18 Luglio 2024
Storia

Fascismo e Massoneria, storia di rapporti complessi – 7^ parte – Luigi Morrone

La massoneria italiana ed il neofascismo

Su questo argomento, chi scrive deve rifarsi alla propria testimonianza, diretta o indiretta, mancando una pubblicistica sul tema, che meriterebbe una approfondita ricerca. Subito dopo la guerra, c’è un mondo che “non ci sta” alla constatazione attribuita a Churchill (che non l’ha mai pronunziata): «In Italia c’erano 45 milioni di fascisti, ora ci sono 45 milioni di antifascisti, ma questi 90 milioni non si trovano in nessuna statistica». Il mondo che convenzionalmente viene chiamato “neofascista” è variegato, ma si può dire che si coagula nel dicembre 1946 intorno ad un partito, il MSI, che nel nome richiama l’esperienza della Repubblica Sociale (1).

Fin da subito, il MSI sancisce l’incompatibilità tra l’iscrizione al partito e la massoneria: l’art. 5 del primo statuto, approvato nel congresso di Napoli del 1948, sancisce l’incompatibilità dell’iscrizione al Movimento per gli appartenenti ad “associazioni segrete” (lettera b) o ad associazioni i cui scopi siano incompatibili con quelli del Movimento (2). Del tutto ultroneo precisare che per la “reale volontà” dei congressisti la massoneria rientra nelle une e nelle altre (3). Del tutto ultroneo, altresì, precisare che questa incompatibilità rinviene dal risentimento diffuso tra i neofascisti: l’Italia ha perso la guerra per un complotto massonico (4). Nonostante l’incompatibilità, ribadita nelle successive modifiche dello statuto, non mancano massoni iscritti al MSI (5).

Nel 1972, dopo un successo del MSI nelle elezioni amministrative parziali dell’anno precedente, comprese quelle per il rinnovo dell’Assemblea Regionale della Sicilia, Giorgio Almirante, Segretario Nazionale dal 1969, porta a termine una convergenza con i monarchici (6), a sua volta riuniti sotto il simbolo del PDIUM (Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica) con una fusione che da vita al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. La fusione è solo elettorale, fino al congresso del 1973, che “istituzionalizza” alla nuova formazione. Dallo Statuto, viene espunta l’incompatibilità con l’appartenenza alla massoneria. Molti esponenti del partito monarchico sono notoriamente massoni, compreso il Segretario Nazionale, Alfredo Covelli, che dopo l’8 settembre aveva combattuto quale ufficiale dell’Aeronautica contro le forze dell’Asse, per cui il passaggio è una conseguenza necessitata della fusione.

Nel 1975 si forma la “Costituente di Destra per la Libertà”, che resta estranea al movimento, pur costituendo, nelle premesse, un’evoluzione della formula “Destra Nazionale”. Numerosi esponenti di questa formazione sono massoni. Nel 1976, il MSI-DN subisce una dura sconfitta elettorale, che porta gli oppositori interni ad Almirante ad uscire allo scoperto. La “carta” giocata dai dissidenti è quella di costringere Almirante a lasciare la Segreteria spontaneamente, “sposando” una linea politica di appeasement con le forze moderate, come sarà chiaro nel dibattito congressuale, dacché Almirante è “costretto” a convocare il Congresso che per statuto si sarebbe dovuto celebrare annualmente, ma non si tiene dal 1973. Il Congresso successivo si celebra il 1977, ma i dissidenti, rendendo chiaro il loro disegno, escono dal Movimento fondando il partito Democrazia Nazionale. Al nuovo partito aderisce la stragrande maggioranza dei parlamentari del MSI, che fondano gruppi autonomi nelle due camere, ottenendo che il finanziamento pubblico previsto per i partiti in parlamento venga destinato agli “scissionisti”, nonostante la legge li destini ai soli partiti che si sono presentati alle elezioni, con un’acrobazia interpretativa della legge, secondo cui MSI e Costituente di destra per la libertà costituivano due partito autonomi, alleati in sola funzione elettorale, onde Democrazia Nazionale riesce ad avere i contributi pubblici aggiungendo al nome del gruppo quello della Costituente.

