20 Luglio 2024
Antropologia

Storia, protostoria e fine ingloriosa dell’homo sapiens-sapiens (seconda parte)

ATLANTIDI

Quindi alla luce di tutto ciò esposto, credo in Platone, in Atlantide e nella storia successiva degli atlantidi! [N.d.r. Avete fatto caso che Atlantide deriva da “At” o “Ats” e “land”, si, proprio “land” = terra, regione, quindi Atland o Atsland, ossia “terra degli At”? Cosa significa At, plurale Ats?

Ebbene, in sanscrito “At” significa “essere”, come sostantivo. Infatti la parola “Anima” in sanscrito si dice “Atman” o meglio “At•man” che significa “essere uomo”!!!

Il “•” è una mera divisione sillabica. E che dire poi del plurale “Ats”, che normalmente si legge “Az”, con la zeta dolce, non è forse la prima sillaba della parola Az•tech???

E che dire di “tech”? Az•tech significa “esseri tecnologici”! Infatti, quando gli Aztechi giunsero da oriente nello Yucatan, furono scambiati dagli indigeni per gli Dei, tanto erano tecnologicamente avanzati rispetto agli autoctoni.

INTELLIGENTI PAUCA!

Se non si è “polisofi” non si possono evidenziare tanti collegamenti!

Caratteristiche peculiari della gente atlantica, gli ATLANTIDI, sono essenzialmente due (da Platone: CRIZIA):

– PELLE ROSSA;

– NASO AQUILINO;

Esaminiamo al presente tutto ciò che è stato scoperto sulle civiltà scomparse.

AMERINDI dai MAYA, AZTECHI, INCAS, OLMECHI ecc. fino ai SIOUX, APACHES ecc.: TUTTI QUESTI AVEVANO PELLE ROSSA E NASO AQUILINO!

EGIZI fino alle dinastie nubiane: TUTTI QUESTI AVEVANO PELLE ROSSA E NASO AQUILINO!

ETRUSCHI: popolo “misterioso” e liquidato dagli studiosi “monosofi”, quali il Pallottino, come popolo proveniente dall’Asia Minore. Nulla di più errato!

Se si esamina soltanto quello che resta della lingua, si evince ciò:

Gli Etruschi si appellavano tra loro “RAS•ENNA o ROT•ENNA”, che significa RAS o ROT = ROSSO (in tedesco ROT è proprio ROSSO) e ENNA = PROGENIE, quindi PELLEROSSA!!!

Tutti gli etruschi, come da raffigurazioni superstiti, sono descritti con il NASO AQUILINO! Non sono troppe le coincidenze??? Ma troppe coincidenze danno come risultato finale la realta!!!

Non voglio fare ulteriori disquisizioni, ma riporterò soltanto alcuni esempi:

La parola latina PERSONA è derivata dall’etrusco. In etrusco PERSONA significa IO STESSO, cioè IO nella mia individualità.

In italiano ha assunto un significato diverso ma non troppo; infatti, ha perso il contenuto di prima persona, per diventare di terza. Cioè PERSONA = INDIVIDUO.

L’etrusco MARCES CLAN è stato tradotto impropriamente dagli studiosi “monosofi” MARCI FILIUS. Invece, secondo me, la parola etrusca CLAN non significa FILIUS, bensì TRIBÙ o FAMIGLIA ALLARGATA. Basta riferirsi alla lingua celtica o scozzese per trovare la parola CLAN con il suo effettivo significato!!!

Quindi, l’etrusco MARCES CLAN diventa il latino MARCI GENS ossia LA TRIBÙ, LA GENTE DI MARCO.

Fino ad oggi il parametro fondamentale per la critica storica o letteraria è stato il meridiano passante per Atene. Tutto sembrava provenire da oriente. Ma gli Egizi provenivano da occidente rispetto ad Atene! Gli Etruschi erano a occidente rispetto ad Atene! Gli Amerindi erano ad occidente rispetto ad Atene! Gli Iperborei (Scozzesi, irlandesi, islandesi ecc.) sono ad occidente rispetto ad Atene!

Quando Atlantide scomparve, è logico che gli Atlantidi più vicini all’America si rifugiarono colà, mentre quelli più vicini all’Europa e all’ Africa si rifugiarono in Europa ed in Africa. In Africa gli ex Atlantidi erano gli Egizi, in Europa furono gli Etruschi, parenti dei Baschi e degli Iperborei!

Poi, scusate, Platone ci parla di una invasione, in Egitto, di un popolo occidentale, chiamato in lingua greca “ICSOS“, in lingua locale “EU•SKOS“, descritto sopratutto con il naso aquilino. Vogliamo vedere, (nulli monosofi che non siete altro!), cosa significa “ICSOS” o “EU•SKOS“?

Dovete sapere che le lingue semitiche non hanno il fonema “ICS”, perchè non è proprio delle lingue semitiche. In dette lingue, il fonema “ICS” o “IKS” è sostituito da “ISC” o “ISK”. Esempio? ALESSANDRIA, in italiano, o ALEXANDRIA, in greco, si dice in arabo aramaico AL•SIKANDRI•A, ove AL, non è la prima sillaba della parola originale, bensì l’articolo arabo aramaico!!! In arabo aramaico, ogni parola determinata o indeterminata è sempre preceduta dall’articolo AL.

L’articolo indeterminativo è assimilato al numero UNO.

Esempio: cane, il cane dicesi sempre “AL KELB”, ove KELB significa cane. Ma, un cane si dice “UAHED KELB”, ove UAHED significa il numero 1.

Ancora, ALESSANDRO MAGNO dicesi AS•SIKAND•R AL KÆBIR, ove AL, che diventa davanti alla sibilante AS, è l’articolo, SIKAND•R = ALESSANDRO, AL = IL, KÆBIR = GRANDE!

Ancora, secondo voi come si chiama la lingua basca? Se non lo sapete, ve lo dico io. La lingua basca si chiama “EUSKARA”.

Vogliamo analizzare la parola “EUSKARA” o “EU•SKA•RA”?. C’è, secondo voi, simiglianza tra “EU•SKA•RA” e “EU•SKOS”??? Intelligenti pauca! [N.d.r. Chi non è intelligente, si fotte!]

Gli alfabeti si possono adottare da altri popoli, ma le lingue no!!!

Gli studiosi “monosofi” non hanno tenuto conto del famoso TEOREMA di FERMAT: ” LA NATURA NELL’EVOLVERSI PRENDE SEMPRE LA STRADA PIÙ BREVE “.

