11 Aprile 2024
Liberopensiero Storia

Chi dimentica il passato… – Claudio Antonelli 

Costantemente ci è proposto l’obbligo di ricordare certe tragedie storiche “affinché il passato non ritorni”.

“Chi dimentica il passato è condannato a ripeterlo.” Una sua variante: la storia ripete se stessa “la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.” 

“Condannati a ripetere il passato”… Ma quale passato? “La storia si ripete…” Ma quale storia? Un avvenimento, un fatto, un episodio? O l’insieme degli avvenimenti storici di un dato periodo, di un’intera epoca? Dovremmo allora costantemente ricordare i bombardamenti atomici sul Giappone, il massacro degli indiani d’America, gli schiavi africani, il genocidio armeno, le guerre di religione, l’imperialismo sovietico, i continui interventi armati americani… Non basterebbero i giorni dell’anno per queste rievocazioni che non dovrebbero trascurare nessuna atrocità. Ma almeno cosi’ nulla piu’ d’orribile  si ripeterebbe… 

In realtà, la cosa non funziona. Un paio di esempi. Dopo il crollo del comunismo, la Jugoslavia si è disgregata nel sangue con tremendi scontri tra le sue componenti etniche.  E ricalcando direi fedelmente un suo copione antico, a me particolarmente familiare. L’Occidente si ostina a voler imporre agli altri  la sua religione dei diritti umani, e lo fa attraverso le canne dei fucili, gli aerei e i droni da bombardamento, vedi l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia… Il catechismo dell’Islam promuove la guerra di religione, eppure noi accogliamo col cuore in mano l’Islam dei “disperati”. 

L’immunizzazione attraverso il parlare sarebbe forse possibile se ci fosse un rapporto fisso tra cause ed effetti. Ma è quasi impossibile risalire alle cause di certi “risultati”, di certi “effetti”, di certe “conseguenze”. Ogni evento storico provoca una serie di effetti che si mescolano agli effetti causati da altri eventi. Insomma è molto difficile stabilire il grado di similitudine tra due eventi distanziati nel tempo. Non vi sono formule matematiche applicabili alla storia, dove regna l’imprevedibilità.

La storia in realtà non si ripete. E oltre tutto se un evento funesto sembrasse ripetersi, esso sarebbe una tragedia anche la seconda volta, e non una “farsa” come suggerisce invece il detto di Marx.

L’individuo, certamente, dovrebbe cercare di conoscere la Storia, ma soprattutto dovrebbe applicarsi a non ripetere i tanti errori, non storici ma umani, che lui commette con assiduità. Ma c’è gente che continua a fumare pur conoscendo i guasti alla salute che il fumo procura. E cosi’ si dovrebbe smettere di mangiare troppo perché l’obesità ci danneggia. Ma vi alzate voi da tavola prima di sentirvi sazi? No? Neppure io, ma sarebbe utile farlo. Gli automobilisti italiani dovrebbero tutti guidare tenendo la cintura di sicurezza allacciata. Ma lo fanno? 

Ma quali sono gli antecedenti storici di certi avvenimenti odierni che noi temiamo stiano per avvenire con tragiche conseguenze sul presente e sul  futuro di tutti noi? Il furbo italiano (e non solo l’italiano…), pesantemente condizionato dall’ideologia, abile nel fiutare il vento e gran campione del “parlare per parlare”, non si sbizzarrisce nei suoi accostamenti storici; ma segue il copione stabilito dai padroni del discorso, i quali applicano una serie di rigorosi filtri al passato, e ci bombardano quotidianamente con continui allarmi su cose che da tempo non esistono piu’. 

Ma solo a voler sfumare certe verità rivelate con i suoi annessi dogmi si rischia l’accusa di “revisionismo”, e anche peggio.

Il “nostro”, sempre al passo coi tempi, avrebbe certamente fatto parte ieri del coro di quei cattivi  che lui oggi condanna. Oggi unisce invece la propria voce  al coro odierno, diretto ormai da altri maestri. Ed è il Bolero di Ravel…

“Chi dimentica il passato è condannato a ripeterlo.” La storia ripete se stessa “la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.”

Oggi  è il pensiero unico – lo spirito dei tempi –  a stabilire cosa occorra ricordare in quel marasma di violenze, sopraffazioni, ingiustizie che ha accompagnato la storia dell’uomo dai tempi di Adamo ed Eva fino ai nostri giorni. E che non ha rispettato nessun continente, popolo, tribu’…

Attraverso le citate frasi fatte si vogliono  attribuire ai nostri avversari di oggi le storture compiute da altri in quel lontano passato che noi crediamo di ricordare cosi’ bene. Cosa volete, alla gente piace lanciare anatemi su avvenimenti trascorsi da decenni o da secoli e che non c’entrano assai poco con quanto sta avvenendo oggi, ma che sono molto utili per il discorso moralistico-ideologico che si vuole “portare avanti” a tutti i costi. Da qui anche il continuo antifascismo a tutto campo proclamato dai discendenti di un popolo di ex camicie nere.

Il Nostro è convinto di aver capito tutto dell’oggi e dell’ieri, e cio’ gli dà  la sensazione inebriante di avere il vento della storia nelle vele. Sensazione che ogni  buon intellettuale di sinistra aveva fino a ieri, quando prospettava i tribunali del popolo per il futuro degli italiani. Oggi si è riciclato in un mondialista antipopulista che ama l’umanità come piu’ non si puo’, ma che odia a morte gli “estremisti” che non condividono questa sua travolgente passione per il “Diverso”. 