Per i missini, la scissione è frutto di un “complotto massonico”. Lo dirà Almirante davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 (7) nell’audizione del 26 gennaio 1984 (8). Il “sospetto” è suffragato dall’elevato numero di massoni tra gli scissionisti, anche se uno solo di loro ha scalato il cursus honorum nella Fratellanza: il n. 2 della CISNaL – sindacato vicino al MSI, Domenico Manno, appartenente al Supremo Collegio dei 33 della ALAM dal 1966 (9). Sta di fatto che non tutti gli scissionisti sono massoni, e che molti massoni restano nel MSI, tra cui due proprio nella Loggia P2: Giulio Caradonna e Luciano Laffranco, quest’ultimo Presidente del FUAN – Fronte Universitario di Azione Nazionale, “commissariato” nel 1972 da Almirante, nonostante non fosse un organo di partito, ma un’organizzazione indipendente, e successivamente posto da Laffranco sotto la “tutela” dell’organizzazione giovanile missina, dominata dal capo degli scissionisti, Ernesto De Marzio. Ci sono altri aspetti, sottolineati da Almirante a sostegno del “complotto”: nel “piano di rinascita democratica” di Licio Gelli, è previsto che alla realizzazione del progetto siano coinvolti determinati partiti, “con riserva” di esaminare “la Destra” (quindi, non il MSI in quanto partito politico rappresentato in Parlamento) “puntando” al coinvolgimento di determinati uomini all’interno di essi, ed indicando, per “la Destra” Alfredo Covelli, Presidente del MSI-DN in quanto Segretario del confluente PDIUM, massone di lungo corso e fra i leaders della nuova formazione scissionista. Inoltre, l’Ammiraglio Birindelli, iscritto alla P2, presidente del MSI dal 1972 al 1974 e coinvolto dagli scissionisti nella fondazione di Democrazia Nazionale, ammette di aver parlato numerose volte con Gelli della necessità di far nascere a destra della DC un partito scevro da qualunque coinvolgimento con il fascismo e, dunque, di creare una «contrapposizione alla linea politica della segreteria per poi arrivare alla scissione ed eventualmente alla promozione di un ampio gruppo nel quale avrebbero potuto convergere esponenti di altri partiti tra cui liberali e DC» (10).

Infine, nel “piano di rinascita democratica” si progetta di usare gli strumenti finanziari idonei per provocare la nascita di un “movimento democratico” a destra della DC (11). In ogni caso, la scissione nel MSI viene ritenuta quale risultante di un “complotto” della P2 sia nella relazione di maggioranza, firmata dalla Presidente Tina Anselmi (12), sia nella relazione di minoranza dell’on. Altero Matteoli, deputato missino (13). Neanche questi argomenti appaiono decisivi, sotto molti punti di vista:
1. La loggia P2 è una loggia che mira al coinvolgimento delle persone “che contano”, perché in fondo Licio Gelli mira soprattutto ai suoi affari ed il MSI all’epoca è fuori da tutti i giochi, per effetto della formula politica dell’ “Arco Costituzionale”, che lo esclude da qualunque centro decisionale, persino a livello istituzionale (14), quindi non deve meravigliare il fatto che Gelli non pensi al MSI quale elemento da utilizzare per i suoi scopi
2. L’indicazione di Covelli, partigiano e massone come Gelli, non ha alcun significato di promozione di eventuali “trame scissioniste”.
3. Alcuni iscritti alla P2 sono nel MSI, eppure Gelli non li menziona. E resteranno nel MSI anche dopo il compimento della manovra scissionista.
4. Non risultano utilizzati gli “strumenti finanziari” preconizzati da Gelli per giungere alla scissione. Anzi, come acutamente osserva Altero Matteoli nella sua citata relazione (15), gli “strumenti finanziari” sono stati forniti agli scissionisti dalle Presidenze delle Camere (Pietro Ingrao presidente della Camera ed Amintore Fanfani Presidente del Senato), destinando ai gruppi di Democrazia Nazionale i fondi pubblici destinati al MSI.
5. Ammesso che Gelli punti alla scissione nel MSI, non significa che sia “La Massoneria” a volerlo. Abbiamo più volte avvertito che bisogna distinguere tra “il massone” e “la massoneria”. Indubbiamente, la P2 ha un’organizzazione verticistica, onde l’azione di Gelli può essere riferita alla loggia in quanto Istituzione. Ma, appunto, alla loggia, non alla Massoneria. La P2 è affiliata al GOI, ma, salvo espressi divieti, alle singole logge non è vietato di svolgere azione autonoma rispetto all’obbedienza, onde l’agire della loggia non è automaticamente riferibile alla Massoneria in quanto Istituzione.