Comunque vi sono altre 2 caratteristiche importanti che accomunano gli EX ATLANTIDI:

– CULTO DEI MORTI;

– CULTO DEGLI ARUSPICI;

È innegabile che tutta la cultura di quelle genti è stata trovata sopratutto nelle tombe!…

E chi può negare che le previsioni si facevano osservando gli eventi naturali??? Nelle viscere degli animali sacrificati,

guardavano soltanto gli Amerindi, gli Egizi, gli Etruschi e gli Iperborei! E, il culto dei morti??? Esistevano città per i vivi, accanto a città per i morti (necropoli).

Per terminare questo capitolo un’ ultima considerazione.

DANTE ALIGHIERI, il sommo poeta, era toscano, quindi ex etrusco ed aveva il naso aquilino. Voi penserete al perchè di queste notizie! La risposta è semplice e logica.

Nella Divina Commedia, nel Purgatorio, Dante descrive una costellazione che, sia oggi che all’epoca, era impossibile osservare dall’emisfero boreale, dove ci troviamo noi.

Oggi si sa che dall’emisfero australe, e solo dall’emisfero australe, a partire dal TROPICO DEL CAPRICORNO, si vede la CROCE DEL SUD. Ecco le terzine:

Io mi volsi a man destra e posi mente

all’altro polo, e vidi quattro stelle

non viste mai fuor che alla Prima Gente

La CROCE DEL SUD è formata da quattro stelle poste ai vertici di una ipotetica croce.

Come faceva Dante a conoscere la CROCE DEL SUD, se all’epoca (anno 1307/anno 1318), non era ancora nato FERDINANDO MAGELLANO???

Chi era questa benedetta Prima Gente???

La risposta e’ una sola: Dante, toscano, ex etrusco dal naso aquilino, ex atlantideo = Prima Gente, e come si sa Atlantide spaziava dal Tropico del Cancro al Tropico del Capricorno, aveva estrinsecato dal proprio DNA MITOCONDRIALE i ricordi della sua progenie. PLATONE DOCET!!!

28 Comments

  • Accad 19 Agosto 2014

    Hyksos in greco antico Uksos che deriva dall’egizio Heka khaset.
    Gli Hyksos invasero l’Egitto da oriente (Palestina) e dalle raffigurazioni tombali egizie sono raffigurati in sembianze semitiche (niente naso aquilino ne pelle rossa).
    Ora se gli atlantidei erano di pelle rossa e colonizzarono, seppur parzialmente, l’Europa oltre all’America centrale, com’é che non vi è traccia genetica nei popoli europei?
    Mi sembra tutto un po forzato

  • Accad 19 Agosto 2014

    Hyksos in greco antico Uksos che deriva dall’egizio Heka khaset.
    Gli Hyksos invasero l’Egitto da oriente (Palestina) e dalle raffigurazioni tombali egizie sono raffigurati in sembianze semitiche (niente naso aquilino ne pelle rossa).
    Ora se gli atlantidei erano di pelle rossa e colonizzarono, seppur parzialmente, l’Europa oltre all’America centrale, com’é che non vi è traccia genetica nei popoli europei?
    Mi sembra tutto un po forzato

  • Primula Nera 20 Agosto 2014

    Non tutto ciò che ho letto in queste due parti è da me condiviso :sono allergico alle teorie extraterrestri, e gli Dei sono qualcosa di ben più serio che esseri intimoriti dal nucleare…Però vi sono anche delle intuizioni affascinanti, analisi linguistiche, storiche, di miti vari, etc . Io credo che anche nel contesto di una teoria che non condividiamo, vi possano essere spunti interessanti , magari da approfondire o integrare con altri punti di vista .

  • Primula Nera 20 Agosto 2014

    Non tutto ciò che ho letto in queste due parti è da me condiviso :sono allergico alle teorie extraterrestri, e gli Dei sono qualcosa di ben più serio che esseri intimoriti dal nucleare…Però vi sono anche delle intuizioni affascinanti, analisi linguistiche, storiche, di miti vari, etc . Io credo che anche nel contesto di una teoria che non condividiamo, vi possano essere spunti interessanti , magari da approfondire o integrare con altri punti di vista .

  • Giorgio Andretta 22 Agosto 2014

    Mai sentito parlare di akasha?

  • Giorgio Andretta 22 Agosto 2014

    Mai sentito parlare di akasha?

  • Lupo nella Notte 23 Agosto 2014

    Non sarebbe male che l’autore circostanziasse un minimo le sue bizzarre etimologie; “atman” non significa affatto “anima”, né il concetto che esprime vi è lontanamente paragonabile, essendo la denominazione dello “Spirito universale”, e per ciò stesso costituendo l’esatta antitesi di ogni personificazione individuale non potendo essere limitato da alcunché, al contrario di quanto viene affermato nell’articolo. Ciò che nell’originaria dottrina Hindu in certa misura si avvicina alla nozione di anima è semmai quella di “jivatman”, che costituisce proprio l’individuazione del Principio Supremo, di cui non è che una manifestazione particolare – da non intendersi però dualisticamente – in un essere definito. La fantasiosa paretimologia “sanscrita” sembra piuttosto commista con l’inglese moderno… il nome di Aztechi è una derivazione da “Aztlan”, loro mitica terra di origine, che rimanda a un’idea di luminosità e bianchezza, da trasporsi sul piano spirituale. Anche in questo caso, la tendenza alla “materializzazione” di Idee eminentemente metafisiche è evidente. Dire che “aztechi” rimanda al moderno prefisso aggettivato inglese – ma forse “angloide” renderebbe meglio l’idea della “marmellata linguistica” che è diventato oggi l’albionico idioma… – nella sua forma monca e “ready-to-use” “tech”, cosí come utilizzato nella denominazione della moderna industria tecnologica e delle sue “emanazioni” pubblicitarie, è assurdità che dovrebbe commentarsi da sé. Quanto alla reale etimologia di “techne”, essa aveva un significato affine a quello di “arte” in quanto abilità, capacità di realizzare, e delle sue creazioni concrete, fino all’artigianato. Tanto nella prima quanto nel secondo permaneva, nelle società ancora impostate tradizionalmente, la cognizione di un superiore significato discendente direttamente da un legame con ciò che è “al di sopra” della condizione umana; significato che è stato poi completamente oblïato con il procedere della “solidificazione” del pensiero umano, e di conseguenza della società stessa che ne è la naturale espressione, fino a indicare la realizzazione di oggetti meramente artificiali – nonostante anche qui l’etimologia sia la medesima… – che non rappresentano altro che la loro particolare funzione “pratica”, e non rimandano ad alcunché di superiore.

