese scientifiche e sostanzialmente democratico, costituisce, insieme al suo pedant di ricerca psichica, una delle estreme frontiere sulle quali l’uomo moderno ha giocato, con regole nuove, la sua partita con il limite e con la morte” (p. 8).

Particolare è l’attenzione riposta nei confronti del rapporto tra viventi ed anime dei trapassati, quasi a certificare, non casualmente, come tutta una serie di testimonianze fantasmagoriche riprodotte del mondo arcaico, fossero e siano ancora patrimonio genetico dell’Occidente, nonostante l’estrema materializzazione e secolarizzazione del sacro in corso. Ciò che la dottrina cristiana ha spesso ritenuto nefasto ed al limite del satanico, in riferimento alle evocazioni dei defunti del paganesimo arcaico, ma presenti in tutte le tradizioni di tutte le latitudini, in maniera non organica, spesso confusa, ma certamente con un proliferare non da poco di manifestazioni eclatanti, nel diffondersi dello spiritismo ha ritrovato un humus fertile per riemergere all’attenzione e dinanzi alla coscienza di intere generazioni dedite ed appassionate all’occulto. Come ricorda Simona Cigliana:

Già i poemi epici classici, l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide sono zeppi di revenant e di fantasmi. Ricordate, nel ventitreesimo cento dell’Iliade, lo spettro di Paroclo che chiede ad Achille:<<Dammi sepoltura…>>” (p. 23).

L’indagine dell’autrice, il cui scrivere non si smarrisce mai in descrizioni noiose, ma che al contrario risulta essere al quanto avvincente per il lettore, non si sofferma solo dinanzi a sogni o visioni, ma si inoltra anche in tutte quelle casistiche tipiche dello spiritismo, come il famoso rapping degli spiriti ovvero il ticchettio metallico, ma anche le ombre, i tavoli giranti, le magnetizzazioni, ritrovandole in tutte le variegate storie che vengono puntualmente narrate con estrema precisione. Emergono contatti apparentemente insoliti con la fenomenologia spiritista, come quello di Giuseppe Mazzini il cui spirito, secondo Arturo Reghini, si era manifestato in una documentata seduta medianica. Ritornano le figure già note di Eusapia Palladino e di Cesare Lombroso, sorge l’esigenza di sperimentare e verificare scientificamente queste manifestazioni, quasi si avvertisse l’esigenza di sottrarle dalla palude, sempre incombente della superstizione, della non – dimostrabilità, l’esigenza di ciarlataneria che spesso e quasi normalmente sarebbe stata scagliata contro dai detrattori ecumenici di questo mondo di mezzo, che si alimentava orizzontalmente, tra materia e spirito:

La scienza positiva chiede all’occulto di rivelarsi nelle forme e nei modi che essa si attende e al medium di produrre le prove dei suoi poteri con la sistematicità di un fenomeno esatto” (p. 200).

Le belle pagine della Cigliana, infatti, testimoniano quasi un’esigenza innata nell’essere umano, che è stata nei secoli evirata dalla religione dominante, cioè di comprendere e vivere la dimensione esistente e vera della mediazione, della Psiche, di quel veicolo intermedio tra Terra e Cielo di cui tutte le dottrine sapienziali avevano profonda conoscenza. Nella sua conclusione, l’autrice, “Spiritismo di ieri, spiritismo di oggi” /p. 231ss), passa magistralmente in rassegna tutta le riemergenze sacrali che dal secolo XVI all’attualità si sono interconnesse, in vario modo, con lo spiritismo, partendo dall’importante figura di uno Swedenborg, passando per il Gruppo di Ur e la Fratellanza di Myriam, fino a giungere alla notevole figura di chiaroveggente di Gustavo Adolfo Rol, documentato le sue non comuni capacità, la possessioni di specifici poteri, i cosiddetti siddha della tradizione orientale.

L’opera della prof.ssa Cigliana, infine, seppur rimanendo valide le prescrizioni in merito di un dato insegnamento tradizionale, risulta essere fondamentale per la comprensione fenomenologica di una dimensione sottile che esiste, che c’è e che non si può far finta non vi sia, con tutte le sue implicazioni e le sua indefinite e multiformi manifestazioni. Si rivela, pertanto, essere un testo molto importante, affinchè si possa reintegrare la visione tradizionale e ternaria e non più duale e devozionale del cosmo, in cui il rapporto tra la materia e lo spirito possa essere rimodulato tramite una interpolazione con un mondo animico, che funga, attivamente o per lo più passivamente, da mediatore demonico (secondo l’accezione arcaica del termine):

Leopardi sembra avere ben compreso che l’irruzione del fantastico è legata nel mondo moderno alla <civilizzazione> e si configura come riaffiora mento di un passato prerazionale, come un’interrogazione inconscia dell’uomo contemporaneo sui limiti della ragione” (p. 141).

Luca Valentini

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