In ogni caso, anche ad ammettere che ci siano “trame” di Gelli per provocarla, la scissione è determinata, soprattutto, dal calo del consenso elettorale, costante dopo i successi del 1971/72. La risposta a questo calo di consenso, per gli scissionisti, dev’essere quella di un “dialogo” con le altre forze, in quanto lo ritengono soprattutto frutto dell’isolamento (16). Difatti, riesce la “trama” di Gelli mirata alla scissione all’interno del MSI, mentre non riesce quella intesa a “spaccare” la DC. Superata la scissione, il MSI-DN ritorna alla sanzione di incompatibilità che perdura dal 1948. Dopo lo scoppio dello scandalo della P2, la Commissione Centrale dei Probiviri punisce duramente i due missini piduisti, pur con sanzioni conservative che non li espellono dal partito, nel quale resteranno: Laffranco fino alla morte, nel 1992, e Caradonna fino alla scomparsa del partito al congresso di Fiuggi del 1995. Gianfranco Fini e Pino Rauti, che succedono ad Almirante alla Segreteria, mantengono la sanzione di incompatibilità. Il MSI scompare al congresso di Fiuggi del 1995, in cui viene fondata una nuova formazione denominata “Alleanza Nazionale”, che nello Statuto sancisce l’incompatibilità dell’iscrizione al partito con l’adesione alla massoneria. Ma nel congresso viene approvata una mozione di adesione ai “valori dell’antifascismo”, per cui la vita di questa nuova formazione è estranea all’argomento di questo lavoro. Dopo la palingenesi del MSI, chi non approva le tesi di Alleanza Nazionale si disperde in vari gruppi che, in un modo o nell’altro, si richiamano all’esperienza fascista, ma la loro irrilevanza elettorale li rende irrilevanti, ai fini del tema qui trattato, anche sul piano della ricostruzione storica (17).

Incompatibilità tra due mondi

Perché, dopo una iniziale intesa, nasce il conflitto tra fascismo e Massoneria? La storiografia di parte massonica tende a sostenere la tesi che il fascismo abbandona la conversione con elementi massonici e passa alla repressione in quanto “ha bisogno” della Chiesa e dei Nazionalisti, che sono avversi alla Massoneria (18). I sostenitori del fascismo come risultato di un “complotto massonico”, hanno posizioni variegate, comunque ricollegabile alla tesi di fondo che le diatribe tra massoni e fascisti hanno la caratteristica del “regolamento di conti interno” alla borghesia (19). Riteniamo che le tesi difettino tutte di una visione d’insieme, soprattutto obliterando il fatto che il Fascismo è fenomeno europeo, e la “persecuzione” dei massoni sarà una caratteristica comune di tutti i regimi fascisti (cfr. supra). Come sostiene il Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia Fabio Venzi (20) «… tanto il Fascismo quanto la Massoneria furono impegnati nella costruzione e nella proposta alla società italiana del tempo di un modello di «uomo nuovo», frutto dei rispettivi princìpi e valori … Fascismo e Massoneria … accomunate inizialmente dal medesimo intento, cioè la costruzione di una «religione della Patria» (ovviamente da un punto di vista laico), in un secondo momento proposero però due opposte visioni della società e dell’uomo. Finirono così inevitabilmente per scontrarsi, e non soltanto sul terreno della politica. Il confronto-scontro tra la Massoneria e il Fascismo non si limitò infatti alla proposta di soluzioni politiche diverse, ma si accompagnò a concezioni antitetiche della vita e dell’individuo». Dunque, scontro tra Weltanshauung. Massoneria e Fascismo propongono visioni antitetiche sia nella prassi politica, sia nella concezione del destino dell’Uomo.