    Donde, poi, l’autore avrebbe tratta la nozione che “persona” in Etrusco significava “io stesso”? Se derivazione etrusca vi è stata, essa è scaturita dalla parola “phersu”, che probabilmente indicava la maschera indossata dagli attori nei teatri, con successiva commistione paretimologica con il verbo latino “personare”, con il significato di “suonare attraverso”, sempre riferito alla maschera. Se l’autore è in possesso di elementi atti a rivoluzionare l’etimologia di tale parola, in un articolo che ha pretese “scientifiche”, per quanto assai velleitarie come nella fattispecie, farebbe bene a porli all’attenzione dei lettori, altrimenti il suo è un soliloquio autoreferenziale fine a sé stesso che non può esser preso seriamente.

    Si cita Fermat, associandolo al fantomatico concetto di “evoluzione”, quando il suo famoso teorema non riguarda affatto la Natura né la di Essa darwinianamente supposta evoluzione, ma la teoria dei numeri. Forse l’autore voleva riferirsi al principio di Fermat, che ha una qualche attinenza con il prendere la “via piú breve” e che però riguarda l’Ottica, riferendosi al percorso fra due punti preso da un raggio di luce…

    Quanto poi al culto dei morti, non risulta affatto cosí omogeneo come descritto nell’articolo; solo fra i Pellerossa, per esempio, sono presenti tutte le soluzioni possibili: dalla cremazione, all’inumazione, all’esposizione dei resti agli agenti esterni, a
    seconda dell’area geografica occupata e della “tipologia”, per cosí dire, di appartenenza: cacciatori-raccoglitori nomadi come nel caso delle tribú delle Grandi Pianure o agricoltori stanziali, come quelle dell’Est e alcune del Sud. Riguardo ai mitici Iperborei, poi, che risalgono a ben prima della diaspora atlantidea successiva alla scomparsa del continente che della Thule iperborea non sarebbe stato che la sede vicaria, è lecito supporre, dagli usi delle popolazioni che ne furono plausibilmente i remotissimi discendenti come gli indo-europei – e ammesso ma non concesso che si trattasse di genti col medesimo grado di materializzazione corporea dell’attuale… – che praticassero semmai l’arsione dei defunti, e non la sepoltura in “necropoli”, usanza prettamente mediterranea e australe.

    L’unico punto su cui si può concordare è che tanto i Pellerossa che gli Etruschi e gli Egizî fossero discendenti ed eredi in vario grado del mitico continente citato da Platone e dei suoi saperi.

    Fatta salva questa precisazione, difficile comunque non considerare un articolo come questo una fonte di vero e proprio “inquinamento”, cognitivo ancor prima che culturale. Non si vuole
    qui minimamente mettere in discussione la buona fede dell’autore ma ciò non toglie che per chi si pone da un punto di vista non totalmente contingente e “modernista” le cose non
    possano che apparire in tal modo.

  • Lupo nella Notte 23 Agosto 2014

    Non sarebbe male che l’autore circostanziasse un minimo le sue bizzarre etimologie; “atman” non significa affatto “anima”, né il concetto che esprime vi è lontanamente paragonabile, essendo la denominazione dello “Spirito universale”, e per ciò stesso costituendo l’esatta antitesi di ogni personificazione individuale non potendo essere limitato da alcunché, al contrario di quanto viene affermato nell’articolo. Ciò che nell’originaria dottrina Hindu in certa misura si avvicina alla nozione di anima è semmai quella di “jivatman”, che costituisce proprio l’individuazione del Principio Supremo, di cui non è che una manifestazione particolare – da non intendersi però dualisticamente – in un essere definito. La fantasiosa paretimologia “sanscrita” sembra piuttosto commista con l’inglese moderno… il nome di Aztechi è una derivazione da “Aztlan”, loro mitica terra di origine, che rimanda a un’idea di luminosità e bianchezza, da trasporsi sul piano spirituale. Anche in questo caso, la tendenza alla “materializzazione” di Idee eminentemente metafisiche è evidente. Dire che “aztechi” rimanda al moderno prefisso aggettivato inglese – ma forse “angloide” renderebbe meglio l’idea della “marmellata linguistica” che è diventato oggi l’albionico idioma… – nella sua forma monca e “ready-to-use” “tech”, cosí come utilizzato nella denominazione della moderna industria tecnologica e delle sue “emanazioni” pubblicitarie, è assurdità che dovrebbe commentarsi da sé. Quanto alla reale etimologia di “techne”, essa aveva un significato affine a quello di “arte” in quanto abilità, capacità di realizzare, e delle sue creazioni concrete, fino all’artigianato. Tanto nella prima quanto nel secondo permaneva, nelle società ancora impostate tradizionalmente, la cognizione di un superiore significato discendente direttamente da un legame con ciò che è “al di sopra” della condizione umana; significato che è stato poi completamente oblïato con il procedere della “solidificazione” del pensiero umano, e di conseguenza della società stessa che ne è la naturale espressione, fino a indicare la realizzazione di oggetti meramente artificiali – nonostante anche qui l’etimologia sia la medesima… – che non rappresentano altro che la loro particolare funzione “pratica”, e non rimandano ad alcunché di superiore.

    Donde, poi, l’autore avrebbe tratta la nozione che “persona” in Etrusco significava “io stesso”? Se derivazione etrusca vi è stata, essa è scaturita dalla parola “phersu”, che probabilmente indicava la maschera indossata dagli attori nei teatri, con successiva commistione paretimologica con il verbo latino “personare”, con il significato di “suonare attraverso”, sempre riferito alla maschera. Se l’autore è in possesso di elementi atti a rivoluzionare l’etimologia di tale parola, in un articolo che ha pretese “scientifiche”, per quanto assai velleitarie come nella fattispecie, farebbe bene a porli all’attenzione dei lettori, altrimenti il suo è un soliloquio autoreferenziale fine a sé stesso che non può esser preso seriamente.