La sacrosanta volontà di mai piu’ ripetere le leggi razziali e la Shoah non dovrebbe necessitare di cori infiniti. Ma continua ad essere affermata in uno straordinario crescendo alla Bolero di Ravel. Il sacrosanto “Never again”, cui tutti noi aderiamo con la mente e col cuore,  non ha impedito né il lancio delle bombe atomichesulla popolazione civile giapponese, né la lunga teoria d’interventi militari e di guerre condotte dal dopoguerra fino ad oggi, né che i gulag sovietici continuassero la loro attività anche dopo la fine della guerra, né che metà Europa cadesse sotto le grinfie sovietiche. Né ha impedito agli Hutu di massacrare i Tutsi, né a Pol Pot di eliminare una parte del suo popolo, né a Mao di devastare la Cina. Né alle nostre Brigate Rosse di processare e uccidere i nemici del popolo. Né tampoco ai nostri sinistri di applaudire questi loro eroi.

 Il dittatore comunista cambogiano ha operato senza suscitare eccessivi allarmi in Occidente, anzi trovando solidarietà e simpatie presso certi progressisti nostrani, intrisi di spirito rivoluzionario, ed ammalati di “uguaglianza” ad ogni costo. E incapaci di capire il presente, proprio perché rimasti immobili, in trance, a presidiare le barricate del passato contro i cattivi di un tempo, morti e sepolti, e di cui è stata stramaledetta la memoria. E ai quali si è automaticamente associati, venendo tacciati di pericoloso revisionismo, a voler modificare una sola virgola alla vulgata del lieto fine della seconda guerra mondiale. 

Ma si’ ricordiamoci del passato, e assieme al nazismo, e al Mein Kampf, condanniamo quel degenerato marxismo-leninismo – il socialismo reale – in virtu’ del quale sono stati imprigionati, terrorizzati, massacrati milioni di esseri umani. Né dimentichiamo gli stermini di gente inerme, di qualunque orientamento politico e di qualunque identità nazionale siano stati i loro perpetratori. 

Insomma, se dobbiamo basarci sul passato, prendiamo tutto il passato, senza fare piu’ distinzioni né tra i vari campi della morte né tra gli incolpevoli massacrati. E  non limitiamoci al tempo di guerra, perché quelli comunisti hanno prosperato anche in tempo di pace. E soprattutto cessiamo di considerare come nostro manuale di storia quella fabbrica di ruoli etnici e di verità assolute che è Hollywood, diretta da produttori e registi gran campioni d’incassi e insuperati maestri di  effetti speciali. I quali, si ignora perché, non si sono mai interessati né a Stalin né ai gulag.

1 Comment

  • Louis Vermont 5 Febbraio 2019

    Dirò qualcosa di duro. Perchè certe cose bisogna avere il coraggio di dirle.
    Io non piango più per la Shoah. Non verso più una lacrima per gli ebrei e altre vittime del nazismo.
    Ovviamente provo pena per le vittime inermi, ma non riesco più a provare nessuna compassione. Sarà perchè non provo più nessuna stima per gli ebrei e non ho più voglia di erigermi in loro difesa visto che i primi a “dimenticarsene” paradossalmente sono proprio loro stessi, nel voler tenacemente massacrare i palestinesi per la loro presunta terra promessa, proprio come si imputava a Hilter di agire per ottenere il suo Lebensraum. E’ questo avviene nella loro più totale indifferenza che con sguardi truci imputano a noi, a cominciare dalla nostra senatrice a vita che vediamo tuonare contro l'”indifferenza” a reti unificate e così silente invece su questo massacro.
    Oppure come Primo Levi che sui gulag comunisti fu parco di parole mista a ostilità e indifferenza oltre a provare un malcelato disprezzo per Solzenicyn, cose se esistessero tragedie modellate dalla classifica.
    Ma SOPRATUTTO,come allude bene questo articolo, per l’accostamento torbido tra l’Olocausto e l’invasione migratoria in atto. Questo nesso oltre a mostrare la fogna morale da chi lo teorizza, evidenzia che la “memoria” della Shoah esula dal contesto storico ma si trasformi in un’arma metafisica da gettare come una virulenza micidiale su coloro che non sono neanche “fascisti” ma non accettano la visione liberalprogressista che siamo costretti a subire come plumbeo destino collettivo. Diviene una sorta di punizione divina, a cui noi uomini bianchi europei dobbiamo subire coercitivamente per le colpe tali o presunte verso “i diversi” di ogni tipo. Il migrante e il “diverso” dall’uomo bianco eterosessuale è come “l’ebreo sotto i nazisti” dunque se non lo accogli, non lo tolleri e non lo ami praticamente è come se stessi aprendo le camere a gas ad Auschwitz. Va da sè che ogni “diverso”, in pratica ogni IMBECILLE può rincorrere a questo per intorbidire il linguaggio per vomitare tutta la sua arroganza e meschinità su chi si permette anche solo di contraddire la sua visione irenistica personale ed esistenziale.
    Un linguaggio di disumanizzazione, di odio allo stato puro, altro che il linguaggio dei “populisti”!. Disumanizzare chi ha solo il torto di non considerarsi cittadino del mondo, chi non ha voglia di vedere l’Europa trasformarsi in un’appendice dell’Africa.
    Benissimo così, se questo è il loro concetto, allora mi permetto di fregarmene di diari, pietre d’inciampo, violini struggenti e altri santini sulla Shoah!
    Che piangano pure il loro dolore. Il loro dolore. Non il mio.

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