L’antitesi politica tra fascismo e massoneria non è, tanto, nella vis anti-democratica del fascismo contrapposta alla scelta democratica della Massoneria che, come abbiamo visto, ha molte sfaccettature. È la concezione stessa della politica che è antitetica. Il Fascismo recupera la dimensione “universale”, in un’accezione diametralmente opposta a quella della Massoneria. L’Universalismo Massonico è il dissolvimento di tutte le identità collettive nell’unico centro di riferimento delle identità individuali. L’Universalismo Imperiale è l’universalizzazione di un’Idea, all’interno della quale si conservano le identità collettive. L’Universalismo della Massoneria è figlio dell’Universalismo della Rivoluzione Francese e del Mito della Repubblica Universale. L’Universalismo Fascista è figlio dell’Idea Imperiale che trascendeva in un’Idea unificatrice, senza annullarle nell’indefinito, le identità etniche e culturali: «Il problema dell’impero, nella sua espressione più alta, è quello di una organizzazione supernazionale tale, che in essa l’unità non agisca in modo distruttivo e livellatore nel riguardo della molteplicità etnica e culturale da essa ricompresa» (21).

Anche sull’idea di Nazione Fascismo e Massoneria sono del tutto antitetici. Come detto, l’adesione della Massoneria ai movimenti nazionalistici a cavallo tra il XIX ed il XX secolo è determinato dalla coincidenza tra le aspirazioni patriottiche ed alcuni obiettivi massonici, l’abbattimento dell’ancien Regime nel XIX secolo e l’affermazione definitiva dell’agnosticismo statale nel XX. L’idea di Nazione ottocentesca, che si afferma grazie all’azione costante della Massoneria nella manipolazione dell’opinione pubblica, fa sì che «le nazioni organiche, comunità di terra, di stirpe e di cultura, [furono] espropriate non solo del territorio e dei popoli, ma anche del nome di nazione che lo Stato borghese si annesse per conquistare l’adesione popolare» (22). La mobilitazione massiccia della Massoneria a sostegno dell’interventismo nella I Guerra Mondiale è – come si è detto –determinato dalla necessità di “cavalcare l’onda” del patriottismo montante, e da quella di eliminare gli ultimi residui tradizionali rinvenibili negli Imperi Centrali (23). A proposito della mobilitazione contro gli austro-tedeschi, dice nel 1914 uno dei dignitari del GODF, André Lebey: «La lotta attuale è la continuazione di quella cominciata nel 1789» (24) E, il 13 maggio 1917, all’apertura della conferenza massonica di Lisbona, il Gran Maestro del Grande Oriente Lusitano Unido, Sebastião de Magalhaes de Lima, dichiara: «La vittoria degli Alleati segnerà il trionfo degli ideali massonici» (25).

Il nazionalismo massonico, insomma, è solo strumentale e viene cavalcato per altri fini. Non solo, ma la capacità massonica di orientare l’opinione pubblica e la cultura, “espropria” l’idea di nazione dei suoi elementi più pregnanti, di “comunità di popolo”, per stemperarla in un vuoto naturalismo utilizzato al solo fine di legittimare il potere borghese, di contro al legittimismo monarchico. Che una tale concezione della Nazione sia antitetica rispetto a quella perseguita dal Fascismo è chiaro nella sottovoce “Dottrina del Fascismo” della Voce “Fascismo” sull’Enciclopedia Italiana del 1932, in cui si legge: «[il Fascismo è] concezione spiritualistica, sorta anch’essa dalla generale reazione del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell’Ottocento … il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica, tipo sec. XVIII; ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine … il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più … Non è la nazione a generare lo stato, secondo il vieto concetto naturalistico che servì di base alla pubblicistica degli stati nazionali nel sec. XIX. Anzi la nazione è creata dallo stato, che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi un’effettiva esistenza. Il diritto di una nazione all’indipendenza deriva non da una letteraria e ideale coscienza del proprio essere, e tanto meno da una situazione di fatto più o meno inconsapevole e inerte, ma da una coscienza attiva, da una volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto: cioè, da una sorta di stato già in fieri. Lo stato infatti, come volontà etica universale, è creatore del diritto» (26).