    Si cita Fermat, associandolo al fantomatico concetto di “evoluzione”, quando il suo famoso teorema non riguarda affatto la Natura né la di Essa darwinianamente supposta evoluzione, ma la teoria dei numeri. Forse l’autore voleva riferirsi al principio di Fermat, che ha una qualche attinenza con il prendere la “via piú breve” e che però riguarda l’Ottica, riferendosi al percorso fra due punti preso da un raggio di luce…

    Quanto poi al culto dei morti, non risulta affatto cosí omogeneo come descritto nell’articolo; solo fra i Pellerossa, per esempio, sono presenti tutte le soluzioni possibili: dalla cremazione, all’inumazione, all’esposizione dei resti agli agenti esterni, a
    seconda dell’area geografica occupata e della “tipologia”, per cosí dire, di appartenenza: cacciatori-raccoglitori nomadi come nel caso delle tribú delle Grandi Pianure o agricoltori stanziali, come quelle dell’Est e alcune del Sud. Riguardo ai mitici Iperborei, poi, che risalgono a ben prima della diaspora atlantidea successiva alla scomparsa del continente che della Thule iperborea non sarebbe stato che la sede vicaria, è lecito supporre, dagli usi delle popolazioni che ne furono plausibilmente i remotissimi discendenti come gli indo-europei – e ammesso ma non concesso che si trattasse di genti col medesimo grado di materializzazione corporea dell’attuale… – che praticassero semmai l’arsione dei defunti, e non la sepoltura in “necropoli”, usanza prettamente mediterranea e australe.

    L’unico punto su cui si può concordare è che tanto i Pellerossa che gli Etruschi e gli Egizî fossero discendenti ed eredi in vario grado del mitico continente citato da Platone e dei suoi saperi.

    Fatta salva questa precisazione, difficile comunque non considerare un articolo come questo una fonte di vero e proprio “inquinamento”, cognitivo ancor prima che culturale. Non si vuole
    qui minimamente mettere in discussione la buona fede dell’autore ma ciò non toglie che per chi si pone da un punto di vista non totalmente contingente e “modernista” le cose non
    possano che apparire in tal modo.

  • Alberto 26 Agosto 2014

    Che tutti i Faraoni ed in generale gli Egiziani fino alle dinastie Nubiane fossero di pelle rossa e col naso aquilino è del tutto inventato: studi genetici dimostrano che Faraoni come Tutankhamon, i quali di molto precedettero le dinastie Nubiane, erano geneticamente “europei”.
    Non si può dire che Dante Alighieri era un “ex (?) etrusco” solamente perché di origine Toscana; già nel 574 la Toscana fu occupata dai Longobardi, i quali intaccarono il patrimonio genetico Toscano addirittura più di quello della Lombardia (ove in media si ha il 30 % di DNA Germanico, considerando che in alcune zone è più presente che in altre); oltretutto sono da osservare numerosi altri fattori legati alla storia antica Romana ed Italica ed al declino degli Etruschi.

    Se qualcuno pensa che gli Aztechi fossero avanzati o che Dante sapesse di costellazioni ad oggi inosservabili solo perché “pellerossa” (e pretendere che Dante fu un etrusco o ex etrusco (qualsiasi cosa ciò voglia dire) allora si dovrebbe guardare ai culti Celti, Greci ed Italici: osservando con attenzione il culto Greco, collegato agli altri due menzionati, si nota che in esso già si parlava del “big bang”.
    I miti principali della creazione sono quelli di Oceano e Teti e de Caos;
    In sintesi, secondo il mito di Oceano e Teti ogni cosa avrebbe avuto origine dalle inesauribili potenze generatrici di Oceano e Teti, due flussi primordiali della creazione, il primo maschile, il secondo femminile;
    secondo il mito del Caos (Càos, Chaos) ogni cosa sarebbe nata da un varco chiamato Caos; il Caos è infatti un “varco” dal quale sarebbe nato l’universo.
    Invero, per quanto si tratti di differenti miti della creazione che mai sono stati collegati, potrebbero entrambi essere veritieri: non si dice infatti che dal Caos fu generata ogni cosa: in principio fu generato il Caos e dal Caos nacque tutto, ma tutto fu generato dai flussi primordiali della creazioni, Oceano e Teti, che tutt’oggi risiedono all’origine, la quale veramente non è un luogo, ma una corrente, delimitazione e separazione dell’al di là.
    Ad essi è concesso di rifluire in circolo, alimentando le sorgenti.
    Gli astrofisici, negli anni trenta, iniziarono a parlare di un nucleo primordiale sconosciuto ed inconoscibile dal quale si sviluppò l’universo per mezzo del “Big Bang”.
    L’astronomo canadese Philip James Edwin Peebles, nato il 25 aprile 1935 a Winnipeg, spiega quanto segue:
    “L’essenza della teoria del Big Bang sta nel fatto che l’Universo si sta espandendo e raffreddando. Lei noterà che non ho detto nulla riguardo ad una “esplosione”. La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve, non come esso iniziò.”
    Tutto ciò fa pensare che i Greci e gli antichi Europei avevano ragione; quindi i candidati più adatti ad essere avvicinati agli Dèi siamo noi bianchi Europei.

    Ma è qui che viene il meglio;
    I pellerossa con gli Dèi hanno ben poco a che vedere, e quanto affermato nei loro antichi testi e nella loro cultura lo dimostra chiaramente; e parlo anche degli Aztechi: non è affatto vero che essi erano considerati Dèi; erano loro stessi a considerare un altro genere d’uomo come Divino:
    quando l’azteco tlatoani (“re” in lingua nahuatl) Montezuma II (Motecuhzoma Xocoyotzin) incontrò Cortés credette di trovarsi dinnanzi al Diò Quetzalcoatl.
    Ma c’è di più:
    Huiracocha, in seguito chiamato Viracocha, fu per i culti Inca e precedenti, caratteristici della regione delle Ande, in America, il Grande Dio Creatore.
    La lingua Quechua, Kichwa o Runasimi è la lingua ufficiale dell’antico impero Inca (giusto che nomini gli Inca…), dell’attuale Bolivia e del Perù; oggi, in questi luoghi, ci si riferisce all’uomo Europeo come “Viracocha Runa”, ovvero “uomo di Viracocha”: “uomo di Dio”.
    E qui viene il meglio del meglio:
    in un antico testo del culto delle Hawaii dedicato al “paradiso dei Polinesiani”, “Kahiki Awaiki”, si legge:
    “Ho sicuramente visto Kahiki.
    Una terra con una strana lingua è Kahiki.
    Gli uomini di Kahiki sono scesi dalla spina dorsale del paradiso;
    e lassù essi camminano certamente.
    Ed osservano qui giù.
    I Kanakas (“uomini della nostra razza”) non vivono in Kahiki.
    Un genere di uomo vive in Kahiki: l’Haole (“l’uomo bianco”).
    Egli è come un Dio.
    Io sono come un uomo,
    un uomo certamente.”

