13 Aprile 2024
Legge elettorale Politica Rallo

Perché tutti vogliono macellare il porcellum?

di Michele Rallo

Che cosa è il “porcellum”? È la legge elettorale vigente, così battezzata “in onore” del suo presentatore Roberto Calderoli. A lui — dirò per inciso — si può allegramente dare del porco, mentre altri richiami zoologici per una certa ministra comportano automaticamente l’accusa di razzismo. Ma torniamo al porcellum.

Che cosa stabilisce? Che i candidati di Camera e Senato vengano indicati dai rispettivi partiti, che li collocano in lista secondo una precisa graduatoria. Sintetizzo: se il partito X avrà — poniamo — 7 eletti in una data circoscrizione (o, per il Senato, in una data regione), saranno automaticamente eletti i candidati che tale partito avrà posto ai primi 7 posti in lista; l’8° sarà il primo dei non eletti, il 9° il secondo, e così via. Da quando il porcellum fu varato (nel lontano 2005) numerose voci critiche sostennero — con piena ragione — che tale sistema elettorale espropriava i cittadini del diritto di scegliersi i parlamentari, i quali venivano semplicemente “nominati” dai rispettivi partiti; senza alcun rispetto per il parere degli elettori, e premiando ovviamente i disciplinati esecutori di ordini a scapito di chi non fosse supinamente obbediente alla voce del padrone. Tutto vero, tutto esatto.

Ma prima, con il “mattarellum”, non era sostanzialmente la stessa cosa? Certo, l’elettore aveva la soddisfazione di essere lui a votare il candidato del suo collegio. Ma, a monte, le segreterie dei partiti decidevano chi dovesse essere candidato in un determinato collegio e chi dovesse essere fatto fuori. Gli elettori avevano — del tutto teoricamente — la possibilità di negare il voto al candidato imposto dal partito di riferimento, ma nei fatti ciò avveniva assai raramente. Nella maggior parte dei casi, chi voleva votare per il tale o talaltro partito non si lasciava condizionare dalle candidature più o meno simpatiche, e votava semplicemente se-condo le sue convinzioni politiche generali.

Quindi, quando vi dicono che prima di andare nuovamente ad elezioni è necessario “ridare ai cittadini il potere di scegliersi i deputati”, non ci credete. Deputati e senatori continueranno — di fatto — ad essere scelti dalle segreterie dei partiti, con o senza porcellum. Con qualche differenza, dovuta soltanto alle diverse sensibilità dei vertici dei vari partiti: quelli che, nella scelta dei candidati, terranno in qualche modo presenti gli umori degli elettori del posto, e quelli che se ne fregheranno altamente.

E allora, perché la classe politica si affanna ad invocare il varo di una nuova legge elettorale? Semplice: perché il porcellum prevede dei corposi “premi di maggioranza” per il partito (o per la coalizione) che ottenga il primo posto: almeno 340 seggi (sui 630 totali) alla Camera e, per il Senato, il 55% dei seggi attribuito al partito o alla coalizione vincente in ogni singola circoscrizione regionale. Ora, qualora la situazione economica dovesse precipitare, sarebbe probabile che una nuova formazione politica antieuropea ed an-timmigrazione (o anche soltanto un partito grillino riveduto e corretto) ottenesse la maggioranza relativa. A quel punto, sarebbe vitale (per i poteri forti) che al primo classificato non fosse attribuito alcun premio di governabilità, e che i partiti tradizionali fossero ancora una volta indotti a sostenere un governo di larghe intese che continuasse a spillarci soldi per mantenere “gli impegni assunti con l’Europa”.
Nota di Ereticamente

Ringraziamo l’Autore per l’invio. L’articolo è stato pubblicato in cartaceo sul periodico Social di Trapani

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