Sul piano squisitamente politico, il discrimine tra Fascismo e Massoneria è costituito, senza dubbio, dalla Rivoluzione Francese, che, come abbiamo detto, costituisce l’ “asse portante” dell’azione politica massonica, mentre il Fascismo si pone in antitesi. Lo dice il Duce il 7 aprile 1926, nel discorso per l’insediamento del nuovo direttorio del PNF (è appena scampato all’attentato della Gibson): «Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l’antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dire in una parola, degli immortali principi dell’ ‘89». Ma non lo “dice” soltanto. Tutta l’azione politica del Fascismo è in antitesi con gli “immortali principi”. Per i principi del 1789, lo “Stato di Diritto” significa che è il diritto a creare lo Stato, per il Fascismo, è lo Stato a creare il Diritto (27).

Ma è soprattutto sulla escatologia che fascismo e Massoneria sono antitetici. La Massoneria ha una concezione lineare della Storia, secondo una visione dell’andamento progressivo della “Civiltà”, il Fascismo ha una concezione circolare, fondato sul mito della Roma Eterna (28). Come detto, però, le antitesi tra Fascismo e Massoneria non sono soltanto sul piano più prettamente politico, ma nella concezione stessa dell’Uomo e del suo Destino. Al centro dell’azione massonica c’è l’individuo. Al centro della concezione fascista c’è lo Stato. Il Fascismo vuole costruire l’Uomo Nuovo, ma al di là del solipsismo del cammino iniziatico, che pure non è escluso dall’esperienza Fascista (29): l’individuo non è al centro della Weltanschauung fascista. Si legge, a tal proposito, nella citata voce sull’Enciclopedia italiana: « Il mondo per il fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l’uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una legge naturale, che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L’uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione, che sopprime l’istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l’individuo, attraverso l’abnegazione di sé, il sacrificio dei suoi interessi particolari la stessa morte, realizza quell’esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo … Il fascismo è una concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l’individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale … Il fascismo è una concezione storica, nella quale l’uomo non è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre, nel gruppo familiare e sociale, nella nazione e nella storia, a cui tutte le nazioni collaborano».

Non è solo nell’enunciazione dei principi che il Fascismo vuole l’ “Uomo Nuovo” descritto in queste parole. Il Fascismo istituisce una vera “religione” (non “religione laica”, come pretenderebbero i Massoni: religione, nel senso più alto del termine 30), con i suoi miti, i suoi riti. Tutto deve muoversi secondo precisi rituali, nulla è lasciato all’iniziativa individuale perché «… se non organizzati alla perfezione, i rituali avrebbero potuto compromettere la serietà del simbolismo liturgico e mettere a rischio la funzione socializzante e pedagogica che il regime assegnava loro» (31) Ed è esatto ricondurre la lotta tra Fascismo e Massoneria, come delineata nei capitoli precedenti, ad una “guerra di religione” (32), tra due “religioni”, l’una (la Massoneria), laica e immanentista, l’altra (il Fascismo), sacrale, fondata sulla trascendenza dello Stato.