  • Alberto 26 Agosto 2014

    Che tutti i Faraoni ed in generale gli Egiziani fino alle dinastie Nubiane fossero di pelle rossa e col naso aquilino è del tutto inventato: studi genetici dimostrano che Faraoni come Tutankhamon, i quali di molto precedettero le dinastie Nubiane, erano geneticamente “europei”.
    Non si può dire che Dante Alighieri era un “ex (?) etrusco” solamente perché di origine Toscana; già nel 574 la Toscana fu occupata dai Longobardi, i quali intaccarono il patrimonio genetico Toscano addirittura più di quello della Lombardia (ove in media si ha il 30 % di DNA Germanico, considerando che in alcune zone è più presente che in altre); oltretutto sono da osservare numerosi altri fattori legati alla storia antica Romana ed Italica ed al declino degli Etruschi.

    Se qualcuno pensa che gli Aztechi fossero avanzati o che Dante sapesse di costellazioni ad oggi inosservabili solo perché “pellerossa” (e pretendere che Dante fu un etrusco o ex etrusco (qualsiasi cosa ciò voglia dire) allora si dovrebbe guardare ai culti Celti, Greci ed Italici: osservando con attenzione il culto Greco, collegato agli altri due menzionati, si nota che in esso già si parlava del “big bang”.
    I miti principali della creazione sono quelli di Oceano e Teti e de Caos;
    In sintesi, secondo il mito di Oceano e Teti ogni cosa avrebbe avuto origine dalle inesauribili potenze generatrici di Oceano e Teti, due flussi primordiali della creazione, il primo maschile, il secondo femminile;
    secondo il mito del Caos (Càos, Chaos) ogni cosa sarebbe nata da un varco chiamato Caos; il Caos è infatti un “varco” dal quale sarebbe nato l’universo.
    Invero, per quanto si tratti di differenti miti della creazione che mai sono stati collegati, potrebbero entrambi essere veritieri: non si dice infatti che dal Caos fu generata ogni cosa: in principio fu generato il Caos e dal Caos nacque tutto, ma tutto fu generato dai flussi primordiali della creazioni, Oceano e Teti, che tutt’oggi risiedono all’origine, la quale veramente non è un luogo, ma una corrente, delimitazione e separazione dell’al di là.
    Ad essi è concesso di rifluire in circolo, alimentando le sorgenti.
    Gli astrofisici, negli anni trenta, iniziarono a parlare di un nucleo primordiale sconosciuto ed inconoscibile dal quale si sviluppò l’universo per mezzo del “Big Bang”.
    L’astronomo canadese Philip James Edwin Peebles, nato il 25 aprile 1935 a Winnipeg, spiega quanto segue:
    “L’essenza della teoria del Big Bang sta nel fatto che l’Universo si sta espandendo e raffreddando. Lei noterà che non ho detto nulla riguardo ad una “esplosione”. La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve, non come esso iniziò.”
    Tutto ciò fa pensare che i Greci e gli antichi Europei avevano ragione; quindi i candidati più adatti ad essere avvicinati agli Dèi siamo noi bianchi Europei.

    Ma è qui che viene il meglio;
    I pellerossa con gli Dèi hanno ben poco a che vedere, e quanto affermato nei loro antichi testi e nella loro cultura lo dimostra chiaramente; e parlo anche degli Aztechi: non è affatto vero che essi erano considerati Dèi; erano loro stessi a considerare un altro genere d’uomo come Divino:
    quando l’azteco tlatoani (“re” in lingua nahuatl) Montezuma II (Motecuhzoma Xocoyotzin) incontrò Cortés credette di trovarsi dinnanzi al Diò Quetzalcoatl.
    Ma c’è di più:
    Huiracocha, in seguito chiamato Viracocha, fu per i culti Inca e precedenti, caratteristici della regione delle Ande, in America, il Grande Dio Creatore.
    La lingua Quechua, Kichwa o Runasimi è la lingua ufficiale dell’antico impero Inca (giusto che nomini gli Inca…), dell’attuale Bolivia e del Perù; oggi, in questi luoghi, ci si riferisce all’uomo Europeo come “Viracocha Runa”, ovvero “uomo di Viracocha”: “uomo di Dio”.
    E qui viene il meglio del meglio:
    in un antico testo del culto delle Hawaii dedicato al “paradiso dei Polinesiani”, “Kahiki Awaiki”, si legge:
    “Ho sicuramente visto Kahiki.
    Una terra con una strana lingua è Kahiki.
    Gli uomini di Kahiki sono scesi dalla spina dorsale del paradiso;
    e lassù essi camminano certamente.
    Ed osservano qui giù.
    I Kanakas (“uomini della nostra razza”) non vivono in Kahiki.
    Un genere di uomo vive in Kahiki: l’Haole (“l’uomo bianco”).
    Egli è come un Dio.
    Io sono come un uomo,
    un uomo certamente.”

  • roberta 26 Agosto 2014

    Lupo Alberto il tuo essere saccente e spavaldo ti ha tratto in inganno riguardo il significato del termine :in effetti l’autore non sbaglia ad interpretarlo nel significato di io stesso e ci arriva mediante tale ragionamento di cui tu sei privo:il termine in latino significa maschera ,dunque la persona era la maschera indossata dagli attori mentre recitavano nei teatri latini e greci;su tale maschera …I tratti del viso erano iperbolici affinchè fossero meglio visti dagli spettatori ed in particolare la bocca era molto grande perchè il suono ne uscisse forte quindi i significato è .Successivamente il termine verrà utilizzato per indicare l’individuo che recita ,vale a dire quello che ora si definisce personaggio e quindi un individuo in tutte le sue qualità.Nel linguaggio giuridico la è l’individuo giuridico in quanto tale con diritti e doveri.da un punto di vista grammaticale (ed ecco l’autore dell’articolo…)per persona si intendono la prima persona ,la seconda persona ,la terza persona sing poi plurale vale a dire la persona o individuo che parla o ascolta quindi .Da un punto di vista filosofico la persona è l’individuo dotato della coscienza di se stesso .Nelle iscrizioni tombali etrusche si trova il termine phersu a cui sono state attribuite diverse ipotesi per spiegarne il significato:o il collegamento con una divinità infernale (phersu),o una maschera teatrale che interpreta SE STESSO ovviamente e ci si arriva mediante ragionamento!In glottologia infine il termine deriverebbe dal greco per cui il termine etrusco phersu è un riadattamento linguistico del termine greco.

