20 Luglio 2024
Mila Bernardini Punte di Freccia Rsi

Una amica disperata e fiera

di Mario M. Merlino


Anche i ‘maghi’ provano sentimenti e si addolorano. Invecchiando, poi, si diventa più fragili e più soggetti alle emozioni che scaturiscono dal proprio vissuto, dalla memoria. Oggi, dunque, sarò meno fantasioso e più umano. Confidando nella magnanimità dei lettori di EreticaMente.
Il 28 aprile 1945, poco dopo le 17, nello stadio comunale di Lecco vengono fucilati 16 tra ufficiali e sottufficiali. Si sono offerti in cambio della vita dei loro 160 legionari. Da Milano Sandro Pertini ha dato ordine che siano tutti fucilati; l’intervento di alcuni sacerdoti porta al compromesso. Dopo, va da sé, che sono stati spogliati di tutto e massacrati di botte. Fra costoro il tenente Bernardino Bernardini di Gubbio che si regge un occhio cavatogli sotto tortura. Lo stesso giorno la figlia Mila compie due anni. Ulteriore segno di un legame tenace e tragico…
Ho una amica disperata e fiera. La conosco dal tempo dell’università, quando nella sede del FUAN di via Siena o sulle scalinate delle facoltà giovani di ideali e liberi di sogni, ci illudevamo di poter spezzare la catena della storia menzognera. Con i bastoni il braccio levato il canto, faccia al sole e in culo al mondo, contro compagni e guardie, poco importa. E sapevamo cercare, dentro di noi, le ragioni e le passioni della nostra irriverenza, della nostra identità.
Mila non abbisognava di alcun risguardo perché portava nella carne, ferita mai rimarginata, ciò che origina, ciò che permane. Nei giorni d’aprile del ’45, appunto, un reparto della Leonessa e del btg. Perugia cadde in imboscata partigiana. La resa dopo vano combattimento la promessa del salvacondotto il tradimento l’assassinio degli ufficiali.
Noi, dunque, idealmente fedeli a quelle vicende esaltanti e dolorose, avevamo una camerata che di quella storia era testimone viva e coinvolta. Ella, però, per tanti anni, volle portarsi dentro tutto ciò nel timore che divenisse vanto e non coscienza infelice. Solo quando rientrò a Gubbio, accanto alla madre, nell’appartamento e nei luoghi che erano stati di suo padre e di lei bambina, il prepotente bisogno di sapere si fece più forte, feroce d’ogni riservatezza, pudore.
(Della sua storia e di Emilio, legionario della Leonessa, del loro incontrarsi, della struggente e straordinaria storia d’amore ne ho tratto un racconto in Atmosfere in nero).
Disperata nel cuore; fiera nella mente. Negli anni partecipe di quella disperazione, fedele a quella fierezza. Nelle scelte della vita privata, nelle scelte dell’impegno ideale e politico. Puntare il dito contro la cattiva coscienza, la collettiva rimozione, di coloro che prima colpirono impuniti dalla forza del branco e successivamente impuniti dall’icona eretta del vincitore. Eppure, mai doma, Mila tentare lo stesso: aspra e ostinata contro il silenzio il fastidio le carte bollate l’ironia le velate minacce. E volle tentare in nome d’un principio supremo: un giovane ufficiale della Repubblica (l’unica che a noi conta) era caduto da soldato e come tale voleva fosse riconosciuto. Un soldato fidente nella lealtà, leale per natura, dalla parola ricevuta e pronto a sacrificarsi per i suoi giovanissimi uomini. Di contro l’odio l’infamia la viltà la menzogna dell’assassino in armi.
In questa battaglia, che era di Mila e per Mila, ella avvertiva che c’era un mondo, realtà umana e politica, che poteva e doveva esserle solidale, condividere con lei impegno e riscatto.
Le mani levate gli scontri le parole scritte e dette le assemblee la piazza le campagne elettorali la presenza militante i manifesti sui muri erano tutti segni di quella memoria che non si voleva ottenebrare e a cui valeva donare i nostri anni il lavoro la famiglia e, in più occasioni, la vita medesima. Una storia di cuori ardenti di menti vivaci di muscoli tesi…Poi gli anni sono trascorsi veloci, troppo in fretta, e forse s’è faticato tenere loro il passo. Lo specchio, ogni mattina, rimanda il volto ove la speranza si frantuma nell’occhio stanco, in un progressivo reticolo di rughe…
Ho un’amica disperata e fiera. Oggi è un’amica che si sente tradita. E a ragione. La sua battaglia si è infranta contro il silenzio il fastidio le carte bollate l’ironia le velate minacce. Non soltanto del mondo avverso e ostile. Perché molti di noi hanno sposato, per intonare la cravatta ai colori della giacca, proprio tutto quanto era stato il mondo avverso e ostile di Mila.
L’indagine contro gli assassini di Lecco è stata archiviata e scaduti i termini del ricorso. Semplicemente perché si sono dimenticati di avvertirla, distratti da altre cause, altre udienze, altre carte bollate o, soltanto, perché non è più di moda… Qualche vecchio caporione,
a cui magari demmo credito e auspicio di rinnovamento, di linee e sfondamenti, ha insinuato che ne faceva questione di soldi e non di pietà filiale…
Una amica disperata e fiera e sola.
Possiamo ancora levare una bandiera al sole e gettare al vento una canzone, che non siano pallide ombre di sogno?

Una amica disperata e fiera. Il 12 marzo 2006 Mila se n’è andata di un male che ci consente solo di cercare di ben morire. Se n’è andata in una bara di legno scuro senza poter avere sopra la bandiera con l’aquila dalle ali spiegate e il fascio fra i rostri. In compenso il sindaco di Gubbio, di Rifondazione Comunista, suo avversario in consiglio comunale, ne ha lodato la coerenza l’onestà lo spirito guerriero…

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