Note:
1 – Gruppi e gruppuscoli sono variegati, ma esamineremo il “caso MSI”, in quanto le altre esperienze, da un punto di vista storiografico, sono trascurabili, nonostante chi scrive abbia aderito a movimenti che nella semplificazione corrente vengono definiti “di estrema destra”.
2 – In assenza di un quotidiano “ufficiale” – “Il Secolo d’Italia” nascerà nel 1952, come quotidiano “d’area” e solo nel 1963 diventerà organo del Movimento – dobbiamo rifarci alla pubblicazione dello Statuto su “Rivolta Ideale”, periodico della “galassia” neofascista i cui redattori contribuirono ai primi passi del MSI – cfr. Giuliana de’ Medici – “Le origini del MSI – Dal clandestinismo al primo congresso”, ISC, Roma 1986, pp. 129 ss. – lo statuto del 1948 è pubblicato in appendice.
3 – Per De Felice – voce “Massoneria” su NDI, cit., anche l’art. 18 Cost. nelle “associazioni segrete” farebbe rientrare anche la Massoneria.
4 – Nei confronti degli ebrei, invece, il MSI è fin da subito su linea opposta a quella di Preziosi: in politica internazionale è favorevole a Israele fin dalla sua creazione – cfr., tra gli altri, Giuseppe Parlato, “La Destra e il razzismo – Neofascismo italiano e questione razziale”, in Passato e Presente, RomaTre press, 2016, pp. 155 ss.
5 – Sandro Saccucci, che nel 1956 era uscito dal MSI, lo dirà nel 1971 al Giudice Istruttore del “Golpe Borghese”.
6 – Fin dalla fondazione, il MSI dibatte sulla questione istituzionale. L’opzione repubblicana è prevalente, atteso il risentimento fascista nei confronti della Monarchia, ritenuta responsabile delle due “vergogne nazionali” (25 luglio e 8 settembre), ma non viene mai esplicitata nello statuto.
7 – Una loggia coperta fondata dall’ex partigiano Licio Gelli. Non è questa la sede per analizzare il fenomeno P2, su cui la pubblicistica è vastissima, e, onestamente, per la stragrande maggioranza, priva di scientificità, puntando più allo “scandalo” che alla rigorosa ricostruzione storica.
8 – Atti della Commissione: Allegati alla relazione di maggioranza, pp. 108 ss.
9 – cfr. il necrologio pubblicato il 15 febbraio 2016 su “Acacia Magazine”, organo della Gran Loggia Unita d’Italia.
10 – Testimonianza giudiziaria di Luigi Birindelli, trascritta nella relazione di maggioranza della Commissione, in Atti della Commissione: Relazione di maggioranza, pp. 144 ss.
11 – ibidem
12 – ibidem
13 – Atti della Commissione: Relazione di minoranza dell’on. Altero Matteoli, pp. 142 ss.
14 – Piero Ignazi, “Il Polo escluso”, Il Mulino, Bologna 1989 fornisce l’analisi più completa di tale situazione venutasi a creare alla metà degli anni 70.
15 – p. 144
16 – cfr. Piero Ignazi, op. cit. Con un’autocitazione, chi scrive, all’epoca fuori dal MSI, dice ai sostenitori del “complotto massonico”: «Ma quale complotto! Questi non vedono l’ora di sedersi a tavola!». L’esperienza successiva, dimostrerà che si tratta di una facile profezia. Spariti i demonazionali per il tonfo alle politiche del 1979, a molti di loro saranno conferiti incarichi di sottogoverno. 15 anni dopo, Alleanza Nazionale si dimostrerà capace solo di spartirsi il potere ed inetta ad esprimere una linea politica originale.
17 – Tra questi gruppi fortemente minoritari, l’unico ad eleggere rappresentati in parlamento è quello fondato dall’ex segretario del MSI Pino Rauti.
18 – sull’influsso del Vaticano, ex plurimis: Di Luca, op. cit., p. 128; Conti, “La Massoneria e la costruzione della nazione italiana dal Risorgimento al fascismo”, cit., pos. Kindle 959 ss.; sull’influsso dei nazionalisti e sulla iniziale “sottovalutazione” di tale influsso da parte dei massoni, Mola 1992, pp. 505 ss. Mola 2018, pp. 632 ss.; sull’influenza incrociata di entrambi, Melfa, op. cit., pos. Kindle 2007 ss.
19 – A partire dal citato intervento parlamentare di Gramsci.
20 – Venzi, op. cit., pos. Kindle 20-21.
21 – Julius Evola, “Saggi di dottrina politica – crestomazia di saggi politici” a cura di Renato Del Ponte, Edizioni Mizar, Sanremo-Imperia, 1979, p.162. D’altra parte, il Duce, nel discorso per la Fondazione dell’Impero del 9 maggio 1936 dice: «Impero di civiltà e di umanità per tutte le popolazioni dell’Etiopia. Questo è nella tradizione di Roma, che, dopo aver vinto, associava i popoli al suo destino».