  • roberta 26 Agosto 2014

    Lupo Alberto il tuo essere saccente e spavaldo ti ha tratto in inganno riguardo il significato del termine :in effetti l’autore non sbaglia ad interpretarlo nel significato di io stesso e ci arriva mediante tale ragionamento di cui tu sei privo:il termine in latino significa maschera ,dunque la persona era la maschera indossata dagli attori mentre recitavano nei teatri latini e greci;su tale maschera …I tratti del viso erano iperbolici affinchè fossero meglio visti dagli spettatori ed in particolare la bocca era molto grande perchè il suono ne uscisse forte quindi i significato è .Successivamente il termine verrà utilizzato per indicare l’individuo che recita ,vale a dire quello che ora si definisce personaggio e quindi un individuo in tutte le sue qualità.Nel linguaggio giuridico la è l’individuo giuridico in quanto tale con diritti e doveri.da un punto di vista grammaticale (ed ecco l’autore dell’articolo…)per persona si intendono la prima persona ,la seconda persona ,la terza persona sing poi plurale vale a dire la persona o individuo che parla o ascolta quindi .Da un punto di vista filosofico la persona è l’individuo dotato della coscienza di se stesso .Nelle iscrizioni tombali etrusche si trova il termine phersu a cui sono state attribuite diverse ipotesi per spiegarne il significato:o il collegamento con una divinità infernale (phersu),o una maschera teatrale che interpreta SE STESSO ovviamente e ci si arriva mediante ragionamento!In glottologia infine il termine deriverebbe dal greco per cui il termine etrusco phersu è un riadattamento linguistico del termine greco.

  • roberta 26 Agosto 2014

    …….forse è opportuna una precisazione …ho scritto lupo alberto in senso ironico perchè il commentatore lupo nella notte …Mi ha ricordato il personaggio dei cartoni ….

  • roberta 26 Agosto 2014

    …….forse è opportuna una precisazione …ho scritto lupo alberto in senso ironico perchè il commentatore lupo nella notte …Mi ha ricordato il personaggio dei cartoni ….

  • Lupo nella Notte 28 Agosto 2014

    Sig.ra Roberta, il “copia&incolla” dalla Rete le è venuto male. Prima di pubblicare un commento potrebbe almeno accertarsi
    che ogni frase risulti logicamente coerente e di senso compiuto; questo certo non si può dire per alcune delle sue, lasciate
    vistosamente in sospeso. Non le ha funzionato bene la combinazione Ctrl+V..?

    Nel suo stentato intervento lei è stata ripetitiva di concetti già espressi in quello di chi scrive, che evidentemente tanto
    l’ha disturbata, per motivi che interessano solo lei. Che il termine etrusco “phersu” indicasse con ogni probabilità la maschera usata dagli attori nei teatri era già stato scritto. Non si comprende, quindi, perché abbia sentito il bisogno di
    ripeterlo, perdipiú in maniera contrastiva, come se fosse stato affermato il contrario. Le è anche sfuggita la citata
    commistione del termine etrusco con il verbo latino “personare”, col significato di “suonare attraverso”, ma che questa è
    stata definita una plausibile “paretimologia”. Per il significato di tale termine, faccia pure un’altra “google-ata” e ci faccia “sapere” (dopo aver fatto riparare la tastiera, magari…). Probabilmente lei legge gli scritti altrui con la stessa
    attenzione(?) con cui scrive i suoi. Dovrebbe informarsi, altresí, sul fatto che l’ipotesi di una derivazione greca (da “pròsopon”) dello stesso termine “phersu” è oggi scartata quasi all’unanimità; quindi lei millanta al riguardo una sicurezza
    – molto “google-esca”, d’altronde… – che non può avere, semplicemente perché non l’ha nessuno, trattandosi di ipotesi. Cose che càpitano quando si prende per oro colato la prima pagina del “padre di tutti i motori di ricerca”.

    Si procuri un buon etimologico, piuttosto, e magari anche un dizionario latino, invece di compulsare disordinatamente e a
    sproposito la Rete.

    In ogni caso, l’autore ha scritto esplicitamente che “in etrusco PERSONA significa IO STESSO”. Quindi sta asserendo che in
    etrusco esisteva un termine che è proprio “persona” – mentre ciò non è affatto noto – che di conseguenza sarebbe stato – a
    proposito di “logica”, cui lei tenta vanamente di “aggrapparsi”… – un pronome personale. Cosa che non corrisponde affatto
    alla realtà, poiché il pronome personale di prima persona in etrusco al nominativo era: “mi”. E basta questo per confutare
    tutte le assurde elucubrazioni sue e dell’autore, che almeno ha il pregio di esprimersi in maniera sufficientemente chiara, e
    senza ricorrere al “copia&incolla”.

    Lei poi ha proseguito sciorinando una lista di ovvietà giuridico-filosofico-grammaticali che non pertengono minimamente
    all’argomento in questione e di cui evidentemente sentiva il bisogno solo lei.

    Infine, è singolare che di tutti gli appunti che sono stati mossi alle argomentazioni dell’autore – in maniera però civile
    ancorché polemica, e senza giudizî personali, cosa che non si può dire di lei, riconoscendogli anche una buona fede di cui
    fino a prova contraria non è lecito dubitare – lei abbia focalizzato la sua “attenzione” solo su una questione in fondo marginale rispetto all’intero contenuto dell’articolo. Si arguisce che, per esempio, lei, con i suoi raffazzonati (s)ragionamenti, non ha nulla da obiettare sul ritenersi discendente da antropoidi ibridati con alieni… del resto ognuno ha le opinioni che si merita. Quindi, se all’autore va riconosciuta una buona fede di fondo, questo, ugualmente, non si può dire di lei, che sembra essere intervenuta in questa discussione con il solo scopo di muovere un pretestuoso attacco personale a chi scrive, e questo lo si evince chiaramente dal fatto che – per “integrare” la pochezza dialettica del suo intervento – non abbia trovato di meglio da fare che “attaccarsi al nick”, scendendo sul piano personale senz’alcuna valida ragione, se non qualcuna che è sicuramente da ricercarsi nei suoi meccanismi psicologici, essendo le uniche che possano render conto della sua reazione emotivamente “carica” e dell’astio del tutto ingiustificato che lei ha mostrato. Il problema di ciò che l’ha mossa in tal senso, comunque, di nuovo non può essere che tutto suo.

