- il Comandante della Guardia Regia che condurrà un’indagine sul fatto ne attribuirà la responsabilità ad “un sovversivo pratico di tumulti e conscio che il primo colpo genera conflitti”(4);
- il colpo è di un fucile a pallini, arma che non risulta in dotazione a nessun fascista, ma di uso comune tra i loro avversari, come dimostreranno i fatti successivi;
- la situazione “a contatto” tra i militari e le camicie nere fa escludere la possibilità di uno sparatore non identificato nelle prime file, così come la traiettoria del proiettile risulta incompatibile con un fuciliere che, sparando da dietro, avrebbe dovuto alzare l’arma, per evitare di colpire qualcuno dei suoi che fanno muro;
- le svariate testimonianze rese da testimoni oculari nel dopoguerra concordemente attribuiscono agli Arditi del popolo la responsabilità di quel colpo. (5)
ico e poi per condurre un’indagine sui fatti, sembra non accorgersene, e si muoverà in direzione dichiaratamente antifascista. Egli: “ha un’idea fissa, una sorta di bussola che guida tutti i suoi atti…..che, cioè, una volta disarmati i fascisti, le cose si appianeranno e tornerà la normalità. “Il segno della volontà di pacificare questa zona – scrive ad esempio il 28 luglio – risiede solo nel disarmo dei fascisti e non vi sono indizi che lo facciano ritenere prossimo, poiché coloro che nel fascismo si sono formati una posizione non intendono rinunziarla, e insistono nel dire che prima debbono essere disarmati gli anarchici e i comunisti, e poi essi deporrebbero le armi, da tenersi sempre pronte, per farne uso al primo bisogno” (8)