22 – Claudio Risé, “Julius Evola, o la vittoria della Rivolta”, Saggio introduttivo alla quarta edizione di Julius Evola, “Rivolta contro il Mondo Moderno”, Mediterranee, Roma 2007, p. 21.
23 – Sulla contraddittorietà tra l’interventismo delle due maggiori obbedienze massoniche italiane e l’aspirazione della Fratellanza alla Repubblica Mondiale del Libero Muratore, cfr. Conti, “Da Ginevra al Piave. La massoneria italiana e il pacifismo democratico (1867 – 1915)”, in “Partiti e movimenti politici fra Otto e Novecento. Studi in onore di Luigi Lotti”, a cura di Sandro Rogari, Centro editoriale toscano, Firenze 2004, tomo primo; si ricorda che Gustavo Canti chiama la Prima Guerra Mondiale “Guerra di Redenzione”. Sulla “Repubblica Universale del Libero Muratore” vagheggiata dalla Massoneria nel guidare la Rivoluzione Francese, cfr. Conti, “Massoneria e religioni civili: cultura laica e liturgie politiche fra XVIII e XX secolo”, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 101 ss.
24 – “Révue Socialiste”, déc. 1914, in francese nell’originale, traduzione a cura di chi scrive, tra gli altri, da Philippe Ploncard d’Assac, “La Maçonnerie”, Société de Phlosophiepolitique, Lagarde 2012, p. 52 e da Vannoni, op. cit., p. 18.
25 – cfr. d’Assac, op. cit.
26 – La voce è anonima, ma la parte “Dottrina del Fascismo” si può attribuire con tranquillità al Duce in persona, stante l’inconfondibile stile con cui è redatta.
27 – Secondo gli esaltatori della Rivoluzione Francese, sarebbe stato l’Illuminismo a creare il concetto di “Stato di Diritto”, ma bisogna scrollarsi di dosso tale pregiudizio. Lo “Stato di Diritto” è lo Stato creato dai Romani, i cui principi basilari possono riassumersi nel passo ciceroniano (Pro Cluentio, 146): «Tu mihiconcedas necesse est multo esse indignius in ea civitatequaelegibuscontineaturdiscedi ab legibus. Hoc enim vinculum est huius-dignitatis qua fruimur in re publica, hoc fundamentumlibertatis, hic fons aequitatis; mens et animus et consilium et sententiacivitatisposita est in legibus. Ut corporanostra sine mente, sic civitas sine lege suis partibus ut nervis ac sanguine et membrisuti non potest. Legum ministri magistratus, leguminterpretesiudices, legumdeniqueidcircoomnes servi sumus ut liberi esse possimus» («Concedimi che è necessario che non ci sia nulla di più indegno in una comunità, regolata da leggi, che queste leggi siano violate. Infatti, questo vincolo è di quella dignità che noi utilizziamo nell’agire nell’ambito di uno Stato, questo è il fondamento della libertà, questa la fonte dell’equità; la mente e l’anima e la saggezza ed il corretto agire di una comunità ha sede nelle leggi. Così come il nostro corpo senza la mente non può usare i nervi il sangue e le sue membra, così una comunità senza leggi non può usare le sue parti. Coloro che ricoprono cariche pubbliche devono rispettare le leggi, i giudici devono interpretarle. Insomma, proprio per quanto detto, dobbiamo essere servi delle leggi affinché possiamo essere liberi»).Identico concetto espresso da Platone, soprattutto in Crit., 50a-51c; Rep., I, 338a – 345c.
28 – Nella citata voce “Dottrina del Fascismo”, si legge: «… il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica, tipo sec. XVIII; ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine. Esso non crede possibile la «felicità» sulla terra come fu nel desiderio della letteratura economicistica del ‘700, e quindi respinge tutte le concezioni teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una sistemazione definitiva del genere umano».
29 – Sull’esoterismo fascista cfr. i già citati “Esoterismo e fascismo: storia, interpretazioni, documenti”, a cura di Gianfranco De Turris, e Galli, “Magia e potere”, pp. 208 ss.
30 – Cic., Nat. deo., II, 72
31 – Venzi, “Massoneria e fascismo …”, cit. ,pos.Kindle 522-523.
32 – ibidem.