    >ho scritto lupo alberto in senso ironico perchè il commentatore lupo nella notte …Mi ha ricordato il personaggio dei cartoni

    Dal che si deducono i riferimenti “culturali” che piú le si addicono, e non farebbe male, in futuro, ad attenersi a quelli,
    dati i risultati ottenuti quando se ne distanzia.

    La saluto

  • Lupo nella Notte 28 Agosto 2014

    Sig.ra Roberta, il “copia&incolla” dalla Rete le è venuto male. Prima di pubblicare un commento potrebbe almeno accertarsi
    che ogni frase risulti logicamente coerente e di senso compiuto; questo certo non si può dire per alcune delle sue, lasciate
    vistosamente in sospeso. Non le ha funzionato bene la combinazione Ctrl+V..?

    Nel suo stentato intervento lei è stata ripetitiva di concetti già espressi in quello di chi scrive, che evidentemente tanto
    l’ha disturbata, per motivi che interessano solo lei. Che il termine etrusco “phersu” indicasse con ogni probabilità la maschera usata dagli attori nei teatri era già stato scritto. Non si comprende, quindi, perché abbia sentito il bisogno di
    ripeterlo, perdipiú in maniera contrastiva, come se fosse stato affermato il contrario. Le è anche sfuggita la citata
    commistione del termine etrusco con il verbo latino “personare”, col significato di “suonare attraverso”, ma che questa è
    stata definita una plausibile “paretimologia”. Per il significato di tale termine, faccia pure un’altra “google-ata” e ci faccia “sapere” (dopo aver fatto riparare la tastiera, magari…). Probabilmente lei legge gli scritti altrui con la stessa
    attenzione(?) con cui scrive i suoi. Dovrebbe informarsi, altresí, sul fatto che l’ipotesi di una derivazione greca (da “pròsopon”) dello stesso termine “phersu” è oggi scartata quasi all’unanimità; quindi lei millanta al riguardo una sicurezza
    – molto “google-esca”, d’altronde… – che non può avere, semplicemente perché non l’ha nessuno, trattandosi di ipotesi. Cose che càpitano quando si prende per oro colato la prima pagina del “padre di tutti i motori di ricerca”.

    Si procuri un buon etimologico, piuttosto, e magari anche un dizionario latino, invece di compulsare disordinatamente e a
    sproposito la Rete.

    In ogni caso, l’autore ha scritto esplicitamente che “in etrusco PERSONA significa IO STESSO”. Quindi sta asserendo che in
    etrusco esisteva un termine che è proprio “persona” – mentre ciò non è affatto noto – che di conseguenza sarebbe stato – a
    proposito di “logica”, cui lei tenta vanamente di “aggrapparsi”… – un pronome personale. Cosa che non corrisponde affatto
    alla realtà, poiché il pronome personale di prima persona in etrusco al nominativo era: “mi”. E basta questo per confutare
    tutte le assurde elucubrazioni sue e dell’autore, che almeno ha il pregio di esprimersi in maniera sufficientemente chiara, e
    senza ricorrere al “copia&incolla”.

    Lei poi ha proseguito sciorinando una lista di ovvietà giuridico-filosofico-grammaticali che non pertengono minimamente
    all’argomento in questione e di cui evidentemente sentiva il bisogno solo lei.

    Infine, è singolare che di tutti gli appunti che sono stati mossi alle argomentazioni dell’autore – in maniera però civile
    ancorché polemica, e senza giudizî personali, cosa che non si può dire di lei, riconoscendogli anche una buona fede di cui
    fino a prova contraria non è lecito dubitare – lei abbia focalizzato la sua “attenzione” solo su una questione in fondo marginale rispetto all’intero contenuto dell’articolo. Si arguisce che, per esempio, lei, con i suoi raffazzonati (s)ragionamenti, non ha nulla da obiettare sul ritenersi discendente da antropoidi ibridati con alieni… del resto ognuno ha le opinioni che si merita. Quindi, se all’autore va riconosciuta una buona fede di fondo, questo, ugualmente, non si può dire di lei, che sembra essere intervenuta in questa discussione con il solo scopo di muovere un pretestuoso attacco personale a chi scrive, e questo lo si evince chiaramente dal fatto che – per “integrare” la pochezza dialettica del suo intervento – non abbia trovato di meglio da fare che “attaccarsi al nick”, scendendo sul piano personale senz’alcuna valida ragione, se non qualcuna che è sicuramente da ricercarsi nei suoi meccanismi psicologici, essendo le uniche che possano render conto della sua reazione emotivamente “carica” e dell’astio del tutto ingiustificato che lei ha mostrato. Il problema di ciò che l’ha mossa in tal senso, comunque, di nuovo non può essere che tutto suo.

    >ho scritto lupo alberto in senso ironico perchè il commentatore lupo nella notte …Mi ha ricordato il personaggio dei cartoni

    Dal che si deducono i riferimenti “culturali” che piú le si addicono, e non farebbe male, in futuro, ad attenersi a quelli,
    dati i risultati ottenuti quando se ne distanzia.

    La saluto

  • Accad 28 Agosto 2014

    Signori (tutti)! Cortesemente, non scadiamo nella vis polemica; non porta nulla di buono.

  • Accad 28 Agosto 2014

    Signori (tutti)! Cortesemente, non scadiamo nella vis polemica; non porta nulla di buono.

  • Ereticamente 28 Agosto 2014

    Grazie Accad!

  • Ereticamente 28 Agosto 2014

    Grazie Accad!

  • Lupo nella Notte 29 Agosto 2014

    Ha ragione, Accad, anche se è opinione di chi scrive che la “vis polemica” – già il termine “vis” dovrebbe avere un che di “nobilitante” – può avere una sua legittima collocazione in sede di discussione qualora venga utilizzata nella difesa o nella critica di idee generali, senza riferimenti personali. Qualora si entri nel personale è davvero uno “scadere”. Nello specifico si è cercato di non valicare questo limite, astenendosi dal replicare direttamente a offese gratuite definenti solo chi vi ricorre, ma sicuramente non abbastanza, e vi è stato qualche sarcasmo di troppo che è sempre superfluo e controproducente. A volte, comunque, una risposta serrata può avere anche il positivo effetto collaterale di sgombrare il campo dai cosiddetti “troll” o pseudo-tali, il cui apporto costruttivo alla discussione è sempre nullo, anche se non è una ragione qui addotta come giustificazione. Diciamo che non tutto il male vien per nuocere.

  • Lupo nella Notte 29 Agosto 2014

    Ha ragione, Accad, anche se è opinione di chi scrive che la “vis polemica” – già il termine “vis” dovrebbe avere un che di “nobilitante” – può avere una sua legittima collocazione in sede di discussione qualora venga utilizzata nella difesa o nella critica di idee generali, senza riferimenti personali. Qualora si entri nel personale è davvero uno “scadere”. Nello specifico si è cercato di non valicare questo limite, astenendosi dal replicare direttamente a offese gratuite definenti solo chi vi ricorre, ma sicuramente non abbastanza, e vi è stato qualche sarcasmo di troppo che è sempre superfluo e controproducente. A volte, comunque, una risposta serrata può avere anche il positivo effetto collaterale di sgombrare il campo dai cosiddetti “troll” o pseudo-tali, il cui apporto costruttivo alla discussione è sempre nullo, anche se non è una ragione qui addotta come giustificazione. Diciamo che non tutto il male vien per nuocere.

  • Primula Nera 29 Agosto 2014

    Lupo, si può essere in disaccordo su tante cose, ma trovo però anche sbagliato definire troll o pseudo tali, tutte quelle persone con cui si ha qualche screzio su internet. Poi, sì l’articolo può essere discutibile su alcuni punti, la teoria sull’origine extraterrestre dell’umanità mi fa orrore(e ancor di più l’idea degli Dei spaventati dagli uomini perché ora conoscono il nucleare…).Però per certi versi è anche interessante e, comunque, rischia e azzarda ipotesi, insomma mi sembra che ci siate andati un po troppo sul pesante con i giudizi, considerato anche il fatto che l ‘autore era al suo primo articolo. Comunque non esasperate troppo i toni tra voi non è successo nulla di grave.
    Un saluto a tutti.

  • Primula Nera 29 Agosto 2014

    Lupo, si può essere in disaccordo su tante cose, ma trovo però anche sbagliato definire troll o pseudo tali, tutte quelle persone con cui si ha qualche screzio su internet. Poi, sì l’articolo può essere discutibile su alcuni punti, la teoria sull’origine extraterrestre dell’umanità mi fa orrore(e ancor di più l’idea degli Dei spaventati dagli uomini perché ora conoscono il nucleare…).Però per certi versi è anche interessante e, comunque, rischia e azzarda ipotesi, insomma mi sembra che ci siate andati un po troppo sul pesante con i giudizi, considerato anche il fatto che l ‘autore era al suo primo articolo. Comunque non esasperate troppo i toni tra voi non è successo nulla di grave.
    Un saluto a tutti.

  • Lupo nella Notte 30 Agosto 2014

    Primula, la ringrazio dell’opportunità che mi dà per meglio spiegare questo punto che può prestarsi ad equivoci: ho definito “troll” o “pseudo-tale” l’utente Roberta solo perché il suo “modus operandi” rientra nelle tecniche usate da tale categoria (appigliarsi a una questione secondaria in modo pretestuoso e utilizzando argomentazioni di nullo rilievo, ignorando quelle sostanziali; muovere attacchi personali con offese deliberate e fondate solo sulle proprie antipatie; addirittura, essendo totalmente sprovvisti di reali argomenti, prendere a pretesto lo pseudonimo altrui e tentare di metterlo in ridicolo con paragoni del tutto gratuiti e senza la minima correlazione logica, fondati solo sul proprio astio immotivato, ecc.) e questo che la persona in questione ne sia consapevole o meno, rispondendo in tal caso solo passivamente a un condizionamento “culturale” esterno. Quindi non si tratta di estendere la qualifica di “troll” a tutti quelli con cui si hanno screzî su internet ma solo a quelli che dimostrano un atteggiamento analogo a quanto detto.

    Quanto alla valutazione di merito sull’articolo credo di aver già argomentato a sufficienza; posso solo ribadire che Sitchin e i suoi epigoni sono quanto di piú antitetico si possa trovare a una conoscenza tradizionale, dei veri e proprî “inquinatori cognitivi” di tutto quanto è il portato della Tradizione, e questa non è un’opinione personale ma un dato di fatto verificabile da quanti vogliano approfondire l’argomento.

    Un saluto

  • Lupo nella Notte 30 Agosto 2014

    Primula, la ringrazio dell’opportunità che mi dà per meglio spiegare questo punto che può prestarsi ad equivoci: ho definito “troll” o “pseudo-tale” l’utente Roberta solo perché il suo “modus operandi” rientra nelle tecniche usate da tale categoria (appigliarsi a una questione secondaria in modo pretestuoso e utilizzando argomentazioni di nullo rilievo, ignorando quelle sostanziali; muovere attacchi personali con offese deliberate e fondate solo sulle proprie antipatie; addirittura, essendo totalmente sprovvisti di reali argomenti, prendere a pretesto lo pseudonimo altrui e tentare di metterlo in ridicolo con paragoni del tutto gratuiti e senza la minima correlazione logica, fondati solo sul proprio astio immotivato, ecc.) e questo che la persona in questione ne sia consapevole o meno, rispondendo in tal caso solo passivamente a un condizionamento “culturale” esterno. Quindi non si tratta di estendere la qualifica di “troll” a tutti quelli con cui si hanno screzî su internet ma solo a quelli che dimostrano un atteggiamento analogo a quanto detto.

    Quanto alla valutazione di merito sull’articolo credo di aver già argomentato a sufficienza; posso solo ribadire che Sitchin e i suoi epigoni sono quanto di piú antitetico si possa trovare a una conoscenza tradizionale, dei veri e proprî “inquinatori cognitivi” di tutto quanto è il portato della Tradizione, e questa non è un’opinione personale ma un dato di fatto verificabile da quanti vogliano approfondire l’argomento.

    Un saluto

  • Umberto Aquila 23 Settembre 2014

    Gli egiziani che vissero qualche millennio fa avevano la pelle leggermente scura.

  • Umberto Aquila 23 Settembre 2014

    Gli egiziani che vissero qualche millennio fa avevano la pelle leggermente scura.

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