(Fine)

Luigi Morrone per la Redazione di Ereticamente

6 Comments

  • stelvio dal piaz 20 Gennaio 2019

    voglio precisare che Almirante, nella parte preparativa al golpe di democrazia nazionale, faceva parte del complotto e solo quando gli fecero capire che non avrebbe potuto conservare la carica di segretario nazionale per evidenti motivi di opportunità, prese le distanze e ritornò nel partito mantenendo l’incarico. ncontri preparatori avvennero nella attoria La Parrina di Albinia, proprietà della moglie dell’allora ministro della Ipubblica istruzione. Casualmente ho visto – non visto – insieme De Marzio e Almirante entrare nella villa annessa alla fattoria. Altra precisazione riguarda la correttezza e l’affidabilità di matteoli, in combutta con ambienti dela sinistra nelle faccende sporche dello smaltimento dei rifiuti urbani della T oscana, senza contare, assegni a vuoto, e atteggiamento buono per tutte le stagioni. E ‘ riuscito a mantenere l’incarico di segretario regionale con l’avvicendarsi di ben tre segretari nazionali. E ‘ il responsabile della dias.truzione politica di molte segreteria provinciali Cordiali saluti. Stelvio

  • Anton 21 Gennaio 2019

    Scusate, non ho capito: io ho sempre saputo che Licio Gelli fu fascista, perché alla nota numero 7 il signor Morrone lo definisce come ex-partigiano?

    Riferimenti:

    https://www.youtube.com/watch?v=nezOs_V4nNs

  • stelvio dal piaz 21 Gennaio 2019

    ad evitare equivoci sulla notizia del comportamento di Almirante, ricordo a tutti che l’allora segretario nazionale della CISNAL Roberti fece parte del complotto democrazia nazionale e le sedi provinciali CISNAL divennere le basi operative del nuovo partito ma molto personale impiegato rimase fedele al MSI e tra questi a livello centrale avevo amici camerati fedeli che su mia sollecitazione dopo l’incontro casuale alla fattoria della Parrina mi tenevano costantemente informato sugli sviluppi dell’operazione in atto. grazie, e sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti in merito. Stelvio

  • stelvio dal piaz 21 Gennaio 2019

    circa la posizione di Gelli ricordo che l’on.le Niccolai pubblicò su la lettera del segretario provinciale per PCI di Pistoia in cui lo stesso testimoniava i grossi servigi fatti da Gelli alle forze partigiane della zona, servigi consistenti in aiuti di benzina, armi e notizie riservate.Inoltre, attrverso la sua conoscenza della lingua tedesca riuscì a liberare diversi partigiani catturati. Il comportamento di Gelli è stato testimoniato anche da Giogio Pisanò a me personalmente in più occasioni.. Questo per la verità ! Stelvio

  • Anton 21 Gennaio 2019

    Non lo sapevo. Quindi Gelli è (era) uno dei tanti che, da opportunisti, hanno dovuto attraversare le montanelliane “paludi”…

    Ringrazio il signor Dal Piaz per il chiarimento.

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